I
PREMESSA
Nel corso di questo biennio magistrale, ho avuto l’opportunità di approfondire la
conoscenza della lingua e cultura spagnola in diversi ambiti: letterario, storico,
filologico, geografico, culturale ed antropologico. Nello specifico, durante il
percorso di studi, ho ritenuto particolarmente interessante l’analisi culturale ed
istituzionale della Spagna odierna e dei Paesi di lingua spagnola, specialmente di
alcune festività popolari Latinoamericane. Da queste osservazioni ho rilevato, con
particolare interesse, alcune affinità esistenti tra la Parranda, festa popolare
cubana che si svolge a Remedios, nell’isola di Cuba, ed il Palio delle Pupe, che si
tiene a Cappelle sul Tavo, in provincia di Pescara, località delle mie origini.
Per conoscere il presente è necessario guardarsi indietro e scavare nelle radici
storiche di ogni società: se le si comprendono, lasciandole sopravvivere, allora
anche il futuro potrà recuperare le cose migliori del passato, costituendo così una
vera e propria fonte di ricchezza per l'umanità. La tradizione popolare è affidata,
infatti, per lo più, alla memoria degli anziani, essa è un insieme di saperi, non
scritti, che scompaiono per sempre insieme a loro, producendo un danno
incolmabile, soprattutto per i giovani, che hanno una scarsa conoscenza di questo
ricco microcosmo rurale.
Per questo motivo, coerentemente con gli obiettivi formativi dell’indirizzo di studi
prescelto, ho voluto realizzare un confronto antropologico di cultura popolare tra
questi due eventi festivi, che si svolgono nell’ambito di realtà territoriali così
distanti, al fine di mettere in luce le principali affinità esistenti tra questi due
eventi festivi, contribuire a diffondere la conoscenza degli aspetti caratterizzanti
queste tradizioni ed, al tempo stesso, presentare forme espressive ormai quasi del
tutto dismesse, che, tuttavia, se adeguatamente comprese, possono convivere con
la modernità.
Il testo è suddiviso in quattro capitoli: nel primo, dopo aver introdotto i concetti di
festa come rito sociale, ludico, carnevalesco, culturale e folkloristico, in quanto
espressione della società contadina di ieri, vengono esaminati il territorio e le
origini della Parranda di Remedios, evento folklorico più importante del territorio
centrale dell’isola cubana. In seguito si analizzano brevemente la genesi ed il
luogo d’origine del Palio delle Pupe, Cappelle sul Tavo, località situata in
provincia di Pescara.
II
La Parranda, trasformandosi da festa religiosa in celebrazione dell’identità
culturale e collettiva di un popolo, ed il Palio delle Pupe, da festa contadina a
rappresentazione folkloristica, si pongono, oggi, come momenti di condivisione e
cooperazione sociale, che esprimono un forte sentimento di appartenenza alla
comunità, imponendosi con una grandissima forza, grazie ad una massiccia e
sentita partecipazione popolare.
Il secondo capitolo si propone di esaminare gli elementi che contraddistinguono la
Parranda di Remedios, che si presenta come una sorta di teatro popolare
itinerante, costituito dalle carrozas, che riproducono temi leggendari o patriottici,
reinterpretati con una grande creatività popolare. Anche la musica assume un
ruolo importante nella manifestazione: la polka, melodia ufficiale di questo evento
festivo; il repique, che richiama alla memoria il rintocco delle campane che
richiamavano i fedeli in Chiesa; la rumba, che comprende un insieme di ritmi
musicali e di danze e il changüí, che rappresenta anch’esso un elemento di grande
attrattiva. Altri elementi nei quali si esprime una grande e diretta partecipazione
popolare sono gli inni ed i simboli, le bandiere e gli stendardi tradizionali,
raffiguranti il gallo e lo sparviero (o la mongolfiera), che fanno della Parranda un
vero e proprio rito sociale che non potrebbe mai compiersi senza i fuochi
d’artificio, divenuti una componente imprescindibile della manifestazione.
Il capitolo seguente presenta, invece, gli elementi caratterizzanti il Palio delle
Pupe, che si fonda sulla tradizione del fantoccio di cartapesta raffigurante una
donna dalle fattezze procaci e vistose, denominato Pupa, che possiede origini
antiche e vanta una ingente combinazione di culti e tradizioni contadine, ormai
quasi del tutto estinte.
La musica popolare dell’organetto accompagna il ballerino che, posizionato
nell’interno cavo del fantoccio, esegue il saltarello ed altri balli popolari, di cui
vengono presentati alcuni esempi anche durante la sfilata pomeridiana dei carri
allegorici, mentre la Pupa si accende con fuochi pirotecnici che conquistano il
pubblico.
Nel quarto capitolo si analizzano le origini storiche, le tecniche e gli strumenti
necessari per creare l’arte della cartapesta, materiale di cui è composta la pupa,
effimero per eccellenza, ma in grado di trasformare in realtà le visioni fantastiche
ed immaginarie della quotidianità.
III
Al fine di fornire un quadro informativo più completo, ho ritenuto utile allegare a
questa ricerca un cd-rom contenente contenuti audio e video, alcuni dei quali
realizzati dalla stessa candidata, che ripropongono gli aspetti distintivi delle due
manifestazioni popolari analizzate.
Per la concretizzazione di questo studio, la ricerca di manuali di arte e tradizioni
popolari e folclore abruzzesi, nonché l’osservazione e la conoscenza, diretta e
partecipata, della manifestazione di Cappelle sul Tavo, è stata necessaria e di non
difficile reperibilità. Differentemente, al fine di reperire la documentazione
relativa alla Parranda di Remedios, la rete Internet è stata di fondamentale
importanza: la consultazione di siti web, ricchi di immagini e contributi video ed
audio, hanno facilitato e reso maggiormente piacevole gli sviluppi e la
conclusione di questa analisi.
4
CAPITOLO PRIMO
La festa come espressione culturale e rito sociale: gioco, carnevale e folklore.
Parranda e Palio delle Pupe: le origini, tra sacro e profano.
Mi sembra opportuno intraprendere il discorso dalla definizione di cultura
dell‟antropologa Lia Giancristofaro
1
:
la cultura è il patrimonio di sapere collettivo, nelle sue forme diverse e più o
meno articolate, che rende possibile la vita unitaria di un gruppo umano;
essendo un insieme di informazioni non genetiche che possono essere
scambiate e introiettate fra individui della stessa specie, essa si comporta
come un‟estensione del corredo cromosomico. Perciò, grazie alla
trasmissione ed al recepimento della conoscenza, nell‟uomo è connaturata la
capacità di migliorare la propria esistenza individuale e di gruppo
2
.
A tutto questo è necessario, inoltre, aggiungere che
ciascuna cultura si presenta in una forma originale che le permette di essere
distinta da tutte le altre; la differenza dunque sta nel modo di estrinsecarsi di
certe tendenze, e non nella natura di esse. Tutti gli uomini esistenti sulla terra
fanno determinate cose che sono essenzialmente le stesse, ma che
differiscono in maniera più o meno evidente per il modo in cui si realizzano e
si manifestano
3
.
La cultura umana, nella sua complessità, si esplicita attraverso una forma di
grande interesse che è la festa, di qualsiasi tipologia essa sia
4
. Infatti
la festa è la categoria principale e indistruttibile della cultura umana. Può
indebolirsi e degenerare, ma non può sparire
5
.
1
Docente incaricato, a titolo gratuito, dell‟insegnamento di Antropologia Culturale presso l‟Università
degli Studi di Chieti “G. D‟Annunzio”, Facoltà di Scienze Sociali (a.a. 2005-2006). In qualità di
giornalista pubblicista ha collaborato a riviste e quotidiani nazionali e in uffici stampa di enti pubblici e
aziende private, oltre ad avere al suo attivo la pubblicazione di volumi di taglio socio-antropologico
apprezzati nel mondo scientifico nazionale e la partecipazione a convegni, trasmissioni e dibattiti
televisivi (Rai 3 Abruzzo, Rai International, RETE 8, Telemare). E‟ responsabile e proprietaria di una
casa editrice e dirige la Rivista Abruzzese, il trimestrale di cultura regionale richiesto e accreditato da
istituzioni culturali e accademiche europee e mondiali.
2
GIANCRISTOFARO, L., Folklore abruzzese. Dai modelli del passato alla postmodernità. Antologia di
testi, edizioni Rivista Abruzzese, Lanciano, 2005, p. 11.
3
Ivi, p. 31.
4
Cfr. BACHTIN, M., L’opera di Rabelais e la cultura popolare. Riso, carnevale e festa nella tradizione
medievale e rinascimentale, Einaudi Paperbacks 109, Torino, 1979, p.11.
5
In Totem e tabù, Freud mette in rilievo gli aspetti trasgressivi della festa, vista come
luogo di abolizione legittimata delle regole e delle norme del vivere quotidiano.
La festa è un eccesso permesso, anzi offerto, l'infrazione solenne di un
divieto. Gli uomini si abbandonano agli eccessi non perché siano felici per un
qualche comando che hanno ricevuto. Piuttosto, l‟eccesso è nella natura
stessa della festa; l'umore festoso è provocato dalla libertà di fare ciò che
altrimenti è proibito
6
.
Per queste ragioni
l‟assolutismo monarchico, il clero, il razionalismo utilitarista e razionalista si
sono battuti insieme contro le feste, considerate attività e forme di
associazione intrinsecamente sovversive, eversive, rivoluzionarie, portatrici
di cambiamento, perché non motivate da esplicito ed utilitaristico rendiconto,
ma rappresentanti un contesto ludico e ricreativo, ambito di rigenerazione per
il popolo in un tempo libero da obblighi a fini materiali
7
.
L‟aspetto giocoso sembra, dunque, essere strettamente connesso con il concetto di festa:
[...] fra gioco e festa esistono dei rapporti intimi [...]. La sospensione della
vita solita, il tono allegro, dominante -ma non indispensabile- dell‟azione
(anche la festa può essere seria), la limitazione nel tempo e nello spazio,
l‟unione di severa determinatezza e autentica libertà: ecco i principali tratti
comuni del gioco e della festa
8
.
Per di più,
quanto più il gioco è atto ad elevare il clima vitale dell‟individuo o del
gruppo, tanto più intensamente si risolve in cultura
9
.
In particolare,
5
Ivi, p. 302.
6
FREUD S., Totem e tabù, O.S.F. vol.7, Universale Scientifica Boringhieri, Torino, 1975, p.144.
7
http://www.ildialogo.org/cultura/antropologici24112003.htm. TUSSI, L., Aspetti antropologici, storici e
sociali della festa popolare: ambito di rigenerazione e condivisione comunitaria, Il Dialogo, periodico di
Monteforte Irpino, 24 novembre 2003.
8
HUIZINGA, J., Homo ludens, trad. di Corinna Von Schendel, Torino, Einaudi, 1946, p. 28.
9
Ivi, p. 57.
6
[...] la relazione fra cultura e gioco è da ricercarsi soprattutto nelle forme
superiori del gioco sociale, là ove esiste nell‟azione ordinata d‟un gruppo o
d‟una società, o di due gruppi in opposizione
10
.
Anche la festa può essere considerata come una forma di manifestazione ludico-
collettiva: essa costituisce,
[...] in genere, ogni manifestazione [...] organizzata per ricordare una
ricorrenza o a puro scopo di divertimento collettivo
11
.
L‟aspetto della collettività è molto importante, per cui la festività diventa un momento
di condivisione sociale e culturale, riassumibile in una sorta di "sentimento di festa", per
cui la celebrazione esprime un'atmosfera intensamente partecipativa; in conseguenza di
ciò
la folla carnevalesca della piazza popolare che riempie le piazze e le strade
non è semplicemente una folla. È un insieme popolare, organizzato a modo
suo, in modo popolare, al di fuori e a dispetto di tutte le forme di coercizione
socio-economica e politica, che in qualche modo è abolita durante la festa.
[...] L‟individuo si sente parte indissolubile della collettività, membro del
grande corpo popolare. In questo insieme il corpo individuale cessa in un
certo qual modo di essere se stesso: è come se fosse possibile scambiarsi
l’uno con l’altro i corpi, rinnovarsi (con travestimenti e maschere). E nello
stesso tempo il popolo sente la propria unità e comunanza concreta,
sensibile, materiale-corporea
12
.
Non è un caso che il modello esemplare del valore trasgressivo della festa, che viola
ogni principio di comportamento ordinario, al fine di mettere in discussione le stesse
regole sociali sia proprio il carnevale, il quale
[...] non conosce distinzioni fra attori e spettatori. [...] Al carnevale non si
assiste, ma lo si vive, e lo si vive tutti poiché esso, per definizione è fatto
dall’insieme del popolo. Durante il carnevale non esiste altra vita che quella
carnevalesca. È impossibile sfuggirvi, il carnevale non ha alcun confine
10
Ivi, p. 56.
11
AA. VV., Grande Enciclopedia De Agostini, Istituto Geografico De Agostini, Novara, 1994, tomo
XIX, p. 414.
12
BACHTIN, M., Op. cit., pp., 278, 279.
7
spaziale. Durante tutta la festa si può vivere soltanto in modo conforme alle
sue leggi, cioè secondo le leggi della libertà
13
.
Il Carnevale rappresenta il periodo in cui, superata la stagione infeconda dell'anno,
esplode, in una forma gioiosa, la speranza che il ciclo annuale riprenda le sue fasi e che,
ogni mese, ritorni a dare all'uomo le sue ricchezze. Il Carnevale è la festa del riso
generale in cui tutto è oggetto di parodia, dove l'osceno e il licenzioso perdono i limiti
imposti dalle norme vigenti; è la fase in cui ogni barriera imposta dai doveri o dai codici
della convivenza viene rovesciata. Pertanto, il carnevale rappresenta
[...] il trionfo di una sorta di liberazione temporanea dalla verità dominante e
dal regime esistente, l‟abolizione provvisoria di tutti i rapporti gerarchici, dei
privilegi, delle regole e dei tabù
14
.
Il grottesco, il corporeo, il materiale sono, in questa visione del Carnevale, le modalità
con cui i ceti rustici, gli strati marginalizzati vivono la festa come occasione carica di
utopia, come trionfo del comico, dell'illecito, della satira, dell'immaginario collettivo
che squarcia la propria condizione di repressione, come modo per affermare i diritti di
un'umanità e di una cultura le cui espressioni non possono essere che implicite in quanto
parte di un mondo subordinato, osservato con umorismo e profonda pietà, dove
abbondano i giochi, i vizi, le malattie, le deformazioni fisiche, gli scherzi: tutti messi in
piazza, riuniti nel cuore del villaggio a far mostra di sé, a reclamare prepotentemente il
proprio diritto all'esistenza e, dunque, a imporre all'attenzione generale i diritti di
un'umanità reietta, ma che sa costruirsi un mondo alla rovescia, in cui la vita ha senso se
vissuta nel collettivo.
In molte feste, contadine o private, si conservano tratti tipicamente carnevaleschi, dal
momento che
il carnevale rivela l‟elemento più antico della festa popolare, senza alcun
dubbio, possiamo considerarlo come il frammento che si è conservato meglio
di questo mondo così immenso e ricco
15
.
Si tratta del mondo del folklore, formato da un
13
Ivi, p. 10.
14
Ivi, p. 13.
15
Ivi, p. 238.
8
[...] insieme di credenze, atteggiamenti verso il mondo, riti, cerimonie e
comportamenti convenzionali che hanno caratterizzato, in passato, le classi
subalterne, e in particolare la società contadina [...]
16
.
Alberto Mario Cirese
17
, inoltre, lo illustra come
[...] un mondo cresciuto su se stesso con movimenti che hanno fisionomia
propria, anche se fino ad oggi tale fisionomia è stata condizionata in vario
modo dalla pressione economica, politica e culturale delle classi egemoniche.
Questa fisionomia chiede una spiegazione: e cioè un riconoscimento, una
valutazione, una assunzione storiografica nel quadro della coscienza culturale
moderna
18
.
La società agricola, infatti, pur con le sue miserie e sofferenze, si mostra
depositaria di importanti valori materiali e spirituali che, sfortunatamente,
stanno scomparendo
19
. Le ragioni di questa perdita vanno ricercate in una
errata concezione della figura del contadino, considerato come un essere
inferiore sotto ogni aspetto. Tutto ciò ha provocato, negli ultimi trent‟anni, la
tendenza ad eliminare ciò che di peculiare esisteva nelle società rurali, con la
conseguente disposizione all‟omologazione degli aspetti culturali e sociali della
modernità
20
.
16
GIANCRISTOFARO, L., Op. cit., p. 12.
17
Alberto Mario Cirese (Avezzano, 19 giugno 1921) è un antropologo italiano. Presso la Facoltà di
Lettere dell'Università di Roma studia con Raffaele Pettazzoni alla Scuola di perfezionamento in Scienze
etnologiche, e svolge attività di assistente volontario presso la cattedra di Etnologia (1953-1957), per la
quale collabora anche con Ernesto de Martino. La carriera accademica si avvia con l'abilitazione alla
libera docenza in Letteratura delle tradizioni popolari, ottenuta nel 1956. A partire dall'anno successivo è
chiamato a insegnare Storia delle tradizioni popolari all'Università di Cagliari, dove rimarrà fino al 1972,
insegnandovi anche Antropologia culturale. Dopo Cagliari, Cirese passa a insegnare Antropologia
culturale prima a Siena, dal 1972 al 1974, e poi a Roma, dal 1973 al 1991. A Roma è anche il primo
coordinatore del dottorato in Scienze etnoantropologiche, costituito nel 1988. Dal 1997 è Professore
Emerito della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Roma "La Sapienza". Nel 2003 è stato
nominato direttore del museo etnografico dedicato a Alfredo Majorano a Taranto. Una delle aree del
lavoro di Cirese è quella dell'antropologia dei patrimoni culturali: il censimento, la catalogazione, la
classificazione, la conservazione e la valorizzazione dei beni culturali demo-etno-antropologici
(denominazione da lui stesso coniata). Cirese se ne è occupato sia in termini teorici, scrivendo per
esempio di museografia contadina e di arte popolare, e discutendo sulla nozione di beni volatili o
inoggettuali (da altri autori detti «beni immateriali»), sia in termini pratici: ricordiamo solo il lavoro del
Repertorio e Atlante Demologico Sardo, avviato ai tempi dell'insegnamento a Cagliari, e quello già
ricordato condotto tra il 1968 e il 1975 con la Discoteca di Stato.
18
Ivi, pp. 24, 25.
19
Ivi, p. 25.
20
Ivi., pp. 26, 27.
9
Questa richiesta, pertanto, dovrebbe essere accettata, poiché, proseguendo in
questa maniera, la società odierna corre il pericolo di cadere in un livellamento
intellettuale, rischiando così di restare priva di una propria individualità
culturale.
Dunque, sarebbe auspicabile, da parte della società moderna, una maggiore
tolleranza della cultura delle origini, in quanto
il folklore è la storia della società; perciò, il tentativo di raccogliere materiale
e documenti etnografici, di conservare utensili, oggetti, ambienti,
filastrocche, parlate, canti e proverbi fuori dalle iniziative consumistiche
degli enti per la promozione turistica [...] non ha, certamente, lo scopo di
rianimare mondi perduti per sempre, ma rappresenta una esperienza di
riflessione e di insegnamento, soprattutto quando si lega la storia sociale di
ieri alle problematiche attuali
21
.
21
Ivi, p. 25.
10
1.1 La parranda di Remedios: territorio, origini e storia, tra sacro e profano.
Le Parrandas nascono a San Juan de los Remedios, primo nome dato alla località dai
colonizzatori spagnoli, abbreviato successivamente in Remedios, ottavo municipio
fondato a Cuba, nella prima metà del XVI secolo. È situato nella provincia di Villa
Clara, sulla costa settentrionale dell‟isola caraibica ed, attualmente, conta circa
cinquantamila abitanti.
Insieme al Carnevale di Santiago e alle Charangas di Bejucal, le Parrandas, per la
propria allegria e spettacolarità, appartengono all‟insieme delle feste carnevalesche
cubane e costituiscono l‟evento folklorico più importante del territorio centrale
dell‟isola, in quanto,
por sus valores artísticos, su carácter popular, su creatividad, belleza y
colorido, [...] han adquirido fama nacional e internacional [...]
22
.
A partire da San Juan de los Remedios, infatti, le Parrandas si sono diffuse anche in
larga parte della zona centrale cubana, oltrepassando i confini nazionali, raggiungendo
perfino gli Stati Uniti: in effetti, solo per fare un esempio, è possibile assistere ad un
simile spettacolo anche a Miami. Naturalmente, le Parrandas che si svolgono lontano
da San Juan de los Remedios, differiscono dall‟originaria e più antica, quella remediana,
che rappresenta a pieno la grande ricchezza di un patrimonio culturale ineguagliabile,
quello cubano.
Cuba a diferencia de la América Latina, se caracteriza por una débil
influencia indígena y una mayor influencia negra española y china en su
conformación cultural y más débilmente influencia caribeña francesa e
inglesa
23
.
22
http://www.cenit.cult.cu/sites/remedios/index.php?option=com_content&view=article&id=46:parranda
&catid=49:tradiciones&itemid=109. FARTO MUÑIZ, R., Las Parrandas remedianas, fiesta tradicional,
13 marzo 2009. (« Per il valore artistico, il carattere popolare, la creatività, la bellezza e la vivacità [...]
hanno acquisito una fama nazionale ed internazionale [...]»).
23
http://www.eumed.net/eve/resum/06-11/mhlb.htm. MACHADO HERNÁNDEZ, T., LEMES
BATISTA, A., La emigracion canaria en Cuba. consecuencias económicas y socioculturales. («Nella
propria conformazione culturale, Cuba, a differenza dell‟America Latina, si caratterizza per una lieve
influenza indigena, una più marcata influenza negra, spagnola e cinese ed una più debole influenza
caraibica, francese e inglese»).
11
Culture diverse, dunque, che influiscono e confluiscono in un‟unica identità nazionale,
frutto della
[...] fusión de razas y costumbres, con una mezcla de rasgos africanos,
chinos, franceses y españoles, [...]. Cinco siglos de historia atesoran la
identidad y el patrimonio cultural cubano, convertido en un componente
esencial del desarrollo turístico
24
.
Già a partire dall‟inizio del 1500, infatti, molti schiavi africani, appartenenti a diverse
etnie, arrivarono a Cuba per essere impiegati, prevalentemente, in attività produttive di
carattere agricolo, soprattutto nelle locali coltivazioni di zucchero e cacao. Con
l‟incremento del numero delle piantagioni e la conseguente crescita dei profitti, i flussi
degli schiavi aumentarono sempre più, continuando fino al 1790, così da trasformarsi
nella più importante forza lavoro presente sul territorio agricolo dell‟isola, inclusa
Remedios.
[...] La temprana presencia de diversos grupos étnicos africanos en la ciudad
de San Juan de los Remedios no se mantuvo al margen de las festividades
populares, que fueron capaces de convocar tanto a la población local como
a los habitantes de los asentamientos urbanos y rurales colindantes, sino que
la envolvió con una marca indeleble
25
.
Tanto che
de los aborígenes cubanos solo han quedado noticias de una actividad
festiva llamada areíto que se practicaba igualmente en las islas cercanas de
Haití y Santo Domingo. Considerada por los cronistas de la época como la
fiesta por excelencia, incluía música, canto, baile y pantomimas aplicadas a
las liturgias religiosas, a los ritos mágicos, a las narraciones de epopeyas
26
.
24
http://www.revistasexcelencias.com/excelencias/cuba/a(273148)-cuba-destinoturísticocultural.html.
MURGUÍA DELGADO, M., Cuba: destino turístico y cultural. («[...] Fusione di razze e tradizioni, con
un miscuglio di tratti africani, cinesi, francesi e spagnoli, [...]. Cinque secoli di storia custodiscono
l‟identità ed il patrimonio culturale cubano, divenuto una componente essenziale dello sviluppo
turistico»).
25
http://www.aibr.org/antropologia/04v03/libros/descargas.php?file=040302. GUANCHE PÉREZ, J.,
reseña sobre La africanía en las parrandas remedianas. AIBR. Revista de antropología iberoamericana
en red. N. 3, volume 4, settembre-dicembre, Madrid, 2009, p. 474. («[...] La presenza precoce di diversi
gruppi etnici africani nella città di San Juan de los Remedios, che riuscirono a coinvolgere sia la
popolazione locale, sia gli abitanti degli insediamenti di coloni urbani e rurali contigui, non rimase
estranea alle festività popolari, bensì la avvolse con un segno indelebile»).
26
http://www.lajiribilla.co.cu/2001/n14_agosto/386_14.html. FELIÚ HERRERA, V., Epifanía cultural
de Cuba. («Degli aborigeni cubani restano solo notizie di una attività festiva chiamata areito che si
praticava anche nelle isole vicine, Haiti e Santo Domingo. Considerata la festa per eccellenza dai cronisti
12
Oltre alla cultura africana, anche quella cinese e spagnola hanno arricchito le parrandas
con l‟aggiunta di elementi tipici delle proprie culture; pertanto, possiamo dedurre che
tres culturas la integran, tres etnias que convergen en un momento histórico.
La española con sus carrozas y muñecones, la china con sus faroles y su
pirotecnia y la afro con su música, su danza y sus instrumentos
27
.
Gli spagnoli, inoltre, contribuirono in maniera decisiva alla diffusione della religione
cattolica nell‟isola: Facundo Ramos, nel libro Cosas de Remedios, Othon García
Caturla, in Tradiciones Remedianas, e Carlos A. Martínez Fortún y Foyo, nell‟opuscolo
Las Parrandas de Remedios, storici e studiosi delle tradizioni di Remedios, concordano
sul fatto che il festeggiamento del Natale costituisce la tradizione più peculiare della
località, comprendente tre aspetti essenziali: le misas de aguinaldo, che si celebrano dal
sedici al ventitré dicembre, alle quattro del mattino, nell‟eremo di San Salvador; la festa
della vigilia di Natale e, infine, le parrandas propriamente dette, a completamento delle
misas de aguinaldo..
Queste ultime, all‟inizio del XIX secolo, erano annunciate ai fedeli dai rintocchi delle
campane, che, tuttavia, sembravano non essere sufficienti per richiamare i residenti di
tutta la cittadina, che spesso non si recavano in Chiesa nell‟occasione della Messa.
Perciò, in alcuni, specie nell‟animo del giovane sacerdote Francisco Vigil de Quiñones,
cominciò a diffondersi il desiderio di attirarli in un‟altra maniera, allo scopo di riempire
completamente la Chiesa di fedeli per la Messa di mezzanotte. Forte era, dunque, il
significato religioso della curiosa iniziativa, ideata allo scopo di superare una fase di
perdita di prestigio e potere, che la Chiesa Cattolica attraversava già dal XVIII secolo,
per cui era diffusa una grande negligenza nell‟osservanza del culto religioso e, di
conseguenza, il numero di presenze in Chiesa era sceso notevolmente.
Secondo quanto afferma lo storico della città, Rafael Farto Muñiz
28
, infatti,
los orígenes de las Parrandas remedianas se remontan al 1820 cuando el
sacerdote asturiano Francisco Vigil de Quiñones, Francisquillo (por su corta
edad) se le ocurre la idea de dar a los muchachos del Barrio de Camaco, el
dell‟epoca, includeva musica, canto, ballo e pantomime adattate alle liturgie religiose, ai riti magici, alle
narrazioni di epopee»).
27
http://www.letraslatinas.blogspot.com/2009/09/tradiciones-villaclarenas.html. FLEITES GONZÁLEZ,
E. M., Tradiciones villaclareñas. Fiesta de los delirios, 25 settembre 2009. («È costituita de tre culture,
tre etnie che confluiscono in un momento storico. Quella spagnola, con le sue carrozze e fantocci, quella
cinese con le sue lanterne e la pirotecnia e quella africana con la sua musica, danza e i suoi strumenti»).
13
más populoso de la villa, instrumentos ruidosos: matracas, pitos, [...] latas
llenas de piedras, para que sonaran sin cesar haciendo ruido por las calles,
logrando así despertar a los vecinos para que asistieran a las Misas de
Aguinaldo [...]
29
.
Parranda è, in effetti, un termine di origine vasca che significa baldoria. Fare chiasso in
chiesa, nei giorni di festa, era una tradizione molto praticata nelle chiese spagnole, che
si diffuse anche nell‟isola caraibica. Tuttavia, nel XVII secolo, queste manifestazioni
furono proibite dal vescovo Vara De Calderón, in quanto giudicate scandalose.
Nonostante il divieto, però, la tradizione rimase viva nelle chiese cattoliche cubane,
nelle quali non si riuscì ad arrestarne la diffusione
30
.
Dentro del folklore cubano se utiliza el término para definir dos tipos de
fiestas populares: la primera relacionada a celebraciones campesinas que
también pueden denominarse guateques, donde una comunidad, casi siempre
vecinos, se reúnen a bailar, cantar, compartir bebidas y comidas; y la
segunda alude a festejos navideños que se celebran en la región norte central
del archipiélago cubano, y que tiene como principal detonante un despliegue
visual inigualable dentro de los ritos folklóricos que se celebran en el país
31
.
Questo favorì l‟introduzione di elementi profani nell‟ambito della festività cattoliche e,
dunque, una inevitabile desacralizzazione dei festeggiamenti cristiani.
No cabe duda que estas fiestas netamente religiosas en su remoto
inicio, tienen hoy un exclusivo carácter popular. El alborozo del
29
http://www.cenit.cult.cu/sites/remedios/index.php?option=com_content&view=article&id=46:parranda
&catid=49:tradiciones&itemid=109. FARTO MUÑIZ, R., Las Parrandas remedianas, fiesta tradicional,
13 marzo 2009. («Le origini delle Parrandas remedianas risalgono al 1820, quando il sacerdote asturiano
Francisco Vigil de Quiñones, Francisquillo per la sua giovane età, ebbe l‟idea di dare ai bambini del
Barrio Camaco, il più popoloso del municipio, alcuni strumenti rumorosi: raganelle, fischietti, [...] lattine
piene di pietre, affinchè suonassero senza sosta, facendo rumore per le strade, con l‟intento di svegliare i
residenti affinchè si recassero alle Messe di Natale [...]»).
30
Cfr. http://www.lajiribilla.co.cu/2001/n14_agosto/386_14.html. FELIÚ HERRERA, V., Epifanía
cultural de Cuba.
31
http://www.revistasexcelencias.com/caribe/a(273948)-parranda.html. CALZADA, A., ¡Qué viva la
parranda! («Nel folklore cubano il termine è utilizzato per definire due tipologie di festa popolare: la
prima riferita a feste contadine dette anche “feste chiassose”, in cui un gruppo, quasi sempre di residenti
si riunisce per ballare, cantare, condividere cibo e bevande; la seconda allude alle festività natalizie che si
celebrano nella zona settentrionale e centrale dell‟arcipelago cubano, la cui caratteristica principale è una
dimostrazione visiva ineguagliabile nell‟ambito dei riti folklorici che si celebrano nel paese»).
14
pueblo se ha impuesto sobre el rito católico y ya nadie extraña [...] que
durante la misa del gallo no se interrumpieran las parrandas
32
.
Specie dal momento in cui, agli abitanti di Camaco, cominciarono ad aggregarsi anche
quelli degli altri quartieri, cioè Laguna, Buenviaje e San Salvador, situati nella zona
occidentale e la Bermeja, la Parroquia, el Cristo ed el Carmen nell‟area orientale. Il
chiasso divenne così ancora più forte ed insistente, tanto che
[...] impedía dormir a los vecinos. Formulada la queja ante el alcalde
Joaquín Antonio Vigil, dictó un bando prohibiendo la salida de los
parranderos hasta la hora en que comenzaba la misa, las cuatro de la
mañana. Durante la celebración de aquella [...] los parranderos esperaban
silenciosamente agrupados en los alrededores de la iglesia, para comenzar
verdaderamente las parrandas una vez terminada aquella
33
.
La competizione, molto accesa tra i contendenti, aveva lo scopo di
[...] ver quien haría más bulla, siendo ésta la característica fundamental de
estas fiestas hasta la actualidad, es decir, su carácter competitivo que a
partir de 1871 adquirió nuevas disposiciones, convirtiéndose desde entonces
en un certamen artístico donde dos barrios San Salvador (Gallo) y El
Carmen (Gavilán) se enfrentan con el propósito de lograr que cada año el
evento sea superior
34
.
32
http://www.opushabana.cu/index.php?option=com_content&task=view&id=1955&Itemid=43. ROIG
DE LEUCHSENRING, E., Las parrandas de Nochebuena en San Juan de los Remedios. V parte y final,
2 novembre 2009. («Non c‟è dubbio che queste feste decisamente religiose nelle remote origini, oggi
possiedono un esclusivo carattere popolare. Il tripudio del popolo si è imposto sul rito cattolico e più
nessuno si stupisce [...] del fatto che durante la Messa di mezzanotte non si interrompessero le
parrandas»).
33
http://www.opushabana.cu/index.php?option=com_content&task=view&id=1890&Itemid=43. ROIG
DE LEUCHSENRING, E., Las Parrandas de Nochebuena en San Juan de los Remedios, 7 ottobre 2009.
(« [...] Impediva di dormire ai residenti. Fu espressa una querela al sindaco Joaquín Antonio Vigil, emise
un bando in cui si proibiva l‟uscita dei parranderos fino al momento in cui sarebbe cominciata la messa,
alle quattro del mattino. Durante la celebrazione di questa, i gruppi dei parranderos ne aspettavano
silenziosamente la conclusione, nelle vicinanze della chiesa, per poi dare inizio realmente alle
parrandas»).
34
http://www.cenit.cult.cu/sites/remedios/index.php?option=com_content&view=article&id=46:parranda
&catid=49:tradiciones&Itemid=109. FARTO MUÑIZ, R., Las Parrandas remedianas, fiesta tradicional,
13 marzo 2009. «[...] Gareggiare a chi avrebbe fatto più chiasso, essendo questa, la sua caratteristica
principale fino al giorno d‟oggi, cioè il suo carattere competitivo che a partire dal 1871 ha acquisito
aspetti nuovi, diventando, a partire da allora, una competizione artistica, in cui due quartieri, San
Salvador (il Gallo) e El Carmen (lo Sparviero) si affrontano allo scopo di rendere questa gara ogni anno
migliore»).
15
Dal 1841, infatti, i quartieri Laguna, Buenviaje, San Salvador e Camaco si unirono
insieme, dandosi il nome di San Salvador (i cui componenti sono chiamati Sanserises),
rappresentato dal simbolo di un gallo da combattimento. Gli altri, invece, presero il
nome di Carmelitas, da El Carmen, i cui simboli sono un sparviero dalle ali color
marrone scuro o una mongolfiera.
Negli anni seguenti, inoltre,
[...] las latas y otros instrumentos rústicos de hacer ruido fueron sustituidos
por guitarras, bandurrias, acordeones y otros instrumentos musicales; los
faroles se multiplicaron y perfeccionaron [...]
35
.
Con questi nuovi strumenti, i parranderos suonavano la conga, chiamata anche changui,
ritmo ereditato dalla tradizione africana, e la polka, cantata e suonata in questa festività
a partire dal 1880:
desde las primeras horas de la noche cada barrio preparaba su parranda y
alrededor de las cuatro de la madrugada recorrían las calles, hasta la
iglesia, tocando sus himnos [...] u otros aires semejantes. Se situaban a
ambos lados de la puerta de la iglesia a esperar terminase la misa y entonces
desfilaban, dirigiéndose a cada uno de sus barrios
36
.
Secondo la tradizione, dopo il tramonto inizia il corteo dei Sanserises e dei Carmelitas
che, durante la sfilata, inneggiano gli uni contro gli altri, con l‟obiettivo di convincere
gli indecisi a partecipare alla manifestazione per le vie di Remedios, unendosi all‟una o
all‟altra fazione. Per l‟occasione, le strade sono adornate con nastri, fiocchi, fiori,
lanterne, bandierine e stendardi; questi ultimi rappresentano gli antichi otto quartieri
che, successivamente, si riunirono insieme per formare due soli schieramenti. Il
pubblico, sostenitore dell‟uno o dell‟altro, molto spesso dona queste decorazioni al
quartiere simpatizzante nel momento in cui sfila per le strade, diventando così dei veri e
propri trofei da sfoggiare al momento dell‟ingresso in Plaza Isabel. Questa è divisa, al
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http://www.opushabana.cu/index.php?option=com_content&task=view&id=1890&Itemid=43. ROIG
DE LEUCHSENRING, E., Las Parrandas de Nochebuena en San Juan de los Remedios, 7 ottobre 2009.
(« [...] I bidoni e gli altri strumenti rozzi usati per fare rumore furono sostituiti da chitarre, mandolini,
fisarmoniche ed altri strumenti musicali; le lanterne aumentarono di numero e si perfezionarono [...]»).
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Ibidem. («Fin dalle prime ore della notte, ogni quartiere preparava la sua parranda e, alle quattro del
mattino circa, percorrevano le strade fino alla chiesa, suonando i loro inni [...] o altre melodie simili. Si
collocavano su entrambi i lati dell‟entrata della chiesa ad aspettare che terminasse la messa e quindi
sfilavano, dirigendosi ciascuno verso i propri quartieri»).