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Introduzione
Da più di nove anni la Siria è sconvolta da un sanguinoso conflitto civile, scoppiato
lungo la scia delle Primavere Arabe del 2011, con milioni di persone che si
riunirono nelle piazze di Hama, Damasco, Aleppo, Daraa e diverse altre città siriane
per chiedere le dimissioni del Presidente Bashar al-Assad e ampie riforme politiche.
Gli slogan e le richieste invocate dai manifestanti coprirono un’ampia gamma di
problematiche politiche e sociali, quali la revoca dello stato di emergenza in vigore
dal 1963, la democratizzazione del paese, vaste riforme economiche, l’estensione
dei diritti civili e della cittadinanza alla popolazione curda e una campagna anti-
corruzione interna allo Stato.
I vertici siriani reagirono aspramente alle proteste e le risposte date alle piazze
furono proiettili e arresti di massa, con decine di migliaia di persone che vennero
uccise, ferite o detenute.
La spietata repressione ha accentuato la degenerazione del conflitto e ha portato i
manifestanti ad organizzarsi in gruppi armati, i quali si moltiplicarono nel corso dei
mesi a cavallo del 2012.
Con lo scoppio delle vere e proprie ostilità armate varie potenze internazionali e
regionali si sono schierate con i diversi attori siriani, alcune legandosi a Bashar al-
Assad, altre alle molteplici coalizioni ribelli contro i lealisti o per combattere alcune
formazioni islamiste e jihadiste, le quali nel corso degli anni hanno preso
gradualmente il sopravvento sulle altre opposizioni armate.
Nel corso di questa tesi analizzerò nello specifico il ruolo della Turchia, uno dei
principali attori internazionali coinvolti nel conflitto siriano.
Lo Stato turco si è schierato rapidamente con l’opposizione a Bashar al-Assad,
fornendo assistenza militare e logistica ai disertori dell’esercito siriano e alle
molteplici formazioni armate, le quali andarono lentamente a formarsi con
l’aggravarsi della crisi.
La strategia turca è però mutata con il progredire del conflitto e con l’accentuarsi
di alcune problematiche, che secondo la visione di Ankara ponevano una minaccia
alla sicurezza nazionale del paese.
L’intervento della Russia al fianco dell’esercito siriano nel settembre del 2015 ha
permesso alle forze leali a Bashar al-Assad di riprendere l’iniziativa militare,
strappando ampie aree del paese alle forze ribelli, fra cui i quartieri orientali di
Aleppo, alla fine del 2016.
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Nel frattempo al-Qaeda in Iraq, evolutasi nello Stato Islamico dell’Iraq e del
Levante, aveva conquistato ampie porzioni del territorio siriano, specialmente nelle
regioni centrali, orientali e settentrionali del paese.
Gli Stati Uniti, a capo di una coalizione internazionale, sono quindi intervenuti
contro il movimento jihadista e a sostegno di una milizia curda, l'Unità di
Protezione Popolare, fortemente osteggiata dalla Turchia come verrà più avanti
discusso.
Questi e altri sviluppi hanno radicalmente mutato la postura di Ankara in merito al
conflitto siriano, e così a partire dal 2016 l’esercito turco ha condotto una serie di
operazioni militari che l’hanno portato a occupare parte del nord della Siria,
scontrandosi con le milizie curde e jihadiste lungo il proprio confine.
Obiettivo di questo elaborato è provare a rispondere ad alcune domande in merito
alla legalità dell’intervento turco in Siria, qual è stata la ratio dietro le decisioni
prese ad Ankara, la storia e l’origine degli attori alleati alla Turchia e l’ambiente in
cui questi operano, domandandosi infine qual è il ruolo dello Stato turco nei territori
occupati in merito alla loro amministrazione e ricostruzione.
Nel primo capitolo verrà quindi inizialmente delineata la cornice normativa
riguardante l’occupazione belligerante, i conflitti armati internazionali e non-
internazionali, esaminando gli strumenti forniti dal diritto internazionale, nello
specifico il diritto internazionale umanitario e i diritti umani internazionali.
Successivamente diviene oggetto di discussione il caso argomento della tesi, ovvero
le tre principali operazioni militari condotte dalla Turchia in Siria e le ragioni che
hanno portato l’establishment turco ad adottare una politica così marcatamente
interventista, osservando inoltre le posizioni politiche degli altri attori coinvolti e le
giustificazioni legali, in merito al rispetto del diritto internazionale, presentate da
Ankara al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Le svariate milizie siriane sostenute dalla Turchia sono argomento di studio del
terzo capitolo, ove viene indagata la loro natura e il loro comportamento nei
confronti della popolazione locale, assieme alla generale stabilità e grado di
sicurezza presente nei territori occupati.
Infine, nel capitolo conclusivo, viene posto sotto la lente d’ingrandimento il ruolo
dello Stato turco nell’amministrazione dei territori sotto il proprio controllo
militare, l’assistenza economica e sociale fornita alla regione e la presunta
imposizione alla popolazione siriana di alcuni elementi della cultura turca.
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CAPITOLO 1
Il diritto internazionale umanitario
Argomento del primo capitolo è la codificazione del diritto internazionale
umanitario, le cui norme sono applicabili nei contesti di conflitto armato e di
occupazione militare; un approccio alla disciplina è quindi necessario per una
maggiore comprensione del caso oggetto di questa tesi, ovvero l’occupazione
militare della Siria da parte della Turchia.
Nel primo paragrafo, partendo dalla Prima Convenzione di Ginevra del 1864 e
giungendo al secondo dopoguerra, vengono ripercorse le tappe principali del
processo di codifica, che vede la nascita dei primi importanti trattati, i quali sono
alla base delle quattro convenzioni di Ginevra del 1949, argomento del secondo
paragrafo.
I quattro testi sono di straordinaria importanza poiché costituiscono il cuore del
diritto internazionale umanitario, e sono profondamente esaustivi nel descrivere i
diritti e i doveri delle parti coinvolte in un conflitto armato.
Le convenzioni di Ginevra, assieme ai successivi protocolli addizionali, sono
rilevanti per la differenziazione che determinano tra i conflitti internazionali e non-
internazionali, una caratterizzazione utile a definire legalmente i diversi scenari in
cui è coinvolta la Siria in Turchia.
L’oggetto di discussione della tesi è tuttavia l’occupazione militare turca di parti
del territorio siriano e pertanto nel terzo paragrafo verrà analizzata un filone del
diritto internazionale umanitario: il regime giuridico concernente l’occupazione
belligerante.
Verranno delineate le principali fonti del diritto internazionale umanitario in
materia di occupazione e la cornice di norme che successivamente ci porterà a
identificare la Turchia come potenza occupante in Siria; inoltre uno sguardo verrà
rivolto alla natura stessa dell’occupazione belligerante, e al dibattito riguardo la sua
legalità o illegalità.
Occupare militarmente un territorio, a seguito o nel corso di un conflitto armato,
significa dover attenersi a una lunga serie di norme, quali il rispetto dei diritti umani
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della popolazione locale.
Di conseguenza, a conclusione del capitolo, il discorso verte sui diritti umani
internazionali, la cui codificazione è alquanto recente, e sulle sfide che essi assieme
al DIU si trovano oggigiorno a fronteggiare.
In merito alle fonti utilizzate, quanto scritto nel corso di questo capitolo è frutto
dell’attenta lettura di diversi saggi e manuali di diritto internazionale umanitario,
assieme all’analisi di norme e codici di trattati internazionali selezionati e
un’accurata ricerca condotta nell’archivio online del Comitato Internazionale della
Croce Rossa.
1.1 - Storia della codificazione
Il diritto internazionale umanitario (d’ora in poi, DIU), in latino jus in bello,
raggruppa le leggi che regolano le ostilità in un conflitto armato e la protezione
delle persone che non partecipano agli scontri
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, cercando un bilanciamento fra il
principio di umanità e quello di necessità militare (Ananthavimayagan, 2018).
Esso è applicabile sia ai conflitti armati internazionali sia a quelli non-
internazionali, i quali hanno conosciuto negli ultimi decenni una crescente
rilevanza
2
.
La codificazione del diritto internazionale umanitario ha inizio nel diciannovesimo
secolo, grazie all’impulso del premio Nobel Henry Dunant.
Dunant, un uomo d’affari svizzero, nel 1859 si recò in Italia alla ricerca di
Napoleone III, con la speranza di ottenere dall’Imperatore alcuni permessi di
costruzione di cui aveva disperato bisogno.
Lo svizzero giunse a Solferino dove le armate di Napoleone III e di Vittorio
Emanuele II avevano da poche ore sconfitto i soldati austriaci di Francesco
Giuseppe I; lo spettacolo che gli si mostrò davanti furono decine di migliaia di morti
e feriti, abbandonati a loro stessi.
Rientrato profondamente scosso a Ginevra Dunant scrisse “Un Souvenir de
Solférino”, ove all’interno articolò la sua proposta rivoluzionaria; gli Stati nazione
avrebbero finanziato società di soccorso formate da volontari, addestrati a
soccorrere i feriti di guerra sui campi di battaglia
3
.
1
Venturini (2013), Diritto Internazionale Umanitario, Diritto online su Treccani, 17/04/20.
2
Advisory Service on IHL, ICRC, 17/04/2020.
3
Henry Dunant - Biographical, The Nobel Prize, 18/04/20.
5
Negli anni successivi Dunant viaggiò per l’Europa, proponendo ai diversi
governanti il suo progetto, e nel 1863 nacque a Ginevra il Movimento
Internazionale della Croce Rossa.
L’anno dopo, sempre nella capitale svizzera, vide la luce la prima Convenzione di
Ginevra, ratificata negli anni seguenti dalle principali potenze europee
4
.
Il testo della Convenzione stabilì le prime regole chiave del diritto umanitario di
guerra, quali la garanzia delle cure a qualsiasi ferito senza discriminazioni e la
salvaguardia del personale medico, da allora riconoscibile attraverso il simbolo
della Croce Rossa Internazionale
5
.
La magnitudo di questi eventi è stata rimarcata nel 2009 dal Consiglio dell’Unione
Europea, in occasione dei 150 anni della Battaglia di Solferino: “Questa battaglia è stata
anche la motivazione per cui la comunità internazionale ha sviluppato e adottato
strumenti di Diritto Internazionale Umanitario, le norme di diritto internazionale
rilevanti in tempi di guerra, in particolare le quattro Convenzioni di Ginevra del 1949”.
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Nel 1868 le potenze europee si riunirono nuovamente a San Pietroburgo, dove firmarono
una dichiarazione che Yoran Dinstein, studioso israeliano esperto di diritto
internazionale, ha definito “pietra miliare” nello sviluppo del Diritto Internazionale
Umanitario, evidenziando come nel preambolo del testo i plenipotenziari abbiano
proclamato che il progresso della civiltà debba mirare ad alleviare l’impatto della guerra
(Dinstein, 2004).
I delegati, riunitisi dietro l’invito dello Zar Alessandro II, si accordarono sulla rinuncia
all’uso, in tempi di guerra, di munizionamento esplosivo dal peso inferiore ai 400 grammi.
Pochi anni prima infatti scienziati dell’esercito russo avevano sviluppato palle di
moschetto esplosive; conscio degli effetti che il loro utilizzo avrebbe avuto sui rapporti
internazionali per Mosca, lo Zar Alessandro II si adoperò immediatamente per negoziarne
la messa al bando internazionale.
La Dichiarazione di San Pietroburgo fu una delle prime importanti fonti codificate
che vide l’integrazione del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani
internazionali, i quali saranno discussi più avanti (Martin et. al., 2005).
4
Malcolm Shaw, Geneva Conventions, Britannica, 17/04/20.
5
Croce Rossa Italiana, 17/04/20.
6
Declaration by the Presidency on behalf of the European Union on the Occasion of the 150th Anniversary of the Battle
of Solferino, Council of the European Union, 17/04/20.