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Introduzione
E’ crudele che la musica debba essere così
bella. La musica ha la bellezza della
solitudine e del dolore, della forza e della
libertà. Ha la bellezza della delusione e
dell'amore che non trova mai
soddisfazione. Ha la crudele bellezza della
natura e l'eterna bellezza della monotonia.
Benjamin Britten
Il diario di quella che si rivelerà la peggiore catastrofe sanitaria di portata mondiale
da un secolo ai giorni nostri è iniziato il 9 gennaio 2020, quando l’Organizzazione
Mondiale della Sanità ha dichiarato l’individuazione da parte delle autorità sanitarie
cinesi di un nuovo ceppo di coronavirus, provvisoriamente chiamato 2019-nCoV e
classificato in seguito ufficialmente con il nome di SARS-CoV-2, associato ad un
focolaio di casi di polmonite registrati dal 31 dicembre 2019 a Wuhan, nella Cina
centrale.
Il 30 gennaio, mentre in Italia sono stati accertati dall’Istituto Superiore di Sanità i
primi due casi di infezione, l’OMS ha dichiarato questa malattia “un’emergenza di
sanità pubblica di rilevanza internazionale” e l’11 febbraio l’ha battezzata COVID-
19.
Il 21 febbraio l’ISS ha confermato il primo caso autoctono in Italia, dove il Ministro
della Salute ed il Presidente della Regione Lombardia hanno firmato un’ordinanza
per sospendere in dieci Comuni della provincia di Lodi
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tutte le manifestazioni
pubbliche, le attività commerciali non di pubblica utilità, quelle lavorative, ludiche
e sportive fino a data da destinarsi.
Da quel momento, l’emergenza si è diffusa a macchia d’olio praticamente in tutta
Europa e nel resto del mondo, tanto che in Italia, prima di cedere alla drastica
decisione del blocco totale e che, a causa del crescendo di contagi e ricoveri
ospedalieri globale, il direttore generale dell'OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus
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I Comuni di Codogno, Castiglione d’Adda, Casalpusterlengo, Fombio, Maleo, Somaglia, Bertonico,
Terranova dei Passerini, Castelgerundo e San Fiorano.
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dichiarasse durante la conferenza stampa dell’11 marzo che il COVID-19 può essere
considerato una pandemia, si è arrivati il 4 marzo alla sospensione su tutto il
territorio nazionale di molti servizi, a partire da tutto ciò che non potesse definirsi
essenziale.
Tra tutto ciò che esiste di superfluo, se così si può definire l’arte, l’opera lirica è
quella che amo di più da sempre ed a cui ho cercato di dedicare la vita, sia come
cantante che come spettatrice. Per questo sono rimasta doppiamente affranta dalla
situazione in cui la pandemia di COVID-19 ha gettato artisti, teatri ed appassionati
del genere a partire da quel 4 marzo, costringendo alla chiusura tutti i teatri ed
all’annullamento di qualsiasi evento programmato in altri luoghi come sale da
concerto o auditorium. A distanza di quasi un anno la situazione non si è ancora
ristabilizzata e si pensa, o forse ormai si pensava, quando ci si voleva solo
intensamente aggrappare all’ottimismo, che solo a partire dal 2021 ci sarà una
completa ripresa delle attività.
Mi sono dunque concentrata su questo ambito del settore dei beni e delle attività
culturali, non soltanto già sofferente sotto svariati aspetti organizzativi, economici
e contrattuali, ma uno tra i più duramente colpiti da provvedimenti tanto restrittivi
quanto necessari, magari anche discutibili in separata sede; mi sono chiesta come
e quando saremmo tornati realmente ad assistere agli spettacoli dal vivo, quali altre
possibilità continueranno ad esistere o potrebbero nascere; ho fatto un’analisi della
situazione fino a suddetto febbraio, delle modalità di fruizione alternative durante
la quarantena e delle varie iniziative intraprese successivamente dai più importanti
teatri europei per la graduale ripresa delle attività, senza dimenticare le reazioni
internazionali.
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Prologo
Allo scopo di impedire le alterazioni che si
fanno nei teatri alle opere musicali, resta
proibito di fare nelle mie opere qualunque
intrusione, qualunque mutilazione,
insomma qualunque alterazione che
richiegga il più piccolo cambiamento, sotto
la multa di cento franchi che io esigerò per
qualunque teatro ove sia fatta
l’alterazione.
Giuseppe Verdi
Nel 1847, quando ancora il diritto d’autore non esisteva, il compositore Giuseppe
Verdi
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propose all’editore Ricordi di inserire nei contratti di noleggio delle sue opere
una clausola che, pur rappresentando una rivendicazione economica di diritti
artistici, come osserva il musicologo Philip Gossett
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, evidenzia anche quanto egli
volesse preservare il risultato di tutta la cura posta nella scelta dei soggetti, nello
sviluppo drammaturgico, nell’incastonatura di ogni nota nel carattere dei
personaggi, pur consapevole che il mondo dell’opera stava cambiando, tra il
diffondersi del concetto di “repertorio”, grazie al quale le opere circolavano e
venivano riprese anche in assenza degli autori, ed il perdurare di usi passati,
secondo cui i cantanti potevano modificare o sostituire le arie a loro piacimento.
Se all’epoca Verdi si scagliò contro gli adattamenti arbitrari dei cantanti,
probabilmente oggi avrebbe fatto altrettanto contro l’egemonia dei cosiddetti
registi d’avanguardia, che spesso spacciano per reinterpretazioni innovative i loro
stravolgimenti dell’ambientazione e dei personaggi di un’opera, incontrando
dissensi anche illustri, come quello del musicologo Carl Dahlhaus
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, che considera
<<erronea quella linea registica, di cui taluni sogliono vantare il realismo, che sulla
scorta della vicenda narrabile e dell’antefatto si sforza di inscenare più di quanto
(o altro da quanto) è contenuto nella musica e nell’azione ch’essa definisce>>
5
.
2
Giuseppe Fortunino Francesco Verdi (Le Roncole, 10 ottobre 1813 – Milano, 27 gennaio 1901).
3
Gossett P., Dive e Maestri. L’opera italiana messa in scena, Il Saggiatore, 2009.
44
Carl Dahlhaus (Hannover 1928 – Berlino 1989).
5
Dahlhaus C., Drammaturgia dell’opera italiana, trad. it. a cura di Lorenzo Bianconi, EDT, Torino 2005,
pag. 33.
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Oppure, nonostante ravvisasse un legame tra brevità e sublimità, Verdi avrebbe
tuonato contro direttori d’orchestra, maestri concertatori e quanti altri che, a vario
titolo e più o meno qualificati, intervengono sulle partiture per ridurne la durata ad
un massimo di un’ora e mezzo, apportando tagli drastici che non sempre rispettano
il filo logico del libretto originale e delle armonie musicali.
La pandemia di COVID-19 ha calato il sipario su una vastissima offerta di
allestimenti: da questi più moderni ed alternativi, a quelli tradizionali, a quelli
ridotti o cosiddetti “da camera”, o “in formato tascabile”; da quelli nei teatri delle
Fondazioni lirico-sinfoniche o di parrocchia, a quelli negli spazi all’aperto di
Comuni, ville, palazzi e castelli, o in sale più o meno adeguate e capienti di Circoli,
biblioteche, auditorium, scuole, negozi e ristoranti. Non c’era più limite alle
possibilità, soprattutto per le versioni ridotte, grazie all’esiguità della scenografia
ed all’organico essenziale, composto dai personaggi principali spesso accompagnati
dal solo pianoforte: spettacoli sostenibili, secondo una moderna definizione, nati
col duplice scopo di superare le scarse risorse pubbliche e private destinate alla
cultura, contenendo al massimo i costi delle rappresentazioni, e di incentivare e
favorire la diffusione dell’opera lirica sia tra bambini e ragazzi, cui l’educazione
musicale spesso non viene offerta né dai programmi scolastici ministeriali, né dalle
famiglie, sia tra coloro che, per ragioni economiche o culturali, non acquisterebbero
mai un biglietto, ma apprezzano l’ascolto di questo tipo di musica offerta
gratuitamente, o abbinata ad altri tipi di eventi. Quasi un tentativo di ritorno alle
origini, quando il melodramma era un genere popolare, una forma di
intrattenimento tanto amata quanto diffusa e seguita.
In alternativa o in aggiunta agli spettacoli dal vivo, si poteva contare su molteplici
offerte dei mass media:
• In televisione:
o Sul canale Rai5, che già da anni proponeva una scelta di titoli
abbastanza assortita da garantire la visione settimanale di edizioni
del passato, anche se agli occhi degli spettatori più fedeli non poteva
sfuggire che si trattasse sempre delle stesse a rotazione e sempre
delle opere più popolari. Erano rappresentazioni particolarmente
riuscite per la presenza di esecutori o di registi e costumisti
prestigiosi, trasmesse con sottotitoli ogni domenica mattina e
replicate un paio di volte nei giorni successivi ad orari diversi.
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La prima serata del giovedì era invece occasionalmente dedicata agli
allestimenti più recenti, sempre sottotitolati, talvolta anche in
diretta e con interviste agli interpreti durante l’intervallo tra un atto
e l’altro.
Dedicata ai titoli selezionati tra quelli in cartellone nei principali
teatri italiani era la trasmissione Prima della Prima: ogni puntata
presentava in circa mezz’ora una delle nuove produzioni che stavano
per andare in scena con interviste ai protagonisti, curiosità sui
retroscena e frammenti di prove.
Immancabile era la trasmissione in diretta della “Prima” del Teatro
alla Scala di Milano in mondovisione, iniziata su Rai1 nel 1976 con
Otello di Verdi diretto da Carlos Kleiber. Successivamente, l’evento
è stato trasmesso anche via radio, è passato su Rai5 per poi tornare
nel 2016 su Rai1 con la versione del 1904 di Madama Butterfly di
Puccini, diretta da Riccardo Chailly, e la visione è stata diffusa anche
a sale cinematografiche, streaming online e maxi-schermi montati in
vari punti di Milano
o Sul canale a pagamento disponibile da anni Classica HD di Sky, che
trasmetteva quotidianamente e senza interruzioni un ricco palinsesto
comprendente un’opera lirica al giorno; per alcune trasmissioni c’era
anche la possibilità di registrazione su apposito dispositivo
o Su due canali televisivi di matrice estera, visibili a pagamento: Mezzo
e Mezzo Live HD
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, disponibili sia via satellite che online in più di
sessanta Paesi e dedicati all’opera e ad altri tre generi musicali
• Su internet, il cui vantaggio indiscutibile rimaneva la possibilità di cercare,
ascoltare e vedere quello che si preferisce in qualsiasi momento, abbattendo
lo spazio necessario per possedere supporti fisici e selezionando
agevolmente singole arie o parti specifiche di un’opera; di contro, la
necessità di avere una connessione internet sempre a disposizione poteva
essere un limite insormontabile per quella vasta parte della popolazione che,
a causa della scarsa dimestichezza coi dispositivi elettronici o dei costi da
sostenere, non accedeva al servizio:
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Siti web raggiungibili su https://www.mezzo.tv/en.