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mentre la seconda approfondisce lo studio delle crisi economiche e politiche che
hanno caratterizzato i primi venti drammatici anni di ritorno della democrazia,
dall’insediamento del Presidente Raúl Ricardo Alfonsin all’elezione presidenziale
che portò al comando dell’esecutivo Nestor Kirchner.
Nella prima parte di questa inchiesta riusciremo a rispondere alle seguenti
domande:
• Esiste un legame tra aspetti socio-culturali e vicende politiche? Quali
meccanismi hanno favorito la continuità di certi atteggiamenti e di certe
visioni del mondo?
• Quali furono le cause del ritardo cronico dell’economia argentina e quali i
limiti dei differenti modelli di sviluppo perseguiti dai vari governi? Quale
fu il rapporto tra sviluppo economico, modernizzazione, redistribuzione
delle risorse e ricchezza pro capite?
• In che modo la cultura politica e il grado di istituzionalizzazione delle
istituzioni politiche fanno la differenza nel successo delle Nazioni, ovvero
nell’estensione dei diritti di cittadinanza civili, politici, sociali, culturali e
nel perseguimento di importanti obiettivi economici?
Sarà quindi di fondamentale importanza la ricerca degli elementi e delle principali
caratteristiche della cultura politica argentina, quale risultante dell’intreccio e del
confronto-scontro fra le identità indigene e la cultura dei colonizzatori spagnoli,
rintracciandone le persistenze in ogni stagione dello sviluppo politico argentino,
dall’indipendenza dalla Corona Spagnola ai primi anni 2000.
Contemporaneamente si analizzeranno i tratti salienti dei gruppi posti al vertice
delle istituzioni e detentori dell’autorità in relazione al resto della società civile e
ai modelli di sviluppo economico perseguiti.
Sostanzialmente nella prima parte verranno riletti i principali avvenimenti storici
dalla stagione della dominazione tradizionale alla stagione del neo autoritarismo
attraverso una comune chiave di lettura: l’incapacità dei vari governi di rispondere
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pienamente alle istanze e ai mutamenti economico sociali della Nazione, la bassa
istituzionalizzazione degli organi di vertice e delle procedure del sistema politico
e i disvalori dei diversi gruppi sociali che hanno rallentato la crescita argentina.
La seconda parte della tesi intende definire le caratteristiche della stagione
democratica dal 1983 al 2003, in cui la democrazia nacque per collasso del regime
militare. In gran parte del Continente dopo la fine del potere autoritario
assistemmo all’inizio degli anni ’80 ad un processo di liberalizzazione e
democratizzazione. Le profonde crisi economiche e sociali che l’Argentina ereditò
dal neo autoritarismo amplificarono notevolmente le conseguenze di certi concetti
e pratiche che condussero ad un tipo di democrazia che molti politologi
definiscono come delegata e non rappresentativa.
Proprio la consistenza delle crisi economiche contribuì a generare una forte
disgregazione sociale che tese a produrre tradizionali modelli di comportamento
politico di ostacolo al pluralismo, come il movimentismo.
Il movimentismo è l’aggiornamento di alcuni fenomeni tipici che derivano dalla
cultura politica argentina, come il personalismo, il caciquismo, il caudillismo. Lo
stile politico dell’attuale Presidente dell’Argentina Cristina Elizabeth Fernández
de Kirchner, che fa rivivere il mito inossidabile di Evita Peron, è il classico
esempio di movimentismo riformista.
Un uomo chiave della seconda parte della tesi sarà il radicale Fernando de la Rúa,
il 51° Presidente dell’Argentina, in carica dal 10 dicembre 1999 al 20 dicembre
2001. Il suo carismatico predecessore Menem gli lasciò in eredità una situazione
economica davvero drammatica. In seguito a numerose proteste sociali durante la
catastrofe economica del 2001, De la Rúa rinunciò al suo mandato e in una
situazione di caos generalizzato si verificò acefalia presidenziale. Dopo di lui,
l’Assemblea Legislativa, applicando l’Articolo 88 della Costituzione, nominò ad
interim diversi Presidenti che però si alternarono in pochi giorni: Ramón Puerta,
Adolfo Rodríguez Saá ed Eduardo Camaño. In uno Stato pretoriano con forte
mobilitazione sociale e bassa istituzionalizzazione, sappiamo che l’istituzione che
riporta “orden a la casa” è quella delle Forze Armate. Ma nel periodo in analisi, a
differenza delle stagioni di autoritarismo militare e di neo-autoritarismo, per la
prima volta si verificò qualcosa di straordinario: la democrazia dimostrò una
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buona maturità, le forze armate non fuoriuscirono dalle caserme per occupare
l’arena politica e il presidente ad interim Eduardo Alberto Duhalde governò
durante la crisi fino alle elezioni presidenziali che aprirono la porta della Casa
Rosada alla dinastia dei Kirchner.
Si dimostrerà come le stesse caratteristiche della cultura politica argentina siano
sopravvissute intatte anche nell’ultima stagione politica analizzata, dal 1983 al
2003, durante tutti i mandati presidenziali del periodo di ritorno alla democrazia e
come i valori, le percezioni e le cosmovisioni dei gruppi di potere abbiano influito
in maniera determinante sulla travagliata vita politica ed economica del paese.
Sapremo dunque rispondere alle seguenti domande:
• Quale fu il rapporto tra cultura politica, stile del comportamento politico
dei Presidenti civili, società civile, movimenti sociali, istituzioni politiche
e democrazia? Come ognuno di questi elementi condizionò il percorso di
democratizzazione?
• Perché a differenza delle stagioni autoritarie e neo-autoritarie, non si
verificò l’inversione pretoriana e i militari non entrarono più nell’arena
politica per dirimere il caos e riportare orden a la casa? Quali
assicurazioni politiche e quali leggi controverse firmate dai Presidenti
civili permisero ai militari di rimanere per sempre nelle caserme, anche
durante la grave crisi del 2001?
• Quale fu l’impatto delle crisi economiche sul modello di democrazia e
sulla prassi politica dei maggiori attori politici? In che condizioni di fare
politica economica si trovò l’Argentina durante la stagione democratica?
Quale fu il rapporto tra governabilità e politiche economiche? Quale fu il
ruolo del debito estero rispetto alla crisi del rapporto tra Stato e cittadini?
• Che incidenza ebbero i processi di democratizzazione sul tessuto sociale
argentino? Quali spazi, quali limiti, quali articolazioni ebbero e poterono
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avere i diversi movimenti democratici sociali, delle donne, delle madri, dei
disoccupati, degli operai? Cosa significò partecipazione, pluralismo ed
articolazione del pluralismo in una società in democratizzazione?
L’immaginario della società civile riuscì a far intravvedere un nuovo modo
di concepire la democrazia e di partecipazione nell’arena politica?
A conclusione dei lavori, la tesi si prefigge l’obiettivo di trovare le
argomentazioni politologiche per rispondere alla domanda finale:
• Che tipo di democrazia si stava costruendo in Argentina e quali prospettive
possiamo indicare per tale regime?
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CAPITOLO PRIMO
ELEMENTI DI CULTURA POLITICA,
ISTITUZIONALIZZAZIONE, MODERNIZZAZIONE,
DIPENDENZA PER L’ANALISI DEL CASE STUDY
ARGENTINA
1.1 Formazione della cultura politica
Ogni luogo nel quale il peso delle malattie ha evitato l’insediarsi degli
europei, essi hanno sfruttato le risorse dell’area ma non hanno lasciato dietro di sé
alcuna eredità istituzionale. Invece ovunque gli europei si siano stabiliti hanno
creato delle istituzioni, così come fecero in Argentina, un vasto territorio che si
estende in verticalità dal lussureggiante confine brasiliano all’artico stretto di
Magellano.
Volendo esplicitare in generale come la cultura politica incida profondamente
sulle scelte degli individui, e nello specifico come esista un forte legame tra le
vicende politiche e gli aspetti socio-culturali in Argentina, ipotizziamo una società
del tutto nuova, nella quale i cittadini-agenti si trovino quotidianamente ad
utilizzare risorse limitate per risolvere problemi complessi, i quali spesso hanno a
che vedere con la loro stessa sopravvivenza.
Tali agenti, costantemente minacciati della propria stessa vita, che comportamenti
adotteranno per risolvere questi problemi? come e dove indirizzeranno le proprie
risorse limitate, quantomeno per non soccombere rovinosamente? e con
l’evolversi di questa ipotetica società, il bagaglio culturale che nella prima fase
permise agli agenti di sopravvivere e di rispondere ai problemi complessi
dell’ambiente, è destinato a scomparire del tutto con il venire meno della fase
storica che lo ha generato? o invece si perpetueranno alcune circostanze, alcuni
atteggiamenti e alcune dinamiche relazionali nelle seguenti fasi evolutive della
società? sarà dunque possibile per un osservatore rintracciare delle persistenze e
dei sedimenti culturali di derivazione storica nei comportamenti dei nuovi
cittadini-agenti?
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Di certo sarà molto difficile per qualsiasi studioso comprendere le costanti, le
peculiarità e i fenomeni di quella società e definirne i tratti, utilizzando come
strumenti di analisi comparativa e valutativa quelli che non tengano conto di come
si formò il bagaglio culturale nella prima fase della società del tutto nuova.
E’ immediato il passaggio dall’esempio alla realtà di inchiesta della tesi, che
inquadra nel periodo successivo alle scoperte geografiche e alle nuove rotte
atlantiche, dal 1500 al 1800, la prima fase che ha generato il bagaglio culturale
che permise di rispondere ai problemi complessi dell’ambiente ai cittadini-agenti
della nuova società dell’America latina, ossia ai discendenti europei,
prevalentemente spagnoli e portoghesi, come agli indios nativi americani e ai
meticci.
La storia racconta di come la cultura politica in Argentina nacque dal confronto e
dallo scontro tra due visioni contrapposte del mondo: quella dei conquistadores
europei e quella delle tribù nomadi e dei nativi americani.
Per cultura politica intendiamo quindi l’insieme di atteggiamenti, comportamenti,
attitudini, valori fondanti, disvalori, sedimenti culturali, visioni del mondo che, a
livello politico, caratterizzano i membri di una società. La cultura politica viene
creata dal rapporto che intercorre tra i vari gruppi sociali e tra ogni gruppo sociale
con la struttura di dominio. Anche le percezioni e la memoria collettiva formano
la cultura politica.
Dunque sostenendo in questa tesi la reciproca influenza tra cultura politica e
vicende storiche, l’arretratezza politica e i disvalori culturali dai quali è
determinata, incide pesantemente sulla produzione, sull’allocazione e sulla
redistribuzione delle risorse all’interno della società, ovvero sul suo sviluppo
sociale ed economico.
Dal momento che un background culturale è forgiato dalla storia, il nostro metodo
consisterà nel ricercare e ricostruire gli eventi politici più significativi, ricavando e
confrontando i concetti chiave dalle opere dei più illustri studiosi della materia.
Approfondiamo ora il concetto di cultura politica riprendendo gli schemi di
Emilio Alvarez Montalban, brillante politologo centroamericano.
La sua teoria è illuminante per dimostrare in questa inchiesta come la cultura
politica abbia inciso sulle fasi dello sviluppo politico argentino. Nel verificare le
costanti e le variabili dei vari sistemi politici delle stagioni storiche argentine e nel
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classificare le diverse forme di Governo e il grado di istituzionalizzazione degli
organi dello Stato, includiamo come assunto di base la triplice dimensione del ser,
“essere” in italiano, che costituisce l’identità latinoamericana.
Montalban costruisce la seguente griglia schematica che consta di tre colonne
riferite alle tre dimensioni del ser latinoamericano, ognuna relativa ad un
omogeneo gruppo sociale facilmente caratterizzabile e individuabile nella prima
fase di sviluppo della società, in cui si forgiò l’intera cultura politica del
Continente.
La triplice dimensione del ser
1
SER COLONIAL SER INDIGENA SER MESTIZO
Familismo Vision magica de la vida Patrimonialismo
Autoritarismo Fatalismo Elitismo
Patrimonialismo Cortoplacismo Personalismo
Personalismo Trascendentalismo Corruzione
Caudillismo Caciquismo Nepotismo
Elitismo Protezionismo
Paternalismo Arreglismo
SER COLONIAL: identità riferita al gruppo sociale di razza bianca di origine
europea o creola, diretti discendenti dei navigatori, dei commercianti e dei
conquistadores cattolici, caratterizzati dall’assolutismo nel governare e dalla
carenza di virtù civiche.
La cosmovisione di questo gruppo sociale include i seguenti elementi:
• Familismo: vincolo particolarmente intenso di solidarietà fra i membri di
una stessa famiglia, che prevale sul legame con la comunità sociale. La
famiglia è un’istituzione con valori élitisti, discriminanti, escludenti. I
membri delle familias notables non mescolano il proprio sangue con gli
1
Tab. MONTALBAN E. A., La triplice dimensione del ser
14
indigeni. Sangre, tierra, famiglia: questi tre elementi indicano il valore, il
prestigio e il lignaggio della persona. Chi ha il sangue puro appartiene alla
cosiddetta gente decente. Grazie alla prosopografia si riesce a delineare
come le politiche matrimoniali delle famiglie notabili siano state
puramente strumentali per progredire nella scala sociale.
• Autoritarsimo: forma di esagerata autorità escludente, esercitata da
persone o istituzioni. La mentalità autoritaria è personalistica, con una
visione verticale e gerarchica della società, dominata interamente dalla
cupola che sottomette la base al proprio volere.
• Patrimonialismo: riguarda la natura della gestione della cosa pubblica, del
complesso dei beni appartenenti allo Stato o ad un altro ente pubblico, con
fini privati e personali. La mentalità è quindi quella dello stato bottino.
• Personalismo: dottrina etico politica che asserisce il primato dei valori
spirituali della persona, in opposizione sia all’individualismo che allo
statalismo. La mentalità quindi tende a personificare la sfera pubblica e a
sovrapporre il potere istituzionale con le capacità della persona, ad
esempio si può citare come davanti ad un’opera pubblica, giganteggiasse
un cartello pubblicitario con la scritta: “Fatto dal Presidente”.
• Caudillismo: sistema politico in cui il potere assoluto è assunto da un capo
militare. Il leader carismatico è dotato di forza e si pone al di sopra di
qualsiasi altra categoria di potere. Tale elemento si pone in relazione con il
cacique indigeno, ossia l’anziano, il saggio della comunità indigena.
• Elitismo: congelamento dell’ascesa e perpetuazione del potere e del
disegno di dominio in una cerchia ristretta di persone che si distinguono
dai più per superiore cultura, censo, ascendente.
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• Paternalismo: forma di governo in cui il potere è nelle mani di un sovrano
assoluto i cui provvedimenti in favore del popolo sono considerati atti di
personale benevolenza che prescindono dal riconoscimento di diritti al
popolo stesso.
SER INDIGENA: identità riferita al gruppo sociale dei nativi americani, ossia i
vari indios e le tribù nomadi ferocemente sterminate dai conquistadores,
caratterizzati da una cultura precolombiana con carenza di ambizioni politiche o
disegni di dominio culturale, economico, militare.
La cosmovisione di questo gruppo sociale include i seguenti elementi:
• Caciquismo: in relazione con l’autorità militare del caudillo, il cacique per
le comunità indigene è l’anziano leader, ossia il saggio capo del villaggio.
• Vision magica de la vida: cosmovisione irrazionale, priva di fondamenti
scientifici, in antitesi con i valori illuministi. Il senso della vita e della
morte appartiene ad elementi intangibili ed è profondamente diverso da
quello eurocentrico.
• Fatalismo: dottrina in base alla quale tutti gli eventi si verificano in modo
ineluttabile, cioè indipendentemente da quello che l’uomo può volere o
fare. Per gli indigeni durante alcune competizioni valeva il motto “Vencer
o morir”, proprio perché il destino era già scritto.
• Trascendentalismo: dottrina filosofica secondo cui nella coscienza
soggettiva esistono le condizioni di ogni realtà. La mentalità quindi si
propone mete astratte e utopiche.
• Cortoplacismo: visione dell’orizzonte temporale breve e miopia
intertemporale. Il motto politico è aqui y ahora, e l’aspettativa di ottenere
risultati è sull’immediato, perché non c’è una proiezione del tempo come
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successione degli eventi, non c’è un continuum, non c’è una progressione
nel conseguimento della meta, non c’è il concetto di fine da raggiungere
con impegni e sacrifici progressivi nel futuro. Secondo un approccio
psicoantropologico, gli indigeni per Montalban sono dunque hombres de
maiz (il mais è un grano basico con un ciclo di produzione estremamente
breve). Nella mentalità politica il timing deve essere l’immediato, chi
promette tutto e subito vince anche se mente, rispetto a chi promette un
progetto di riforma serio realizzabile nel medio lungo periodo.
SER MESTIZO: identità riferita al gruppo sociale formato dai meticci e dai
mulatti discendenti dall’incrocio genetico tra europei ed indigeni.
La cosmovisione di questo gruppo sociale include, oltre agli elementi di
provenienza diretta dagli altri ser indicati in griglia, anche i seguenti nuovi
elementi:
• Protezionismo: difesa e tutela degli interessi interni dagli agenti esterni,
mediante varie disposizioni. La mentalità richiede interventi di
protezione all’uomo forte, quindi è previsto l’affidamento al caudillo, o
all’amico, o al parente, per non subire minacce, per ottenere vantaggi.
• Arreglismo: capacità di trovare un’intesa o un accordo che preservi gli
interessi di due parti anche a discapito di un bene comune, ossia
l’attitudine a scambiarsi dei favori e ad ottenere delle mediazioni per
affari difficili. In politica è la lottizzazione degli spazi del potere da parte
dei due principali attori che spesso si ritrovano in luoghi non istituzionali
e in tempi non consoni e non previsti dalle normali procedure politiche
per stipulare accordi privati al fine di tagliare fuori tutti gli altri attori.
L’arreglismo è anche un patto antipolitico tra nemici per tagliar fuori il
terzo incomodo, scavalcamento le regole del gioco istituzionale per
proteggere i propri interessi e gli interessi del proprio partito tagliando
fuori altri attori politici potenzialmente pericolosi.
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Posta una precisa relazione tra gli elementi delle tre dimensioni dell’identità
latinoamericana con i comportamenti dei governanti e le vicende economiche
durante il susseguirsi delle diverse stagioni politiche, possiamo facilmente
comprendere come la Costituzione argentina del 1853, benché contenesse gli
stessi motti delle Carte costituzionali di Filadelfia del 1787 e francese del 1789,
venisse interpretata e vissuta dai propri cittadini e dai propri rappresentanti
istituzionali con principi sociali del tutto diversi. I principi sociali sono infatti le
regole principali che ispirano sia l’ordinamenti giuridico generale che gli usi, le
convenzioni e le consuetudini di un determinato gruppo, quindi comprendono sia i
valori che i disvalori di una Nazione.
Nel corso degli anni molti politologi ed economisti hanno dedicato tanta
attenzione al perché alcune società diventano ricche e istituzionalizzate e altre no.
In questo lavoro si è privilegiata la teoria per cui esiste una forte correlazione tra
cultura politica e vicende storiche.
Quando una società, o le parti che controllano una società possiedono risorse che
creano benessere, il Paese che le ospita è ricco
2
. Ma quando le risorse, e gli
investimenti fatti su di esse, sono caratterizzati da una posizione di debolezza e
dipendenza nel mercato internazionale, spesso quel Paese regredisce. Allora sono
i valori e i disvalori portati dalla cultura politica che fanno la differenza nel lungo
periodo. Questo perché la cultura politica forma il carattere dei governi e
determina sia il modo in cui i membri di un gruppo sociale creano e mantengono
il loro posto al suo interno, sia il modo in cui si relazionano fra di essi.
In effetti, le società che hanno ottenuto i risultati migliori come conseguenza dei
loro punti di forza della cultura politica, sono state spesso capaci di istruire i
giovani di generazione in generazione così che, alla fine, la società è progredita
socialmente ed economicamente verso una piena istituzionalizzazione in un
sistema politico democratico e in un sistema economico stabile. La cultura politica
ha un’importanza enorme nelle fasi storiche di ciascun Paese e alla fine di
quest’opera potremo affermare come nel caso Argentino faccia buona parte la
differenza. Naturalmente la cultura politica non è statica.
2
SCHVARZER J., America Latina: teoria y politicas economicas, IN: Nueva sociedad, Buenos
Aires, 1985, n. 79, pp.56-57
18
Forse la cosa più importante è che la stessa cultura politica di base non si è mai
dimostrata così semplice e banale da poter dare origine ad un solo tipo di sistema
politico, infatti si sono succeduti governi, modelli economici e stagioni politiche
di ogni tipo nella storia argentina.
1.2 Livelli di istituzionalizzazione
Perché è impossibile ipotizzare che l’attuale governo degli Stati Uniti del
democratico Obama, impegnato nella difficile riforma sanitaria, venga deposto da
un golpe militare di matrice repubblicana? Perché è giustificato credere che le
sorti del governo dell’Inghiliterra del laburista Brawn, oggi al suo minimo
consenso politico, non comportino la scomparsa del Partito Labourista dalla scena
parlamentare? Perché invece tali convinzioni granitiche non permangono se
parliamo dei governi presidenziali e dei partiti politici di maggioranza dei Paesi
del Cono Sur? Perché quindi percepiamo alcune istituzioni politiche come solide e
durature in alcuni Paesi e molto meno in altri?
In questo paragrafo introduciamo alcune definizioni derivate dall’importante
contributo del politologo statunitense Samuel Huntigton
3
, che con la sua ricerca
sull’istituzionalizzazione politica e sul mutamento sociale fornisce importanti
elementi per l’analisi delle situazioni di arretratezza e di stagnazione economica
delle società sottoposte a cambiamenti socio economici.
Per uno Stato, l’obiettivo della stabilità politica dipende dal rapporto tra lo
sviluppo delle istituzioni politiche e la mobilitazione politica di nuove forze
sociali.
Dunque per i Paesi in via di modernizzazione, sono indici di ordine politico i colpi
di Stato, le insurrezioni, la violenza e l’instabilità.
E’ politicamente stabile una società che riesce a conservare regole e istituzioni
durature e nella quale le transizioni a livello istituzionale avvengono in modo
sostanzialmente pacifico.
3
HUNTINGTON S P. , Ordinamento politico e mutamento sociale: analisi dei fattori di crisi del
sistema e delle soluzioni possibili, Angeli, Milano, 1975 pp.11-12
19
Definiamo istituzionalizzazione la creazione di basi, regole, procedure,
comportamenti che se ripetuti nel tempo, producono stabilità politica.
Quindi l’istituzionalizzazione è quel processo tramite il quale organizzazioni e
procedure politiche acquisiscono validità nel tempo.
Il livello di istituzionalizzazione si misura dal livello di compattezza o
frammentazione, autonomia o subordinazione, complessità o semplicità,
adattabilità o rigidità degli organi costituzionali di vertice e delle procedure di un
sistema politico.
Nel processo di modernizzazione, dalla rottura del patto coloniale dell’800 ai
recenti anni ’80, l’Argentina non riuscì mai a raggiungere un livello alto di
istituzionalizzazione che producesse una piena e duratura stabilità politica.
Solo a partire dal 1983 si iniziano a fissare e ad istituire le regole minime per
intraprendere il vero processo di democratizzazione. In quella fase le popolazioni
furono chiamate a partecipare ad elezioni politiche libere, periodiche, aperte, fra
più partiti, ed il risultato delle elezioni venne riconosciuto, quindi legittimato dal
candidato della coalizione perdente.
Vedremo come un elemento chiave della cultura politica argentina, che permarrà
nelle scelte politiche delle varie stagioni storiche, sarà il patrimonialismo: la
caratteristica di un governante che non pone distinzione alcuna tra interesse
pubblico ed interesse privato. In questo caso il rappresentante della società civile
tenderà a considerare coincidente il concetto di bene comune con quello di bene
proprio ed incorporerà nelle scelte di indirizzo politico una chiara visione
“tornacontistica”, bloccata e miope della società.
Questo retaggio culturale, assai frequente durante gli assolutismi, sarà una
costante dello stile politico della maggioranza dei Presidenti argentini.
1.2.1 Divario politico
Gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, la Svizzera e la Francia hanno le forme di
governo più differenti, ossia presidenziale, parlamentare, direttoriale e
semipresidenziale, ma in tutti e quattro i sistemi politici il governo è in grado di
governare, con un livello di consenso popolare alto, e con leader politici che