4
Le conoscenze generali, in particolare quelle relative alla tecnologia,
evitano, quindi, la nascita della superstizione;
3
tuttavia, la gran parte degli
utilizzatori impiega le apparecchiature come delle cosiddette scatole nere,
ovvero come degli oggetti di cui si può prevedere il comportamento in base
alle operazioni effettuate: in altre parole, dato un certo input, ci si aspetta
sempre un determinato output.
4
Per facilitarne l’uso, le apparecchiature sono dotate di interfacce:
5
interfacce sono, ad esempio, il mouse, i pedali dell’automobile, il telecomando
della televisione, le manopole della lavatrice, ma anche quei programmi
software che trasformano le operazioni dell’uomo in istruzioni comprensibili
al computer e viceversa. Una volta appreso l’uso delle interfacce, l’utente
potrà quindi usufruire dell’attrezzatura, con fiducia nei risultati delle sue
attività; tuttavia, proprio a causa di questa fiducia nella tecnologia, coloro che
invece conoscono nel dettaglio i meccanismi interni della “scatola nera” - in
particolare progettisti o tecnici di manutenzione - possono realizzare una
simulazione e quindi un inganno.
6
La gestione di un nuovo mezzo di comunicazione è stata, all’inizio,
quasi sempre privilegio di un limitato gruppo di persone che, nel passato,
coincideva spesso con la classe sacerdotale. Così si è verificato, ad esempio,
per la scrittura geroglifica, che gli egiziani usavano per le iscrizioni religiose
dei monumenti, mentre per l’uso quotidiano era stata sviluppata la scrittura
3
La fantascienza ha spesso analizzato il rapporto dell’uomo con le credenze in fatto di tecnologie. Un
interessante caso di regressione del progresso umano è descritto nel romanzo Universo di Robert
Heinlein. In questo libro alcuni coloni spaziali imbarcati su una gigantesca astronave hanno
dimenticato il vero scopo della loro missione ed è nata una religione per spiegare la nascita e la
finalità dell’astronave stessa, che, per i coloni, è il loro unico “universo”.
4
Questa caratteristica è studiata dall’ergonomia del software, che analizza le modalità di
comunicazione tra la macchina e l’uomo, anche in funzione delle mappe cognitive di quest’ultimo,
ovvero delle modalità di pensiero. Vedi Fondamenti di psicologia del lavoro di Francesco Novara e
Guido Sarchielli, Il Mulino, Bologna, 1996, pagg. 356, 357.
5
Il concetto di interfaccia è esposto, ad esempio, ne Il libro della comunicazione di Ugo Volli, Il
Saggiatore, Milano, 1994.
6
Questo, ad esempio, è il comportamento dei cosiddetti Cavalli di Troia, ovvero dei software che si
presentano come fornitori di funzioni utili mentre possono nascondere dei virus, essere
potenzialmente dannosi per il regolare funzionamento del computer o, addirittura, permettere di
carpire per fini illegali dati riservati come password di carte di credito.
5
ieratica e, successivamente, quella demotica, ancora più semplice. Nel
trascorrere dei secoli la perdita di sacralità dei mezzi di comunicazione ha
portato talvolta alla nascita di particolari classi di persone, specificamente
addestrate, che potevano usare il mezzo di comunicazione, come, ad esempio,
i telegrafisti.
Ma, nella società contemporanea, il destino di ogni mezzo di
comunicazione sembra essere quello di diventare di “massa”, come è accaduto
per il telefono, la televisione ed ultimamente per il computer. La nascita della
“Società della comunicazione” e dei mass media è, comunque, un fatto recente
nella storia dell’umanità; infatti, ad eccezione della stampa (Gutemberg, metà
del XV secolo), è negli ultimi duecentodieci anni della storia dell’umanità che
sono stati inventati e diffusi la gran parte dei sistemi tecnologici per la
trasmissione di informazioni; la fine del XVIII secolo vide l’invenzione del
telegrafo ottico dei fratelli Chappe (1793), il secolo successivo di quello
elettrico (1837), del telefono (inventato da Meucci, ma brevettato da Bell nel
1876). Il primo cavo sottomarino è del 1851, gli esperimenti di Marconi sulla
trasmissione senza fili sono datati tra la fine dell’800 e l’inizio del 1900.
7
Il XIX secolo, che pure vide l’invenzione della fotografia (1839, ad
opera di Daguerre), è stato quindi un periodo in cui si è cercato di trasmettere
soprattutto le informazioni testuali. Con il secolo successivo si afferma la
possibilità di diffondere immagini, anche se in effetti l’invenzione del cinema
è del 1895. I primi esperimenti di trasmissione televisiva sono degli anni trenta
e, dopo l’interruzione dovuta al secondo conflitto mondiale, la televisione ha
subito una evoluzione costante, diventando oggi il mass medium più diffuso a
livello planetario.
La televisione veicola oggi una moltitudine di messaggi, alcuni legati
all’intrattenimento, altri alla cultura, altri ancora all’informazione, in
particolare quella giornalistica. Infatti la Tv è un formidabile apparato per la
7
Le informazioni relative alla cronologia delle invenzioni sono tratte da: Chiara Ottaviano, Mezzi per
comunicare, Paravia, Torino, 1997.
6
raccolta, selezione e diffusione di notizie; ma questo apparato ha subito, negli
anni, una notevolissima evoluzione, determinata soprattutto, come per tutti gli
altri mass media, dalle tecnologie disponibili.
Questa tesi tratterà di come il linguaggio dell’informazione
giornalistica nella televisione italiana si sia trasformato in funzione delle
tecnologie disponibili dagli anni cinquanta ad oggi, valutando anche quale
rapporto ci sia tra il canale di trasmissione ed il messaggio diffuso attraverso
il medium televisivo.
7
2. Il mezzo e il messaggio
2.1 Il medium è il messaggio
Ogni evento comunicativo ha bisogno di un mezzo per la sua
realizzazione, un medium appunto. Può essere l’aria, nel caso del linguaggio
orale, il filo, nel caso del telefono, e perfino il vuoto, nel caso delle onde
elettromagnetiche. Non abbiamo bisogno, infatti, come nel passato, di
ipotizzare l’esistenza dell’etere; la sola caratteristica richiesta al mezzo è
quella di essere in qualche modo modificabile per trasmettere un segnale.
Potrebbe sembrare che il vuoto, per sua natura, sia il nulla e, perciò,
immodificabile; la fisica però introduce il concetto di campo, ovvero di effetto
che si diffonde nello spazio (anche vuoto) ed in tale maniera si spiega la
trasmissione del segnale anche nel cosmo. Analizzando la trasmissione di una
informazione con la visuale della fisica, in questa branca della scienza non ci
si pone il problema dell’esistenza del canale: esso è dato per certo, preesistente
al segnale da trasmettere; se si analizzano i cerchi prodotti in uno stagno da un
sasso, l’acqua è già lì.
Ma cosa succede quando si afferma un nuovo medium, quale impatto
sociale avrà? Lo studioso che ha realizzato uno studio, per molti aspetti
innovativo, è stato Marshall McLuhan che, nel suo volume Gli strumenti del
comunicare, ha affermato che è “Il medium è il messaggio”. Per McLuhan il
medium non è affatto preesistente al messaggio ed il suo svilupparsi produce
un cambiamento sociale, sia indipendente, sia maggiore dei messaggi
veicolati. Il rapporto tra medium e messaggio viene così completamente
ribaltato: il messaggio diventa irrilevante, il medium diventa esso stesso una
informazione che muta la società. Altri autori, in particolare coloro che hanno
realizzato dei modelli per descrivere la comunicazione, non sono stati di
8
questo parere, dando invece maggiore importanza alla trasmissione
dell’informazione.
2.2 Il modello di Shannon e Weaver
Tra i vari modelli che sono stati, nel tempo, proposti per
razionalizzare il fenomeno della comunicazione, uno dei più noti è quello di
Shannon e Weaver. Gli autori erano ingegneri e già nell’introduzione spiegano
che tale modello non è interessato né alla significazione del messaggio, né agli
effetti che questo produce; l’interesse principale è legato unicamente alla
corretta trasmissione dell’informazione. Precisamente,
informazione non deve essere confusa con significato.
Infatti, due messaggi, uno dei quali sia ricco di significato mentre l’altro sia
puro nonsenso, possono, dal presente punto di vista, essere esattamente
equivalenti per quanto riguarda l’informazione. È senza dubbio ciò che
Shannon intende quando afferma che “gli aspetti semantici della
comunicazione sono irrilevanti per quelli tecnici”. Ma ciò non significa che
gli aspetti tecnici non siano necessariamente irrilevanti per gli aspetti
semantici.
8
Il modello di Shannon e Weaver è il seguente:
8 Claude E. Shannon e Warren Weaver, La teoria matematica delle comunicazioni, Etas, Milano,
1971.
Sorgente di
informazione
Trasmettitore
Sorgente di
rumore
Segnale
Ricevitore
Destinazione
Messaggio Messaggio
Figura 1
9
Una delle principali caratteristiche dell’analisi di Shannon e Weaver
riguarda l’introduzione del concetto di entropia, il cui significato è associato a
quello di informazione; la quantità di informazione/entropia è massima
quando è massima la libertà di scelta tra la varie opzioni che il sistema offre;
in altre parole quando la possibilità di ogni messaggio di essere scelto è uguale
a quello degli altri. La differenza tra l’entropia effettiva e quella massima
possibile di un messaggio è detta ridondanza.
9
2.3 La velocità e la capacità
Un altro parametro è inoltre molto importante: il tempo necessario
perché l’informazione giunga al destinatario, ovvero la velocità del segnale
che trasporta l’informazione stessa. Il suono nell’aria si propaga a 331 metri al
secondo, mentre la velocità della luce nel vuoto è circa di 300.000 chilometri
al secondo.
Il termine velocità, che in fisica è uguale a spazio diviso tempo, è oggi
usato in un’altra accezione, ovvero viene impiegato per indicare la quantità di
dati trasmessi in un secondo. Ad esempio, una informazione composta da
mille bit richiederà un secondo per l’invio se il canale ha una velocità di mille
bit al secondo; impiegherà due secondi se la velocità è cinquecento bit al
secondo; con la velocità di 250 bit al secondo saranno necessari quattro
secondi e così via. Per indicare questo parametro è più corretto il termine
capacità, in quanto i dati comunque viaggiano alla velocità della luce.
10
Il suo
valore è determinato da quanti simboli al secondo si possono trasmettere e
poiché un simbolo è composto da s bit, la formula
11
è C = n x 2
s
, dove n
rappresenta il numero di simboli.
9
Shannon e Weaver hanno calcolato che la ridondanza della lingua inglese è del 50%.
10
Nei cavi, la velocità della luce è circa due terzi di quella nel vuoto.
11
Questa formula è valida se tutti i bit hanno la stessa durata.