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Introduzione
La Comunità Montana Valli Po - Bronda - Infernotto comprende le
valli alpine più settentrionali della provincia di Cuneo, originate dal Po
e dai torrenti che le danno il nome.
La Valle Po congiunge Saluzzo (400 m s.l.m.) con Crissolo (1333 m).
Da qui si innalza al Pian del Re (2020 m s.l.m.) dove ha la sua sorgente
il fiume Po ed infine al colle delle Traversette (2950 m s.l.m.) che la
collega con la valle del Guil in Francia.
La valle Bronda, di dimensioni modeste, comprende tre comuni,
Brondello, Pagno e Castellar. Si trova ad ovest di Saluzzo ed incuneata
tra l'inizio della valle Po e l'inizio della valle Varaita.
La valle Infernotto (o Ghiandone) comprende due comuni, Barge e
Bagnolo Piemonte, e si estende dal Monte Meidia al Monte Bracco.
Confina a nord con la Val Pellice e a sud con la valle Po.
La Comunità Montana ricomprende quindi un territorio piuttosto
ampio, che si estende dal Pinerolese al Monviso.
Ciononostante essa non comprende alcun centro di particolare
rilievo, né dal punto di vista demografico né da quello economico e,
anche in conseguenza di ciò, costituisce un’area del Piemonte tra le più
“sconosciute”. Nella Comunità infatti, nonostante un settore
secondario sufficientemente dinamico, non è presente nessuna impresa
di rilevanti dimensioni
1
, mentre nel settore primario si assiste ad un
1
Cfr. cap. 4.3.2 e allegato 2.
2
calo della forza lavoro
2
. Allo stesso tempo il turismo non è
particolarmente sviluppato e la C.M. non è mai riuscita ad effettuare
una promozione territoriale efficace, nonostante possa contare sulla
presenza del Monviso, del parco del Po Cuneese, di tre stazioni
sciistiche e, in generale, della bellezza di una natura ancora in gran
parte “incontaminata”
3
.
Questo, come si vedrà nei prossimi capitoli, è dovuto alla
concomitanza di molte problematiche, tra cui indubbiamente lo
spopolamento, che ha inciso profondamente in questa zona. Le
emigrazioni e le guerre hanno falcidiato le popolazioni e dalla fine del
secolo scorso tutti i Comuni, anche quelli pedemontani, hanno perso
centinaia di abitanti, alcuni con percentuali drammatiche. Soltanto
negli ultimi decenni si segnala una ripresa demografica nell'area di
fondovalle.
La subarea dell'alta valle Po è la più interessata ed ha ormai
raggiunto un livello di popolamento che mette in crisi l’erogazione dei
servizi di base, sia pubblici che privati
4
.
E' evidente che la crisi demografica ha portato con sé lacerazioni
nel tessuto sociale e profondi mutamenti culturali.
Il rafforzamento dei centri abitati pedemontani ha infatti anche
significato l'abbandono di attività economiche e di usi e consuetudini
ad esse legate, o da esse derivanti, che formavano un tessuto
connettivo plurisecolare con il territorio alpino ed avevano originato
2
Cfr. cap. 4.3.1
3
Cfr. cap. 4.3.3 e allegato 4.
4
Cfr. cap. 4.2.
3
una cultura rurale autoctona con radici, non soltanto linguistiche, nel
mondo occitano.
Bisogna però sottolineare come recentemente gli amministratori
locali abbiano intrapreso delle politiche atte a valorizzare
maggiormente le opportunità offerte dal territorio e a promuovere
maggiormente il turismo nella Comunità Montana.
Per esempio a Crissolo l’amministrazione sta cercando di
ottimizzare e promuovere l’attività degli impianti di risalita
5
, mentre il
Comune di Ostana, puntando sulle proprie bellezze naturali ed
attuando una politica edilizia molto rigorosa, è riuscita ad entrare
nell’elenco dei cento borghi più belli d’Italia stilato del ministero dei
beni culturali
6
e, conseguentemente, ad aumentare il flusso turistico.
Il presente lavoro, dopo aver presentato le principali e più
moderne teorie che si occupano di spiegare come i territori possano
creare valore, si occuperà proprio di analizzare quali siano le principali
difficoltà e le maggiori opportunità di crescita che caratterizzano la
Comunità Montana Valli Po – Bronda – Infernotto.
Basandosi su statistiche estrapolate da documenti politico -
programmatici
7
e scientifici
8
, ma anche sulle testimonianze gentilmente
concessemi da amministratori locali, si cercherà di comprendere se, e in
che misura, potrebbe aprirsi una nuova fase di sviluppo per la
Comunità Montana.
5
Cfr. Allegato 1.
6
Cfr. allegato 4 e http://www.borghitalia.it/html/borgo_galleria_it.php?codice_borgo=592
7
Per es. Piano di Coordinamento Provinciale, Piano di Sviluppo della C.M.
8
Per es. Studi dell’Ires Piemonte
4
Se si riusciranno ad attuare politiche efficaci sarà infatti possibile
per il territorio approfittare di una recente tendenza ad un ritorno nelle
aree montane di nuclei familiari e di piccoli imprenditori, operanti nei
settori agricolo, artigianale, commerciale, dei servizi e del turismo.
La diversa e, per certi versi, alta qualità della vita della montagna, in
contrasto con le varie forme di inquinamento, con l’elevato costo della vita
della città e con i costi di congestione può infatti rivelarsi un fattore
attrattivo e di primaria importanza, in grado di favorire un nuovo
sviluppo socio-economico delle aree montane.
6
1.1 L’approccio sistemico-vitale
Uno degli ambiti in cui, recentemente, si sono concentrati gli sforzi
degli studiosi di economia e gestione delle imprese è la proposizione di
una nuova applicazione dell'approccio sistemico al governo dell'impresa.
L’obiettivo raggiunto è un inquadramento sistematico di concetti
astratti che può essere di utile applicazione non solo per le imprese, ma
anche per altre identità. Esso è detto approccio sistemico vitale.
Il concetto chiave, quello di sistema vitale, introdotto in passato da
Beer, uno dei principali interpreti della teoria cibernetica applicata alle
organizzazioni imprenditoriali
9
, si rivela infatti riferibile all’impresa,
ma anche a tutte quelle organizzazioni che accomunano più individui
impegnati in un’attività.
Ciò significa, ed è quello che interessa mettere in luce, che
l’approccio sistemico vitale può essere applicato al territorio. Come
l'impresa aspira ad essere un "sistema vitale impresa", così il territorio,
in presenza di determinate condizioni, può essere definito come "sistema
vitale territorio".
Con il termine territorio non si intende semplicemente identificare una
determinata estensione spaziale, bensì una "comunità localizzata che si
consolida attraverso l'azione di un organo di governo”
10
.
Qualsiasi realtà fenomenica non può prescindere dalla dimensione
spaziale, che, insieme a quella temporale, costituisce una condizione
9
Cfr. S. BEER, L’azienda come sistema cibernetico, Isedi, Milano 1973 (Tit. orig., Brain of the firm.
The managerial cybernetics of organization, The Penguin Press, 1972).
10
C. M. Golinelli, Il territorio sistema vitale. Verso un modello di analisi, Giappichelli, Torino 2002, p.
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7
imprescindibile per tutti i sistemi viventi, nonché per tutti i sistemi
vitali posti in essere dall’uomo.
Ciò premesso, non si può far coincidere l’elemento spaziale con il
concetto di territorio: lo spazio non rappresenta che una componente,
seppur rilevante, del più ampio concetto di territorio.
Quest’ultimo infatti risulta identificabile con una realtà
socioeconomica organizzata, orientata al perseguimento di una finalità
essenziale: la propria sopravvivenza.
Si tratta dunque di una struttura che non si limita né si esaurisce
nella sola dimensione fisico-spaziale, poiché ad essa ne associa una
sociale e culturale.
Il territorio si configura quindi quale organizzazione sociale che
emerge dalla risultante delle attività svolte dalle diverse organizzazioni
presenti sulla sua estensione spaziale
11
.
Il territorio qualifica una realtà che presiede allo svolgimento della
vita civile, sociale ed economica di individui e dei loro aggregati ed
individua anche una specifica area geografica. Quest'ultima però è la
manifestazione del territorio ed è percepibile come tale proprio per
effetto della volontà e delle capacità progettuali, di pianificazione e di
aggregazione espresse dal soggetto-ente che ha consentito la
realizzazione di questa formazione.
Bisogna però precisare che una simile concezione dell'entità
territoriale è maturata a fronte di una serie di profondi cambiamenti che
sono intercorsi negli ultimi anni. Tra di essi spicca senz'altro il
11
Cfr. C. M. Golinelli, op. cit.
8
fenomeno della globalizzazione, che ha causato un forte inasprimento
della competizione tra le varie aree territoriali. Da ricordare è il
progressivo decentramento amministrativo e l'accresciuto ruolo
delle autonomie locali che sta interessando il nostro Paese e che ha
favorito il riemergere della dimensione regionale, provinciale e
comunale. Questi ed altri cambiamenti hanno fatto sì che fosse messa in
crisi la visione del territorio affermatasi negli anni ' 80, in base alla quale
esso veniva letto in un'ottica puramente economico-manageriale. In
particolare, secondo questa interpretazione, il territorio rivestiva
unicamente il ruolo di strumento atto a generare condizioni di
maggiore efficienza e competitività per i sistemi di imprese in esso
collocati.
Oggi con il superamento dei limiti di una visione così riduttiva si è
passati ad un'identificazione del territorio con un sistema, frutto di un
processo comunicativo tra comunità di attori locali e di strutture
ambientali. In quest'ottica il territorio si configura come un vero e
proprio ecosistema che si autoproduce attraverso processi di
conservazione e ricostruzioni di identità collettive, di interazioni tra le
sue componenti e tra esse ed altri sistemi. Quindi nel territorio sistema
vitale, l'elemento spaziale, al pari di ogni altra risorsa, rientra nella
dotazione strutturale ed è suscettibile di combinazioni, sebbene
l'elemento naturale sia controllabile dall'uomo in misura inferiore
rispetto alle altre risorse.