INTRODUZIONE
8
opportunità di crescita e di sviluppo. Dal contrasto ineliminabile fra una
tendenziale rigidità delle strutture operative ed organizzative d’impresa e la
variabilità ambientale si origina il rischio, elemento connaturato all’attività
imprenditoriale: l’impresa, pertanto, si configura quale entità perennemente
turbata che tende al raggiungimento di un equilibrio mai statico, ma bensì
sempre dinamico e mobile; nel corso del capitolo si perviene
all’individuazione di eventuali condizioni di fisiologicità critica, da tenere
distinte da crisi, invece, ritenute “patologiche”.
Nel corso del secondo capitolo si tenta un’analisi approfondita
dell’evoluzione dello studio delle crisi, da una dimensione economico generale
“più allargata”, ad una “più ristretta”, in una prospettiva “aziendale”; infine se
ne tenta una definizione ed una disamina delle sue possibili cause e
classificazioni.
Nel terzo capitolo, si effettua una focalizzazione sulle metodologie di
individuazione e diagnosi di uno stato di crisi aziendali, passando per
un’analisi critica delle diverse metodologie classiche “contabili” e
“quantitative” e proponendo l’utilizzo di modelli predittivi di previsione delle
insolvenze e di ulteriori complessi strumenti di Intelligenza Artificiale, quali
sistemi esperti, reti neurali e algoritmi genetici.
Il quarto capitolo analizza la “gestione” di una crisi, esaminando, in
particolare, l’impatto della stessa sull’organizzazione e i suoi possibili
“benefici” da sfruttare e capitalizzare in modo adeguato. Nel capitolo si
prosegue, quindi, con la valutazione della gravità della crisi e della sua
potenziale reversibilità, proponendo, inoltre, un’analisi comparativa e
valutativa delle possibili alternative al risanamento, ovvero una eventuale
cessione oppure una liquidazione dell’impresa in crisi. Il capitolo è concluso
con la disamina della centralità di tutti i fattori “invisibili” o “soft” (rapporti
con gli stakeholders, comunicazione, cultura organizzativa, ecc.) nella
gestione di situazioni critiche.
INTRODUZIONE
9
Il quinto capitolo è poi dedicato più dettagliatamente al superamento
della crisi e parte proprio con l’individuazione e l’esame dei più probabili
interventi urgenti e comunque propedeutici all’impostazione di un piano di
risanamento vero e proprio; il capitolo prosegue con l’individuazione di uno
schema metodologico per la formulazione di un dettagliato e completo piano
di risanamento e si conclude con una focalizzazione sul ruolo cruciale del
sistema finanziario per il sostegno al superamento di una crisi d’impresa,
analizzando, in particolare il sistema creditizio bancario “tradizionale” ed
eventuali “canali alternativi”.
Il sesto capitolo analizza la delicatissima fase del “ritorno alla
normalità”: il piano di risanamento, infatti, va correttamente applicato e calato
nella realtà aziendale e tutti i segnali di ritorno, gli errori pregressi, le
soluzioni adottate devono entrare a far parte del nuovo patrimonio
“intangibile” aziendale che ne delinea, quindi, una sua nuova configurazione,
che si dimostrerà tanto più vincente quanto più interiorizzante le “lezioni”
della crisi e del suo superamento. La crisi, pertanto, da problema gestito su di
un piano “straordinario”, diviene problema da gestire “nel quotidiano”: gli
antidoti principali sono rappresentati, dall’apprendimento organizzativo, da
una continua rivitalizzazione e risintonizzazione dell’impresa rispetto alla
dinamicità ambientale, da un sistema informativo realmente “intelligente”, in
grado di accrescere non solo la quantità, ma anche e soprattutto la diretta
utilità delle informazioni ottenute a supporto del processo decisionale ed,
infine, un sistema di governo aziendale rapido, efficace e soprattutto “etico”,
nei termini delineati a conclusione del lavoro.
Per la stesura del presente lavoro, desidero ringraziare il chiar.mo prof.
Lino Camillo Lucianetti per avermi per primo indicato questo percorso di
ricerca e per i suoi utili insegnamenti nel corso della mia carriera accademica
ed, inoltre, il dott. Domenico Raucci per avermi offerto preziosi suggerimenti
e paziente supporto.
INTRODUZIONE
10
Desidero, infine, rivolgere un personalissimo ringraziamento a tutte le
persone, cui sarò per sempre riconoscente, che mi hanno sostenuto e che, con
grandi sacrifici, mi hanno aiutato a ripartire nei momenti più difficili della mia
vita, in particolare i miei genitori, mio fratello Matteo e Sara.
LUIGI MAZZILLI
L’IMPRESA, L’AMBIENTE E IL RISCHIO
11
CAP. 1
L’IMPRESA, L’AMBIENTE
E IL RISCHIO
SOMMARIO: 1.1. Il sistema aziendale. – 1.2. L’ambiente in cui l’impresa opera. – 1.3. I caratteri
delle strutture d’impresa. – 1.4. Genesi del rischio d’impresa. – 1.5. Le condizioni di vita e
sopravvivenza delle imprese: 1.5.1. Gli equilibri aziendali; 1.5.2. Obiettivi, finalità imprenditoriali e crisi
d’impresa.
Al fine di indagare su una realtà così complessa e dinamica come la crisi
di impresa, occorre anzitutto effettuare un’analisi di quelle che sono le regolari
condizioni di vita e sopravvivenza delle imprese, in modo da iniziare a
compiere delle riflessioni su eventuali situazioni fisiologiche di crisi,
tenendole invece distinte da situazioni patologiche o “di malattia”.
L’IMPRESA, L’AMBIENTE E IL RISCHIO
12
1.1. - IL SISTEMA AZIENDALE
L’azienda è un istituto economico duraturo
1
, che, attraverso atti
profondamente interrelati fra di loro e che si susseguono senza soluzione di
continuità, si sostanzia nello “strumento dell’umano operare in campo
economico”
2
, anche se, come vedremo non esaurisce in tale campo la sua
funzione.
L’azienda è da ritenersi quale insieme ordinato di fenomeni collegati e
coordinati fra di loro, formanti un sistema, ossia “una combinazione di parti o
elementi riunite in un tutto”
3
, volto al conseguimento di uno scopo comune.
Le prime ricerche complete sulla realtà sistemica furono condotte negli anni
’50 del secolo scorso da un biologo americano di origine austriaca, von
Bertalanffy, studi e concezioni che si consolidarono in seguito nella c.d.
“Teoria generale dei sistemi”, che poi ha trovato altri e successivi
ampliamenti.
1
La dottrina è stata concorde nel definire il fenomeno aziendale come un fenomeno non transitorio: in
modo particolare ZAPPA (Le produzioni nell’economia delle imprese, Milano, Giuffrè, 1956) ha
voluto accentuare questa caratteristica definendo difatti l’azienda come un “istituto economico
destinato a perdurare”; poi GIANNESSI (Le aziende di produzione originaria, Pisa, Cursi, 1960)
aveva ritenuto che il fine dell’azienda è da ritenersi “a valere nel tempo”; la dottrina straniera, col
GALBRAITH (Il nuovo stato industriale, Torino, Einaudi, 1968) si era spinta ad affermare addirittura
l’”immortalità” della grande azienda moderna.
2
Si veda in particolare G.FERRERO, Istituzioni di economia d’azienda, Giuffrè, Milano, 1968, pag.2.
3
Cfr. L.VON BERTALANFFY, Problem of General System Theory, in General System Theory: a
new approach to unity of science, Human Biology, dic. 1951, pag 303.
L’IMPRESA, L’AMBIENTE E IL RISCHIO
13
La generale teoria dei sistemi (System theory)
4
ha riscontrato grandi consensi e
trovato applicazioni in molti campi della scienza, dalla medicina alla biologia,
dall’astronomia all’economia, perché consente, attraverso l’analisi delle
interrelazioni delle singole componenti elementari, di analizzare e
comprendere le leggi imprescindibili, i principi permanenti che ne regolano la
vita, lo sviluppo e l’equilibrio.
Questa finalità appare quanto mai utile nell’analisi economica del “sistema
azienda”
5
, definita quest’ultima dallo Zappa, come “…una coordinazione
economica in atto nella quale ogni elemento, ossia ogni fenomeno economico,
4
Per ulteriori approfondimenti, si vedano le opere cardine L.VON BERTALANFFY, Problem of
General System Theory, in General System Theory: a new approach to unity of science, Human
Biology, dic. 1951; K.E.BOULDING, General System Teory – The Skeleton of Science, in AA.VV.,
Management Classics, Goodyear Publishing Co., Santa Monica, 1981; J.W.FORRESTER, Principi
dei sistemi (trad.it), Etas Libri, Milano, 1974; F.E.KAST – J.E.ROSENZWEIG, General System
Theory, applications for organization and management, in AA.VV., Management Classics, Goodyear
Publishing Co., Santa Monica, 1981; J.C.MILLER, La teoria dei sistemi viventi, FrancoAngeli,
Milano, 1971. Si vedano anche delle riletture critiche sul tema nella dottrina economico aziendale
italiana, in particolare Antonio AMADUZZI, Istituzioni di economia aziendale, Cacucci, Bari, 1991,
pag.55-61; R.CAFFERATA, Sistemi, ambiente, tecnologia. Come si integrano nell’impresa continuità
e cambiamento, Giappichelli, Torino, 1988, pag. 19-32; F.FONTANA, Il sistema organizzativo
aziendale, FrancoAngeli, Milano, 1981, pag. 59-66; F.RANALLI, Il sistema aziendale: aspetti
costitutivi ed evolutivi, in E.CAVALIERI (a cura di), Appunti di economia aziendale, vol II: Aree
funzionali e governo aziendale, Kappa, Roma, 1995; S.VICARI, L’impresa vivente. Itinerario di una
diversa concezione, Etaslibri, Milano, 1991, pag. 21-29.
5
L’applicazione della concezione sistemica all’azienda, posizione teorica oggi piuttosto condivisa e
consolidata, si è avuta, in modo consapevole e pieno ad opera dello Zappa. Già in precedenza, però,
insigni maestri della Ragioneria come Cerboni, Rossi e Besta avevano fornito una rudimentale visione
sistemica (per ulteriori approfondimenti si veda U.BERTINI, Il sistema d’azienda. Schema d’analisi,
Opera Universitaria, Pisa, 1977, pag.8-11); Besta, infatti, aveva parlato di “sistema dei fatti di
gestione” (Cfr. F.BESTA, La Ragioneria, parte I, in Ragioneria generale, vol. I, edizione riveduta ed
ampliata col concorso di V.Alfieri, C.Ghidiglia, P.Rigobonti,, Vallardi, Milano, 1922, pag.41), ma è
senza dubbio Zappa ad aver per primo posto in luce il carattere sistemico dell’azienda.
L’IMPRESA, L’AMBIENTE E IL RISCHIO
14
ha la sua ragione d’essere in corrispondenza agli altri elementi ed allo stesso
complesso”
6
.
In linea generale, gli elementi caratterizzanti un sistema, che ne
contraddistinguono il funzionamento e che possono, tra l’altro, facilmente
essere riscontrabili nella realtà d’azienda, sono senza dubbio
7
:
ξ la sua articolazione in subsistemi di ordine inferiore ed in una
molteplicità di parti elementari
8
;
ξ l’interrelazione delle suddette parti rispetto all’obiettivo comune da
raggiungere;
ξ il suo legame funzionale con sistemi esterni di ordine anche
superiore.
6
Cfr. G.ZAPPA, Il reddito di impresa, Milano, 1950, pag.13 in cui si sviluppano concetti già
anticipati, in fase germinale, dello stesso autore, in Tendenze nuove negli studi negli studi di
Ragioneria. Discorso inaugurale dell’anno accademico 1926-27 nel R.Istituto Superiore di Scienze
Economiche e Commerciali di Venezia, Istituto editoriale scientifico, Milano, 1927, pag.30.
7
Cfr. S.SCIARELLI, Economia e gestione dell’impresa, Cedam, Padova, 1999, pag. 6 e ss.
8
L’Amaduzzi, a tal proposito, individua, all’interno dei sistemi aziendali, tre sottosistemi:
a) Decisionale;
b) Organizzativo;
c) Informativo.
Tali subsistemi, naturalmente, rappresentano visioni particolari ma non parziali del sistema aziendale
che va comunque analizzato nella sua unitarietà, subsistemi i quali possono essere a loro volta ancora
scomposti in subsistemi di ordine inferiore. Cfr. A.AMADUZZI, Il sistema aziendale ed i suoi
sottosistemi, in RIREA, n.1/1972 ed anche in E.CAVALIERI (a cura di), Appunti di economia
aziendale, vol II: Aree funzionali e governo aziendale, Kappa, Roma, 1995, pag. 33 e ss.
In seguito la dottrina ha proposto altre configurazioni dell’articolazione dell’azienda in subsistemi di
ordine inferiore, in modo da far emergere l’articolazione in aree funzionali e le problematiche della
loro integrazione; per ulteriori approfondimenti si vedano vari passaggi nei lavori: U.BERTINI, Il
sistema d’azienda. Schema d’analisi, Opera Universitaria, Pisa, 1977; R.FERRARIS FRANCESCHI,
L’indagine metodologica in economia aziendale, Giuffrè, Milano, 1979; F.RANALLI, Il sistema
aziendale: aspetti costitutivi ed evolutivi, in E.CAVALIERI (a cura di), Appunti di economia
aziendale, vol II: Aree funzionali e governo aziendale, Kappa, Roma, 1995, pag. 26 e ss.
L’IMPRESA, L’AMBIENTE E IL RISCHIO
15
Osservando l’azienda, infatti, possiamo rilevare come essa si configuri come
“qualcosa di più della somma dei suoi componenti, (…) (quale) sistema
interconnesso perennemente perturbato”
9
, ove “i singoli elementi che
costituiscono il tutto sono interdipendenti fra di loro e assumono carattere
complementare rispetto all’unità (azienda)”
10
; la teoria dei sistemi, quindi, può
essere applicata con successo per l’analisi del fenomeno aziendale
11
e si è col
tempo consolidata nella cosiddetta concezione sistemica dell’azienda
12
.
Il sistema azienda, si configura, in particolare, quale sistema cibernetico,
ovvero istituito e governato dall’uomo per il raggiungimento di un definito
obiettivo
13
e si caratterizza dall’apparire
14
:
9
Cfr. G.ZAPPA, Il reddito di impresa, Milano, 1950, pag.12. A conferma di ciò stato autorevolmente
affermato come “non si può gestire una qualsiasi azienda di ogni tipo e dimensione, se non si ha la
consapevolezza del quadro unitario dell’azienda come sistema; se non si riesce ad avere una visione
dell’intero campo aziendale e se non si riesce a decidere e compiere ogni operazione valutando le
conseguenze che essa ha non di per sé, ma in quanto è complemento di quel sistema unitario”, da
A.AMADUZZI, Economia Aziendale. Concetti e applicazioni, Cacucci, Bari, 2000, pag. 36.
10
Cfr. L.C. LUCIANETTI, Economia aziendale – lezioni e letture, Libreria dell’Università editrice,
Pescara, 1997 pag.128.
11
Illuminante e punto di riferimento per le successive analisi teoriche, appare l’ulteriore contributo
dello ZAPPA nell’articolo La nozione di sistema: le sue vaste applicazioni: I diversi sistemi dei valori
nell’economia di ogni azienda, in Il Risparmio, n.11/1959.
12
Per ulteriori approfondimenti su questa concezione, si analizzino, fra gli altri, A.AMADUZZI,
L’Azienda nel suo sistema e nell’ordine delle sue rilevazioni, Utet, Torino, 1978, pag. 20 e ss.;
U.BERTINI, Il sistema azienda, Giappichelli, Torino, 1990, pag.11 e ss.; F.SUPERTI FURGA,
Osservazioni sulla logica operativa dei sistemi aziendali integrati, Giuffrè, Milano, 1971 pag.2 e ss.
13
Cfr. A.AMADUZZI, Economia Aziendale. Concetti e applicazioni, Cacucci, Bari, 2000, pag. 36; in
relazione all’esigenza dell’intervento dell’uomo nella costituzione e nell’orientamento del sistema
ogni qualvolta esso non è in grado di autogovernarsi, il Bertini definisce l’azienda come un sistema
cibernetico imperfetto (Cfr. U.BERTINI, L’impresa come sistema cibernetico, in AA.VV., Studi di
ragioneria, organizzazione e tecnica economica, Scritti in onore del prof. A.Riparbelli, vol.I, Cursi,
Pisa, 1975, pag. 122-123).
14
Cfr. S.SCIARELLI, Economia e gestione dell’impresa, Cedam, Padova, 1999, pag. 6 e ss.;
M.ZITO, Fisiologia e patologia delle crisi di impresa, Giuffrè, Milano, 1999, pag.10.
L’IMPRESA, L’AMBIENTE E IL RISCHIO
16
a) dinamico, essendo in continuo movimento verso la ricerca di un
equilibrio tendenziale e comunque di condizioni economiche di
operatività sempre più favorevoli
15
;
b) complesso, essendo costituito da una pluralità di variabili
intercorrelate e complementari che si fondono ad unità;
c) aperto, generando una fittissima rete di dipendenze e interrelazioni
con l’ambiente generale e specifico in cui l’impresa stessa si trova
ad operare.
Tale concezione può rappresentare, nel nostro caso, un presupposto utile per
avvicinarsi allo studio delle crisi di impresa, giacché consentirebbe, come
meglio vedremo, di isolare gli elementi perturbatori dell’equilibrio del
sistema, e di individuare degli interventi, in parte mirati, volti a riguadagnare
una condizione di equilibrio tendenziale dell’intero sistema.
15
Sul particolare carattere di “dinamismo” della realtà aziendale si vedano, A.CECCHERELLI,
Economia aziendale e amministrazione delle imprese, Barbera, Firenze, 1948, pag.121; V.CODA, La
struttura delle imprese nei molteplici settori produttivi, Giuffrè, Milano, 1963, pag.22; P.ONIDA,
Economia d’azienda, Utet, Torino, rist.1990, pag. 4; G.ZAPPA, Il reddito di impresa, Milano, 1950,
pag.12.
L’IMPRESA, L’AMBIENTE E IL RISCHIO
17
1.2. - L’AMBIENTE IN CUI L’IMPRESA OPERA
Il riconoscimento dell’azienda quale sistema aperto, come detto, genera una
fitta rete di legami e interdipendenze con singole variabili dell’ambiente
generale e specifico in cui ciascuna di essa si trova ad operare.
Mentre in passato gli studi economici consideravano l’ambiente quale dato,
stabile e facilmente prevedibile e configuravano l’azienda con un sistema
chiuso, tesa all’ottimizzazione scientifica dei suoi processi interni, l’attuale
tendenza, come già detto, è quella giustamente di considerare l’azienda come
un sistema aperto: esso, in generale, per sopravvivere è chiamato ad intessere
una fitta rete di rapporti con l’ambiente esterno dal quale attinge
continuamente input ed al quale rivolge in prevalenza i suoi output
16
.
L’ambiente rappresenta un insieme di fenomeni o accadimenti che sono
esterni ai confini dell’azienda, ma che direttamente la influenzano, in modo
talvolta rilevante, costituendo per essa fonte di minacce, incertezza e
imprevedibilità, ma a volte anche di inaspettate opportunità di sviluppo. Per lo
scopo del lavoro occorre sottolineare, come vedremo meglio in seguito, come,
proprio quando le minacce si manifestano, l’azienda può trovarsi esposta a
situazioni di crisi, a volte così gravi da compromettere le condizioni di
sopravvivenza e quindi di esistenza autonoma e duratura di cui sopra.
Risulta assolutamente necessario, quindi, per ciascuna realtà aziendale,
riconoscere ed analizzare le diverse variabili che compongono l’ambiente, le
loro esplicite e implicite interrelazioni per individuare il grado di vulnerabilità
aziendale ed eventuali azioni per migliorare la compatibilità prospettica fra
impresa ed ambiente, condizione essenziale per la sua duratura sopravvivenza.
16
Cfr. R.L.DAFT (ediz.it. a cura di R.C.D.NACAMULLI – D.BOLDIZZONI), Organizzazione
aziendale, Apogeo, Milano, 2001, pag. 19 e ss.
L’IMPRESA, L’AMBIENTE E IL RISCHIO
18
Le moderne economie sono inoltre caratterizzate da uno spiccato carattere
di mutevolezza e dinamicità ambientale, visto l’abbattimento dei confini fisici
fra diversi ambienti economici, la globalizzazione, lo sviluppo tecnologico e
l’accelerazione iperbolica della velocità dei sistemi di comunicazione e
dell’evoluzione dei modelli di consumo; tutto ciò amplifica e agisce da
moltiplicatore della variabilità e complessità ambientale e quindi mette sempre
più in risalto la necessità della moderna azienda di conoscere tempestivamente
il network delle variabili ambientali e di correlarsi ad esse in modo positivo
17
.
Secondo la prevalente dottrina e quanto riportato in fig.1.1, le variabili
ambientali possono essere classificate in
18
:
¾ VARIABILI GENERALI
o Situazione economica generale (tasso di sviluppo economico,
saggio di disoccupazione, inflazione, ecc.): è forse la variabile
fondamentale da qualificare per direzionare correttamente un
programma di sviluppo;
o Stato delle istituzioni: l’elemento politico-istituzionale, il
quadro normativo in cui un soggetto aziendale è chiamato ad
operare, il livello di tassazione sui redditi, la politica del lavoro,
possono costituire delle minacce o delle enormi possibilità di
sviluppo per ogni azienda;
17
Per un maggiore approfondimento dell’evoluzione della interazione fra impresa e ambiente, si veda
S.SCIARELLI, Economia e gestione dell’impresa, Cedam, Padova, 1997, pag. 33-35.
18
L.C. LUCIANETTI, Economia aziendale – lezioni e letture, Libreria dell’Università editrice,
Pescara, 1997 pag. 164; E. CAVALIERI, Ricerche dell’economia dell’impresa, Padova, 1984, pag.
267 e ss.
L’IMPRESA, L’AMBIENTE E IL RISCHIO
19
o Livello dei servizi e delle infrastrutture: costituisce variabile
fondamentale sia nella genesi di impresa (per esempio nelle
scelte di location), sia nelle dinamiche di successivo sviluppo;
o Politica del territorio: conoscere in anticipo la sua direzione
può rappresentare un fattore di successo mentre una politica del
territorio ostile può rappresentare una causa di crisi aziendale;
o Situazione demografica (indice di mortalità, speranza di vita,
ecc.): elemento fondamentale per direzionare in modo corretto
l’offerta di prodotti/servizi;
o Livello di istruzione: elemento importantissimo per le aziende
sia in fase di reperimento di personale o di manodopera
specializzata, sia in fase di vendita dei prodotti/servizi in quanto
è imprescindibile considerare la capacità dei consumatori di
accogliere o apprezzare, per esempio, un prodotto innovativo;
o Tutela ambientale: può rappresentare un elemento ostativo per
le imprese che sono chiamate a sopportare maggiori costi, ma
anche può essere un’opportunità di sviluppo con ritorni non
immediatamente misurabili e ravvisabili in termini di immagine
aziendale e approvazione della comunità sociale in cui ogni
impresa vive ed opera;
¾ VARIABILI TECNOLOGICHE
o Livello della ricerca scientifica: se alto, costituisce un valido
humus che alimenta il processo aziendale e migliora la
competitività, favorendo l’innovazione dei prodotti e dei
processi, rendendo l’impresa, così, meno vulnerabile;
o Situazione tecnologica: capacità di saper tradurre le teorie
scientifiche generale e astratte in applicazioni tecniche di
immediato utilizzo per le aziende;
o Conoscenze o know-how: stato delle scoperte scientifiche;
L’IMPRESA, L’AMBIENTE E IL RISCHIO
20
¾ VARIABILI DI MERCATO
o Mercato del lavoro: mercato dalla quale l’impresa attinge gli
uomini sui quali fondare il suo progetto di crescita e ai quali
affidare i suoi obiettivi;
o Mercato dei capitali: mercato in cui si scambiano le risorse
finanziarie alimentate tradizionalmente dal risparmio delle
famiglie attraverso l’intermediazione delle banche; nuovi
intermediari finanziari con strumenti innovativi hanno
aumentato le vie di reperimento di capitali per le imprese;
o Mercato dei fattori: mercato dal quale l’impresa attinge tutte
quelle risorse da immettere nel processo produttivo;
o Mercato di sbocco: in esso vanno monitorati con molta
attenzione i clienti, i consumatori in generale visti come
potenziali clienti, i concorrenti (cioè le aziende pronte o
potenzialmente capaci di immettere sul mercato lo stesso
prodotto/servizio).
L’IMPRESA, L’AMBIENTE E IL RISCHIO
21
Figura 1.1 – Il grande radar delle variabili ambientali