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INTRODUZIONE
L’elaborato si propone di analizzare il paradigma di giustizia proposto dalla
restorative justice e, più nello specifico, viene preso in esame l’istituto della mediazione
penale minorile come strumento di intervento educativo e responsabilizzante nei
confronti dei minori autori di reato. Lo scopo della giustizia riparativa è quello di
rendere cosciente il reo dell’azione che ha commesso, dargli la possibilità di auto-
responsabilizzarsi al fine di riparare il suo danno nei confronti della vittima e della
società. Allo stesso tempo, la restorative justice offre un ruolo primario anche alla
vittima di reato, che nella giustizia tradizionale resta a latere, esclusa dal procedimento
penale. La mediazione penale è lo strumento principe con il quale si permette l’incontro
tra reo e vittima, nel tentativo di stabilire una comunicazione tra le parti e ridurre il
rischio di recidiva.
Gli interrogativi di ricerca che hanno mosso questo lavoro sono i seguenti: la
mediazione penale viene percepita dal minore come un escamotage? La mediazione
penale contribuisce davvero all’auto-responsabilizzazione del reo minorenne? È uno
strumento valido alla rieducazione e al reinserimento sociale del minorenne autore di
reato? La mediazione penale può essere applicata anche a casi di reati gravi?
Lo sguardo di analisi adottato all’interno di questa ricerca è sociologico, ma
vengono poste le basi anche per una proposta che miri sempre di più ad interventi
pedagogici. Infatti, come sostiene Jacqueline Morineau, mediatrice e autrice francese, la
mediazione è educazione
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ed è quindi necessario insegnare all’individuo sin dalla prima
infanzia a riconoscere e gestire le proprie emozioni, scegliendo conseguenzialmente i
comportamenti da mettere in atto all’interno della società, il rispetto delle regole e degli
altri attori sociali, l’autostima e la fiducia.
L’elaborato si compone di quattro capitoli. Il primo è un capitolo metodologico
che si concentra sull’introduzione degli interrogativi di ricerca e sulla spiegazione più
analitica delle metodologie e delle fonti utilizzate. All’interno di tale lavoro si ritrovano
indagini statistiche: queste sono state affrontate grazie ai dati reperiti presso i siti web di
Istat.it, Giovani.Stat.it
2
e dell’Annuario Giudiziario Statistico Italiano
3
. Per studiare ed
1
Lo spirito della mediazione, 2000, pag. 126.
2
Consultabile all’indirizzo web http://dati-giovani.istat.it/Index.aspx.
3
Consultabile all’indirizzo web www.istat.it.
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illustrare la parte teorica della ricerca sono state utilizzate monografie, articoli di vari
autori pubblicati su riviste accademiche cartacee e in particolar modo ci siamo serviti
della rivista Minorigiustizia di Franco Angeli. Purtroppo, a causa dell’epidemia sanitaria
Covid-19 non è stato possibile usufruire dei servizi bibliotecari ed è per questo che ci
siamo avvalsi anche di papers online e siti web dedicati alla materia presa in esame.
Nel secondo capitolo dell’elaborato si trova un breve preambolo sulla letteratura
della devianza minorile. Non esiste una concezione univoca del significato di devianza
perché essa è soggetta a continui mutamenti storici, geografici ed etico-culturali.
Esistono vari filoni di ricerca e approcci teorici-interpretativi che danno luogo a
concettualizzazioni diverse della devianza: tra queste vi sono prospettive che non
dialogano tra loro e che sono state brevemente descritte nella prima parte di questo
capitolo. Segue la ricerca statistica sui numeri della criminalità minorile italiana, svolta
grazie ai dati raccolti sul sito web Giovani.Stat.it. L’indagine ha preso in considerazione
gli ultimi cinque anni dell’attuale decennio, dal 2015 al 2019 inclusi, e i dati relativi ai
minori autori di reato compresi tra i quattordici e i diciotto anni, suddivisi tra minori
italiani maschi, minori italiani femmine, minori stranieri maschi e minori stranieri
femmine, denunciati e arrestati dalle Forze dell’Ordine. Una volta raccolti questi dati
riguardanti i delitti presi in esame, si è svolto un confronto tra “maschi italiani” e
“maschi stranieri” con la corrispettiva variazione di percentuale annuale. Infine, si è
affrontato il tema del carcere minorile come extrema ratio. I minori sono soggetti con
una personalità in fieri e la commissione di un reato suscita sentimenti contrastanti: per
questo si necessita di risposte e interventi diversi, mirati alla rieducazione e al re-
inserimento del minore reo nella società. Nell’ultima parte del capitolo è stata affrontata
un’ulteriore ricerca statistica utilizzando l’Annuario Giudiziario Statistico Italiano che
mostra i dati relativi ai minori presenti all’interno dei servizi previsti dalla giustizia
minorile per ogni anno preso in esame. Successivamente, è stato svolto un confronto tra
questi dati, calcolando per ogni anno la variazione di percentuale, così da poter valutare
i cambiamenti degli ingressi annuali nei vari servizi della giustizia minorile.
Nel terzo capitolo abbiamo affrontato più specificamente il tema del processo
penale minorile introducendo il quadro normativo internazionale e nazionale che lo
legiferano e una sintetica contestualizzazione degli articoli più rilevanti ai fini della
nostra ricerca. Inoltre, per comprendere meglio il funzionamento del processo penale
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minorile, vengono esplicitati i principi cardine su cui esso si fonda: sussidiarietà,
adeguatezza, minima offensività e residualità della detenzione. Vengono
successivamente analizzate più dettagliatamente le norme del D.P.R. 448/1988
Disposizioni sul Processo Penale a carico di imputati minorenni. Il processo penale
minorile deve avere come obiettivo principale quello di realizzare una ripresa
dell’itinerario educativo del minore e del suo reinserimento all’interno della società. Si
descrivono brevemente anche gli strumenti previsti dal D.P.R 448/1988 volti alla rapida
fuoriuscita del minore dal circuito penale e si pone particolare attenzione all’istituto
della messa alla prova. Questa dà la possibilità al minorenne di dimostrare all'autorità
giudiziaria e alla società di aver compreso l'errore della condotta messa in atto e di
essersi impegnato al cambiamento, attivando il progetto di intervento per lui elaborato
dai servizi minorili di competenza. Infine, viene presentata la figura dell’educatore
professionale che ritroviamo nelle comunità minorili, all’interno delle quali i minori
trascorrono il periodo di messa alla prova. L’educatore è importante nell’ambito penale
perché rappresenta il punto di riferimento del minore che si trova a dover affrontare
questo percorso lontano dai propri affetti. Lo strumento principale dell’educatore
professionale è la relazione educativa che viene instaurata col minore: questa, insieme
alla fiducia reciproca, sono fondamentali affinché si possano raggiungere gli obiettivi
stabiliti dal progetto di intervento.
Nel quarto capitolo dell’elaborato vengono affrontati i temi della giustizia
riparativa e dell’istituto della mediazione penale minorile. Siamo partiti con un excursus
storico dei paradigmi di giustizia che nel corso degli anni si sono susseguiti: retributivo,
rieducativo e riparativo, soffermandoci in particolar modo sull’analisi di quest’ultimo
modello di giustizia, il cui fine è quello di eliminare le conseguenze dei danni causati
alla vittima da parte del reo. Lo strumento principale della giustizia riparativa è la
mediazione penale che viene applicata maggiormente, se non unicamente, all’ambito
penale minorile. Dopo aver delineato gli articoli che permettono il suo riconoscimento
giuridico, sono stati analizzati in modo più ampio e approfondito gli aspetti tecnici e
applicativi di tale pratica esplicitando le varie fasi che la compongono e i suoi obiettivi
principali. Ricordiamo che la mediazione penale non ha come obiettivo solo l’auto-
responsabilizzazione del reo, ma si concentra anche sui bisogni della vittima, la quale
deve poter ritrovare la dignità perduta ed elementi che l’aiutino a continuare a vivere
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andando oltre l’evento doloroso senza ritenersi responsabile di ciò che le è accaduto e
cadere in quella che viene definita vittimizzazione secondaria. Infine, è stata presentata
la figura del mediatore penale che deve essere un soggetto equi-prossimo, neutrale ed
imparziale, nei confronti di entrambe le parti coinvolte in mediazione.
Per risolvere gli interrogativi di partenza della ricerca sono state condotte quattro
interviste rivolte a figure professionali fino a qui descritte: tre mediatori penali e un
educatore di comunità minorile, che hanno risposto a domande puramente tecniche sulla
mediazione e ad altri quesiti in base alla loro esperienza professionale e personale. Le
interviste sono state condotte a distanza tramite la piattaforma Google Meet in quanto i
mediatori sono residenti a Cosenza e a Padova, mentre per quanto riguarda l’ultimo
soggetto intervistato, residente a Lucca, si è scelto di utilizzare la comunicazione online
per rispettare le normative socio-sanitarie vigenti in questo periodo storico.
Di particolare importanza è l’intervista a Lorenzo Sciacca, ex detenuto e oggi
coordinatore di un centro di giustizia riparativa a Padova, il quale ci ha raccontato la sua
storia da entrambi i punti di vista: quello di un minorenne, adesso adulto, che ha scelto
la carriera criminale e che ha vissuto più di vent’anni all’interno del carcere; e quello
del mediatore penale che è diventato una volta finito di scontare la sua pena detentiva.
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CAPITOLO PRIMO
Il disegno della ricerca
1.1 Interrogativi di ricerca
Il presente elaborato si propone di analizzare la Restorative Justice come
risposta al reato, approfondendo l’istituto della mediazione penale minorile come
strumento di intervento educativo e responsabilizzante nei confronti del minore
autore di reato. Questa nuova concezione di giustizia nasce da una profonda
insoddisfazione verso il concetto retributivo e rieducativo di pena. L’approccio
riparativo, infatti, trova il proprio presupposto fondamentale nel considerare come
prioritaria, rispetto all’intervento sanzionatorio, la riparazione di un danno
prodotto nei confronti dei soggetti coinvolti dal reato: reo, vittima e comunità.
Secondo la filosofia riparativa, l’intervento su questi soggetti deve tendere ad una
riconciliazione e ad un rafforzamento del senso di sicurezza collettivo
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.
Come avremmo modo di vedere nel corso di questo lavoro di ricerca, gli
obiettivi principali dell’approccio riparativo di giustizia sono l’auto-
responsabilizzazione del minore autore di reato, la prevenzione del rischio di
recidiva e il reinserimento del reo all’interno della comunità tramite strumenti atti
a ridurre le conseguenze stigmatizzanti che inevitabilmente provengono
dall’esperienza penale.
Gli interrogativi di ricerca che muovono questo elaborato sono i seguenti: la
mediazione penale viene percepita dal minore come un escamotage? La mediazione
penale contribuisce davvero all’auto-responsabilizzazione del reo minorenne? È uno
strumento valido alla rieducazione e al reinserimento sociale del minorenne reo? La
mediazione penale può essere applicata anche a casi di reati gravi ed estremi?
L’obiettivo che si vuole perseguire è quello di verificare se questa proposta giuridica
offre realmente una seconda chance al minore reo per reinserirsi nella società, senza
affrontare l’iter giudiziario penale e scontare la pena in carcere. Il ricorso alla
detenzione come risposta alla devianza giovanile è da considerarsi una misura
estremamente residuale: la reclusione ha conseguenze catastrofiche sulle personalità in
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Patrizi P., Giustizia e pratiche riparative per una cultura del rispetto e delle responsabilità, in
Minorigiustizia N. 1/2016, pag. 7.