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Il ruolo economico della distribuzione, però, varia moltissimo da un settore
all’altro e, di conseguenza, le modalità con cui si può organizzare il rapporti di
canale con l’industria, da un lato, e con la domanda, dall’altro, è molto variegato.
Per questo motivo, occorre in primo luogo segmentare l’offerta in settori
merceologici rilevanti sul piano commerciale e quindi notare di conseguenza il
comportamento d’acquisto del consumatore rispetto a tale tipologia di beni. In
queesto caso ci si concentra sul comparto non alimentare, in particolare sul settore
degli elettrodomestici e dell’elettronica di consumo.
Il presente lavoro ha come scopo illustrare l’interazione di questi due
fenomeni, l’avanzata del credito al consumo e della grande distribuzione, e cosa
questa relazione comporti per il consumatore finale, soprattutto nel clima di crisi che
pervade questi ultimi anni.
A tal proposito, nel primo capitolo saranno illustrate le caratteristiche
principali delle imprese commerciali, i motivi della rapida espansione degli ultimi
anni e la loro evoluzione nel tempo nel panorama italiano, con un focus particolare
sul comparto non alimentare e sul formato GSS.
Il secondo capitolo è dedicato alla crescita del credito al consumo in relazione
ai mutevoli comportamenti d’acquisto dei consumatori moderni. Si comincia con
una descrizione breve delle varie forme di credito, per poi descriverne l’evoluzione
dalla fine degli anni ’90 ad oggi.
L’interazione tra distribuzione e credito e come questa relazione influenzi i
consumatori e i loro comportamenti d’acquisto è il tema centrale del terzo capitolo.
In particolare, si evidenziano i vantaggi che gli attori coinvolti possono ottenere da
questa collaborazione. Dal punto di vista del consumatore, si analizza il
comportamento d’acquisto e come la possibilità di accedere ad un finanziamento
rivoluzioni il proprio vincolo di liquidità, rischiando, nei casi peggiori, di far
collassare la situazione debitoria in un caso di sovraindebitamento. A tal proposito si
evidenzia la tradizionale cautela degli Italiani nel ricorrere a forme di credito e come
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un accurato marketing distributivo possa invece promuovere tale forma di
pagamento. Il paragrafo finale si concentra sugli effetti della crisi sui consumi e
sugli effetti che questa potrebbe avere sulla richiesta di finanziamenti.
Il quarto capitolo è interamente dedicato al settore degli eletrodomestici
dell’elettronica di consumo e si propone di verificare l’impatto dell’evoluzione della
grande distribuzione e del credito al consumo su questa categoria merceologica. In
particolare, nella prima parte si spiegano le motivazioni che hanno portato
all’affermarsi del formato GSS, nella seconda si evidenzia l’andamento dei consumi
e le intenzioni di acquisto per i prossimi 3 mesi, mentre la terza parte è dedicata
all’analisi contestuale di due grandi player del settore: Mediaworld e Unieuro.
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1. Le Imprese Commerciali
1.1 Il cambiamento di rilevanza delle imprese distributive
Il settore commerciale è dato dall’insieme delle imprese commerciali e
rappresenta un comparto fondamentale dell’economia. L’importanza delle imprese
commerciali emerge chiaramente se si osserva il fatturato che esse sono in grado di
sviluppare, spesso maggiore di quello di molte fra le principali aziende di
produzione.
L’impresa commerciale svolge come attività prevalente la compravendita di
beni. Il “prodotto” realizzato dalle imprese distributive è il punto vendita in cui il
cliente può trovare un insieme di più merci, realizzate da numerose imprese
industriali, e di servizi.
I negozi hanno un ruolo molto importante perché rappresentano il
fondamentale anello di congiunzione tra produzione e consumo. Tali intermediari
permettono dunque di colmare quel gap spazio temporale che divide le aziende di
produzione dal cliente finale, consentendo il matching tra offerta e domanda. Si
spiega così come questo settore sia diventato fondamentale nella nostra economia,
con quattro milioni di addetti in un milione di punti vendita sul territorio nazionale.
Rispetto al passato, le imprese di distribuzione si sono evolute da passiva
cinghia di trasmissione dei prodotti a enti in grado di governare il mercato
1
.
Per le imprese produttrici affidare la gestione dei flussi di distribuzione a
degli intermediari si giustifica in quanto essi, grazie alla loro specializzazione,
possono occuparsene con maggiore efficienza. Prima di tutto, attraverso gli
intermediari le aziende sono in grado di ridurre il numero di contatti necessari per
1
Per un approfondimento sul tema si rinvia a Lugli e Pellegrini (2005)
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creare un’interazione fra tutti i componenti del processo di scambio: un sistema di
scambi centralizzato è più efficace, perché permette di ridurre il numero di
transazioni necessarie all’incontro fra domanda e offerta.
Inoltre l’intermediario è in grado di conseguire economie di scala perché
esercita le funzioni di sua competenza per un volume più elevato rispetto al
produttore: si pensi per esempio ai costi per il servizio fornito da un grossista che
vengono ripartiti fra più utenti. In questo modo la vendita riesce ad essere effettuata
ad un costo inferiore di quello che risulterebbe se ogni venditore dovesse contattare
per conto proprio i diversi dettaglianti.
L’importanza dei distributori riguarda anche la creazione di un assortimento
migliore per i clienti: i fabbricanti producono grandi quantità di beni
complessivamente poco diversificati, mentre il consumatore ricerca prodotti precisi,
diversi a seconda del tipo di bisogna da soddisfare. A tal fine le imprese
commerciali riescono a creare un assortimento vario, selezionando i prodotti
disponibili secondo il target dei propri clienti, comportando una riduzione del tempo
necessario alla ricerca.
La valenza sempre più cospicua dei retailer riguarda inoltre la relazione con il
consumatore: è evidente come oggi il punto vendita sia sempre più influente nelle
sue scelte. Banalmente, il momento d’acquisto viene deciso all’interno dello store e
non in una fase antecedente; spesso, però, la stessa volontà d’acquisto viene
modificata o ampliata grazie agli stimoli che il luogo d’acquisto trasmette al
consumatore. Oggi infatti i negozi, in particolare le grandi superfici, cercano di
proporre ambienti e atmosfere sempre più personalizzate, con l’obiettivo di suscitare
una varietà di reazioni psicologiche e comportamentali in grado di accentuare la
propensione all’acquisto. Non soltanto l’“edonista”, l’utente finale più incline alla
suggestione ambientale viene condizionato dal luogo d’acquisto, ma anche il
consumatore “utilitarista”, ovvero un individuo caratterizzato da un approccio al
consumo razionale caratterizzato dall’individuazione del bene, antecedente alla
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scelta del punto vendita. Altro elemento essenziale è l’affievolimento dell’affezione
che intercorre tra l’acquirente e il brand di un prodotto, a vantaggio della
fidelizzazione di quest’ultimo nei confronti di un determinato negozio o catena.
Infatti il consumatore avendo sempre meno tempo a disposizione, vuole che quello
speso per lo shopping sia maggiormente valorizzato e proprio per questo effettua
una selezione più attenta dei punti vendita.
1.2 Evoluzione dei formati distributivi
La rivoluzione commerciale degli ultimi anni ha portato una trasformazione
repentina dei canali distributivi, cambiando assetti organizzativi e competitivi.
Si può affermare che la modernizzazione sia partita dagli Stati Uniti: non a
caso, la prima impresa al mondo in termini di fatturato è Wal-Mart.
In Europa, la formula del supermercato si è sviluppata nel Regno Unito,
quella dell’ipermercato in Francia e il discount in Germania. Ancora oggi, le grandi
marche della distribuzione seguono questa divisione geografica: nel discount
troneggiano le tedesche Lidl e Aldi, tra gli ipermercati le francesi Auchan e
Carrefour, tra i supermercati le inglesi Saintsbury, Tesco e Asda.
Nel nostro paese, a causa di vincoli normativi esistenti fino a qualche anno fa,
il ruolo di traino nella distribuzione è stato assunto da forme di associazionismo e
cooperazione; infatti, l’impresa di maggiori dimensioni per la distribuzione di beni
di largo consumo è Coop Italia.
Il ruolo centrale delle imprese distributive è stato recentemente accresciuto
dalla concentrazione di più marchi in uniche centrali d’acquisto, al fine di aumentare
il controllo dei canali e il potere d’acquisto verso le imprese produttrici, come nel
caso di GS-Carrefour. Oltre ad uno sviluppo dimensionale, bisogna considerare
l’accrescimento nell’orientare le preferenze della domanda, fino allo sviluppo di un
proprio marketing svincolato dalle iniziative delle imprese industriali.
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Come dimostrato dai trend di consumo degli ultimi anni, dal punto di vista
della domanda, le preferenze dei consumatori si spostano verso le merceologie più
convenienti e dove possibile, come per i prodotti di largo consumo, si muovono
lungo la scala di prezzo preferendo ai prodotti di marca i primi prezzi o quelli a
marchio del distributore, innescando un meccanismo di cosiddetto downgrading
delle spesa. Contemporaneamente, la ricerca della convenienza spinge le famiglie
verso i canali distributivi più efficienti e rinnova la loro fiducia nei confronti degli
esercizi della grande distribuzione. Tra questi sembrano mettere a segno risultati
importanti discount e supermercati, ovvero quei punti vendita che meglio di altri
riescono ad associare prezzi convenienti e servizi di prossimità. In questa difficile
congiuntura anche gli iper, che avevano fatto segnare una battuta d’arresto nella
prima parte del 2007, tornano invece a crescere nel primo semestre del 2008 pur a
fronte del maggiore costo del carburante necessario per raggiungerli. Sembra invece
tornare a ridursi lo spazio per il dettaglio tradizionale che ha invertito bruscamente
la favorevole tendenza che sembrava premiarlo appena un anno fa.
1.3 La grande distribuzione in Italia
Il numero delle attività commerciali al dettaglio ha proseguito anche nel 2007
un trend positivo di crescita superando le 778 mila unità. La crescita dei punti
vendita ha fatto segnare però una significativa decelerazione. Nell’ultimo anno
infatti il numero degli esercizi commerciali è aumentato di appena lo 0,2% a
differenza dei due anni precedenti in cui la crescita aveva fatto segnare incrementi
più marcati (rispettivamente il 2,04% nel 2006 e lo 0,98% nel 2005).
La struttura della distribuzione italiana, rimane dunque tuttora connotata da
spinte espansionistiche che proseguono ininterrottamente, sia pure con intensità
differente, dal 2000 ad oggi. La crescita, infatti, dal 2000 al 2007 è stata
complessivamente superiore al 9%.