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clientela elitaria e gli operatori del settore hanno progressivamente scelto la
strada della �stratificazione� della clientela, riassumendo in s� una varia ed
ampia gamma di servizi e prodotti a seconda del livello e delle esigenze
personali del risparmiatore.
In questo contesto s�inserisce il presente lavoro che, tenendo presenti
queste recenti evoluzioni, andr� ad analizzare �come� e �se� il settore del
Private Banking negli ultimi anni � riuscito, trasformandosi, a creare valore
per gli stessi azionisti che hanno creduto in questo business.
A tal fine, dopo una panoramica di settore e su cosa significa �creare
valore�, sar� analizzata una Private Bank, attraverso un adeguamento del
metodo EVA (Economic Value Added), tradizionalmente usato per le
imprese industriali.
Confronteremo, successivamente, i risultati ottenuti con alcuni
principali concorrenti, per vedere l�evoluzione del settore.
Infine, si cercher� di capire se il metodo utilizzato � applicabile a
queste tipologie di banche e se ha un valore aggiunto rispetto ad altri
metodi, generalmente utilizzati per la valutazione di queste imprese.
7
CAPITOLO PRIMO
8
1. IL SETTORE
1.1. Il Private Banking tradizionale
Il termine "private banking" si � tradizionalmente riferito al
complesso dei servizi che l'intermediario finanziario pu� offrire al privato,
in un insieme integrato d'offerta: � uso utilizzare questo termine per
indicare le proposte indirizzate alla clientela d�alto livello. E� solo nei
confronti di questa, infatti, che si pu� strutturare una serie di prestazioni
veramente integrate, sopportandone i costi.
Il privato che dispone di un elevato patrimonio manifesta una serie
complessa d�esigenze; il private banker deve essere in grado di offrire un
servizio completo di gestione patrimoniale (tanto pi� personalizzato quanto
maggiore � l'importo amministrato), unito ad un�assistenza legale e
tributaria, al fine di pianificare tutto il patrimonio anche dal punto di vista
fiscale ed ereditario.
Un aspetto che qualche intermediario italiano ha iniziato a curare (le
banche estere sono pi� attive in questo senso) � anche la gestione del
patrimonio immobiliare; dopo tutto � vero che una quota molto rilevante
della ricchezza nazionale � impiegata in immobili.
Il private banking � uno dei comparti pi� allettanti del settore
finanziario, data la sua capacit� di generare elevati margini di profitto, per i
livelli di costo relativamente contenuti, l'assenza quasi totale di rischi
creditizi (che tanto preoccupano le banche) e il basso impiego di capitale.
Il fatto � che, globalmente, le esigenze della clientela sono cresciute
parallelamente alla crescita di conoscenze e cultura che si � manifestata nel
pubblico, specialmente in quello pi� attento e acculturato. Tende quindi a
9
crescere l'aggressivit� nell'offerta da parte degli intermediari in genere: va
ricordato che questo �, per eccellenza, il campo della competizione globale.
Secondo alcune stime
1
esisterebbero nel mondo circa 2,6 milioni di persone
con una liquidit� superiore ad un milione di dollari. L�Europa ha
recentemente superato gli Stati Uniti in termini di ricchezza finanziaria
individuale e anche i capitali accumulati da una vasta schiera di nuovi
imprenditori residenti nei Paesi emergenti sono al centro dell'attenzione. -
Dal punto di vista dell'offerta, quindi, la competizione non ha
frontiere: la Svizzera rimane, in ambito europeo, al primo posto (Ginevra �
la capitale del private banking), ma ha perso terreno a favore del
Lussemburgo.
La localizzazione dei punti di vendita sul territorio non � cos�
importante come lo � per la clientela al dettaglio.
Il grande cliente, quello del private banker, se non �, soddisfatto non
esita un istante a trasferire i propri fondi su un altro intermediario.
Tutto ci�, unitamente alla crescita dei costi indotti dagli adeguamenti
normativi che impongono ovunque nel mondo maggiori controlli, fa s� che
si stia avviando, anche in quest'ambito, la tendenza alla riduzione dei
margini, il che acuisce ancor pi� la competizione.
Nel nostro Paese, la mancanza di concorrenza e una
regolamentazione di fatto protezionistica nel mercato dei servizi finanziari
hanno impedito la crescita del settore sino alla met� degli anni '90.
Molte cause d�inefficienza, non solo degli intermediari, ma del
mercato finanziario domestico nel complesso, hanno favorito
l'allontanamento di capitali dal nostro Paese.
Le prime indicazioni di una crescita qualitativa (e quantitativa) nella
predisposizione di un'offerta consistente sono successive al 1995.
Va detto che l'offerta di un servizio di private banking si basa su due
aspetti cardine:
1
Cfr.: Musile Tanzi P., Il manuale del private banker, Egea, Milano, 2001
10
• la capacit� di offrire un servizio veramente personalizzato;
• una combinazione di know-how specifico e personale tecnico di alto
livello.
Il primo aspetto � fondamentale, perch� il cliente facoltoso mostra un
grado di fedelt� assai basso verso l'intermediario (nel senso che pretende i
risultati); la conquista della fedelt� richiede per� tempi non brevi (3-5 anni).
Per quanto riguarda il personale, va rilevato che il private banker �
un soggetto con ineccepibili capacit� tecniche, relazionali e morali: in Italia,
il management di banche e imprese di investimento � cresciuto
nell'ambiente chiuso e protezionistico che si � disfatto nella prima met�
degli anni '90 (dal nuovo Testo Unico bancario al Testo Unico della
Finanza) e ci� significa che, da questo punto di vista, siamo agli inizi.
1.2. La regolamentazione
Com'� noto, il decreto legislativo 23 luglio 1996, n. 415 (c.d. decreto
Eurosim), che ha avuto il pregio di consentire alle banche e alle imprese
d�investimento pari opportunit� nel processo di restituzione al mercato
mobiliare di una piena centralit� nell'allocazione del risparmio, ha
rappresentato il punto di partenza per la predisposizione di testi unici
legislativi di coordinamento delle disposizioni in ma di servizi
d�investimento nel settore dei valori mobiliari e d�adeguatezza patrimoniale
degli intermediari.
Il compito di formulare proposte volte alla predisposizione di un
Testo Unico legislativo dell'intera disciplina dell'intermediazione
finanziaria e di completamento del processo normativo volto a rivalutare il
ruolo del sistema dei mercati nell'allocazione del risparmio fu affidato ad
una Commissione presieduta dal direttore generale del Tesoro e costituita
11
da rappresentanti del Tesoro, della Banca d'Italia, della Consob, del mondo
accademico.
Dopo un rapido iter parlamentare, lo schema di provvedimento
elaborato dalla Commissione, che a tal fine � stata assistita da un Comitato
di consulenza composto da alcuni eminenti studiosi particolarmente versati
nelle problematiche dei mercati finanziari e del diritto societario, si �
tradotto in legge con il decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58 (1) che,
peraltro, ha segnato un passo fondamentale nel processo di
modernizzazione della struttura finanziaria del nostro Paese.
Con particolare riferimento al settore dell'asset management, il
decreto legislativo n. 58/98, attraverso l'introduzione di un unico
intermediario abilitato ad esercitare contestualmente le gestioni individuali
e collettive (la societ� di gestione del risparmio, SGR
2
), ha permesso di
realizzare importanti obiettivi.
In primo luogo, � stata salvaguardata la competitivit� degli
intermediari italiani rispetto a quella dei principali concorrenti
internazionali e in secondo luogo, con la scelta dell'uniformit� della
disciplina relativa alle gestioni individuali e collettive, sono state
razionalizzate le competenze di vigilanza per finalit� tra Banca d'Italia e
Consob, attribuendo a quest'ultima la vigilanza sulla trasparenza e
correttezza degli intermediari. Inoltre, � stata nazionalizzata l'intera attivit�
delle gestioni di patrimoni che, prima dell'entrata in vigore del decreto n.
58/98, era suddivisa tra societ� di gestioni dei fondi comuni, Sim e societ�
di gestione delle risorse dei fondi pensione.
Pertanto, l'istituzione nel mercato finanziario italiano di un nuovo
soggetto autorizzato a prestare il servizio di gestione di patrimoni,
rappresenta una delle pi� importanti novit� introdotte dal testo unico della
finanza.Le societ�, di gestione del risparmio - SGR - svolgono la
2
Sanguinetti A.-Forte M.,Le società di gestione del risparmio, Giuffr�, Milano, 2000
12
prestazione del servizio di gestione collettiva e possono altres� svolgere,
unitamente alle banche, alle imprese d�investimento e agli agenti di cambio,
il servizio di gestione su base individuale di portafogli d�investimento per
conto terzi, realizzando in tal modo, coerentemente con la revisione delle
vigenti direttive comunitarie in materia di organismi d�investimento
collettivo in valori mobiliari e sull'esempio della strada intrapresa dalla UE
(in particolare in Francia dove la Loi n. 96-597 consente alle Societ�s de
gestion de portfeiulle, la � gestion pour compte de tiers �), la figura del
gestore unico, che costituisce in un certo senso la sintesi tra le societ� di
gestione dei fondi comuni e le Sim che prestano il servizio di gestione
individuale, contribuendo in tal modo a comporre molteplici esigenze:
a. proteggere l'investitore, al quale deve essere garantita identica
tutela per prodotti omogenei;
b. consentire agli intermediari di ottimizzare le condizioni di
struttura e di condotta sia mediante economie di scala sia attraverso
la parit� concorrenziale;
c. permettere agli intermediari di affrontare con successo la
competizione con gli intermediari esteri di elevate dimensioni
derivante dalla crescente integrazione internazionale.
1.3. Il Private Banking: settori d’attività
In questo lavoro, si andr� ad esaminare quanto e come il settore del
Private banking negli ultimi anni ha creato valore, (vedremo
successivamente cosa s�intende con quest�espressione) alla luce anche dei
recenti sviluppi e rivoluzioni in campo finanziario. Si pone, per� un
problema, che questo paragrafo cercher� di risolvere, in pratica cosa
considerare per Private Banking e quando considerare una banca una
Private Bank.Posto che il concetto di Private Banking fa riferimento ad una
13
serie di servizi d�investimento e prodotti costantemente in evoluzione si pu�
considerare Private Bank una banca che abbia come attivit� caratteristiche
quelle elencate dal testo unico della finanza, organicamente utilizzate per
offrire servizi di investimento,
3
ad un target di clientela con elevate
disponibilit� finanziarie.
Questi servizi sono generalmente associati alla vendita di numerosi
prodotti finanziari, a partire dai fondi comuni d�investimento (aperti e
chiusi) a polizze vita, piani d�accumulo, gestioni patrimoniali in fondi,
ecc�
Nella nostra analisi considereremo caratteristica per una Private
Bank, soprattutto l�attivit� d�intermediazione mobiliare (negoziazione per
conto proprio, ricezione trasmissione ordini, negoziazione per conto terzi),
la vendita di fondi comuni d�investimento e le gestioni patrimoniali.
Bisogna anche tener conto che una banca per qualificarsi come
Private Bank, dovrebbe focalizzare la sua attenzione su di una clientela
medio-ricca, con patrimoni finanziari da affidare in gestione di grossa
dimensione (almeno 250.000 euro).
Tuttavia la perdita della tradizionale vocazione del Private Banking
nel servire solo clientela �super ricca�, e come abbiamo gi� detto, la
costante evoluzione dei mercati finanziari, ci spinge a considerare come
attivit� di Private Banking un numero pi� elevato di caratteristiche ed
abbassare la soglia del cliente medio di private banking.
3
Per servizi d�investimento il Testo Unico della Finanza (Art. 1, comma 5) intende:
a. Negoziazione per conto proprio
b. Negoziazione per conto terzi
c. Collocamento, con o senza preventiva sottoscrizione o acquisto a fermo, ovvero assunzione
di garanzia nei confronti dell�emittente
d. Gestione su base individuale di portafogli d�investimento per conto terzi
e. Ricezione e trasmissione di ordini nonch� mediazione
14
1.3.1. Le gestioni individuali di patrimonio
Le gestioni individuali di patrimonio
4
rappresentano in realt� la
principale, vera, attivit� di Private Banking, giacch� solo attraverso esse si
pu� avere un rapporto personalizzato e costantemente aggiornato con i
clienti. Il servizio di gestione patrimoniale (designato con la sigla �gpm�:
gestione patrimoni mobiliari) � peculiare: il cliente effettua un conferimento
di danaro (o altri beni comunque liquidabili) e, nell�ambito di alcune linee
guida pi� o meno vincolanti, d� mandato alla banca di �gestire� il tutto, con
l�obiettivo di ottenere una certa misura di rivalutazione del capitale e/o di
reddito corrente. Il mandato trova ragione nella professionalit� attribuita al
gestore, certamente maggiore a quella fruibile dal privato investitore.
L�attivit� svolta dagli intermediari assume il nome di gestione
individuale, poich� il rapporto tra investitore (conferente il patrimonio) e
gestore � individuato in modo univoco, da un conto intestato,
individualmente, all�investitore stesso.
Il mandato che il cliente conferisce all�intermediario concerne la
gestione del denaro, affinch� si consegua una certa redditivit�.
E� per� vero che la gestione pu� essere effettuata seguendo modalit�
estremamente differenziate: � necessario ricorrere a parametri oggettivi al
fine di definire le caratteristiche della gestione.
L'art. 15 del regolamento Consob (settembre 1997) prevede quanto
segue.Per caratteristiche della gestione s'intendono:
a) le categorie di strumenti finanziari nelle quali pu� essere investito il
patrimonio gestito e gli eventuali limiti;
b) la tipologia delle operazioni che l'intermediario pu� effettuare sui
suddetti strumenti finanziari;
4
Metelli F., Manuale del risparmio gestito: la produzione e la distribuzione dei servizi per i
risparmiatori: il mercato, i prodotti, la telematica, Internet e la normativa, da �Il Sole 24 ORE�,
Milano, 2000
15
c) la misura massima della leva finanziaria che l'intermediario pu�
utilizzare;
d) il parametro oggettivo di riferimento al quale confrontare il rendimento
della gestione. �
I quattro punti rappresentano gli elementi discriminanti la gestione. Per
categorie di strumenti finanziari (art. 16) s�intendono:
a) con riferimento alla divisa in cui sono espressi, quelli denominati in
divise di Stati appartenenti all'Unione Europea, agli Stati Uniti
d'America, al Giappone, agli altri Stati appartenenti all'Ocse, a tutti
gli altri Stati;
b) con riferimento al mercato sui quali sono negoziati, quelli negoziati
in un mercato di uno Stato appartenente all'Unione Europea, quelli
negoziati in un mercato di uno Stato appartenente all'Ocse, quelli
negoziati in un mercato di un altro Stato, quelli non negoziati in alcun
mercato;
c) con riferimento agli strumenti finanziari emessi dagli organismi
d�investimento collettivo, quelli emessi da organismi d�investimento
collettivo assoggettati alle disposizioni delle direttive dell'Unione
Europea, quelli emessi da organismi d�investimento collettivo non
assoggettati alle disposizioni delle direttive comunitarie ma aventi
sede in Stati appartenenti all'Ocse, quelli emessi da organismi
d�investimento collettivo aventi sede in altri Stati;
d) per i titoli di debito, con riferimento all'emittente, quelli emessi o
garantiti da Stati appartenenti all'Ocse, quelli emessi o garantiti da
Stati non appartenenti all'Ocse, quelli emessi da altri emittenti.
Nell'ambito di questi ultimi, i titoli devono essere distinti in base al
rating ottenuto da agenzie di valutazione indipendenti;
e) per i titoli di debito, con riferimento alla durata finanziaria (duration),
quelli con durata finanziaria non superiore l�anno, quelli cori durata
16
finanziaria non superiore a 36 mesi, quelli con durata finanziaria
superiore a 36 mesi. �.
Il ricorso a valori denominati in divisa estera � aumentato negli anni
'90, nello sforzo, attuato dai gestori, di conseguire una sempre maggior
diversificazione del portafoglio.
La distinzione tipologica richiamata �, in verit�, assai schematica e
poco rispondente agli aspetti funzionali della diversificazione.
L�introduzione, in un portafoglio, di valori denominati in divisa estera pu�
rispondere a due finalit�:
• acquisire esposizione ad un valore mobiliare emesso da un soggetto
estero;
• acquisire esposizione ad una divisa estera.
I due aspetti non sono correlati, dal momento che si pu� acquistare
un titolo non quotato in lire ma coprire il rischio di cambio tramite appositi
contratti finanziari. Se la decisione � di acquisire divisa estera per
aumentare i ritorni, ci� che conta � conoscere il grado di volatilit� (rischio)
dei cambi e la misura di correlazione esistente tra valute appartenenti alle
stesse aree valutarie.
Le distinzioni concernenti i mercati di negoziazione, gli strumenti
finanziari emessi da organismi d�investimento collettivo e gli enti emittenti,
evidenziano la preoccupazione di distinguere le categorie in base al
supporto normativo dell'ambito nazionale di riferimento.
Interessante � l'evidenza data agli strumenti finanziari emessi dagli
organismi d�investimento collettivo (fondi comuni d'investimento e Sicav -
Societ� d'investimento a capitale variabile). Il ricorso, da parte delle
gestioni individuali, alle quote dei fondi comuni, � fatto recente, databile,
nel nostro mercato, intorno alla met� del 1996; il fenomeno ha avuto vasta
eco ed � stato caratterizzato da una rapida diffusione: un crescente numero
di gestori ha proposto alla propria clientela il servizio di gestione in quote di
fondi comuni mobiliari.
17
Un'ulteriore novit� � data dall'introduzione del concetto di duration o
durata finanziaria, che rappresenta, in realt�, uno strumento tecnico
abbastanza complesso la cui comprensione richiede una solida preparazione
tecnica.In sintesi, la duration � un numero (anni e mesi o frazione d�anno, a
seconda della convezione) che esprime l'orizzonte temporale in cui il
rischio di capitale (se i tassi salgono il prezzo delle obbligazioni a tasso
fisso scende e si consegue una perdita) e quello di reddito (se i tassi
scendono la liquidit� proveniente dalle cedole obbligazionarie, investita a
tassi correnti, rende meno) sono in equilibrio. Pi� lunga � la duration, pi� si
deve attendere per ottenere il reddito sperato: in altri termini, la duration
consente di effettuare un confronto tra tutte le tipologie di obbligazioni,
evidenziando quelle meno rischiose (duration breve) e quelle pi� rischiose
(duration lunga).
Ecco perch� viene effettuata la distinzione,certo schematica, in tre
fasce: meno di 1 anno, tra 1 e 3 anni, sopra i 3 anni.
Per terminare, le operazioni sono raggruppate in 6 distinti gruppi
tipologici (art. 17):
• le compravendite a pronti;
• le compravendite a termine;
• le vendite allo scoperto;
• le compravendite a premio;
• le operazioni di prestito titoli e di riporto;
• i pronti contro termine.
18
1.4. Mercato, concorrenza e strategie
Il tradizionale profilo del �ricco risparmiatore� si sta dirigendo verso
uno stile d�investimento pi� aggressivo. Un servizio di Private Banking
�innovativo� � la risposta all�emergente forte concorrenza.
L�evoluzione del comportamento finanziario dei clienti e le tendenze
del mercato stanno cambiando notevolmente le regole degli affari nel
Private Banking. Un tale cambiamento dello scenario sta forzando i
professionisti del tradizionale Private Banking a definire modelli innovativi,
tagliati su misura per gli stili d�investimento dei clienti pi� esigenti e basati
sull�uso di nuovi canali di distribuzione, per difendere la loro quota di
mercato da nuovi agguerriti concorrenti
1.4.1. Il Private Banking in Italia
Quando si parla di Private Banking generalmente ci si riferisce ad
una vasta gamma di prodotti d�investimento altamente personalizzata e
servizi di consulenza indirizzati a clientela con patrimoni finanziari
maggiori di 500.000 $ (HNWIs: High Net Worth Individuals).
5
Il mercato del Private Banking in Italia pu� essere stimato
approssimativamente
6
in 400.000 nuclei famigliari (1.9% della popolazione,
grafico1), collocati principalmente nel Nord del Paese, in possesso di un
patrimonio stimabile in circa 500 miliardi di dollari (il 21% della
disponibilit� finanziaria totale delle famiglie italiane), con un tasso di
crescita previsto per i prossimi 4 anni del 12% annuo. Questo mercato �
particolarmente attraente per le seguenti motivazioni:
5
Persone con elevate disponibilit� finanziarie da investire
6
Fonte: elaborazioni dell�Andersen Cosulting, dati della banca d�Italia, Istat e Datamonitor, 1998
19
• Vi � un numero rilevante di potenziali clienti adatti e un incredibile
aumento, stimato per prossimi anni (si veda il grafico 2), dei loro
beni finanziari.
• Nel settore del Private Banking c�� un potenziale d�alto valore
nonostante il relativamente basso bisogno d�investimento (molto
pi� basso rispetto per esempio ad altre attivit� come l�attivit� di
banca commerciale, investment banking o corporate banking)
• Vi � una volatilit� abbastanza bassa dei ricavi (il Private Banking �
un�attivit� basata su commissioni fisse)
• Vi � un�alta frammentazione del mercato (le prime dieci aziende
specializzate nel settore del Private Banking insieme detengono
appena una quota del mercato globale del 6%
(grafico 1)
DISTRIBUZIONE DEI PATRIMONI FINANZIARI NELLE FAMIGLIE ITALIANE
79,9%
14,4%
3,8%
1,9%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
100%
NUCLEI FAMIGLIARI
PATRIMONI MINORI DI 100.000 $ PATRIMONI TRA 100.000 E 250.000 $
PATRIMONI TRA 250.000 E 500.000 $ PATRIMONI MAGGIORI DI 500.000$
12,0
%
21,0
%
46,0
%
21,0
%
PATRIMONI
FINANZIARI