CAPITOLO SECONDO GLI OLI ESSENZIALI
2.3 LA PRODUZIONE E L’EFFICACIA
Innanzitutto, è importante distinguere l’olio essenziale (Baudoux, 2008) che
viene estratto dalla pianta tramite distillazione, ovvero estrazione in correnti di
vapore ed essenza che è una tipologia di estrazione di tipo meccanico a freddo,
tipica della famiglia dei citrus: i frutti vengono spremuti meccanicamente a
freddo e successivamente distillati. Importante è sottolineare che, affinché un
olio essenziale sia efficace, deve essere naturale e presentare l’intero assetto del
fitocomplesso al suo interno cosicché non vi siano effetti collaterali derivanti
da molecole chimiche utilizzate sia per abbattere i costi di produzione che per
potenziarne, solo in apparenza, l’effetto.
Mentre in ambito farmaceutico, in Europa, tutto è molto normato ed
organizzato, ovvero tutti fanno la stessa cosa, purtroppo non è così se il campo
in cui ci si muove è fitoterapico e botanico. (FITOTERAPIA DEGLI OLI
ESSENZIALI | Università Cattolica Del Sacro Cuore - Campus Di Roma, n.d.)
Gli oli essenziali possono avere un vasto utilizzo in ambito alimentare come
aromi o conservanti, oppure in casa come profumatori per ambienti o ancora in
cosmetica, oltre che essere medicinali vegetali tradizionali.
In relazione a ciascun ambito e all’utilizzo specifico di quel dato olio
essenziale, avremo diverse normative di riferimento. Fonti degli oli essenziali
sono le piante officinali, la cui definizione è riportata nel decreto legislativo
75/2018, valida solo in Italia, e dice che “le piante officinali comprendono
altresì specie vegetali che, in considerazione delle loro proprietà e delle loro
caratteristiche funzionali, possono essere impiegate anche in seguito a
trasformazione nelle categorie di prodotti per le quali ciò è consentito dalla
normativa di settore, previa verifica del rispetto dei requisiti di conformità
richiesti”. (Ministero dell'agricoltura, 2018)
Questa definizione comprende tutte le piante che possono essere utilizzate per
differenti scopi: dal medicinale, al fitoterapico, all’erboristico, al cosmetico.
Se, diversamente, volessimo limitare il campo delle piante officinali a quelle
piante e ai loro derivati che esercitano un’azione terapeutica, allora dovremmo
affiancare il termine “medicinali” ottenendo piante officinali medicinali.
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CAPITOLO SECONDO GLI OLI ESSENZIALI
Se vogliamo passare da questo termine prettamente italiano a quello europeo
parliamo di botanical, ovvero sostanze e preparati vegetali, nella cui
documentazione è d’uopo indicare il nome scientifico della pianta, il nome
commerciale, il nome comune, l’origine geografica, il periodo di raccolta, la
descrizione del processo di preparazione etc.
Testo di riferimento in relazione agli integratori, al quale hanno lavorato
Belgio, Italia e Francia, ed in continua evoluzione, è la lista BELFRIT,
(FITOTERAPIA DEGLI OLI ESSENZIALI | Università Cattolica Del Sacro
Cuore - Campus Di Roma, n.d.) acronimo che nasce dalle iniziali delle tre
nazioni, primo tentativo di armonizzazione a livello europeo.
Le piante che compaiono all’interno di queste liste, essendo farmaci medicinali
utilizzati da moltissimi anni, (FITOTERAPIA DEGLI OLI ESSENZIALI |
Università Cattolica Del Sacro Cuore - Campus Di Roma, n.d.) rendono il
legislatore sicuro rispetto agli effetti collaterali che potrebbero dare e quindi nel
dire di poter utilizzare l’intera pianta o alcune parti in un dato modo. Ecco,
quindi, l’attenzione del legislatore anche all’eventuale adulterazione della
pianta, trattata con sostanze vietate, che inevitabilmente si ritroveranno
all’interno dell’estratto.
Mentre qualche anno fa la legge risultava essere più permissiva, ora
l’attenzione è maggiore e questo non deve essere visto come ostacolo, bensì a
difesa della salute del cittadino. I tempi del legislatore, purtroppo, sono più
lenti rispetto ai risultati ottenuti dalla ricerca scientifica: deve poter verificare
se tutto ciò che riportato in letteratura sia congruente. La norma, è utile
evidenziarlo, non si applica alla pianta ma al prodotto finito al quale il
produttore deve attribuire la destinazione d’uso e del quale prodotto risulta poi
essere responsabile.
Distinguiamo, innanzitutto, regolamento e direttiva: (FITOTERAPIA DEGLI
OLI ESSENZIALI | Università Cattolica Del Sacro Cuore - Campus Di Roma,
n.d.) mentre i regolamenti europei vengono promulgati da commissione
europea e parlamento europeo, al pari delle nostre due camere, ovvero i due
organi che hanno potere legislativo, ai quali pervengono i pareri, abbastanza
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vincolanti, dei report delle diverse agenzie regolatorie distaccate e che a livello
centrale devono unire trovando un compromesso.
Una volta che il regolamento viene ad essere pubblicato in gazzetta ufficiale
europea, tutti gli stati membri devono sottostare a questa norma. Per quanto
concerne, invece, la direttiva, (FITOTERAPIA DEGLI OLI ESSENZIALI |
Università Cattolica Del Sacro Cuore - Campus Di Roma, n.d.) essa necessita
di più tempo per essere recepita: ad esempio una direttiva europea può essere
recepita dallo stato membro anche due anni più tardi e quest’ultimo può
apportarvi modifiche in funzione ai propri ordinamenti giuridici.
Diciamo che l’orientamento dominante della commissione europea, ad oggi, è
in direzione di privilegiare il regolamento che da un lato, essendo univoco per
tutti, presenta norme definite e valide nell’intera Europa, mentre dall’altro
sembra essere restrittivo perché favorevole ad uno stato membro piuttosto che
ad un altro.
Per quanto riguarda la produzione, essendo le piante considerate alimenti, ci
sono delle norme che riguardano la coltivazione, la raccolta, lo stoccaggio e poi
ci sono le norme che riguardano il prodotto finito, soprattutto per gli oli
essenziali, se viene superato un certo quantitativo, allora vi è la costrizione alla
registrazione di quel dato olio essenziale a livello europeo.
Due sono le norme alle quali il produttore deve attenersi: REACH Reg.
1907/2006, (registrazione, valutazione, autorizzazione sostanze chimiche)
presente dal 2006 e utilizzato per regolamentare, a livello univoco, le sostanze
chimiche immesse in commercio, così da poterne valutare l’impatto da un
punto di vista tossicologico, sia sull’ambiente che sull’uomo, attribuendo la
responsabilità dell’immissione in commercio del prodotto al produttore stesso
che è obbligato all’onere della prova (ECHA, n.d.), ossia ad indicare che la
sostanza prodotta non impatta sulla salute dell’uomo e dell’ambiente,
producendo un dossier che deve essere dato all’agenzia, la quale ne valuta la
messa in commercio.
Oltre al Reach abbiamo, parallelamente, il CLP (Reg. (CE)
1272/08)(classification labelling and packaging of substance and mixtures)
regolamento che ha rivoluzionato i simboli di pericolo sulle sostanze che
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CAPITOLO SECONDO GLI OLI ESSENZIALI
devono essere evidenziati in etichetta, sia sul prodotto che sull’imballaggio,
con nuove categorie di pericoli e nuove indicazioni di pericolo derivanti da
nuovi sistemi di calcolo per il pericolo stesso, con nuovi pittogrammi che
devono avere colori e figure a loro volta depositati, quindi anche un simbolo
leggermente diverso da quello riportato è un falso. In quanto sostanze naturali
dovrebbero essere esonerate dalla registrazione, ma gli oli essenziali non
vengono classificati come “sostanze” ma come “miscele” e rientrano tra le
NCS (Natural chemical substance) che risultano essere non di semplice
classificazione. (Iorizzo et al., 2015)
All’interno del Reach vi è la distinzione in sostanze monocomponente in cui
esiste un componente principale che è presente al di sopra dell’80% ed in
sostanze multicomponente, composte, come dice il nome stesso, da vari
componenti che devono essere uguali ad una concentrazione del 10% ed
inferiori all’80%. Tutto il resto va collocato sotto il cosiddetto UVCB, ovvero
sostanze di composizione variabile, in alcuni casi non del tutto nota, comprese
le sostanze naturali a cui appartengono gli oli essenziali, classificati secondo tre
parametri: fonte botanica, processo di ottenimento, famiglia a cui
appartengono.
Ad esempio abbiamo il citrus aurantium ed il petit grain, (Campagna, 2016)
mentre il primo si ottiene da spremitura della buccia e successivamente da
distillazione, il secondo si ottiene da distillazione della foglia, pur
appartenendo alla stessa famiglia si otterranno due oli essenziali
completamente diversi, con funzioni differenti in relazione alla dominazione di
molecole differenti all’interno del loro fitocomplesso: nel citrus la dominanza
sarà monocomponente del d-limonene, mentre nel petit grain multicomponente
di linalolo e linalil acetato.
La norma, in questo caso, come in altri analoghi, dice quindi che vi è la
necessità di registrare due differenti prodotti, con caratteristiche totalmente
diverse. (FITOTERAPIA DEGLI OLI ESSENZIALI | Università Cattolica Del
Sacro Cuore - Campus Di Roma, n.d.)
Nel Reach la registrazione risulta essere obbligatoria se queste sostanze sono
prodotte ad una quantità superiore di una tonnellata all’anno. Chi produce ad
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CAPITOLO SECONDO GLI OLI ESSENZIALI
una quantità inferiore si deve assicurare che quel prodotto, con le medesime
caratteristiche, in qualche modo registrato, sia esente da pericoli.
Per quanto riguarda la regolamentazione dei prodotti cosmetici si fa riferimento
al regolamento CE n.1223/2009 del parlamento europeo e del consiglio del 30
novembre 2009 sui prodotti cosmetici direttamente applicabile in ciascuno dei
27 stati membri. Il regolamento sostiene che è un cosmetico l’olio essenziale
destinato alla profumazione del bagno o ad essere aggiunto a creme e lozioni
per applicazioni aventi finalità cosmetiche sulla cute.
Lo scopo del regolamento è quello di tutti i regolamenti, ovvero garantire la
tutela della salute e le informazioni ai consumatori ed avere un’armonizzazione
tra tutti gli stati membri. Un tempo i cosmetici potevano essere prodotti da
chiunque: le piccole botteghe artigiane realizzavano i loro cosmetici e bastava
una notifica al Ministero per poi avere l’autorizzazione; spesso, trascorsi i 60
giorni, in caso non avessero ottenuto risposta, valeva il tacito assenso e si
andava in produzione.
Con il regolamento, invece, viene ad essere stabilita la necessità di un report di
sicurezza ed un responsabile, all’interno dello stabilimento, con laurea in
farmacia o chimica farmaceutica. Questo ha causato una moria di piccole
aziende ed una convergenza verso grandi realtà produttrici anche di farmaci.
Per chi prescrive preparazioni farmaceutiche ci si rifà alle monografie EMA
che ne presenta circa 130, mentre la Farmacopea Ufficiale Italiana (FU) XII
edizione, e i testi della Farmacopea Europea Ph. Eur. IX edizione, 2017
vengono descritte 32 monografie relative ad oli essenziali.
Queste schede EMA (Unione Europea, n.d.) non sono vincolanti bensì degli
assessment/report risultanti dallo studio di queste commissioni che
raggruppano tutto ciò che risulta essere noto, da un punto di vista scientifico,
rispetto a quella determinata pianta. Mentre le monografie Ema non sono
vincolanti, invece, legge per i farmacisti, sono le diverse farmacopee, sia
italiana che europea.
Questo, sommariamente, quanto avviene da un punto di vista
normativo/produttivo e di prescrizione.
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CAPITOLO SECONDO GLI OLI ESSENZIALI
Per quanto riguarda la produzione sul campo degli oli essenziali ci rifacciamo,
innanzitutto, alla definizione di olio essenziale così come introdotta in
farmacopea europea (inserita in Farmacopea europea a partire dal supplemento
5.7 del 2007 come monografia generale n°2098), dove peraltro si parla di
essenza e non di olio essenziale, (Regione Piemonte, 2007): l’olio essenziale è
un “prodotto profumato di composizione complessa, ottenuto mediante un
processo di distillazione in corrente di vapore, distillazione a secco o
spremitura (per il gen. Citrus) da una pianta o una parte di essa correttamente
definita a livello botanico” mentre la definizione in ISO*9235 è “prodotto
ottenuto da una materia prima naturale di origine vegetale, mediante
distillazione a vapore, processi meccanici dall'epicarpo di agrumi o
distillazione a secco, dopo la separazione della fase acquosa, mediante
processi fisici”. Quale estratto liquido molto concentrato (Baudoux, 2008)
necessita di diversi kg di pianta per poter realizzare 1lt di olio essenziale,
risultante da distillazione in corrente di vapore: ovvero vi è una fonte di calore,
il cui obiettivo è portare ad ebollizione l’acqua, dalla quale viene sprigionato
vapore, che si trasforma in molecole aromatiche, estratte dalla pianta posta
all’interno del distillatore.
La miscela gassosa omogenea (Baudoux, 2008) passa attraverso una serpentina
ed in un contenitore d’acqua fresca rinnovata, condensando in forma liquida,
raccolta in un recipiente. Allo stato liquido gli oli essenziali sono insolubili,
hanno una densità inferiore all’acqua e quindi, galleggiando, si raccolgono
tramite travaso.
Nella produzione degli oli essenziali, (Baudoux, 2008) per ottenere un prodotto
qualitativamente elevato e di ottima efficacia, è necessario controllare tutte le
variabili del processo produttivo: la temperatura, la purezza dell’acqua, i
contenitori (preferibilmente devono essere in acciaio inox), la tipologia di
pianta, privilegiando quella raccolta nel biotipo naturale.
Altro modo per accertarsi della qualità delle piante utilizzate per la produzione
di oli essenziali, è la richiesta di certificazione ai coltivatori, i quali si saranno
dovuti attenere ad un disciplinare bio particolare.
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CAPITOLO SECONDO GLI OLI ESSENZIALI
Importanti, quindi, i parametri di distillazione che dovrebbero essere
regolamentati per ottenere un prodotto di ottima qualità. L’olio essenziale ha
una densità <1, essendo, quindi, inferiore all’acqua, come detto in precedenza,
galleggia. Inoltre, ha un ph acido compreso tra i 3.5 ed i 6.5 ed ha un valore di
Kcal pari a 0: non contiene minerali, non contiene grassi e non contiene
vitamine. (Baudoux, 2008)
(Regione Piemonte, 2007)
foto alambicco estrazione in correnti di vapore.
Risulta altresì fondamentale far riferimento
all’aromatogramma che viene ad essere definito da
diverse tipologie di test in laboratorio, ovvero
approfondimenti per dare nozioni utili a tutti attraverso una metodica di
laboratorio che possa valutare in VITRO la sensibilità del germe all’olio
essenziale in un’ottica simile a come avviene per l’ANTIBIOGRAMMA che
viene ad essere strutturato con farmaci (ex: esame delle urine).
Ci sono diverse METODICHE con le quali poter definire
l'AROMATOGRAMMA (FITOTERAPIA DEGLI OLI ESSENZIALI |
Università Cattolica Del Sacro Cuore - Campus Di Roma, n.d.):
1. DIFFUSIONE IN AGAR (metodo manuale): in questo caso
prendiamo dischetti di microcellulosa imbevuti di olio essenziale e
posizionati su petri.
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CAPITOLO SECONDO GLI OLI ESSENZIALI
Vengono ad essere creati degli ALONI DI INIBIZIONE, più o meno
grandi in funzione dell’azione dell’olio essenziale. Ciò che differenzia
l'aromatogramma e l’antibiogramma è la presenza di sostanze volatili.
Con il metodo KIRBY-BAUER (diffusione in agar) è necessario
paragonare l’inibizione degli aloni con breack-point definiti da
istituzioni scientifiche NAZIONALI o INTERNAZIONALI (dal 2000
EUCAST); le quali definiscono la tipologia di patogeno in merito alla
resistenza: sensibile/intermedio/resistente al farmaco che stiamo
utilizzando. Il Breack point viene ad essere individuato attraverso
analisi su tanti ceppi della stessa specie. LIMITI TECNICA: a.
Variabilità dell’operatore o altro (essendo tecnica manuale) b. O.E. è
IDROFOBO e farlo diffondere su un terreno IDROFILO, quale quello
della coltura dove il patogeno è coltivato, risulta difficile. Per far
diffondere l’o.e. nel TERRENO devo ricorrere all’AIUTO DEI
TENSIOATTIVI e non è facile. Come WELL DIFFUSION ESSAY
sulla piastra petri si fa un pozzetto in cui viene caricato l’olio essenziale
che dovrebbe diffondersi attraverso le maglie del gel. c. Tecnica non
molto qualitativa.
2. MICRO BRODO DILUIZIONE (Rocchetti, 2018)
(meccanizzabile) (FITOTERAPIA DEGLI OLI ESSENZIALI |
Università Cattolica Del Sacro Cuore - Campus Di Roma, n.d.): tecnica
veramente qualitativa. Esistono due approcci: a. MACRO IN
PROVETTE GRANDI; b. MICRO in piastre da 96 pozzetti di 200
microliti l’uno. Vi è una quantità nota di terreno in ciascun pozzetto in
cui vengono messe diluizioni scalari di olio essenziale, la
concentrazione massima dei quali viene decisa dall’operatore:
solitamente la quantità max viene stabilita nella quantità idonea per
un’applicazione topica (più alti quantitativi risultano essere tossici). In
sospensione viene messo il BATTERIO O IL FUNGO e dopo un
periodo di INCUBAZIONE, attraverso un lettore, si valuta l’intensità
della torbidità del terreno contenuto in ciascun pozzetto. Si individuerà
la CONCENTRAZIONE MINIMA DI BATTERIO (MIC), ovvero la
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CAPITOLO SECONDO GLI OLI ESSENZIALI
MINIMA CONCENTRAZIONE INIBENTE in grado di inibire il mio
ceppo; non significa, però, concentrazione CITOCIDA (alcuni
inibiscono solamente, mentre altri uccidono): per sapere la
concentrazione CITOCIDA devo prendere i contenuti dei pozzetti e
seminarli su altrettante piastre, dopo un periodo di incubazione, si
evidenzierà la piastra con concentrazione più bassa nella quale non si
vede più la crescita, si parlerà di MCC (MINIMA
CONCENTRAZIONE CITOCIDA) che andrà a comprendere la MBC
(MINIMA CONCENTRAZIONE BATTERICIDA) e la MFC
(MINIMA CONCENTRAZIONE FUNGICIDA). Abbiamo 2 linee
guida di riferimento: - CLSI - EUCAST (linee più stringenti rispetto
alle prime).
V ANTAGGI: - Quantitativo; - Maggiore precisione; - Automatizzabile
SV ANTAGGI: - Fase preparatoria più lunga; - Richiesta, seppur
minima, di manualità; - Personale necessariamente competente;
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