Introduzione
Il presente lavoro di ricerca nasce dall’osservazione dei fenomeni del mondo reale, che mi hanno
spinta a riflettere su alcuni argomenti di mio interesse.
In particolare ho sentito la necessità di analizzare il rapporto tra individuo e struttura temporale in
cui è inserito, facendo attenzione alle conseguenze che l’organizzazione del tempo produce
nell’uomo.
Per comprendere la funzione che il tempo riveste a livello sociale ho preso in considerazione il caso
della comunità religiosa di Boschi di Baricella.
Questa comunità religiosa organizza il proprio tempo attraverso la liturgia delle ore, mediante
perciò un tempo trascendentale, ovvero un tempo gestito e organizzato rigidamente da una gerarchia
istituita. Al contrario l’individuo che non è parte di una comunità religiosa può gestire liberamente
il proprio tempo organizzando le proprie attività e la propria quotidianità.
Le conseguenze di un tempo immanente, ovvero del tempo sociale, delle attività produttive,
dell’esperienza nel mondo reale, hanno delle ripercussioni sul significato e sul senso che l’uomo
può trovare nella propria giornata.
Il tempo trascendente, presente nella comunità religiosa di Boschi, è un tempo impregnato di
significato, mentre il tempo sociale permette solo parzialmente all’individuo di trovare un
significato e un senso alla propria giornata. La realtà in cui sono immerse le religiose della
comunità di Boschi è fortemente strutturata dalla liturgia delle ore, dai riti e dalle preghiere, che
sono gestite da una gerarchia istituita. Tale strutturazione liturgica garantisce maggiore senso e
sicurezza conferendo un significato agli eventi imprevisti della vita, come la morte e la malattia.
Tutto diventa prevedibile all’interno di una strutturazione del tempo ben definita, tutto diventa
comprensibile se esiste già un modello che interpreta, spiega e costruisce il significato e il senso di
eventi inaspettati.
Al contrario, maggiore è la libertà di scelta dell’individuo, maggiore è la sua incertezza riguardo il
significato da conferire all’evento. Se non esiste una strutturazione temporale l’uomo si trova in
balia degli eventi ai quali non riesce a dare un senso, un posto e un significato.
Ogni evento nella comunità religiosa possiede un posto nella struttura temporale; ad esempio la
preghiera ha il suo orario, l’ora del pasto o l’ora del sonno hanno la loro collocazione nella giornata,
sempre uguale e ripetuta nel tempo. L’uomo inserito nel sistema sociale gestisce le ore del sonno o
del pranzo secondo i propri desideri e le proprie esigenze, perdendo in questo modo i punti di
riferimento che garantiscono sicurezza e senso all’agire dell’uomo.
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NASCITA E STORIA DELLA CONGREGAZIONE RELIGIOSA DI
BOSCHI DI BARICELLA
1.1 Storia della congregazione
Secondo lo Statuto della parrocchia di S.Maria Lauretana di Boschi di Baricella, approvato come
decreto “ad experimentum” il 10 dicembre 1995, giorno della festività della Madonna del Loreto,
Patrona della Parrocchia di Boschi, la comunità di Boschi diviene Associazione di fedeli
denominata “Comunità dei Discepoli del Signore”.Questo decreto approvato dall’Arcivescovo di
Bologna ovvero il Cardinale Giacomo Biffi che, visto lo sviluppo anche numerico conseguito dal
gruppo di fedeli, ha ritenuto doveroso invitarli a precisare meglio, la natura e la finalità della
comunità da essi formata, e la sua collocazione all’interno di questa Chiesa particolare.
La congregazione è costituita da due rami: maschile e femminile e sono membri dell’Associazione
coloro che hanno emesso i voti di obbedienza, castità e povertà.
L’Atto ad experimentum prevede una durata di cinque anni durante i quali, secondo don Santi
Corsi, la sperimentazione dello Statuto è stata di grande utilità per verificare i limiti, correggere i
difetti e apportarne le correzioni necessarie per giungere ad una formulazione definitiva adeguata al
buon andamento della vita comunitaria; per queste ragioni nacque l’esigenza di specificare tre
forme di vita distinte, in modo tale che ogni ramo abbia un governo autonomo e un organizzazione
propria.
Così vennero approvati tre nuovi Statuti differenziati, che possono così regolare la vita delle tre
diverse realtà e sono:
Comunità Sacerdotale dei Discepoli del Signore denominata:Comunità sacerdotale dei santi
Giovanni e Paolo.
Comunità femminile dei Discepoli del Signore denominata: Figlie delle sante Scolastica e
Chiara.
Comunità maschile dei Discepoli del Signore denominata: Figli dei santi Benedetto e
Francesco.
Secondo la dichiarazione di don Santi Corsi, diacono della comunità, l’unità spirituale delle”tre
associazioni”nasce dalla consapevolezza dell’importanza della Celebrazione eucaristica che fa
riferimento alla predicazione apostolica del Nuovo Testamento e all’insegnamento dato dai padri
della Chiesa.
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I principi e le regole fondamentali comuni alle tre “Comunità”sono:
Il primato della preghiera sulle attività.
Il primato della preghiera liturgica sulla preghiera personale.
- La Sacra Scrittura come fonte ispiratrice della preghiera personale.
- L’obbedienza.
- L’accettazione del Magistero della Chiesa.
- La disponibilità ad aprirsi a tutta la dimensione cattolica per il superamento di visioni ideologiche
particolari.
- Il riconoscimento delle necessità di un profondo collegamento con la sede Apostolica quale
perenne riferimento per la rettitudine del cammino della Comunità.
Infine don Santi Corsi esprime l’importanza della collaborazione tra le tre Associazioni attraverso il
dialogo tra i rispettivi superiori responsabili. Ogni Comunità prevede, infatti, un Responsabile ed un
Vice responsabile che insieme scelgono tre membri per formare Il Consiglio di Comunità. Il
Responsabile, inoltre, ha il compito di scegliere due membri per realizzare Il Consiglio di
amministrazione. Ed infine ha il dovere di organizzare l’Assemblea generale composta da tutti i
membri della comunità che hanno emesso i voti perpetui.
È doveroso chiarire a questo punto la differenza tra Congregazione religiosa ed Ordine religioso.
Consultando il dizionario degli istituti di Perfezione a cura di Guerrino Pelliccia e Giancarlo Rocca,
alla voce “congregazione religiosa” viene riportato l’articolo di G.Lesage. Secondo questo autore,
intorno al IV secolo, sono nate alcune comunità che riunivano individui desiderosi di accostarsi più
intensamente ai valori evangelici, in particolare la povertà, la castità e l'obbedienza e vivere, quindi,
secondo le regole della vita consacrata ovvero quello stato in cui i fedeli si consacrano in modo
speciale a Dio attraverso la professione, dei consigli evangelici.
Alcune forme di vita religiosa hanno origine già prima del IV secolo. Infatti, non è da escludere che
nel I e nel II secolo le «vedove» cristiane si riunissero per svolgere al meglio le funzioni di carità
loro assegnate dai sacerdoti. Nelle prime comunità cristiane, infatti, le vedove erano da un lato
oggetto dell'attenzione caritativa, dall'altro, invece, erano soggetti attivi nella distribuzione dei beni
di prima necessità ai poveri o nell'assistenza ai malati. Tra gli uomini, invece, nei primi due secoli si
sviluppò soprattutto una forma di monachesimo o eremitismo. Questi uomini, infatti, vivendo il
profondo distacco tra i principi evangelici e la società, tendevano a ritirarsi in grotte o nel deserto
per meglio vivere la propria esperienza di fede. Queste esperienze religiose ebbero, però, le prime
regole solo nel IV secolo, soprattutto in Egitto, Palestina e Grecia.
Dal IV secolo in poi sono nati, prima vari ordini religiosi: come gli ordini monastici, e quelli
canonici regolari, fino a giungere agli ordini mendicanti e ai chierici regolari.
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A partire dal sec. XIII accanto ai monaci, ai Canonici regolari e agli ordini Mendicanti, ovvero
quella forma di stato religioso che imponeva l'emissione di un voto di povertà, esistevano alcuni
gruppi di uomini e donne che si riunivano in vita comune, e venivano chiamati comunità di Terziari
o Terziarie.
In questi gruppi si poteva già riconoscere i primordi degli istituti di voti semplici, e quindi delle
congregazioni, nelle quali facevano parte persone animate dal desiderio di condurre la propria vita
in comunità senza seguire tuttavia delle norme fisse come invece accade negli Ordini religiosi.
Alcune Terziarie, ad esempio, vivevano in comunità, ma non emettevano voti monastici e perciò
non erano obbligate alla clausura, alcune emettevano soltanto voti temporanei ma pur sempre in
forma semplice.
La Chiesa Cattolica definisce Congregazione religiosa un istituto religioso i cui membri emettono i
voti in forma semplice, mentre nell’Ordine religioso i voti sono emessi in forma solenne. Di fatto
però questa distinzione tra voti solenni e semplici è oggi solamente tradizionale e formale. In
passato il voto solenne aveva anche una ricaduta civile e "pubblica", che il voto emesso in forma
semplice non aveva (ad esempio: se un frate francescano, che aveva emesso i voti in forma solenne,
avesse contratto matrimonio oppure avesse comprato un bene, il suo atto non sarebbe stato solo
illecito davanti alla Chiesa, ma anche nullo di fronte allo "Stato"; diversamente, il membro di una
congregazione religiosa, che aveva emesso i voti semplici, compiendo questi atti giuridici avrebbe
comunque compiuto degli atti civilmente validi). Oggi, in seguito alla quasi unanime accettazione
del principio di separazione tra Stato e Chiesa, la differenza tra voti semplici e solenni è unicamente
storica, tranne che per il fatto che con il voto solenne di povertà il religioso rinunci non solo all'uso
dei propri beni, ma anche al possesso.
Riprendendo la storia delle origini della congregazione, sappiamo che le Terziarie grazie al loro
stato di congregazione, non avendo l’obbligo di clausura potevano svolgere altre attività tra cui
l’esercizio di opere di beneficienza. Sorsero così le Sorelle della Carità, specialmente quelle dedite
al servizio degli ammalati e, nel ramo maschile fiorirono comunità di Terziari che, grazie alla bolla
del 1295 di Bonifacio VIII poterono erigere alcuni oratori nella Germania del Nord.
Con il Concilio di Lione del 1273 fu emanata la costituzione Sancta Romana che condannava
coloro che, contro le regole della Chiesa avevano presunto di fondare delle congregazioni e delle
case in cui vivevano in comunità. La costituzione non ottenne l’effetto voluto e le congregazioni,
nonostante l’invalidità stabilita dalla bolla papale, continuarono a sussistere e a ricevere nuovi
membri.
Solo in seguito alla rivoluzione francese si manifestarono urgenti necessità sociali come l’istruzione
dei fanciulli, l’assistenza agli infermi e l’aiuto a tanti bisognosi. Gli ordini regolari femminili non
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potevano più occuparsi di così tante nuove necessità e per questi motivi si moltiplicarono gli istituti
di voti semplici di uomini e donne pronte ad aiutare e rendersi utili di fronte a queste urgenti
esigenze sociali. Tutti i fondatori di queste congregazioni sentivano la necessità di dare alla propria
opera stabilità, natura ecclesiastica e religiosa ma, le loro costituzioni venivano approvate solo dai
vescovi e non dalla Santa Sede.
Solo all’inizio del XX secolo la costituzione Conditae a Christo detta la” Magna Carta”permise
l’approvazione definitiva degli istituti di voti semplici determinando, anche se solo parzialmente, la
loro condizione giuridica di fronte alle autorità ecclesiastiche e riconoscendo definitivamente il
carattere di “religioso” alle congregazioni, che da questo momento in poi potranno essere dei veri e
propri istituti religiosi.
Un punto finale di questa evoluzione è costituito dal Codice di diritto canonico entrato in vigore nel
1918. Con esso, lo stato religioso abbraccia in egual modo gli Ordini religiosi e le congregazioni
come forme particolari e differenziate di stato religioso.
L’impegno assunto nelle congregazioni ha tuttavia una certa somiglianza con quello degli Ordini, e
comporta espressamente un certo ritiro dal mondo e una spiritualità di tipo contemplativo. Il ritiro
dal mondo si manifesta specialmente nel fatto di indossare un abito uniforme e distintivo.
Per quanto riguarda la struttura interna delle congregazioni si distingue da quella degli Ordini per
diversi tratti importanti. Anzitutto lo stato di subordinazione in cui si trovano le monache, in
rapporto agli Ordini maschili o ai vescovi locali, non è imposta alle congregazioni femminili.
Inoltre rispetto agli Ordini, le congregazioni hanno una clausura molto ridotta che però garantisce
una certa separazione dal mondo.
Soprattutto grazie al decreto Experimenta del 1972 si ammette a tutti i livelli del governo ordinario
delle congregazioni, una direzione propria, andando così ad affermarsi una decentralizzazione
dell’autorità, riservando però all’azione personale dei superiori alcuni campi particolari.
A tale proposito risulta interessante la testimonianza di Suor Maria Grazia responsabile della
Comunità femminile dei Discepoli del Signore poiché è necessario comprendere la ragione per cui
divenne necessaria la formazione di tre gruppi distinti all’interno della Congregazione.
Con il passare del tempo nacque in noi l’esigenza di essere riconosciute come Associazione indipendente,
per essere un ramo autonomo e per evitare imposizioni dall’esterno, facendo riferimento sempre e comunque
al nostro sacerdote don Santi Corsi. Inoltre già intorno agli anni novanta il Cardinale Biffi volle dare una
fisionomia più monastica e un maggior riconoscimento alla nostra Comunità.
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Oltre a ciò, è di peculiare importanza determinare la nascita esatta della parrocchia e della Famiglia
Religiosa.
La Parrocchia è molto antica nasce intorno al 1600 e noi (suore) siamo arrivate qua a Boschi una trentina
d’anni fa quando don Santino è diventato parroco di questa Chiesa.
La nostra Famiglia Religiosa è nata nel 1975 non qui, ma a Bologna, quando le suore più anziane, diciamo
della prima generazione, hanno deciso di vivere insieme in vita consacrata ma non ancora certa in quale
forma e successivamente si sono trasferite a Boschi.
Parallelamente don Santino era diacono di una parrocchia vicina a Boschi e le quattro suore hanno iniziato ad
aderire alla sua predicazione. Quindi ora don Santino è il nostro fondatore e le prime suore si sono raccolte
intorno a lui. Don Santino, era studente all’università gregoriana di Roma durante il periodo della
contestazione ed aveva successivamente pensato di trasferirsi a Bologna; divenne così prete diocesano a
Boschi in accordo con il volere del vescovo.
1.2 L’influenza francescana nella vita della comunità
L’origine toscana di don Santino ha sicuramente influenzato lo stile di vita delle religiose all’interno
della parrocchia e in particolare per quanto riguarda l’abito uniforme indossato.
Sia gli abiti che l’abitazione di alcune religiose sono stati condizionati enormemente dal modello
francescano; le uniformi di color marrone sono, infatti, molto semplici e umili e anche l’abitazione
non lascia molto spazio al lusso poiché, sono presenti solo gli elementi essenziali e necessari.
Lo stile di vita è quindi molto simile, ed ha preso ispirazione dalla figura di san Francesco.
Il personaggio di san Francesco d’Assisi; come testimonia Le Goff, è stato uno degli uomini della
storia medievale più incisivi nel suo tempo e fino ad oggi (Le Goff, 2000, V).
Francesco ha giocato un ruolo decisivo nello sviluppo dei nuovi ordini mendicanti diffondendo e
arricchendo la spiritualità cristiana con una nuova pratica della povertà, dell’umiltà e della parola.
La figura di Francesco acquisisce importanza all’interno del rinnovamento sociale apportato grazie
alla riforma gregoriana che proclama un ritorno alle origini di fronte alla presa di coscienza dei vizi
della società cristiana. I nuovi ordini aspirano a un ritorno alla regola originaria di san Benedetto
valorizzando il lavoro manuale e la semplicità della vita e rifiutando le tradizionali forme di
ricchezza monastica (Le Goff, 2000, 6-7.)
Per capire la rilevanza che oggi possiede la figura di Francesco all’interno della cristianità e
soprattutto all’interno di Ordini religiosi e congregazioni come quella di Boschi, è necessario
riassumere brevemente la storia del Santo.
Francesco Bernardone nacque nel 1181 da una famiglia della borghesia emergente della città di
Assisi che, grazie all'attività di commercio, aveva raggiunto ricchezza e benessere. Già all’età di 14
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