3
Introduzione
Il diffondersi della “Primavera Araba” in Siria ha sollevato dubbi e
preoccupazioni nella comunità internazionale per il rischio di diffusione delle
violenze nei Paesi vicini, in particolare in Turchia. Negli ultimi due anni ho
seguito l’evoluzione della situazione siriana sui mezzi di comunicazione e, per
comprendere meglio il contesto attuale e capire le motivazioni per le quali – al di
là del mero aspetto della contiguità geografica – la Turchia sia a tal punto
influenzata dalla situazione siriana, ho avvertito la necessità di approfondire la
storia delle relazioni tra i due Paesi.
Con il presente lavoro di tesi magistrale mi propongo, quindi, di analizzare
l’evoluzione e le dinamiche delle relazioni politiche, economiche e diplomatiche
tra Turchia e Siria, prendendo in esame un arco temporale ampio, che va dalla
fine della Prima Guerra Mondiale ai giorni nostri. Lo scopo è quello di
evidenziare come i rapporti bilaterali siano stati influenzati dai mutamenti
avvenuti a livello internazionale e regionale e come questi ultimi, a loro volta,
abbiano risentito delle scelte di politica estera che Ankara e Damasco hanno
assunto nel corso degli anni. In tale contesto, particolare attenzione verrà
dedicata alle due dispute, emerse come cruciali nel corso dell’ultimo trentennio,
che hanno caratterizzato i rapporti tra i due Paesi e che hanno dominato – e
dominano tuttora – la loro scelte di politica estera: la disputa sullo sfruttamento
delle acque dell’Eufrate e la questione curda.
La tesi è strutturata in quattro capitoli. Il primo capitolo, di carattere introduttivo,
offre una panoramica delle relazioni bilaterali tra Turchia e Siria fra la fine della
Grande Guerra e il periodo della Guerra Fredda, con l’intenzione di spiegare
l’origine dei motivi di contrasto – quando non di ostilità – tra i due Paesi. Nel
secondo e nel terzo capitolo ho cercato di ricostruire il background storico delle
due questioni sopra menzionate, dando spazio a una panoramica sull’annosa
vicenda dell’etnia curda, sulla sua evoluzione politica e
4
sull’internazionalizzazione della questione, con un’attenzione particolare al ruolo
giocato da Ankara e Damasco (Capitolo II), e analizzando il dipanarsi della
vertenza relativa alla condivisione delle acque del fiume Eufrate sino al lancio
del progetto Gap da parte della Turchia, che ha segnato in qualche modo un
punto di svolta, in senso negativo, nella storia delle relazioni bilaterali (Capitolo
III). Il quarto ed ultimo capitolo è dedicato invece ad approfondire l’evoluzione
più recente dei rapporti turco-siriani (anni ’90-2000), la cui dinamica interna è
esaminata alla luce della politica regionale e dei conflitti e tensioni del Medio
Oriente, fino ad arrivare alle soglie della crisi attuale.
In conclusione desidero sottolineare che, nell’ambito dell’ampia letteratura
tematica che ho consultato per la stesura del presente elaborato, scarse sono le
analisi in lingue occidentali riferibili ad autori siriani, mentre assai consistente è
il contributo degli autori turchi al dibattito storiografico e politologico
internazionale sui temi oggetto della mia attenzione. Ho comunque cercato di
colmare la lacuna allargando la ricerca bibliografica sul versante della letteratura
critica – prodotta anche nel contesto accademico turco – verso le politiche di
Ankara.
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CAPITOLO I
Il Peso della Storia
1.1 Antefatto
Nell’arco degli ultimi quindici anni, le relazioni tra Siria e Turchia hanno subito
repentini cambiamenti, un alternarsi di tensioni e di aperture, passando da
conflitti sfiorati a tentativi di cooperazione, fino ad arrivare alla rottura attuale in
seguito alla crisi del regime siriano.
I temi che hanno causato maggior frizione, soprattutto negli ultimi anni, sono
stati quello riguardante la disputa sullo sfruttamento delle acque dell’Eufrate e il
supporto dato dalla Siria al Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Partîya
Karkerén Kurdîstan) nella sua lotta contro il governo centrale turco. Questi temi
saranno approfonditi nei capitoli successivi. In questo capitolo invece,
l’attenzione sarà concentrata sull’influenza che il contesto internazionale ha
avuto, ed ha tuttora, sullo sviluppo delle relazioni tra i due Stati e su argomenti,
magari meno dibattuti o più lontani nella storia, la cui conoscenza è però di
grande aiuto per poter comprendere fino in fondo le intricate relazioni intercorse
tra i due Paesi negli ultimi anni.
L’origine dei sentimenti ostili tra i due Paesi potrebbe essere collocata nel
periodo della caduta dell’Impero Ottomano. Dopo essere stati sotto il dominio
turco per quattro secoli, i territori che compongono l’attuale Siria furono terreno
fertile per la nascita del nazionalismo arabo durante gli ultimi anni dell’Impero,
dando vita ad una percezione negativa del vicino oppressore. Tale percezione si
rafforzò nel corso della Prima Guerra Mondiale durante la quale gli arabi
lottarono contro l’Impero Ottomano al fianco delle potenze alleate. La lotta araba
6
contro l’Impero Ottomano è considerata dai siriani come un passo legittimo verso
l’indipendenza nazionale, mentre per i turchi era la “pugnalata alla schiena”.
1
Questa fase delle relazioni turco-arabe, ha lasciato nei turchi una percezione
negativa degli arabi, etichettati come traditori e inaffidabili, percezione che in
una certa misura resiste tutt’oggi.
Dal punto di vista arabo, invece, fu la Turchia a rendersi colpevole di tradimento
verso i tradizionali principi islamici, a causa dell’ascesa di Mustafa Kemal
Ataturk e del suo tentativo di renderla uno stato più occidentalizzato e laico.
Se a ciò si aggiunge la persecuzione dei nazionalisti arabi, da parte turca, e il
radicarsi, per gli arabi, dell’idea che la causa del loro sottosviluppo fosse da
attribuire all’occupazione ottomana, si potrà ben capire perché questi sentimenti
anti-turchi siano cresciuti al punto da influenzare storicamente i rapporti nella
regione, rendendo le cose difficili per una Turchia che, pur potendo essere
considerata come parte del Medio Oriente, non può essere considerata uno stato
arabo.
2
1
Gilbert M., La Grande Storia della Prima Guerra Mondiale, Milano, Mondadori, 1999,
p. 586.
2
Aras B., Koni H., Turkish–Syrian Relations Revisited, in “Arab Studies Quarterly”,
Vol. 24, n. 2, 2002, pp. 47–60.
7
1.2 La questione del Sangiaccato di Alessandretta
Se la Prima Guerra Mondiale è all’origine del risentimento tra turchi e arabi in
generale, alla base delle tensioni propriamente turco-siriane si può invece
collocare la questione del Sangiaccato di Alessandretta (Hatay).
I confini tra i due Paesi furono tracciati arbitrariamente e artificiosamente alla
fine della Prima Guerra Mondiale, quando, in base agli accordi di Sykes-Picot
stipulati nel 1916 dai governi di Francia e Gran Bretagna allo scopo di definire le
rispettive sfere d’influenza in Medio Oriente, si diede inizio alla spartizione dei
territori dell’ormai decaduto Impero Ottomano. Si può quindi affermare che tale
divisione era già stata scritta prima della fine degli eventi bellici, dando vita a
spartizioni spesso illogiche e frutto di interessi contrapposti che costituiranno la
base per una serie di conflitti tuttora irrisolti nell’area mediorientale.
3
Il riconoscimento del distacco della Siria dalla Turchia si ebbe con il Trattato di
Losanna del 24 luglio 1923, dopo che il nuovo governo di Ankara aveva ritenuto
nullo il Trattato di Sèvres del 10 agosto 1920 in quanto firmato dall’ormai
destituito sultano Maometto VI. Il documento andava a fissare in modo definitivo
le frontiere turche in Europa e in Asia. Allo stesso tempo venne preannunciato il
passaggio della Siria Ottomana
4
al regime di mandato, che la Società delle
Nazioni conferirà ufficialmente alla Francia il 24 luglio 1922.
Ufficialmente il mandato impegnava la Francia a provvedere la Siria di uno
statuto organico e a salvaguardarne le autonomie locali. Dava inoltre il controllo
della politica estera, ma non il monopolio delle politiche di sviluppo interno. La
Francia, tuttavia, si sentì investita di una missione storica, religiosa e culturale,
ed ebbe l’atteggiamento del conquistatore, dando così la percezione che stesse
cercando di incorporare la Siria tra i suoi possedimenti coloniali. I siriani si
sentirono umiliati e sempre più determinati a mettere fine all’occupazione. Per
3
Campanini M., Storia del Medio Oriente, Bologna, Il Mulino, 2009, p. 70.
4
Comprendente l’attuale Siria, il Libano e la Provincia di Hatay.
8
indebolire il movimento di protesta la Francia suddivise, a partire dal 1° gennaio
1925, il territorio siriano in quattro stati: Siria vera e propria (dal 1930
Repubblica), comprendente il Sangiaccato autonomo di Alessandretta; Stato
degli Alawiti (dal 1930 Governatorato autonomo di Latakia); Stato del Gebel
Druso (dal 1930 Governatorato); Stato del Grande Libano (dal 1926 Repubblica
Libanese). Il tutto sotto il controllo di un unico Alto Commissario.
5
Nonostante i
tentativi francesi di dividere ed indebolire i movimenti di protesta, le aspirazioni
siriane di unità e di indipendenza si rafforzarono e si scontrarono con la Francia
fino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale attraverso frequenti
insurrezioni e rivolte.
Nel 1936, durante una sessione del Consiglio della Società delle Nazioni, la
Francia rese nota l’intenzione di porre termine al mandato sulla Siria. A tal fine
una delegazione siriana si recò a Parigi per negoziare l’indipendenza del Paese e
l’accordo fu siglato dal governo di sinistra del Fronte popolare guidato da Léon
Blum il 9 settembre 1936. Secondo l’accordo, dopo tre anni dalla ratifica del
trattato, la Siria sarebbe entrata nella Società delle Nazioni e le aree alawita e
drusa sarebbero ritornate sotto la giurisdizione siriana.
6
Fu in questo contesto, dopo l’annuncio dell’accordo di settembre, che la Turchia
si inserì ponendo la questione del Sangiaccato di Alessandretta, territorio
etnicamente misto situato al confine tra i due paesi, che aveva costituito un
Sangiaccato autonomo nell’ambito del mandato francese sulla Siria.
Un mese dopo l’annuncio dell’accordo franco-siriano, la Turchia espresse la
speranza che i suoi interessi sul territorio venissero ora tutelati e chiese, per il
5
Hourani A. H., Syria and Lebanon. A Political Essay, Londra, Oxford University Press,
1954, p. 172.
6
Il trattato fu approvato all’unanimità dalla Camera siriana nel dicembre del 1936, ma
non fu mai ratificato da Parigi dove nel frattempo era cambiato il governo.
(Di Nolfo E., Storia delle Relazioni Internazionali: dal 1918 ai giorni nostri, Bari, GLF
editori Laterza, 2008, pp. 908-909).
9
Sangiaccato di Alessandretta, l’adozione di un regime amministrativo speciale
come previsto dall’accordo franco-turco di Ankara del 20 ottobre 1921.
7
Fig. 1: La Siria e il Sangiaccato di Alessandretta.
Fonte:
http://www.alieuomini.it/pagine/dettaglio/documenti,11/la_germania_e_il_medio_oriente,145.ht
ml.
8
7
Con questo accordo la Turchia aveva riconosciuto la provincia come parte del mandato
francese ed aveva ottenuto garanzie a riguardo di una forte autonomia amministrativa e
finanziaria per la minoranza turca.
(Duroselle J. B., Storia Diplomatica dal 1919 ai giorni nostri, Milano, LED, 1998, pp.
48-50).
8
Ultimo accesso il 14/04/2013.
10
Quello che la Turchia chiedeva era la conclusione di un altro trattato, da
stipularsi direttamente da parte della Francia con i delegati del Sangiaccato, al
fine di costituire un’entità statale.
9
In seguito al rifiuto francese, la controversia venne deferita al Consiglio della
S.D.N., in base alla cui decisione del 19 maggio del 1937, il Sangiaccato sarebbe
sopravvissuto al mandato francese costituendo poi un’entità distinta ma non
separata dalla Siria. Al Sangiaccato spettava piena indipendenza per gli affari
interni mentre per quelli esteri la competenza era della Siria. Ciò metteva la Siria
nella condizione di non poter esercitare nel futuro le prerogative inerenti ai suoi
diritti di sovranità vista la mancanza di ogni controllo interno.
10
Nonostante la decisione del Consiglio, il 3 luglio 1938 Francia e Turchia
stipularono un accordo che prevedeva l’assegnazione alla minoranza turca di 22
seggi, sui 40 totali, nell’assemblea legislativa garantendo così loro la
maggioranza, mentre un altro accordo permise alla Turchia di far entrare
contingenti militari nel Sangiaccato per il mantenimento dell’ordine pubblico.
11
Successivamente furono firmati altri due accordi, uno tra Francia e Turchia e
l’altro tra Francia, Turchia e Siria.
12
Il primo riguardava la garanzia dell’integrità
territoriale del Sangiaccato e la salvaguardia del suo nuovo statuto, il secondo
riaffermava come definitiva e garantiva l’inviolabilità della frontiera turco-
siriana sulla base del protocollo finale di delimitazione firmato ad Aleppo nel
1930.
13
9
Sperduti G., Aspetti giuridici della questione del Sangiaccato di Alessandretta, Milano,
Giuffrè, 1939, pp. 3-6.
10
Sperduti G., op. cit., pp. 101-105.
11
Ibidem, pp. 138-139.
12
Per quanto riguarda la Siria, i trattati erano firmati dalla Francia che in quanto potenza
mandataria ne faceva le veci.
13
Sperduti G., op. cit., p. 110.
11
Forti della loro maggioranza, frutto degli accordi del 1938, i turchi proclamarono
la Repubblica indipendente dell’Hatay, presupposto dell’unione vera e propria
con la madrepatria già votata, del resto, dall’Assemblea il 29 giugno.
14
Nel settembre del 1938 si era compiuta trasformazione del Sangiaccato in
Repubblica indipendente di Hatay. A breve distanza dal compimento della
trasformazione del Sangiaccato in Stato, nella primavera del 1939, si delineavano
dei movimenti diretti ad ottenere l’incorporazione nella Turchia del suo territorio,
favoriti dall’appartenenza etnica della maggioranza dei membri dell’assemblea
legislativa e dei membri del governo. Inizialmente sembrava che la Francia non
volesse venir meno ai suoi impegni internazionali, ma la situazione mutò in
seguito quando, durante le trattative per la conclusione di un patto di mutua
assistenza nel Mediterraneo, la Turchia pose come questione preliminare la
retrocessione a suo vantaggio del territorio del Sangiaccato, condizione accettata
dalla Francia con l’accordo firmato il 23 giugno 1939.
15
L’accettazione delle richieste turche, con l’accordo del 19 maggio 1937, si può
spiegare solamente se si guarda alla preoccupazione francese di mantenere
l’adesione della Turchia agli indirizzi politici seguiti dalla Francia nel
Mediterraneo, e su questa base si spiega anche la stipulazione degli accordi del
1938 relativi alla percentuale di seggi da riservare ai deputati di nazionalità turca
e all’ammissione di contingenti militari turchi.
La firma dell’accordo del 23 giugno 1939 provocò le proteste del governo siriano
che accusava la Francia di non aver mantenuto il suo impegno a difendere
l’integrità, i diritti e gli interessi della Siria. Affermava inoltre che la decisione
della cessione era stata fatta contro la volontà della maggioranza dei cittadini del
territorio e contro la volontà della Siria stessa. Il governo siriano sottolineò anche
il fatto che la cessione era in contraddizione con le condizioni accettate dalla
Francia per il mandato e con lo stesso atto che costituiva la base giuridica della
presenza francese in Siria.
14
Biagini A., Storia della Turchia contemporanea, Milano, Bompiani, 2002, pp. 98-99.
15
Ibidem, pp. 201-204.
12
Effettivamente le proteste siriane erano ben fondate in quanto la Francia,
stipulando quell’atto, andò ben oltre le sue competenze, violando l’Art. 4 del
mandato della S.d.N. in base al quale la potenza mandataria aveva l’obbligo di
garantire l’integrità del territorio siriano contro ogni perdita o cessione o erosione
da parte di qualsiasi potenza straniera.
16
Quindi, stipulando quegli accordi, che avevano poi portato alla cessione del
Sangiaccato di Alessandretta, Turchia e Francia si resero protagoniste di un
comportamento illecito nei confronti della Siria, ma anche verso la S.d.N. di cui
avevano violato il mandato.
Come abbiamo visto questa mutilazione suscitò ulteriore risentimento tra i
siriani, sconvolti dal tradimento degli impegni assunti dalla potenza mandataria,
che vedevano ancora una volta la propria situazione mutare radicalmente a causa
di scelte fatte dalle potenze europee. Risentimento che perdura tutt’oggi poiché il
governo siriano non ha mai riconosciuto la cessione del Sangiaccato e lo
rivendica come storicamente proprio. Ancora oggi la provincia dell’Hatay non è
riconosciuta ufficialmente come territorio turco da Damasco e le mappe stampate
in Siria continuano a delineare il territorio di Alessandretta/Hatay come facente
parte della Siria.
17
16
Tibawi A. L., A Modern History of Syria, including Lebanon and Palestine, London,
Macmillan & St. Martin’s Press, 1969, p. 353.
17
Aydin M., Ismael T. Y., Turkey’s foreign policy in the 21st century, Aldershot,
Ashgate, 2003, p. 201.