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INTRODUZIONE
Questo lavoro nasce da una grande passione per l’Hip Hop e
dal desiderio di diffondere e far conoscere questa cultura ancora
oggi poco conosciuta, soprattutto al di fuori di un certo contesto
giovanile.
L’obiettivo di questa tesi è quello di mostrare nei dettagli il
suddetto fenomeno, che costituisce un lato importante, benché
spesso ritenuto marginale, della cultura degli States. In particolar
modo ci si soffermerà sull’aspetto linguistico della musica Hip Hop e
del rap e più precisamente sulle varietà di linguaggio giovanile e
slang
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che i cosiddetti rapper
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statunitensi usano nei testi delle
proprie canzoni.
Per tale motivo è possibile che alcune parti del lavoro possano
risultare scritte con un linguaggio meno formale ed eccessivamente
“sciolto”. Anche se verranno comunque evidenziate, bisogna
considerare che tale mezzo espressivo è voluto perché permette di
avvicinarsi maggiormente a quelli che sono i tratti del linguaggio
giovanile legati alla subcultura Hip Hop, la quale nasce
principalmente nei ghetti afroamericani e quindi presenta delle
espressioni che, se esposte con un linguaggio eccessivamente
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Il termine slang indica un insieme di parole ed espressioni che non appartengono al lessico standard di
una lingua parlata, distinto dal linguaggio tecnico di una particolare professione. La parola slang è,
inoltre, utilizzata comunemente per indicare un qualsiasi tipo di parlata adottata da una specifica
subcultura
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Il termine rapper - derivato dalla parola rap, che definisce un genere musicale - è nato per definire il
cantante metropolitano che attraverso il rapping ovvero giochi di parole ritmati e rime, spesso anche
improvvisate (freestyle), esprime i propri sentimenti, racconta storie, si autocelebra.
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formale, perderebbero la propria originalità e la propria natura di
strada.
Il primo capitolo è incentrato sullo studio di tutti quegli
avvenimenti storici e socio-culturali che hanno contribuito alla
nascita e alla diffusione della cultura Hip Hop negli Stati Uniti
d’America, dall’arrivo degli afroamericani negli States, alla
formazione delle gang
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. Si procederà, dunque, con un sintetico
excursus storico che ha inizio con la deportazione di schiavi africani
dal continente nero in America, paese in cui si vedono privati di
diritti, sogni, identità e speranze. Costretti a vivere in schiavitù, gli
africani iniziano così un percorso di ricerca delle origini perdute, e di
affermazione di una nuova identità. Si vedrà quindi, come la
comunità afroamericana userà la musica, in particolar modo il rap,
come strumento attraverso il quale ribellarsi alla miseria del ghetto e
affermarsi nella società americana. La cultura Hip Hop, in effetti,
altro non è che la rappresentazione della vita del ghetto e del codice
della strada: una realtà fatta di violenza, marginalità e contesti
familiari spesso difficili, in cui l’appartenenza alla gang il più delle
volte rappresenta per i giovani l’unico modo per affermarsi nella
società.
Nel secondo capitolo si procederà allo studio della cultura Hip
Hop vera e propria, dalla nascita alla sua diffusione negli States, alle
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Con il termine gang ci si riferisce a quelle organizzazioni di individui volte a realizzare attività illecite e a
gestire un preciso territorio d'azione entro cui essi stabiliscono confini e regolamenti. Le bande di strada
hanno interessato dapprima gli Stati Uniti, tra gli anni '60 e '70. Erano composte in prevalenza da afro-
americani, ma oggi comprendono anche individui di altre etnie. L’appartenenza alle gangs è legata alla
cultura hip hop, infatti molti cantanti rap raccontano, nelle loro canzoni, tematiche inerenti allo stile di
vita delle bande di strada.
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influenze che ha avuto sulla società americana. Tutto ciò con un
breve accenno ai fondatori di questo movimento culturale e ai primi
cantanti di black music statunitensi. Verranno analizzati i principali
aspetti culturali e stilistici che caratterizzano questo fenomeno.
Particolare attenzione, inoltre, sarà prestata all’aspetto linguistico; ci
si soffermerà soprattutto sul rap con un accenno al linguaggio usato
in questo particolarissimo tipo di musica molto diffusa tra le
generazioni di giovani.
L’aspetto linguistico verrà poi approfondito e curato con
maggiore attenzione nel terzo capitolo.
Si sa che generalmente ogni gruppo sociale o generazione
sviluppa delle proprie varietà di linguaggio, per non farsi capire dagli
esterni al gruppo o semplicemente per sentirsi parte di esso. Lo
scopo di questo capitolo è proprio quello di analizzare queste varietà
di linguaggio, comunemente definite gerghi o slang, soffermandosi
sul linguaggio giovanile. Le forme di comunicazione giovanile sono
numerose (musica, fumetti, tatuaggi, messaggi telematici e dei
telefoni cellulari, scritte e graffiti) e difficilmente possono essere
racchiuse in categorie rigide; i giovani sperimentano continuamente
nuovi canali espressivi. In questo capitolo si tenterà di comprendere
in che modo lo slang viene usato nella musica, e più precisamente
nel rap.
Infine l’ultimo capitolo offrirà una dimostrazione pratica di tutto
ciò di cui si è parlato nei capitoli precedenti. Dal momento che gran
parte dei testi rap e Hip Hop statunitensi è costituito da slang, e la
scarsa conoscenza di questo linguaggio spesso rende difficile
l’ascolto e la diffusione di questo tipo di musica nel nostro paese,
sarà analizzato il testo di una canzone Hip Hop americana, Lose
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Yourself, scritta e cantata dal rapper Eminem, mettendo in evidenza
tutti i termini slang che differiscono dalla lingua standard,
attribuendo loro una traduzione in italiano che più si avvicina al loro
significato originario.
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Capitolo 1
The roots: le origini
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1. LA TRATTA ATLANTICA
Nei primi decenni del XVI secolo, all'indomani della scoperta
dell'America, i conquistadores cristiani che seguirono la scia dell’
impresa di Colombo, si impossessarono delle coste americane
approfittando dell’ arretratezza tecnica e militare degli indios
d'America. Così le grandi potenze europee iniziarono a creare
insediamenti nelle Americhe. Gran parte dei vantaggi economici che
le colonie americane potevano garantire erano legate alla creazione
di piantagioni (per esempio di canna da zucchero, cacao, cotone,
caffè) e allo sfruttamento delle ricche miniere d'oro e d'argento.
In entrambi i casi si richiedeva l'uso di grandi quantità di
manodopera per il lavoro pesante. Inizialmente gli europei tentarono
di far lavorare come schiavi gli indigeni americani ma questa
soluzione risultò tuttavia insufficiente: gli indios non reggevano alle
fatiche del lavoro nelle piantagioni imposto dai conquistatori europei,
non riuscivano ad adeguarsi al lavoro forzato per l'estrazione dei
metalli, la loro mortalità era elevata e le fughe numerose. Così si
pensò di sostituire le popolazioni indigene con gli africani; molti re
africani, infatti, accettarono di collaborare con gli Europei,
organizzando razzie o guerre contro le altre tribù per procurare
prigionieri, e per poi barattare gli schiavi con prodotti commerciali
provenienti dall’Europa. Gli schiavi neri erano decisamente più forti
e più adatti, dal punto di vista fisico, a sopportare il lavoro forzato.
La schiavitù venne introdotta di fatto nel 1619, quando una
nave da guerra olandese approdò a Jamestown, in Virginia,
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sbarcando venti schiavi neri catturati in Africa. La tratta degli schiavi
attraverso l'Atlantico, rinominata Tratta Atlantica, poi assunse
rapidamente proporzioni senza precedenti dando origine nelle
Americhe a vere e proprie economie basate sullo schiavismo,
dai Caraibi fino agli Stati Uniti meridionali. Si venne a creare così
nell’ America colonizzata un ambiente che, nonostante la durezza
del regime schiavistico, ne favorì la riproduzione: un vero e
proprio sistema feudale in cui una classe ristretta di bianchi (i
creoli)
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, entrata in possesso di diritti su terre e persone, dominava
una massa di arretrati indios semiliberi e di schiavi neri.
La presenza nera in America divenne sempre più numerosa e
dopo il 1619 gli africani costituivano circa l'85% degli
schiavi importati in America, ma non potevano certo considerarsi
degli americani: erano costretti infatti a svolgere i lavori più duri e
non avevano, a livello umano, nessuna possibilità di comunicare con
i loro padroni e con tutto il mondo bianco che li circondava. E' da
questa situazione che il nero ha dovuto ricercare la sua dimensione
in America, attraverso una serie di conquiste e delusioni che hanno
caratterizzato la sua esistenza nel Nuovo Mondo.
Nel 700 il numero degli schiavi continuava ad aumentare tanto
da costituire il 30% della popolazione complessiva. Da questo
momento si iniziò a diffondere in diverse zone dell’America
l’opposizione alla schiavitù e al commercio degli schiavi finché il 24
ottobre 1774 il Congresso Continentale ordinò il divieto di acquistare
e importare schiavi, decisione che fu rispettata soltanto
parzialmente.
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Il termine creolo deriva dall'antico castigliano criollo e significa nuovo, di nuova creazione, con
costume mutato, di nuova costituzione. Il termine fu inizialmente usato per indicare i discendenti di
europei nati nelle colonie del Nuovo Mondo.
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L'Ottocento, comunque, fu il secolo nel quale i neri
cominciarono ad organizzarsi in maniera più competitiva per
combattere l'oppressione, tanto che le rivolte degli schiavi andarono
aumentando notevolmente. Un momento importante per gli schiavi
fu la Guerra Civile scoppiata nel 1861 tra il Sud agricolo dove
proliferava la schiavitù e il Nord industriale. La vittoria dei nordisti
portò alla emancipazione dei neri del Nord, il 1 gennaio 1863
Lincoln proclamò ufficialmente l'emancipazione degli schiavi e il 18
dicembre 1865 venne abolita la schiavitù in tutti gli Stati Uniti.
Nel 1875 la Terza Legge sui diritti civili stabilì che ogni persona
entro i confini degli Stati Uniti aveva diritto ad
«usufruire pienamente ed egualmente delle concessioni,
agevolazioni e privilegi di alberghi, trasporti pubblici sia terrestri che
marittimi, teatri ed altri luoghi di divertimento pubblico,
sottoponendosi soltanto alle condizioni ed alle limitazioni stabilite
dalla Legge, ed egualmente applicabili ai cittadini di ogni razza e
colore, indipendentemente da precedente condizione di servitù».
Questa rappresentò una data importante nella storia degli
afroamericani, ma la situazione non cambiò molto. Il loro tenore di
vita migliorò, non erano più costretti a vivere in schiavitù, ma
nonostante ciò la popolazione di colore continuava in generale ad
occupare una posizione marginale nel contesto sociale americano e
per un nero era ancora molto difficile aspirare ad occupare un posto
di rilievo nella società. L’assassinio di Martin Luther King (1968) poi
fece esplodere la rabbia e scatenò numerose rivolte nelle città. Ma