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Nel quinto capitolo saranno presentati i risultati circa le caratteristiche dei
partecipanti, le variabili socioanagrafiche dei soggetti ed i dati sul consumo di
alcol, tabacco e droghe.
Nel sesto capitolo saranno esposti i risultati circa le variabili socioanagrafiche
e psicosociali che si associano all’uso di sostanze dei soggetti e le differenze
circa il consumo di sostanze a livello nazionale.
Nel settimo capitolo si commenteranno i risultati precedentemente descritti, si
farà un confronto tra i risultati evidenziati dalla ricerca e i fattori protettivi e
predisponenti l’uso di sostanze presenti nella letteratura scientifica. Si cercherà
di analizzare criticamente il lavoro svolto e di proporre altri quesiti di ricerca
per futuri approfondimenti.
La conclusione sarà una sintesi del lavoro svolto e dei principali approdi
teorici.
In appendice si troveranno entrambi gli strumenti utilizzati: il questionario
donna ed il questionario uomo.
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Si desidera ringraziare tutti i membri del gruppo di ricerca “Modi di”, tutti i
collaboratori dei circoli Arcigay ed Arcilesbica, i collaboratori delle
associazioni partner della ricerca, tutti coloro che hanno fornito il proprio
aiuto nell’organizzazione di eventi e banchetti per la somministrazione dei
questionari, così come in altro modo, e tutti coloro che l’hanno compilato.
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PRIMA PARTE
LA RASSEGNA
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1.
L’USO DI SOSTANZE TRA GAY, LESBICHE E BISESSUALI NELLE
RICERCHE STRANIERE
1.1. Alcol
1.1.1. Le donne lesbiche e bisessuali
A differenza di quanto avviene in ambito italiano, sono molte le ricerche
straniere, principalmente inglesi e nord-americane, che si occupano di
esplorare il fenomeno dell’uso di sostanze nella popolazione omosessuale e
bisessuale.
Graglia (2000), mettendo in rassegna alcune delle più importanti ricerche
scientifiche internazionali, indica che il consumo di alcolici da parte di
lesbiche e gay è maggiore del 20-35% rispetto alla popolazione generale. I
pattern d’uso per le lesbiche sarebbero più simili a quelle dei maschi, sia gay
che eterosessuali, e meno simili a quelli delle donne eterosessuali. Le ricerche
mostrano, però, dati controversi.
Il consumo di alcolici secondo la ricerca americana della National Household
Survey on Drug Abuse (Graglia, 2000) riguarderebbe il 66% circa delle
lesbiche, in confronto al 55% delle donne.
I dati riportati dall’autrice (Graglia, 2000) in merito alle ricerche di Rosario et
al. del 1992, indicano che l’83% delle adolescenti lesbiche avrebbe abusato di
alcolici.
Secondo la ricerca di Saewyc, Bearinger, Heinz, Blum e Resnick (1998),
condotta in Inghilterra su 394 soggetti adolescenti omosessuali (182 donne e
212 uomini), indica che vi sono differenze significative fra consumo di alcol
anche fra lesbiche e gay. I risultati mostrano che queste si riscontrano già a
partire dai 15 anni di età. Il 35,9% circa delle adolescenti lesbiche intervistate,
infatti, consuma più di 5 bevande alcoliche alla volta, dopo la scuola, rispetto
al 25,5% dei coetanei gay.
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Per quanto riguarda le donne lesbiche adulte, la ricerca di Mc Kirnan e
Peterson condotta nel 1989 su 3400 questionari, classifica come forti bevitrici
il 9% delle intervistate ed il 23% come aventi problemi di alcol (Graglia,
2000).
La ricerca mostrò anche come la tendenza al consumo alcolico declinava meno
con l’aumentare dell’età rispetto al resto della popolazione. Gli autori hanno
ipotizzato che ciò potesse essere spiegato da alcuni fattori psicosociali e
culturali secondo i quali le lesbiche sarebbero meno condizionate ad assumere
i ruoli tradizionali di genere, legati al matrimonio e alla maternità, e potrebbero
avere più facilmente sensazioni di frustrazione e solitudine nel corso della
propria vita.
1.1.2. Gli uomini gay e bisessuali
I dati sui consumi alcolici, come già accennato in precedenza, sono spesso
controversi. Graglia (2000) riporta che, secondo le ricerche di Skinner del
1994, il consumo di alcol riguarda l’81% circa degli uomini gay e bisessuali di
età compresa fra i 26 e i 34 anni, rispetto al 74% circa della popolazione
maschile generale. Secondo la ricerca di Rosario, Hunter e Rotheram-Borus
del 1992 (Graglia, 2000), invece, i consumatori sarebbero il 68% dei gay
adulti.
Mattison, Ross, Wolfson e Franklin (2001) hanno esplorato il consumo di alcol
e sostanze in un campione di uomini gay e bisessuali adulti che frequentano
ambienti gay. I loro dati mostrano che il consumo di alcol riguarda circa il
79% del campione esaminato, che si correla positivamente all’uso di altre
sostanze ed incide significativamente sui comportamenti sessuali a rischio.
La ricerca sulla salute degli uomini omosessuali condotta in Svizzera
(Hausermann e Wang, 2003) indica che la maggioranza di gay si trova agli
estremi della scala di consumo. Superano percentualmente gli eterosessuali,
infatti, sia i gay astemi sia i “forti bevitori” (60 g/giorno) e coloro che hanno
una dipendenza da alcol.
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L’uso di bevande alcoliche sarebbe positivamente correlato con fattori
psicosociali e culturali quali il reddito, il luogo in cui si vive e la qualità e
quantità delle relazioni interpersonali (chiuse o aperte verso il sociale). La
frequenza del consumo sarebbe, quindi, maggiore per gli uomini gay
benestanti, che risiedono in aree urbane e che hanno relazioni interpersonali
chiuse.
Roy (Graglia, 2000) suggerisce che uno dei motivi che possono spiegare il
maggior consumo di alcol da parte dei gay del suo campione sia il fatto che
essi conducevano una vita chiusa verso il sociale e soggetta a discriminazione.
Hausermann e Wang (2003) ipotizzano che le cause di un maggior consumo di
sostanze derivino da violenze fisiche e abusi sessuali subiti durante l’infanzia,
o durante il corso della vita. L’80% dei gay intervistati, infatti, dichiara di aver
subito una forma di violenza, che per il 13% di soggetti è stata di natura
sessuale.
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1.2. Tabacco
1.2.1. Le donne lesbiche e bisessuali
L’abitudine al fumo di tabacco sembra maggiore del 20% per le donne
lesbiche rispetto alle eterosessuali nelle ricerche americane ed internazionali.
La maggiore frequenza del consumo di tabacco si ridurrebbe, secondo Skinner,
all’aumentare del livello di istruzione (Graglia, 2000).
La rassegna di Ryan, Wortley, Easton, Pederson e Greenwood (2001) sulle
ricerche condotte in Inghilterra dal 1987 al 2000, per quanto riguarda il
consumo di tabacco fra omosessuali, bisessuali ed eterosessuali, indica che le
differenze sono riconducibili all’orientamento e all’età dei soggetti.
Per gli adolescenti indicano che i consumatori omosessuali e bisessuali si
collocano attorno al 38-59%, rispetto al 28-35% dei consumatori eterosessuali.
Per gli adulti, invece, i valori sarebbero dall’11 al 50% per omosessuali e
bisessuali, e del 28% per gli eterosessuali. Non si specificano, però, le
differenze legate al genere.
Ryan et al. (2001) indicano che le principali cause e fattori imputati nel
maggior consumo di tabacco da parte della popolazione omosessuale rispetto a
quella eterosessuale fanno riferimento all’omofobia, agli stress sociali, ad un
minore sostegno psicologico da parte di familiari e amici, a sentimenti di
isolamento e vittimizzazione, di disistima verso se stessi, stati depressivi,
frequentazione di setting sociali dove il fumo di tabacco è un comportamento
prevalente, desiderabilità sociale, ribellione, nonché all’assunzione di
comportamenti meno tradizionali e più mascolini da parte delle donne lesbiche
ed altri aspetti psicosociali che giocano un peso ancora maggiore per gli
adolescenti omosessuali e bisessuali, rispetto a quanto non avvenga per gli
adulti.
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1.2.2. Gli uomini gay e bisessuali
Abbiamo visto come la rassegna inglese di Ryan, Wortley, Easton, Pederson e
Greenwood (2001) indica un tasso di consumo di tabacco molto alto per gay e
bisessuali, in particolare giovani, rispetto a quello indicato per gli
eterosessuali.
Anche la rassegna di Graglia (2000) indica che il consumo di tabacco è
significativamente maggiore nella popolazione omosessuale maschile rispetto
a quella generale.
In particolare, la ricerca Svizzera di Hausermann e Wang (2003) riporta che il
76% degli uomini gay è stato fumatore nel corso della propria vita, ed il 51%
lo è ancora, contro il 39% dei fumatori eterosessuali. Gli autori ipotizzano che
l’uso di sostanze sia dovuto a stress sociali, in particolare ad atti di violenza
fisica e sessuale, ai quali i soggetti gay sarebbero più esposti nel corso della
propria vita.
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1.3. Altre sostanze
1.3.1. Le donne lesbiche e bisessuali
Secondo la rassegna di Graglia (2000), le lesbiche fanno uso di marijuana e di
psicofarmaci, sia prescritti sia reperiti illegalmente, in misura maggiore
rispetto alle eterosessuali. Secondo la ricerca di Ryan e Bradford del 1998,
l’uso di marijuana riguarda il 47% delle intervistate, e di queste, il 20% fa
anche uso occasionale di cocaina.
L’autrice (Graglia, 2000) cita, inoltre, lo studio del Dipartimento di Salute
Pubblica di S. Francisco condotto nel 1993. Esso esamina il rapporto con le
droghe più diffuse, e dichiara che il 73% delle 483 lesbiche del campione
aveva usato almeno una sostanza illegale negli ultimi 3 anni. Per quanto
riguarda la marijuana, la percentuale si collocherebbe intorno al 67%, per
l’ecstasy al 23%, per LSD ed altre droghe psichedeliche al 22%, per la cocaina
al 21%, per i depressivi e gli stimolanti al 14% e per l’eroina al 2,3%.
E’ alta anche la percentuale di lesbiche che ha assunto più droghe in modo
combinato e che, secondo la ricerca di Skinner del 1994, si pone attorno
all’87%, più ancora della percentuale che riguarderebbe il consumo combinato
di sostanze per gli uomini gay (Graglia, 2000).
La ricerca di Saewyc, Bearinger, Heinz, Blum e Resnick (1998) indica che
esiste una significativa differenza nello stile di consumo delle adolescenti
lesbiche e bisessuali e dei coetanei gay e bisessuali. Il 36% circa delle
adolescenti lesbiche e bisessuali assumerebbe droghe dopo la scuola anche
prima dei 15 anni.
Dopo l’età di 15 anni il consumo rimane quasi stabile, mentre comincia quello
dei coetanei gay e bisessuali.
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1.3.2. Gli uomini gay e bisessuali
Sono molte le ricerche relative all’assunzione di sostanze illegali come ecstasy
ed inalanti da parte degli uomini omosessuali e bisessuali. Il loro consumo,
infatti, incide sulla salute e sui comportamenti sessuali a rischio. Vale
ricordare, comunque, che le percentuali dei consumi variano sensibilmente da
ricerca a ricerca e secondo la zona geografica e le caratteristiche
sociodemografiche dei soggetti.
Graglia (2000), riportando la ricerca del 1994 di Skinner, mostra che l’uso
combinato di più sostanze illegali per i gay riguarderebbe l’80% di soggetti.
Come già accennato, la ricerca di Saewyc, Bearinger, Heinz, Blum e Resnick
(1998) indica che dopo i 15 anni comincia il consumo di sostanze di gay e
bisessuali. Esso riguarda circa il 25,5% dei soggetti ed è lievemente inferiore
alle frequenze registrate per le coetanee lesbiche.
La ricerca di Twitchell, Huber, Reback e Shoptaw (2002) è volta ad indagare
le caratteristiche di 166 individui (76 gay, 57 uomini eterosessuali e 33 donne
eterosessuali) afferenti ai servizi per il trattamento di abuso di metamfetamine
nel Sud California. Essa mostra che gli utenti gay si distinguono per alcune
caratteristiche demografiche: hanno un’età maggiore, un livello di istruzione
più elevato e hanno migliori occupazioni professionali. I gay del campione
hanno usato più tipi di droghe e maggiori dosi rispetto agli eterosessuali
intervistati, donne e uomini.
Mattison, Ross, Wolfson e Franklin (2001) hanno individuato che il consumo
combinato di più sostanze riguarda più del 50% del campione da loro
esaminato. Il consumo indagato dagli autori si riferisce ad un periodo di 12
mesi precedenti l’intervista. Secondo i loro risultati, il 72% di soggetti sarebbe
consumatore di ecstasy, il 60% di special k, il 45% di marijuana, il 39% di
cocaina e popper, il 36% di crystal-meth ed il 28% di GHB.
I consumatori sarebbero ancora più numerosi secondo i risultati della ricerca di
Klitzman, Pope e Hudson (2000). Il 70-80% di tutti gli intervistati gay e
bisessuali, infatti, avrebbe fatto recentemente uso (anno precedente) di
cocaina, popper, allucinogeni, metamfetamine e ketamina.
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Secondo la ricerca condotta in Svizzera da Hausermann e Wang (2003), più
del 50% degli uomini gay assume haschish, rispetto a poco più del 30% degli
uomini eterosessuali, quasi il 50% fa uso di popper a differenza della
percentuale nulla degli uomini eterosessuali, il 30% circa degli uomini gay
consuma sostanze come eroina, morfina, metadone e altri derivati dell’oppio, il
20% circa cocaina e stimolanti (ecstasy, amfetamine, ketamine, etc.) e il 10%
circa allucinogeni (LSD, funghi, etc.) a differenza dei valori percentuali del
consumo degli uomini eterosessuali che non raggiungono il 5% per nessuna di
queste sostanze.
Le ricerche sono concordi nel sottolineare un maggior uso di popper e inalanti,
ecstasy e Viagra da parte dei soggetti gay e bisessuali e nel collegare il
consumo di queste sostanze a comportamenti sessuali a rischio. Secondo
McKirnan, Vanable, Ostrow e Hope (2001) il popper e la cocaina sono, infatti,
le sostanze più pericolose per la messa in atto di tali comportamenti.
Klitzman et al. (2000) hanno esplorato l’incidenza del rischio sessuale su 169
soggetti che si definiscono gay o bisessuali e frequentano locali in New York
City. Di tutte le sostanze esaminate, la ricerca indicherebbe soprattutto
l’ecstasy come maggiormente correlata al rischio di comportamenti sessuali
non protetti.
Rimane da chiedersi quali siano le motivazioni che spingono i soggetti, in
particolare gli uomini omosessuali e bisessuali, a fare un uso maggiore di
sostanze rispetto agli uomini eterosessuali. Secondo McKirnan et al. (2001) e
Boddiger (2005), tali sostanze permettono vere e proprie maratone sessuali e
rappresentano, altresì, una “scappatoia cognitiva” nei confronti dell’ansia per il
pericolo dell’HIV/AIDS.
Secondo Mattison et al. (2001), invece, solo il 14% dei soggetti userebbe le
sostanze per dimenticarsi del rischio dell’HIV/AIDS. Le motivazioni principali
sarebbero piuttosto riconducibili alla dimensione del divertimento, dello svago,
del ballare per lungo tempo, dello stare insieme agli amici e uscire dalla
routine e per provare una "intensa esperienza gay" per circa il 70-80% degli
omosessuali del loro campione.
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Come già detto in precedenza, invece, secondo Hausermann e Wang (2003), le
motivazioni sono da ricondurre a forme di violenza subita.