Premessa
Il termine gioco d'azzardo si riferisce a una forma di intrattenimento in
cui una scommessa, tipicamente una somma di denaro, dall’esito incerto e
aleatorio, promette un risultato monetario più ampio. Come forma di
ricreazione, il gioco d'azzardo è ed è stato diffuso, fin dai tempi antichi, in
molte culture (Raylu e Oei, 2004 b).
Il gioco d’azzardo, può essere definito (da un punto di vista descrittivo,
aggiungo), come “qualsiasi puntata o scommessa […] il cui risultato sia
imprevedibile, dipenda dal caso e non dall’abilità”; [è] “lo scommettere su
ogni tipo di gioco o di evento ad esito incerto dove il caso, in grado variabile,
determina tale esito” (Lavanco, 2001; Filippi & Breveglieri, 2010 cit in
Serpelloni 2013). Naturalmente, nonostante tale definizione, il gioco
d'azzardo assume rilevanza (e quindi meritevole di analisi) nella misura in cui
tale rilevanza è assunta dalla posta in gioco, ed è perciò variabile per ogni
singolo scommettitore.
Il gioco d’azzardo ricreativo può creare dei possibili effetti positivi in
ambito neurocognitivo (Serpelloni, 2013) per la promozione della salute
mentale, quali ad esempio l’integrazione sociale che è molto importante per
gli anziani, mentre in età adulta si è documentata una riduzione dell’ansia,
dello stress e della disforia. Si è potuto documentare, inoltre, un
miglioramento delle strategie di coping, con un aumento delle skill, della
memoria, delle capacità di problem solving, del calcolo probabilistico, della
concentrazione e del coordinamento mano-occhio.
Quando però l’attività ludico-ricreativa varca le soglie del “gioco
d’azzardo” il confine tra normalità, problematicità e patologia si fa
estremamente labile (Lavanco & Varveri, 2006).
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Mi permetto di spostare i termini del problema rispetto a quanto definito
da Lavanco & Varveri e qui sopra riportato. Il discrimine fra attività ludico-
ricreativa (normale), attività problematica e attività patologica, sempre
relativamente al gambling, va probabilmente ricercato nella dimensione della
frequenza: una scommessa, sebbene in un gioco dall'esito incerto, dipendente
esclusivamente o quasi dal caso, effettuata una o due volte l’anno,
difficilmente potrebbe essere considerata un'attività problematica; ma se la
scommessa, pur se di entità monetaria modesta, viene reiterata con frequenza
plurisettimanale se non addirittura giornaliera, può essere considerata una
vera e propria dipendenza.
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Sommario
L'obiettivo del presente lavoro è quello di offrire una panoramica,
sebbene necessariamente non esaustiva, sulle ricerche in merito al gioco
d’azzardo, e dimostrare che giocatori d'azzardo ricreazionali, problematici e
patologici condividono i medesimi meccanismi neuronali, processi cognitivi
ed emozionali nella dinamica decisionale umana durante una scommessa. E
che quindi l'elemento discriminante è da ricercare in eventuali condizioni
psicologiche individuali contingenti e/o dal contesto-ambiente nel quale il
giocatore si trova. Inoltre, nel presente studio si metterà in evidenza come
anche i giochi da Serpelloni (2013) definiti “apparentemente innocui o
innocenti” abbiano le medesime potenzialità dei giochi considerati pericolosi.
Nel presente lavoro si è considerata la situazione di gioco d’azzardo
patologico e non patologico, in azione solitaria, ossia senza le interferenze
dovute alla presenza di altri giocatori. Come è noto infatti, l’appartenenza al
gruppo può influenzare i comportamenti e le decisioni degli individui, al
punto che in psicologia sociale si parla di conformismo nei gruppi:
l’individuo è spinto a conformarsi alle decisioni del gruppo anche se
differenti rispetto al proprio modo di pensare e agire.
Tale scelta si è resa necessaria per ridurre le innumerevoli varianti che
si sarebbero dovute considerare in una situazione più articolata.
La ricerca contemporanea vede sostanzialmente due approcci
dominanti interessarsi al comportamento del giocatore d’azzardo: uno che
potremmo definire generalmente psicologico, e più strettamente cognitivo, ed
uno psicobiologico.
L’approccio psicologico-cognitivo ha sviluppato una serie di teorie in
merito ai processi decisionali che intervengono immediatamente prima,
durante e immediatamente dopo l'attività di gioco che, per semplicità, verrà
d'ora in poi genericamente denominata “scommessa”.
La stragrande maggioranza dei giocatori d'azzardo è perfettamente
consapevole della veridicità del motto: “il banco vince sempre”. Infatti, le
quote di gioco sono attentamente organizzate per assicurare un profitto
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costante per il bookmaker, il casinò o la slot machine, ottenibile a spese del
giocatore. In termini economico-statistici, il valore atteso del gioco d'azzardo
è negativo, così che la perdita economica è inevitabile considerando un
numero elevato di prove. Tuttavia, oltre alle aspettative di vincita in termini
di arricchimento finanziario, il gioco d'azzardo ha anche motivazioni
cognitive ed emotive. Le vincite imprevedibili, che a volte si verificano, sono
una potente forma di rinforzo positivo che consolidano la risposta
strumentale. Il gioco d'azzardo è così associato all'eccitazione fisiologica che
si manifesta negli aumenti della frequenza cardiaca e in stati di piacevolezza
dovuti ad elevati livelli di cortisolo e di dopamina (Anderson & Brown 1984;
Meyer et al. 2004). Questi gli aspetti che indaga e con i quali si confronta
l’approccio psicologico-cognitivo. Tale orientamento si sofferma, anche, sul
contenuto del pensiero, considerando il comportamento del giocatore quale
frutto di una valutazione distorta del controllo durante l’azione di gioco. In
altre parole, sostiene che il giocatore continua a giocare perché sopravvaluta
la propria possibilità di vincita (Ladouceur & Walker 1996. cit. in Clark
2010).
L'approccio psicobiologico tenta di identificare le differenze negli
aspetti della funzione cerebrale tra gruppi di individui con e senza problemi
di gioco. Gli studi in tale ottica possono essere a loro volta suddivisi in quelli
che misurano l'attività o l'integrità delle diverse aree del cervello e quelli che
misurano l'attività e la funzione dei neurotrasmettitori. Quest'ultimo
approccio può essere a sua volta suddiviso in studi neuropsicologici che
misurano indirettamente la funzione cerebrale utilizzando compiti convalidati
in pazienti con lesioni cerebrali, e studi di imaging funzionale che misurano
l'attività cerebrale direttamente durante l'attività, tipicamente con la risonanza
magnetica funzionale (fMRI).
Come si vedrà nel corso del presente lavoro, alcune indagini in questo
ambito di ricerca hanno focalizzato la loro attenzione sulla disregolazione
delle aree cerebrali legate alla ricompensa e all'emozione, tra cui la corteccia
prefrontale ventromediale (vmPFC) e lo striato, nonché le alterazioni della
neurotrasmissione della dopamina (Blair et al. 2006; Pettorruso, Martinotti et
al. 2018).
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Nella prima parte del presente lavoro sono state brevemente passate in
rassegna alcune delle principali teorie relative ai processi decisionali secondo
l'approccio psicologico-cognitivo.
Nella seconda parte il comportamento del giocatore d’azzardo è stato
analizzato secondo la prospettiva psicobiologica, osservando le strutture
cerebrali implicate durante il gioco, in particolare le aree cerebrali legate alla
ricompensa e all'emozione, esaminando, anche, studi che si sono focalizzati
sulla ricaptazione della dopamina. Inoltre, come vedremo, questa prospettiva
di indagine ha consentito e consente di studiare ciò che avviene durante le
singole fasi del processo di gioco, modellizzando separatamente la fase della
prospettiva (di vincita e/o di perdita) e della notifica (di vincita e/o di
perdita).
Inoltre, nella terza parte del presente lavoro si sono analizzati recenti
studi sulle strutture neurali implicate nell’apprendimento e nella
gratificazione tramite l’osservazione del comportamento altrui, al fine di
ipotizzare procedure per poter ridurre gli effetti e/o la dipendenza dal gioco
d’azzardo tramite l’osservazione del comportamento altrui.
Definizioni:
Per gioco d’azzardo si è adottata la definizione: “lo scommettere su
ogni tipo di gioco o di evento ad esito incerto dove il caso, in grado variabile,
determina l’esito” (Bolen & Boyd, 1968); attività nella quale vengono
investiti soldi o altri beni
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L’Arizona Council on Compulsive Gambling (1999), con una
descrizione di ordine sintomatologico, definisce il gioco d’azzardo
“patologico” come un disturbo progressivo, caratterizzato dalla continua e
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Il Gioco d’azzardo è stato legalizzato in Italia tra il 2000 e il 2002. Una sentenza della Corte
di Cassazione ha stabilito nel 2011 che il Texas Hold 'em Poker è considerato gioco di abilità
e non gioco d’azzardo.
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periodica perdita di controllo in situazioni di gioco, dal pensiero fisso di
giocare e di reperire il denaro per continuare a farlo, dal pensiero irrazionale
e dalla reiterazione del comportamento, a dispetto delle conseguenze negative
che tale attività produce.
Lo stesso Ente definisce inoltre il gioco d’azzardo “problematico”
come il coinvolgimento di comportamenti rischiosi di gioco che
condizionano negativamente il benessere individuale, intendendo il prodursi
di difficoltà di relazioni familiari, economiche, sociali e di interferenze con
gli obiettivi professionali.
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PARTE PRIMA
L’APPROCCIO COGNITIVO
Introduzione
L’attività del gioco d'azzardo implica numerosi fattori cognitivi ed
emotivi. Le vincite, soprattutto in denaro, rappresentano un notevole rinforzo
positivo. In alcuni contesti, la vittoria è rimarcata da segnali acustici e visivi
(ad es. Luci lampeggianti, scroscio di monete) che diventano stimoli
condizionanti (rinforzo positivo) e che possono rivestire un ruolo chiave nel
modellare il comportamento del gioco d'azzardo (cfr. Blaszczynski & Nower
2002).
In merito all’analisi del processo decisionale fra più opzioni, che
interviene nella scommessa, la ricerca multidisciplinare (filosofica, statistica,
matematica, finanziaria) ha, nel tempo, elaborato un elevato numero di teorie,
parte delle quali l’approccio psicologico-cognitivo ha tenuto e tiene tutt’ora
conto. Se ne analizzano qui di seguito, brevemente, le principali
caratteristiche.
La formulazione cognitiva del gioco d'azzardo, inoltre, indaga anche
sulle credenze distorte in merito alle possibilità di vincita. Secondo questa
prospettiva sono stati identificati diversi tipi di credenze errate (Toneatto et
al., 1997; Raylu & Oei 2004 a), che alla fine danno origine a una “illusione di
controllo” in cui il giocatore confonde un gioco d'azzardo con un gioco di
abilità (Langer 1975; Thompson et al., 1998).
1. DECISION-MAKING
Decision making: il processo decisionale e i fattori che lo condizionano
La presa di decisione o decision-making è un processo
complesso, che coinvolge diverse strutture cognitive, in cui l’individuo deve
valutare ed interpretare gli eventi, al fine di scegliere tra comportamenti tra
loro alternativi (von Winterfeld & Edwards, 1986).
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