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Introduzione:
Dagli anni ’40 fino ad oggi assistiamo a una costante evoluzione in termini di importanza e
significatività del concetto di Corporate Social Responsibility o Responsabilità Sociale
d’Impresa: le tendenza delle imprese a combinare lo svolgimento delle loro attività con la
soddisfazione delle esigenze, sociali e ambientali, oltre che economiche dei vari stakeholder
che gravitano attorno a esse; All’interno di questa descrizione sono racchiusi implicitamente
tutti i concetti derivati che prendono vita da CSR,concetti quali: il ruolo delle imprese nei
confronti della società (termine spesso intercambiabile con quello di responsabilità sociale di
impresa), l’etica d’impresa ovvero l’insieme dei principi etici e morali dell’ambiente
lavorativo, e la gestione o meglio la soddisfazione degli stakeholder, soggetti a cui l’impresa
deve fare molta attenzione includendoli nelle sue pratiche di business perché costituiscono sia
minacce che opportunità per la stessa. Lo sviluppo del termine CSR così come la nascita di
questi aspetti correlati, era già avvenuto sicuramente prima dello scoppio della Seconda
Guerra Mondiale ma le informazioni riguardo questo periodo sono spesso incomplete così da
portarci a considerare maggiormente il periodo successivo agli anni 1950 in cui si assiste a
un’esplosione dell’interesse riguardante CSR nell’Unione Europea e in tutto il mondo. La
presenza di questo fenomeno e la sua diffusione si riscontrano nel fatto che leggendo un
giornale, una rivista specializzata e non, s’incontrerà sicuramente un dibattito incentrato su
questi temi e si denota anche dal fatto che molti temi come la sostenibilità ambientale, la
tutela del lavoro, le campagne a sostegno della povertà sono state negli anni trascorsi dibattuti
ampiamente. Certamente l’evoluzione di tale concetto abbraccia sia l’ambito accademico ma
anche quello quotidiano dell’operare delle aziende con patners e competitors mondiali ed è
dovuta alla crescita di una nuova consapevolezza delle aziende nell’agire sociale e al sempre
maggiore intervento delle istituzioni nel promuovere temi scottanti, riguardanti la società e
l’ambiente. Questo intervento in particolare scaturisce dai numerosi scandali cui sono andate
incontro grandi imprese, operanti a livello mondiale, le quali hanno adottato pratiche non
sempre corrette, per raggiungere obiettivi economici e mantenere una reputazione di facciata
davanti ai loro stakeholders. Emerge quindi la necessità di porre maggiore attenzione sugli
effetti economici, sociali, ambientali che tali pratiche hanno, cercando anche di quantificarli al
fine di valutare effettivamente l’operare di un’azienda all’interno della società. L’approccio
integrato che vede da una parte le aziende e dall’altra i loro portatori d’interesse, e la presenza
delle aziende nel mercato ha fatto si che a queste sia richiesto di orientare i loro
comportamenti verso l’obiettivo di responsabilità sociale. Oltre al concetto di Corporate
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Social Responsibility si sviluppa in parallelo quello di CPS (Corporate Social Performance),
che abbraccia la CSR sia in termini teorici e normativi sia come maggiormente diretto alla
valutazione delle performance aziendali, e dei risultati reali di un’impresa. Anche in questo
sono racchiusi i principi base della responsabilità sociale, valutare le performance in merito al
loro rispetto di codici etici su cui si fonda la società e le sue istituzioni e, l’instaurazione di un
rapporto mutual-benefits con i propri stakeholder. Azionisti, dipendenti, fornitori, organi di
controllo e istituzioni rappresentano il punto fondamentale su cui l’imprenditore deve agire
per creare un’azienda forte, che perduri nel tempo e grazie alla fiducia su cui s’instaurano tali
relazioni, si creano scambi d’informazioni, innovazioni, idee e storie che portano un benessere
condiviso e benefici continui. La prospettiva di tali futuri benefici, la crescente
consapevolezza dell’impatto positivo creato sulla società e più in generale sul pianeta, spinge
le aziende ad adottare e rendere note pratiche di Corporate Social Responsibility per garantire
un approccio globale alla gestione del rischio d’impresa, e dimostrare la massima trasparenza
tra i principi, i valori, le linee guida e i comportamenti dichiarati al pubblico e quelli attesi. Su
tale prospettiva si fonda l’impegno di numerose grandi corporation che operano con ingenti
capitali e con l’impiego di risorse umane su larga scala, questa è CSR: l’agire in un’ottica di
sostenibilità e responsabilità creando anche un’immagine simbolo che rispecchi il
coinvolgimento in pratiche eticamente corrette. Spesso però la volontà di creare una solida
reputazione rispetto ai competitors, unita a prospettive di massimizzazione dei profitti, è così
forte che devia gli obiettivi delle aziende da agire per portare avanti una politica di
sostenibilità a vantaggio di tutti ad attuare pratiche scorrette e illegali pur di sorpassare le
aziende rivali e acquisire profitti sempre più elevati. Sono nate così associazioni mondiali che
hanno costruito le loro fondamenta su quei valori che sono incorporati nella Responsabilità
sociale d’impresa. Una di queste è l’Ethical Corporation, con sede a Londra e fondata nel
2001, con l’obiettivo di organizzare e promuovere conferenze informative a livello mondiale
per avvicinare i giovani al mondo di CSR ma anche di creare nuovi dibattiti, da cui sono
scaturiti eventi, campagne sulla sostenibilità. Un’altra ancora è la BSR (Business for Social
Responsibility), fondata nel 1992 per indirizzare i comportamenti delle aziende verso tali
temi, e creare sempre nuove opportunità per sfruttare al meglio le loro risorse incorporandole
in una politica etica. Per tale motivo la nostra trattazione sarà incentrata anche sulla
descrizione di alcuni indici di mercato in grado di valutare effettivamente le performance
aziendali, e il loro impatto sulla società. Tramite questi, infatti, tutto il pubblico degli
investitori, dei finanziatori, delle piccole e medie aziende è in grado di valutare il
coinvolgimento di una grande corporation nel sociale, in eventi a supporto della sostenibilità e
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anche nelle pratiche che tutelano le loro forze lavoro. E non solo, l’utilizzo di questi permette
anche la valutazione dell’impatto sia in termini positivi che negativi sulla società e
sull’ambiente globale in cui sono inserite.
La tesi è suddivisa in tre capitoli:
Nel primo capitolo, di carattere puramente teorico, analizzeremo lo sviluppo del concetto di
Corporate social responsibility tra i vari autori e nelle teorie che ne sono scaturite. La
trattazione è suddivisa per periodi intertemporali, partendo dai primi approcci teorici del 1940
fino ai temi dibattuti ai nostri giorni. Nel Dibattito su CSR del 1932 di Berle e Means, in cui
per la prima volta si parla d’interesse sociale dell’impresa, analizzeremo come il termine CSR
entra nella letteratura accademica e imprenditoriale degli anni ‘50. Il riferimento è Abrams, il
quale porta in evidenza la responsabilità del management all’interno delle aziende (1951) e
Bowen, il primo a condurre uno studio approfondito sulla formazione della responsabilità
sociale d’impresa. Negli anni ’60, periodo di proteste negli USA a favore dei diritti civili,
dell’emancipazione delle donne e dell’ambiente, si arriva a una definitiva affermazione del
concetto di CSR. Citeremo a tale proposito Davis che teorizza l’esistenza di un legame tra le
aziende e l’ambiente e un altro autore McGuire che introduce il concetto di corporate
citizenship. Da questi passeremo a uno studio degli anni ’70, in cui si arriva alla domanda
“Cosa effettivamente significa Responsabilità Sociale d’Impresa?”. Sarà presentato il famoso
dibattito tra la teoria classica, sostenitrice del profitto come unico obiettivo delle imprese, e le
altre teorie sviluppatesi in parallelo ma opposte alla prima in cui si afferma che l’impresa,
portatrice d’interessi verso i vari stakeholder, deve mirare non solo alla massimizzazione dei
suoi profitti ma anche al perseguimento dei doveri sociali cui è sottoposta. Si sviluppa così
una letteratura basata su argomentazioni pro e contro CSR che esploreremo con riferimento a
autori quali Friedman, Davis, Hayek, Carrol e Bernstein. Un punto di svolta si ha negli anni
’80 in cui prendono forma i tre filoni di pensiero fondamentali per il futuro sviluppo del
concetto di Corporate Social Responsibility: la Teoria degli Stakeholder, la Business Ethics e
per ultima la Corporate Social Performance (CSP). Su questa linea evolutiva tutti gli anni ’90
e i primi del 2000 sono interessati dalla nascita della Global Corporate Citizenship, per cui le
aziende non devono rivolgere le loro attenzioni solo ai vari stakeholder che gravitano attorno
a esse ma considerarsi loro stesse come stakeholder della società in cui operano. Questi anni
sono però permeati anche da scandali finanziari che hanno portato nel 2008 al crollo della
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Borsa di Wall Street. Proprio in questo periodo storico si cerca sempre di più la garanzia della
legittimità aziendale; infatti, in anni recenti abbiamo notato come la Corporate Social
Responsibility si è legata al concetto di Sostenibilità e ne è diventata uno strumento di
attuazione.
Nel secondo capitolo è presentato l’utilizzo degli indicatori di mercato nella valutazione delle
performance aziendali nella sostenibilità. Si descriverà il perché del loro utilizzo, correlandolo
ai benefici per il pubblico degli investitori, finanziatori. In particolare si partirà con una loro
descrizione citando le tre aree fondamentali intorno a cui ruota un indicatore di sostenibilità:
l’area ambientale, economica, e sociale. Fondamentale dunque non è solo una valutazione che
prevede di considerare le tre in maniera individuale ma anche una loro integrazione.
L’integrazione permette di evidenziare più aspetti critici contemporaneamente e di gestire
adeguatamente la complessità dei numerosi fattori oggetto di osservazione.
Questo perché le misurazioni riguardano non solo fattori esprimibili quantitativamente ma
anche qualitativamente, si pensi per esempio agli indicatori di tipo sociale che scaturiscono da
un processo di valutazione in cui il grado di soggettività delle osservazioni è molto elevato.
Oltre a questa descrizione introduttiva verrà presentato un quadro evolutivo, partendo dalla
Conferenza per l’Ambiente e lo Sviluppo delle Nazioni Unite del 1992 in cui per la prima
volta viene proposto l’uso di indicatori per valutare le performance e l’impatto di numerose
pratiche di sostenibilità. Saranno poi descritte le caratteristiche fondamentali e i criteri di
selezione attraverso cui si valuta l’idoneità di un dato indicatore, caratteristiche che si
ritrovano nel Blue Book, documento elaborato dal Dipartimento per gli Affari Economici
(UNDESA), in cui sono raccolti 50 indicatori fondamentali.
La parte finale del capitolo riguarda l’importanza del processo valutativo attraverso tali
indicatori di sostenibilità, testimoniata da una frase di Greeno e Robinson del 1992 in cui si
esalta il peso che le valutazioni dell’aspetto ambientale oltre che di quello puramente
economico-finanziario stanno assumendo in questo momento.
Infine si descrive l’obiettivo attorno al quale si concentra tutto questo processo, in altre parole
il fornire una rappresentazione chiara e di facile comprensione delle politiche di CSR,
convogliando dati economici, sociali e ambientali in indicatori in grado di guidare future
scelte d’investimento e finanziamento.