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I DISTURBI ALIMENTARI 
 
“Se è vero che alterazioni del comportamento alimentare sono presenti in molte condizioni 
psicopatologiche, è altrettanto vero che, quando sono presenti nella loro piena espressione clinica, i 
Disturbi della Condotta Alimentare costituiscono quadri morbosi così peculiari e costanti da imporre 
la loro precisa individuazione e riconoscimento come entità nosografiche autonome” 
(G.B. Cassano, 1992). 
 
 1.1 Prospettiva storica 
 
Da un punto di vista storico, i primi riferimenti all‟Anoressia vengono fatti risalire al 
Medioevo. In quest‟epoca, in cui i valori religiosi erano ben radicati nelle persone, 
questa patologia era vista come un traguardo spirituale da raggiungere; si parlava 
infatti di "santa Anoressia" e di "digiuni ascetici"( si cercava il perseguimento di virtù 
spirituali attraverso la mortificazione del corpo). Vittime illustri della malattia sono 
state all'epoca delle donne divenute in seguito sante. Cercando un "matrimonio con 
Cristo" rifiutavano infatti il cibo; fra tali donne vi erano santa Caterina da Siena e 
sant'Angela di Foligno. 
Da un punto di vista clinico, anche se fu un medico genovese nel 1500, tale 
Simone Porta, il primo a studiare e descrivere il quadro clinico dell'Anoressia, è 
tradizione diffusa far risalire la prima scoperta della malattia solo al 1689, quando 
venne pubblicato ad opera del medico britannico Richard Morton il primo
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resoconto, dal titolo “Tisiologia:o un trattato sulla consunzione” di due pazienti (un 
ragazzo minorenne e una ragazza di appena 18 anni) che, in assenza di patologie 
manifeste, rifiutavano di alimentarsi. Morton (1689) definì tale disturbo "Consunzione 
Nervosa": 
 
« Il figlio del reverendo Steele, intorno al sedicesimo anno d'età, cadde gradualmente in un'assenza 
totale di appetito, e in seguito in un'Atrofia Universale, struggendosi via via sempre di più per 
due anni, senza che vi fossero febbre, tosse o altro sintomo di qualsiasi altra malattia dei suoi 
polmoni o altro viscere, anche senza diarrea o diabete o altro segno di colliquazione o evacuazione 
innaturale. Perciò giudicai questa consunzione come Nervosa, come cosa che avesse le sue radici 
nell'abito del suo corpo e sorgesse da una perturbazione del suo Sistema di Nervi. » 
 
Dopo il trattato di Morton (1689), bisognò attendere il 1860, anno in cui Louis-
Victor Marcé descrisse per primo un "disordine dello stomaco" con una 
predominanza nel sesso femminile, concetto che fu ripreso e identificato quasi 
contemporaneamente nel 1873 da Charles Lasegue come Anoressia Isterica a Parigi, e 
da William Gull come Anoressia Nervosa a Londra. Fu lo stesso Lasegue (1873) a 
fornire la prima descrizione approfondita del nucleo psicopatologico centrale del 
disturbo; a Gull e Lasegue si deve quindi il merito di aver posto l'attenzione 
sull'origine non organica di tale disturbo, oltre all'intuizione del ruolo importante 
svolto dalla famiglia nello sviluppo dell'Anoressia. Inoltre, se Gull (1873) fu il primo 
a coniare il termine Anoressia Nervosa, nel 1883 Huckard fu il primo a catalogare 
questa patologia sotto il nome di Anoressia Mentale, tuttora preferenzialmente 
adottato dagli autori di scuola latina (il primo è invece il termine attualmente 
impiegato dagli autori di scuola anglosassone).
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Successivamente, negli anni compresi tra il 1889 e il 1911 si ritrovano invece i primi 
lavori in ambito neurologico ad opera di studiosi quali Jean-Martin Charcot e Gilles 
de la Tourette. Nel corso dell'anno 1911 lo psicologo francese Pierre Marie Félix 
Janet, nel suo scritto "Les Obsessions et la Psychasthénie", descrisse le caratteristiche 
della malattia dandone un'altra definizione: Psicoastenia. Lo psicologo riteneva che 
fosse dovuta a un rifiuto da parte della donna della sua sessualità. La svolta 
importante si verificò però nel 1914, quando il fisiologo Morris Simmonds suggerì 
l'ipotesi dell'insufficienza pituitaria grave (ossia uno scompenso dell'ipofisi) come 
base della patologia, impostando così per gli anni successivi un approccio 
endocrinologico all'Anoressia Nervosa. Anche Sigmund Freud (1911) ebbe modo di 
studiare la malattia; secondo il suo pensiero infatti, l'Anoressia Nervosa era correlata 
a una forma di melanconia a cui non corrispondeva un'evoluzione sessuale, ovvero la 
persona non aveva sviluppato una propria identità sessuale compiuta. Tuttavia i grandi 
progressi verso l‟interpretazione dell‟Anoressia Nervosa, così come viene intesa oggi, 
sono stati compiuti solo negli ultimi Trent‟anni e sono da attribuirsi all‟opera di vari 
autori, tra cui Hilde Bruch (1973) nell‟ambito delle ipotesi Dispercettive e Minunchin 
(1980) nell‟ambito delle teorie Sistemico-Relazionali. 
Da un punto di vista diagnostico invece, l'Anoressia Nervosa è apparsa nel DSM 
(Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali) sin dalla sua seconda edizione 
(DSM-II), del 1960; da allora il disturbo è rimasto presente nel DSM, nonostante le 
notevoli revisioni, in tutte le edizioni, fino all'attuale DSM-IV-TR. 
 Per quanto concerne la storia della Bulimia, prima degli anni Settanta appare 
raramente citata nelle pubblicazioni mediche. Ritenuta fino alla fine del secolo scorso 
e nei primi del Novecento una componente del quadro clinico dell‟Anoressia, come 
confermato dal Professor Gerald Russel che nel 1979 la reputava una variabile di
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essa, fu riconosciuta come sindrome autonoma solo l‟anno successivo grazie all‟uscita 
del DSM-III. Da allora divenne più nota grazie soprattutto agli studi effettuati da 
Gordon nel 1991 nei College Universitari Americani, dove i dati prodotti 
dimostravano l‟aumento di fenomeni di iperalimentazione e svuotamento, 
confermandone così la diagnosi tutt‟ora in uso. 
Infine, un piccolo accenno storico può essere fatto anche per il Binge Eating 
Disorder. Alla fine degli anni Cinquanta Albert Stunkard  psichiatra e studioso di 
obesità a Yale rilevò comportamenti anomali quali abbuffate significative in soggetti 
obesi.  Nello stesso anno, Hyman Cohen, professore di liceo in cura presso Stunkard 
coniò il termine inglese Binge Eating Disorder per descrivere comportamenti 
caratterizzati da un‟alimentazione incontrollata. Negli anni Ottanta il dottor Robert 
Spitzer della Columbia University notò i medesimi atteggiamenti in persone di 
sovrappeso. Si rese conto però, che tali atteggiamenti compulsivi, non 
soddisfacevano i criteri diagnostici della Bulimia Nervosa, giunse allora a definirli 
come Sindrome da Sovralimentazione Patologica. Da allora il Binge Eating Disorder, 
grazie ad autori quali Marcus et al. (1990), che decisero di mantenerne il primo 
termine, è apparso in letteratura, e dal 1994 è presenta anche nell‟Appendice B del 
DSM-IV. 
 
1.2 Classificazione dei Disturbi Alimentari 
  
Secondo le definizioni del Manuale Diagnostico e Statistico dei i Disturbi Mentali, il 
DSM-IV, i Disturbi Alimentari sono Anoressia Nervosa e Bulimia Nervosa. Un posto a 
sé occupano il Binge Eating Disorder o Disturbo da Alimentazione Incontrollata, e la 
categoria dei cosiddetti Disturbi dell’ Alimentazione Non Altrimenti Specificati, altrimenti
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detti EDNOS (dall‟acronimo inglese per Eating Disorders Not Otherwise 
Specificied), denominazione sotto la quale si intende raggruppare quei quadri clinici 
riconducibili ad un‟alterazione del comportamento alimentare che, pur non 
soddisfacendo tutti i criteri diagnostici per un disturbo specifico, si caratterizzano per 
una severità clinica e per i quali è stata recentemente suggerita la distinzione in 
Disturbi Sottosoglia e Misti (Fairburn C.G., 2005). 
Vale la pena però ricordare come l‟organizzazione che il DSM-IV fa dei Disturbi 
del Comportamento Alimentare possa ritenersi molto spesso incompleta sia per la 
frequente tendenza al passaggio da un disturbo all‟altro (Tozzi F., 2005), sia per la 
difficoltà ad inquadrare sfumature cliniche di una sindrome o dell‟altra, per cui la 
maggior parte dei quadri clinici risponde alla diagnosi di EDNOS. Si è sempre più 
inclini infatti (Dalla Ragione L., 2009), a considerare anche i Disturbi Alimentari 
all‟interno di uno spettro, caratterizzato da un continuum psicopatologico, e non più come 
sindromi autonome e distinte. Diversi autori hanno suggerito miglioramenti e 
ampliamenti da inserire nell‟ambito del prossimo DSM-V e proprio il maschile 
sembrerebbe diventare uno dei protagonisti di questi cambiamenti. I criteri 
diagnostici del DSM-IV appaiono infatti fortemente improntati all‟interessamento 
della popolazione femminile; ciò è evidente per l‟Anoressia, nella quale compare 
l‟amenorrea (intesa come l‟assenza di almeno tre cicli mestruali consecutivi), in 
assenza di un corrispettivo maschile altrettanto definibile. Questo aspetto è senz‟altro 
meno marcato nel sistema diagnostico maggiormente utilizzato in Italia, l’ICD-10 
(decima revisione della Classificazione Internazionale delle Sindromi e dei Disturbi 
Psichici e Comportamentali, 1992) in cui l‟attenzione è rivolta alla presenza di “[…] 
un disturbo endocrino diffuso, che coinvolge l‟asse ipotalamo-ipofisi-gonadi, che si 
manifesta nella donna come amenorrea e nell‟uomo come perdita dell‟interesse e
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della potenza sessuale […]” con riferimento al frequente riscontro clinico di 
alterazioni endocrine più specificatamente maschili tra cui appunto un calo della 
libido e della potenza sessuale. 
L‟assenza di sintomi specifici nell‟uomo, equiparabili all‟amenorrea, implica 
inevitabilmente (Scoppetta M., 2009) sia una maggiore difficoltà nel formulare una 
diagnosi di Disturbo del Comportamento Alimentare sia nell‟attitudine degli interessi 
a chiedere aiuto (infatti un‟elevata percentuali di pazienti donne, in una fase iniziale, 
chiede aiuto per l‟amenorrea). 
Ad eccezione dell‟amenorrea quindi, i criteri diagnostici stabiliti dal DSM-IV per 
l‟Anoressia Nervosa sono gli stessi per donne e uomini, scelta che potrebbe anche 
non sorprendere considerata l‟attuale tendenza (Dalla ragione L., 2009) a ritenere 
l‟Anoressia maschile affine a quella femminile, con cui condivide fenomenologia 
clinica, caratteristiche psicopatologiche e principali teorie eziopatogenetiche. Al di là 
di questo, seppur poco affrontate, in letteratura vengono comunque rintracciate 
“differenze tra i generi” più avanti analizzate. 
 
1.2.1 Aspetti generali 
 
Al centro di queste patologie (Uberto Zuccardi Merli, 2006), che possono assumere 
forme diversificate e complesse, si trova il trinomio Corpo-Cibo-Peso con i significati 
che ognuno di essi assume. Ad esempio, il corpo diviene strumento per manifestare 
una profonda sofferenza rendendosi teatro di un disagio altrimenti indicibile, il cibo  
l‟oggetto da cui si dipende, sia negandoselo, come nell‟Anoressia, sia abusandone, 
come nella Bulimia e nel Disturbo da Alimentazione Incontrollata e il peso, 
l‟ossessione su cui investire le proprie risorse. Il corpo, con le sue mille sfaccettature,
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diventa allora la superficie ideale per disegnare la propria individualità, per esprimere 
le proprie sofferenze o le proprie paure, per scrivere in modo indelebile e visibile il 
proprio dolore. E‟quindi importante sottolineare che i Disturbi Alimentari non sono, 
perciò, semplici “malattie dell‟appetito”o“patologie da imitazione” di modelli 
inappropriati ma rappresentano seri sintomi di problematiche con implicazioni sia 
psicologiche che fisiche.  
Nella fattispecie, il sintomo nelle sue diverse forme è sempre frutto di una storia 
soggettiva, uno strumento che la persona utilizza per gestire tematiche angoscianti. Si 
tratta di un‟ “auto-cura”, certamente illusoria, con effetti devastanti sulla mente e sul 
corpo; una soluzione che la persona ha trovato come unica via per gestire difficoltà 
esistenziali o per riempire il proprio vuoto interiore. Il pensiero ossessivo del cibo e 
del corpo si pone quindi come una sorta di anestetico che impedisce di avvertire il 
disagio e, nello stesso tempo, ne diviene unico strumento per esprimerlo. 
 
1.3 Anoressia Nervosa 
 
L‟Anoressia Nervosa (dal greco an-orexis che significa “mancanza dell‟appetito”) è un 
Disturbo del Comportamento Alimentare caratterizzato da una restrizione 
dell‟alimentazione dovuta ad un‟eccessiva preoccupazione per il peso e le forme 
corporee, che si esprime in un‟estrema paura di aumentare di peso e in una continua 
ricerca di magrezza (Biscontin, Mascherin, Talon, 1998). Il principale sintomo è 
proprio il rifiuto di mantenere il peso corporeo entro i livelli di normalità, infatti, il 
verificarsi di un marcato dimagrimento può essere il primo segnale indicatore del 
disturbo. Nelle donne questa perdita di peso, come già visto, è accompagnata dalla 
scomparsa del ciclo mestruale (amenorrea), mentre nell‟uomo lo scompenso
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ormonale si manifesta quale calo drastico del desiderio sessuale, a volte anche 
impotenza, causato dal blocco o inibizione della produzione di testosterone operato 
dall‟organismo denutrito.  
Tipicamente (Dalla Ragione L., 2009) tutto comincia con una dieta dimagrante: 
quello che si desidera, apparentemente, è migliorare la propria immagine. In realtà 
poi la dieta si trasforma in un imperativo interiore di nutrirsi di quantità di cibo 
sempre più irrisorie: la persona anoressica persegue un ideale di magrezza 
irraggiungibile, rispetto al quale si sente sempre inadeguata. La fame, allora, viene 
negata, viene effettuato un calcolo ossessivo delle calorie e a questo si accompagna 
anche un controllo spasmodico giornaliero del peso. Ma è proprio in questo 
momento che la maggior parte delle persone anoressiche, sperimentano (Scoppetta 
M., 2009) una fame intensa contro la quale investono una parte sempre maggiore 
delle proprie energie per tentare di mantenerla sotto controllo; questa fame può 
essere considerata un sintomo da digiuno. I sintomi da digiuno consistono in 
meccanismi biologici di protezione dell‟organismo deprivato dal cibo che, oltre alla 
fame, comprendono anche un aumento delle preoccupazioni riguardanti 
l‟alimentazione, nonché modificazioni importanti sul piano emotivo che possono 
portare con sé anche disturbi psichiatrici. Questa compulsione al cibo a volte può 
sfociare in vere e proprie abbuffate che consistono nell‟ingestione di una quantità 
esagerata di alimenti, anche se spesso soltanto rispetto ai parametri del soggetto. 
Dopo l‟abbuffata la persona sviluppa forti sensi di colpa che la portano ad attuare 
condotte di eliminazione quali vomito, abuso di lassativi o diuretici oppure 
restrizione alimentare ed attività fisica esagerata. In quest‟ultimo, caso l‟Anoressia è di 
tipo con Abbuffate/Condotte di Eliminazione e presenta manifestazioni più evidenti