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Introduzione
Questo lavoro prende le mosse dalla constatazione che la legge non è l’unico
strumento capace di regolare il comportamento delle persone. Le condotte individuali,
infatti, sono molto più frequentemente influenzate da una serie di regole informali e da
regolarità comportamentali – le norme sociali – che con la legge interagiscono
continuamente e che sono in grado di determinarne, a seconda dei casi, un
rafforzamento o un indebolimento.
La finalità della presente ricerca è quella di indagare il ruolo delle norme sociali
nella proprietà intellettuale. In quest’ottica, particolare attenzione è stata dedicata a
quelle regole informali che distinguono i comportamenti accettabili da quelli non
tollerati in materia di copia, distribuzione ed utilizzo delle opere dell’ingegno – le c.d.
copynorms – con l’ulteriore finalità di analizzare l’effetto che tali norme esplicano nei
confronti del diritto d’autore.
Il perseguimento di tali obiettivi, attraverso la chiave di lettura delle norme
sociali, ha reso necessario il ricorso ad un approccio interdisciplinare, capace di
avvalersi del sapere di scienze quali il diritto, l’analisi economia, la sociologia e la
psicologia comportamentale.
La trattazione si articola in quattro capitoli ed alcune conclusioni finali.
Nel primo capitolo, si cerca di offrire sia una panoramica delle norme in
generale, intese come regole di comportamento, sia delle norme di tipo giuridico. Il
tema è affrontato attraverso l’illustrazione delle varie definizioni che sono fornite dalla
dottrina giuridica e filosofica, per poi passare alla enucleazione di una griglia di
classificazioni delle norme e dei suoi caratteri distintivi. La parte finale del capitolo è,
infine, dedicata al concetto di sanzione giuridica e al ruolo che la medesima sanzione
svolge in relazione alla conservazione dell’ordinamento giuridico.
Nel secondo capitolo, l’indagine si estende in maniera specifica al campo delle
norme sociali, allo scopo di illustrare le diverse teorie elaborate per lo più dalla dottrina
d’oltreoceano con la finalità di dimostrare il fondamentale ruolo da esse svolto nel
guidare il comportamento delle persone. Tale intento è perseguito facendo ricorso agli
strumenti tipici dell’analisi economica del diritto, della teoria dei giochi e delle
interazioni ripetute, per poi passare ad una serie di modelli che si basano sui concetti di
10
influenza sociale, propri della psicologia comportamentale. Infine, il capitolo si
conclude con un’analisi approfondita del momento applicativo delle norme sociali, sia
nei termini dell’apparato di sanzioni sociali di tipo reputazionale predisposto per
garantirne la loro osservanza, sia nei termini di una loro capacità di fungere da collante
per la società e strumento regolativo delle condotte individuali.
Nel terzo capitolo l’attenzione si rivolge al ruolo svolto dalle norme sociali nel
contesto del diritto d’autore, o meglio del copyright, dato che lo studio prende ad esame
la disciplina legislativa statunitense. La disamina prende avvio con l’illustrazione di una
serie di ipotesi dove tali norme sociali possono andare a formare un vero e proprio
sistema normativo che funge, alternativamente, da unica modalità di protezione dei beni
creativi – nel caso in cui non esista alcuna protezione fornita dalla legge in materia di
proprietà intellettuale – oppure da elemento di moderazione o contrasto del controllo
esclusivo derivante dalla regolamentazione legislativa. Successivamente, il lavoro
prende una direzione specifica, focalizzandosi nei confronti delle copynorms, le regole
informali in materia di copia, distribuzione ed utilizzo del materiale protetto da
copyright. In tale ambito il divario tra quanto stabilito dalla legge sul copyright e quanto
è considerato socialmente ammissibile è piuttosto consistente, ed al proposito sono
riportati alcuni esempi che dimostrano la discrepanza tra il contenuto della legge e
quello delle norme sociali. Anche in questo capitolo gli strumenti utilizzati sono quelli
propri delle scienze sociologiche, dell’analisi economica e della psicologia, oltre che del
diritto, senza dimenticare gli spunti forniti dalla tecnologia.
Nel quarto ed ultimo capitolo, la riflessione sul rapporto tra copynorms e
copyright è declinata nei termini di un’indagine approfondita sulla rilevanza delle regole
sociali, avuto riguardo a quello che sembra essere diventato non solo un caso di
inosservanza della legge, ma un vero e proprio fenomeno di massa: il file-sharing non
autorizzato. Con questa espressione si vuole fare riferimento all’arduo problema, in
termini di aderenza al dettato legislativo, conseguente all’amplissima diffusione della
pratica sociale consistente nello scambio non autorizzato nella rete internet di opere
dell’ingegno protette da copyright. Si tratta, invero, di un’attività compiuta da milioni di
persone in tutto il mondo, nella convinzione che si tratti di una pratica moralmente e
socialmente accettabile (anche se rigorosamente vietata dalla legge). Il quarto capitolo
si apre con una snella ricostruzione degli antefatti storici e tecnologici del file-sharing
11
ed una descrizione delle pratiche sociali diffuse nelle comunità di condivisione online di
contenuti protetti. Il prosieguo dell’analisi, invece, si propone di illustrare le varie
soluzioni che sono state avanzate per risolvere il problema del file-sharing, molte delle
quali dimostratesi poi del tutto inefficaci nel tentativo di combattere il dilagare di questo
fenomeno. La ricerca scientifica dimostra come le persone osservino le leggi non tanto
per il timore di incorrere in sanzioni legali, ma perché semplicemente ritengono che sia
la cosa giusta da fare. Per questi motivi, il capitolo si concentra sull’analisi di una serie
di strategie di tipo normativo, il cui obiettivo è di modificare le attuali copynorms a
supporto del file-sharing, per costruirne di nuove maggiormente a favore del copyright.
Tutto questo permette di trarre sin da subito una conclusione: la soluzione al
dilemma del file-sharing, in definitiva, sembra debba ricercarsi nella forza persuasiva
delle norme sociali, nella loro capacità di convincere le persone che scaricare contenuti
protetti da copyright non è soltanto contrario alla legge, ma è soprattutto moralmente e
socialmente intollerabile. In altre parole, non è la cosa giusta da fare.
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CAPITOLO I
DELLE NORME IN GENERALE
1. L’espressione “norma”
Il tentativo di fornire una definizione chiara e univoca del concetto di norma si
scontra con almeno due ordini di difficoltà.
In primo luogo, il termine “norma” è usato nel linguaggio per alludere a una
regola di qualsiasi tipo, e intesa in questo senso la norma è sinonimo di regola di
situazioni, di azioni o di comportamenti umani: si pensi alla varietà di norme che sono
qualificate come giuridiche, morali, sociali, sportive, igieniche, ortografiche, sociali,
estetiche, ecc.
In secondo luogo, il concetto di norma è oggetto di studio da parte di una
molteplicità di scienze: non solo la teoria generale del diritto e le discipline giuridiche
particolari, ma anche la filosofia morale, l’economia, la sociologia e persino l’ambito
tecnico-produttivo. In quest’ultimo settore, ad esempio, il concetto di norma fa
riferimento al modo in cui si deve procedere per risolvere un determinato problema di
fabbricazione, alle regole da seguire al fine di raggiungere un risultato ottimale dal
punto di vista della qualità, della sicurezza e dell’economicità: si pensi alle locuzioni del
tipo “messa a norma dell’impianto elettrico”, oppure “cantiere a norma”, ecc. Sono
situazioni in cui il termine è ricondotto a una coincidenza con un modello che prescrive
regole tecniche, rispettivamente sulla conformità degli impianti elettrici o della
costruzione dei cantieri edilizi.
Non vi sono particolari difficoltà nello stabilire l’etimologia del termine italiano
norma: deriva dal latino nòrma, che indica in senso proprio la squadra, cioè quello
strumento adoperato per tracciare misure, rapporti di linee e angoli retti
1
. Ciò che è “a
1
Cfr. M. MAZZIOTTI DI CELSO, voce Norma giuridica, in Enciclopedia giuridica Treccani, vol. XXI,
Roma, 1990, 1 e O. PIANIGIANI, voce Norma, in Vocabolario etimologico della lingua italiana, Roma,
1907.
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norma”, quindi, viene definito come “normale”, volendo alludere ad un concetto di
rectitudo geometrica dal quale peraltro deriva anche il termine “diritto”. Normale si
contrappone ad obliquo e, dunque, in senso metaforico a ciò che non è retto o, appunto,
diritto.
Si è detto che il significato originario di norma è quello di uno strumento di
misurazione ed oggetto di tale misura può essere non solo una cosa oppure un evento
meccanico, ma anche un comportamento o un’azione dell’uomo, con la precisazione
che una misurazione è sempre collegata ad un modello astratto ovvero ad una guida di
riferimento
2
. Ne segue che il concetto di norma è riconducibile alla coincidenza tra una
determinata condotta e un modello-guida prestabilito, a una rettitudine del
comportamento umano dettata dall’aderenza dello stesso a determinate regole
predeterminate.
A questo punto possiamo tentare di offrire una definizione di norma sulla base
delle considerazioni poc’anzi esposte, tenendo presente che, nella varietà delle
concezioni di norma va registrata la ricorrenza di due accezioni.
Una prima accezione, largamente condivisa e a carattere imperativo, definisce la
norma come un enunciato prescrittivo che guida e regola l’azione degli uomini,
formulando un modello astratto da seguire, un criterio di giudizio cui ci si deve
uniformare
3
. Le norme coordinano le aspettative, nel senso che orientano la condotta
umana e le conferiscono un senso
4
.
Una definizione di norma che, pertanto, è sinonimo di regola di condotta e dalla
quale emerge il fine e il risultato tipico di ogni proposizione normativa: stabilire una
condotta tipica a cui azioni e comportamenti umani debbano conformarsi (fine
prescrittivo) ed ottenere come risultato una tipicità del comportamento.
A questa prima accezione aderiscono anche i filosofi, i quali riconducono il
concetto di norma alla distinzione e contrapposizione tra il dominio empirico del fatto
2
Cfr. V. FERRARI, voce Norme e sanzioni sociali, in Enciclopedia delle scienze sociali, Vol. VI, Roma,
1996, 2.
3
Il vocabolario di lingua italiana Treccani, edizione on-line, definisce la parola “norma” in questi termini:
“regola di condotta, stabilita d’autorità o convenuta di comune accordo o di origine consuetudinaria, che
ha per fine di guidare il comportamento dei singoli o della collettività, di regolare un’attività pratica, o di
indicare i procedimenti da seguire in casi determinati”. Disponibile all’URL:
“http://www.treccani.it/vocabolario/norma/”.
4
Così come la norma guida l’azione umana conferendole un senso, la mancanza di norme, o anomia,
disorienta e rende l’azione priva di senso. Cfr. E. DURKHEIM, Il suicidio. L’educazione morale, Torino,
1969, 306.
15
(cioè della necessità naturale) e il dominio razionale del dover essere – il Sollen – (cioè
della necessità ideale)
5
.
Una seconda accezione, condivisa nell’ambito della sociologia e che potremmo
definire di tipo descrittivo, prende le mosse dall’analisi empirica dell’agire umano nella
società e conclude per l’esistenza di un’equazione del tipo: norma = regolarità
comportamentale. Il termine norma viene, dunque, usato per designare il
comportamento che si osserva con maggiore frequenza in una determinata popolazione.
Questa nozione, quindi, fa perno sul concetto di comportamento regolare, dal quale,
attraverso un ragionamento di tipo induttivo, è possibile riscontrare l’esistenza di una
norma
6
e quindi di una “normalità”.
Si pensi al caso delle scale mobili: chiunque abbia preso una metropolitana o sia
stato in un centro commerciale in Germania o in Inghilterra, avrà sicuramente notato
come le persone che fanno uso delle scale mobili si posizionano ordinatamente sul lato
destro della scala, lasciando a sinistra uno spazio per fare passare chi va di fretta. Se è
possibile osservare che questa condotta viene tenuta dalla maggior parte delle persone,
potremmo concludere che la “norma” o “normalità” è costituita dalla modalità “mettersi
in fila sul lato destro della scala mobile” ed è ciò che fa la maggioranza delle persone in
maniera regolare. Lo stesso non può valere, ad esempio, in Italia, dove le persone si
posizionano per lo più a caso sulla scala mobile, rivelando così in questo contesto
l’assenza di una norma del tipo testé menzionato.
In sintesi, se volgessimo il nostro sguardo al modo in cui gli esseri umani
agiscono nella vita di tutti i giorni, ci renderemmo facilmente conto di come
comportamenti umani non sono per nulla casuali, ma seguono una certa uniformità,
come se fossero indirizzati da regole che prescrivono o vietano determinati
comportamenti e che ne consentono altri
7
.
Nel suo libro Contributi a un dizionario giuridico, Norberto Bobbio descrive in
maniera esemplificativa il modo in cui una norma possa condizionare il comportamento
umano, inducendo una persona a non fare quello che avrebbe fatto se la norma non
5
A. CATANIA, Manuale di teoria generale del diritto, Roma-Bari, 2010, 119.
6
Il tema delle norme sociali è ampiamente oggetto di studio da parte della dottrina, sia italiana che
straniera, in particolare l’attenzione su questo tema verrà concentrata diffusamente nel capitolo II.
7
Cfr. V. POCAR, Il diritto e le regole sociali. Lezioni di sociologia del diritto, Milano, 1997, 9.
16
fosse esistita, oppure spingendolo a fare quello che, in assenza della norma, non avrebbe
fatto:
“Un uomo passeggia in un giardino. S’imbatte in un cartello che reca scritto:
‘è proibito calpestare l’aiuola’. Si ferma un momento. Gli sarebbe stato
comodo attraversarla per giungere più rapidamente dall’altra parte. Ma non
l’attraversa e allunga, se pure a malincuore, il cammino. Intanto, finito di
leggere il giornale, sta per gettarlo in terra, quando ricorda di aver visto un
cestino con su scritto: ‘Rifiuti’. Torna indietro a suo dispetto e ve lo butta
dentro”
8
.
Questo breve racconto mostra come il comportamento dell’uomo che passeggia
nel giardino sia stato guidato e modificato, o anche solo condizionato, da parte di una
pluralità di norme. Nel primo caso quell’uomo è stato indotto a fare quello che non
avrebbe voluto, giacché il cartello recava evidentemente un ammonimento ben preciso,
cioè di non calpestare l’aiuola; tale segnale esterno di tipo prescrittivo ha determinato
una prima modificazione della condotta dell’uomo, poiché in conseguenza di ciò, egli
ha allungato il percorso. Nel secondo caso la norma ha sollecitato un determinato
comportamento poiché l’uomo ha compiuto un’azione che, in assenza della norma
stessa non avrebbe compiuto, cioè buttare il giornale nel cestino della carta straccia.
2. Classificazioni delle norme
2.1. Le norme imperative: comandi e divieti
Una prima classificazione
9
da compiere nell’ambito delle norme in generale è
quella fra norme positive (comandi) e norme negative (divieti).
Si tratta di una distinzione che trova le sue radici nel carattere imperativo delle
norme e cioè nella loro capacità di incidere nei confronti della volontà dell’uomo
determinando la modalità del dover essere (Sollen)
10
.
8
N. BOBBIO, Delle norme in generale (X), in N. BOBBIO, Contributi ad un dizionario giuridico, Torino,
1994, 177.
9
In questo paragrafo saranno proposte alcune classificazioni che tradizionalmente sono operate nella
vastissima letteratura sulle norme. Talune di queste presentano maggiore rilevanza all’interno di specifici
discorsi scientifici, in particolare quelli della teoria giuridica, sociologica, filosofica, ecc., ma ai fini di
questo studio sarà mia premura concentrare l'attenzione su quelle distinzioni che maggiormente
presentano punti di contatto tra le varie concezioni normative.