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quale faceva parte il comune di Sternatia, si sono rivelati validi aiuti
per risalire a dati e fatti per il collocamento di monumenti e nomi ormai
andati perduti.
Attraverso piccoli saggi di scavo e ristrutturazioni documentati,
seppur in modo superficiale, in alcune monografie, si è potuto risalire a
documentazioni più approfondite che hanno riguardato aree ben
specifiche dei borghi presi in considerazione. Ciò ha permesso di
ottenere ulteriori dati, ormai non più evidenti, ma di estrema
importanza di collegamento con altre tutt’ora in vista.
Grazie a sistemi informatici e programmi specializzati sono state
realizzate delle mappe che evidenziassero le varie fasi di netto
cambiamento che hanno caratterizzato i centri abitativi. Inoltre,
ulteriori ipotesi supposte durante l’approfondimento di questo lavoro di
fine studi, alcuni dei quali, purtroppo, non hanno avuto riscontro sul
campo per vari motivi, tra i quali saggi di scavo non documentati,
ristrutturazioni non dichiarate e, infine, deturpazione e scavi clandestini
dei monumenti, avvenuti durante tutto il novecento, hanno permesso la
creazione di una probabile mappa del rischio.
Ultimo, ma non meno importante, scopo da raggiungere a
completamento di questa ricerca, è quello di riuscire a capire se è
possibile trovare analogie e probabili affinità tra borghi facenti parte di
una stesso territorio e di una stessa realtà culturale, quello salentino,
anche se molto diversi tra di loro.
Per raggiungere tale scopo è stato deciso di prendere in
considerazione due assetti urbani differenti, ma, con alle loro spalle,
due storie molto simili: un agglomerato di famiglie e piccoli feudatari
al principio e l’avvento di differenti gruppi sociali, popolazioni
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straniere e l’avvicendarsi di nobili discendenze, dopo. Questi due paesi
sono Copertino e Sternatia.
Per quanto riguarda la scelta di Copertino, questa è avvenuta,
oltre che per una personale attrazione verso i castelli, anche perché
proprio la presenza di una fortezza avrebbe favorito lo studio di quel
passaggio cronologico-strutturale mancante a Sternatia. Inoltre, qualche
tempo fa, mi capitò di leggere uno dei tanti libri che formano la collana
delle “Guide Verdi” sul territorio salentino: “Guida di Copertino” di
Verdesca, Cazzato e Costantini, studiosi che da anni si dedicano al
recupero di dati su alcuni dei tanti centri che fanno parte del sud della
Puglia. Una frase mi colpì in particolar modo. Scrive il Verdesca nel
primo capitolo intitolato “Copertino: lineamenti storici”: “Del lungo
periodo che va dalla dominazione romana alla bizantina sino all’alto
Medioevo, ben poco conosciamo, e non possiamo molto fidarci di
alcuni scrittori, che assai più tardi, hanno ritenuto di potercene
informare”.1 Questa frase mi rimase impressa in modo particolare, in
quanto non potevo credere che nonostante la svariata quantità di libri
scritti sull’argomento, ancora tanti dubbi e lati oscuri caratterizzassero
la storia di questo paese il cui castello cinquecentesco sovrasta,
imponente, su tutto il paese. E quella stessa frase mi ritornò in mente
quando insieme al professore P. Arthur, decidemmo l’argomento della
tesi, su un progetto che egli stesso aveva cominciato a realizzare sul
borgo di Muro Leccese. Così proposi, come “cavia di studio” per
questo progetto, Copertino.
Per quanto riguarda, invece, Sternatia, la scelta è stata presa in
occasione della tesina sviluppata per sostenere il primo esame di
Topografia Medievale. Fu una scelta quasi casuale, ma quando
1
Verdesca, Cazzato, Costantini, 1996, pag. 11.
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cominciai a studiarla seriamente, mi accorsi che questo paese della
Grecìa Salentina aveva tanto da raccontare e che ancora nessuno aveva
avuto modo di approfondire. Così si è voluto ampliare un discorso
intrapreso, allora, sviluppandolo sotto ogni punto di vista.
Si è rivelato molto soddisfacente studiare questi due paesi,
perché offrono la possibilità di vedere oltre il visibile, scavando in
meandri ancora celati, prima che questi subiscano altre deturpazioni da
tombaroli o falsi estimatori d’arte. Inoltre, è stato molto interessante
prendere in considerazione due borghi con assetti urbani così differenti:
l’uno, Copertino, con circuito murario pseudo circolare, e l‘altra,
Sternatia, a pianta quadrangolare. Entrambi hanno ancora tanto da
raccontare e spero che questa ricerca, un domani, possa essere presa in
considerazione affinché questi due borghi, attraverso scavi mirati,
possano o confermare le tesi ivi esposte, oppure, meglio ancora,
rivelare nuovi importanti dati che aiutino ad allargare le conoscenze
che si hanno relativi all’età medievale, che si rivela essere sempre
estremamente interessante.
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Premessa Metodologica
Studiare lo sviluppo di due centri storici così diversi, come quelli
di Copertino e Sternatia, non è stata certo un’impresa facile da portare
avanti. Riuscire a risalire a fatti, ritrovamenti non documentati, ma solo
tramandati da ricordi orali, o lavori svolti senza la presenza di esperti
nel campo, è stata una ricerca da certosino che però, alla fine, potrebbe
portare a risultati davvero eclatanti.
Come accennato nell’introduzione, questi due centri urbani si
sono sviluppati su assetti completamenti differenti l’uno dall’altro:
Copertino sovrasta, col suo castello, la cui ultima fase cinquecentesca
presenta un’imponente fortificazione con quattro torrioni angolari, su
di un centro storico a forma ovoidale con orientamento est-ovest e
attraversato, per tutta la sua lunghezza, da una strada che anticamente,
al suo estremo oriente, era coronata da una porta chiamata Porta del
Malassiso, distrutta tra il 1886 e il 18952. E’, ancora oggi, visibile un
enorme fossato che circonda tutto il castello, che non ha, però, una
larghezza standard, ma varia in diversi punti, allargandosi e
restringendosi senza, forse, una logica chiara. Grazie a queste sue
sinuosità è probabilmente possibile capire l’effettiva larghezza del
fossato antico e, partendo da questo dato, riuscire, magari, a risalire alla
larghezza di quello che circondava, se ve ne era uno, anche il centro
storico. In questa ricerca è stata ipotizzata la ricostruzione dell’antico
fossato, attraverso dati ricavati da documenti, fonti, evidenze
archeologiche ancora in vista e altre ricavabili da scavi condotti, seppur
non da esperti nel campo archeologico, all’interno del centro storico. E,
2
Verdesca, Cazzato, Costantini, 1996, p. 44
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grazie ancora a questi stessi dati, ricavare le varie fasi di sviluppo che il
centro storico stesso ha subìto durante tutto il periodo medievale: da
piccolo agglomerato di abitazioni, a villaggio medievale a grande
fortezza aragonese.
Sternatia, invece, è un caso apparentemente singolare. Non
tanto per quanto riguarda la forma perfettamente quadrangolare, quanto
per il fatto che gli assi di viabilità principale la attraversano lungo le
diagonali, e non, come consueto, sulle perpendicolari ai lati. Inoltre, le
porte, attraverso le quali si accedeva all’abitato, si trovavano agli
angoli a coronamento, nonché a protezione, del centro storico, come
confermato dall’unica porta ancora visibile a sud-ovest, la cosiddetta
Porta Filìa. E’ particolarmente interessante questo fenomeno, tanto da
poter cercare di scoprire se è un caso singolo, oppure se altri centri
hanno uguale o simile viabilità. C’è però da dire, che nella Grecìa
Salentina, di cui Sternatia fa parte, è sicuramente l’unica nella sua
specie.
Inoltre, questo paese non ha più un castello, ma sopra i suoi resti,
la cui prima fase risale al periodo bizantino, distrutto dopo vari
rifacimenti, fu costruito, tra il XVI e il XVII sec., il Palazzo Baronale
dal marchese Giuseppe Granafei.3 Ma se un impianto urbanistico
bizantino esisteva, dove poteva essere posizionato all’interno del centro
antico? E soprattutto, quali sono state le fasi di successione, di
ampliamento o di modica del piano architettonico? Vi era un fossato
che lo circondava o che inglobava anche tutto il centro storico?
Queste sono le domande poste durante gli studi di
approfondimento e i fini che si vogliono raggiungere cercando di
creare, magari, un processo scientifico di studio applicabile a qualsiasi
3
R. De Vita (a cura di), 1974, pp. 214
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centro storico e urbano, anche quelli in cui le evidenze archeologiche
sono ormai poche o nulle. E per far si che questo progetto potesse dare
ottimi risultati, si è cercato di sviluppare un discorso per fasi che si
succedessero e, allo stesso tempo, si concatenassero l’un l’altro come
anelli di una stessa catena.
Tutto il lavoro è stato sviluppato principalmente in tre parti: la
prima riguardante il Comune di Copertino, la seconda quello di
Sternatia, mentre nella terza parte si è cercato di trovare dei punti di
contatto e di similitudine tra i due comuni presi in considerazione,
traendo ulteriori deduzioni ed informazioni che possano approfondire
questo tipo di discorso.
Lo studio dei due borghi è stato affrontato seguendo lo stesso iter
di sviluppo. La ricerca ha avuto inizio dallo studio delle fonti. Queste,
suddivise in fonti che riguardassero documenti originali, da una parte, e
studi condotti da storici locali e tradizioni tramandate nel corso del
tempo, dall’altra. L’unione di questi due aspetti hanno permesso di
risalire a posizionamenti precisi di chiese e luoghi ormai andati perduti,
oppure che abbiano subito mutamenti nel nome. Inoltre, in particolar
modo per quanto riguarda Copertino, è stata realizzata una mappa
approssimativa dei feudi in cui il territorio copertinese era suddiviso fin
dai tempi in cui era costituito da piccoli agglomerati sparsi di
abitazioni.
E’ stato molto utile scoprire la completa scomparsa di abitazioni,
chiese o cappelle soppiantate, durante il XIX sec., da abitazioni
moderne. Anche questi si sono rivelati dati importanti per capire
l’andamento dello sviluppo dei borghi nei secoli che si sono succeduti.
Tutto ciò ha permesso di creare delle mappe bidimensionali che
evidenziassero le strutture medievali susseguitesi nel tempo e che
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hanno caratterizzato, con la loro creazione, questi due centri, fino ai
giorni nostri.
Il capitolo successivo riguarda un’analisi del territorio attraverso
le fotografie aeree e planimetrie dei centri storici, in particolar modo
prendendo in considerazione l’orografia, la viabilità dei complessi
abitativi. Per questo tipo di lavoro si sono rivelati fondamentali i lavori
già avviati dal CNR di Lecce su centri di età romana sviluppati nel
libro dei professori Piccarreta e Ceraudo4 e il nuovo volume intitolato
Lo sguardo di Icaro a cura del prof. Guaitoli5. Si è cercato, attraverso
questi esempi, di risalire ad un’antica viabilità, ricalcata, in buona parte
da quella attuale, e alle varie fasi medievali che hanno caratterizzato lo
sviluppo dei due borghi, evidenziando, tutte le anomalie e particolarità
significative che possano aggiungere nuovi dettagli a questo tipo di
ricerca. Inoltre, attraverso piccole ricognizioni effettuate nel territorio
circostante i due comuni, si è potuto documentare alcune presenze
insediative anche in queste zone.
Il terzo capitolo tratta le ricognizioni effettuate all’interno dei
due borghi, attraverso una metodologia ben precisa, il tutto strutturato
in tre paragrafi: il primo di questi è uno studio condotto su tutto il
centro storico, ai lavori in esso effettuati e alle evidenze ritrovate e
quelle ancora in luce, come per esempio, per quanto riguarda Sternatia,
lo studio dell’unico trappeto visibile, la costruzione del quale si
ipotizza essere avvenuta grazie allo sfruttamento del fossato antico. Nel
secondo sono state esaminate con cura le varie strutture che hanno
composto nel tempo e nei vari rifacimenti il Castello, per quanto
riguarda Copertino e il Palazzo Baronale, per quel che concerne
4
Piccarreta, Ceraudo, 2000
5
Guaitoli (a cura di), 2003
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Sternatia. Nel terzo è stata condotta una lettura dello sviluppo dei due
paesi, verificando le teorie svolte nei capitoli precedenti attraverso
anche un esame dei singoli monumenti e delle loro rispettive murature,
e l’analisi delle cantine presenti affinché l’insieme di queste potesse
dare un ulteriore aiuto a comprendere l’evolversi dei centri nelle loro
varie fasi di ampliamento.
In più, quasi da supporto a queste particolari ricerche sono state
ideate delle apposite schede per la descrizione di ritrovamenti e
monumenti o edifici sui generis. Come, per esempio, colonne
incastonate in palazzine moderne, residui dell’antica cinta muraria,
confermato da un piccolo tratto di toro marcapiano, come a Copertino o
ancora i resti delle mura che coronano la cinquecentesca Porta Filìa a
Sternatia. Una di queste schede si trova al termine della premessa.
La terza parte di questo lavoro, riguarda i confronti tra i due
paesi presi in considerazione, similitudini e diversità di sviluppo dei
centri storici e ulteriori dati ricavabili dalle analisi sviluppate nei
capitoli precedenti, con l’ausilio anche di mappe realizzate per le varie
fasi che durante il periodo medievale e moderno hanno modificato
l’assetto urbano dei due paesi. Inoltre, si è cercato di creare una
probabile mappa del rischio, con la speranza che le autorità competenti
che abbiano a cuore la salvaguardia dei beni del patrimonio culturale
facenti parte di questi due comuni, in futuro, al momento di ulteriori
lavori di ampliamento, ristrutturazione e quant’altro, possano prenderla
in considerazione e fare in modo che altri dati non vadano perduti.