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N
ella genesi di scelta progettuale
concorrono fattori di diversa natu-
ra e influenti soprattutto in differenti mo-
menti, la cui combinazione ha contribuito a
indirizzare il lavoro su questo tema specifi-
co, percorrendo un preciso percorso.
La decisione embrionale avvenne nel Giu-
gno 2009, in vista del mio futuro Erasmus
che di li a poco tempo mi avrebbe portato in
Belgio per 10 mesi, dal Settembre successivo
al Giugno 2010. L’idea di base era di sfrutta-
re l’esperienza all’estero per il lavoro di T esi,
rendendo produttivo il periodo che avrei
affrontato; gli obiettivi erano la conoscenza
e l’acquisizione dei metodi di studio presso
l’Istituto “Saint Luc” di Liegi (luogo di studio),
l’individuazione di un tema per la T esi ineren-
te alla mia esperienza all’estero e lo sviluppo
del medesimo direttamente “sul campo”, vale
a dire svolgere il grosso del lavoro di ricerca
e progettazione durante i dieci mesi.
Principale motore fu l’esplorazione, non
volendosi indirizzare su un argomento re-
strittivo sin dal principio, ma partendo invece
dal presupposto che basare questo studio sul
confronto con un Paese estero avrebbe am-
pliato le mie prospettive di ricerca: sviluppare
nuovi linguaggi e approcci di lavoro e con-
centrarsi su un tema appartenente a un’altra
cultura, legato ad altre tradizioni e ad un’altra
società. Il Belgio non è un paese che offre dif-
ferenze così nette con l’Italia, ma in ogni caso
il confronto tra i due è interessante. All’inizio
dell’Erasmus le prospettive di ricerca erano
pressoché aperte a tutto, capaci cioè di rivol-
gersi a qualsiasi tema.
inTRODUZIONE
Il presente lavoro si occupa dello studio d’immagine coordinata per il
Pot au Lait, un pub belga, situato a Liegi; lo studio ha avuto luogo a partire dal
periodo di Erasmus in Belgio, svolto dal Settembre 2009 sino al Giugno 2010.
In questa sezione vengono messe in luce le motivazioni che mi hanno indotto
a ideare la Corporate Image per questo locale, illustrate anche attraverso una
descrizione sommaria del Pot au Lait e dell’ambiente che lo ospita.
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In accordo con il mio T utor, Marco Bozzola,
ho trascorso la prima parte del mio Erasmus
senza ancora concentrarmi su un tema par-
ticolare da seguire, così da non dover condi-
zionare le mie scelte senza prima aver cono-
sciuto in maniera adeguata l’ambiente in cui
mi muovevo: occorreva stabilire un quadro
generico, basato sulla conoscenza della scuo-
la che avrei frequentato, la cultura nuova in
cui ero pronto ad immergermi e gli stimoli
che ricevevo, in modo tale da trarre un ele-
mento chiave per questa T esi di Laurea.
In questo primo periodo iniziale mi am-
bientai nella scuola Saint Luc, seguendo corsi
e materie che si differenziassero da quanto
studiato al Politecnico di T orino: d’illustra-
zione, tipografia, serigrafia, fumetto e altre
discipline incentrate verso un lavoro più ma-
nuale. Queste attività hanno innescato in me
un processo creativo basato maggiormente
sulla soluzione progettuale che sulla metodo-
logia di lavoro. Questo vuol dire che si veniva
stimolati, in qualsiasi corso, a sviluppare tan-
te strade contemporaneamente, in maniera
rapida e non necessariamente approfondita,
così da crearsi una “mappa” in cui esplorare
diverse soluzioni ad un’esigenza.
Meno teoria ma più pratica.
Valutato sotto quest’ottica, sono stati ac-
quisiti strumenti nuovi, che si sono dimostra-
ti fondamentali nello sviluppo di questa tesi
ma che sarebbero risultati insufficienti ed
incompleti senza l’apporto di quanto appre-
so al Politecnico di T orino. Dal confronto di
questi due approcci al progetto ho sviluppa-
to l’idea centrale per la questa T esi: eseguire
uno studio di Corporate Image (utilizzando
il metodo Politecnico come fondamentale
riferimento) riferita ad un tema che avesse
richiesto scelte comunicative più artistiche e
artigianali, tipiche dell’ambiente in cui vivevo.
Seguendo questa linea logica, il metodo Po-
litecnico sarebbe stato il principale selettore
alle scelte progettuali. La funzionalità, nonché
la praticità, applicata alla ricchezza creativa
della cultura belga.
Si trattava di una sfida: approccia-
re i due metodi progettuali diffe-
renti per ampliarne reciprocamente
le potenzialità .
Per poter sviluppare questo tema, mi oc-
correva un soggetto che per sua natura fosse
snaturalizzato da qualsiasi rigore e cataloga-
zione, perseguente linee guida del tutto ori-
ginali e non individuabili in maniera netta, ma
caratterizzato da eclettismo, influenze multi-
culturali, evoluzione stilistica costante e com-
pleta mancanza di una coerenza nell’immagi-
ne coordinata; a tutto questo va aggiunto che
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in questo ipotetico elemento, chiaramente
già esistente, tutte queste caratteristiche fra
di loro avrebbero dovuto funzionare per-
fettamente. Quest’ultima osservazione è di
massima importanza, perché qui s’intuisce
quanto questi concept possano essere solidi
per il delicato processo di studio. Se fra loro
non interagiscono già in maniera funzionale,
di per sé risultano infatti inutilizzabili, oltre
che controproducenti.
Tutte queste caratteristiche sono
state trovate in un solo elemento:
un locale, il POT AU LAIT.
Si tratta di un pub privo di coordinazione
in quanto a comunicazione, detentore però
di un fortissimo impatto visivo. Lo scelsi dun-
que per la sua importanza “iconografica” che
investe nell’ambito urbano, ma anche proprio
per la sua maggiore “lacuna”. Nel suo caso
specifico, la mancanza di un’immagine coor-
dinata gioca un ruolo forte, perché anch’es-
sa va considerata come un valore aggiunto:
l’unica cosa in cui il Pot au Lait è coerente, è
l’incoerenza. Ciononostante, il mio è uno stu-
dio finalizzato non a semplificare le sue carat-
teristiche in un solo linguaggio, ma a inserirle
in canoni riconoscibili così come manipolabi-
li. Il fatto che questo locale non fornisse una
base di partenza che agevolasse la ricerca di
una “comunicazione coordinata”, così come
la mancanza di prodotti materiali di vendita
quali gadget o alimenti identificativi, ha reso
questo lavoro una sfida in termini di creativi-
tà: si è trattato di estrarre l’essenza profonda
di questo pub, scarnarla di ogni elemento su-
perficiale e rivestirla con essenzialità funzio-
nale.
Durante l’Erasmus sono state svolte ricer-
che sul campo, raccogliendo informazioni,
foto, testimonianze e dati; nell’ultimo periodo
a Liegi ho avviato la mia ricerca partendo da
una radice più illustrativa, cercando cioè di
rappresentare tutto quanto immagazzinato;
ho realizzato quattro disegni che ambientano
la favola di Cappuccetto Rosso nel locale, con
l’esclusiva funzione di entrare a pieno nell’ot-
tica del Pot au Lait. La contestualizzazione
di elementi e realtà non affini fra loro in un
unico luogo mi ha permesso di adeguarmi in
maniera globale alle linee guida da seguire
in seguito; in Italia ho elaborato la raccolta
dati, concretizzando una scheda descrittiva
del pub; da questi elementi ho estrapolato il
funzionamento esistente del sistema comuni-
cativo; si è quindi sviluppata una ricerca che
esplorasse le linee guida da seguire, sino a
giungere ad una sintesi funzionale. Dalla de-
finizione del logo sono derivati tutti gli altri
materiali, studiati non solo per una connes-
sione generale a livello grafico, ma anche su
base concettuale.
inTRODUZIONE
10
I
n questo capitolo viene esposto in ma-
niera preliminare il contento e il tema
trattato in questo progetto, con una parti-
colare attenzione per l’obiettivo prefissato
e per i materiali su cui si è deciso di lavo-
rare.
Questa tesi tratta l’ideazione, la
progettazione e lo studio in campo
applicativo della Corporate Image
del pub Pot au Lait di Liegi.
Questo locale infatti non possiede nes-
sun riferimento ad un immagine coordinata
dei suoi mezzi di comunicazione, di per se
presenti in maniera scarna e slegati total-
mente dall’identità forte e caratterizzante
del pub liegese. L’ampia influenza che que-
sto luogo ha sul tessuto sociale della città e
la forte carica espressiva che lo caratteriz-
za hanno indotto ad assolvere il problema
causato da questa grave lacuna, così da po-
ter fornire al Pot au Lait alcuni strumenti
con cui esprimersi comunicativamente in
maniera adeguata.
In particolare si tratta di uno studio ri-
guardante precisi materiali comunicativi,
adatti a fornire un’idea completa di imma-
gine coordinata per un locale: si sta parlan-
do innanzi tutto del logo, del biglietto da
visita, della locandina, del sottobicchiere e
di un elemento di merchandising. Si tratta
infatti di mezzi di comunicazione di forte
esteriorizzazione del proprio carattere, ca-
paci di trasmette con un linguaggio essen-
ziale le caratteristiche salienti, al di fuori
delle informazioni, che riguardano il mood
BRIEFING
11
del locale e ne evidenziano il carattere.
Sono i più diffusi e quelli che maggiormen-
te entrano in contatto col cliente nuovo o
già acquisito. Per la massima resa di que-
sti mezzi è fondamentale la coordinazione
reciproca, tema ampiamente interpretabile:
si può parlare di continuità grafica, ovvero
quella che persegue l’utilizzo dei medesimi
elementi visivi in tutti gli apparati promo-
zionali, nello specifico si sta parlando di lin-
guaggi visuali, come fonts e valori cromatici;
è diffuso anche il mantenimento della me-
desima struttura grafica, dove le declinazio-
ni si basano sulla stessa gabbia d’impagina-
zione ma con i contenuti variabili; o ancora
le estreme e finemente intuibili coordina-
zioni basate su linguaggi radicalmente diffe-
renti fra loro, difficilmente ricollegabili ma
percepibili grazie a specifici richiami: sono
casi più rari che difficilmente funzionano
a pieno, ma che sicuramente permettono
di “parlare” in maniera variegata, ampia e
spiazzante al destinatario.
Per questo progetto si è dunque parti-
ti dall’analisi del cliente, direttamente sul
campo, potendo appurare la totale mancan-
za di coordinazione dei pochi mezzi di pro-
mozione presenti nel background del Pot
au Lait. In particolare in questo lavoro sono
stati presi in considerazione tutti quei mezzi
in cui il cliente entra in contatto in maniera
indiretta, ovvero senza partire a priori da
una determinata ricerca: sono così rimasti
esclusi i canali presenti sul Web; questa os-
servazione proviene da quello che è l’am-
biente comunicativo di Liegi, un continuo
e aggressivo accumularsi di linguaggi visivi
BRIEFING
Veduta interna
del Pot au Lait
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diversissimi e poco identificativi, eccessiva-
mente caotici nel loro insieme; un continuo
accalcarsi agli occhi del consumatore, che
in questa “foresta pubblicitaria” si orienta
con più o meno disinvoltura; l’utilizzo del
Web è già il frutto di una ricerca da parte
del consumatore, non è rilevante in quanto
impatto visivo: non deve attirare o tanto
meno arricchire il legame già preesistente
tra locale e consumatore, ma richiamare la
linea grafica degli altri materiali in maniera
secondaria, mantenendo primario lo scopo
informativo.
Ed è proprio la necessità ad attirare
clientela nuova il nodo attorno a cui ruota
questo progetto: emerge che il Pot au Lait
stia vivendo una fase intermedia nella sua
attività commerciale: da una parte si carat-
terizza nettamente rispetto agli altri locali
di Liegi, grazie a diversi fattori (il suo ca-
rattere multiculturale, la sua ricchezza di
eventi, la sua estetica unica, ovvero tutte
caratteristiche ritrovabili in altri luoghi in
maniera distinta, ma mai tutte assieme e
tanto originalmente proposte come al Pot
au Lait), mentre d’altra parte non dimostra
slanci per arricchirsi di prestigio anche al
di fuori dell’ambito studentesco locale. Oc-
corre invece che si ampli ad un raggio più
ampio di clientela, mantenendo intatte le
sue caratteristiche predominanti e deno-
tandosi proprio grazie ad esse.
Ha le potenzialità per divenire
un “locale simbolo” non solo per
Liegi e i suoi giovani, ma per il Bel-
gio intero.
Ingresso
del dehors
dal vialetto
interno
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Il suo più grande problema è una politi-
ca per la comunicazione di livello medio-
basso, non strutturata attraverso una vera
e propria immagine coordinata del locale:
la sua stessa comunicazione è squilibrata e
scarsa, senza un riferimento iconico quale
un logo ma basata su linguaggi sempre di-
versi e molte volte discordanti.
Non è un caso infatti che questa scelta
del locale di consolidare anche a livello
pubblicitario la propria vena “scoordinata”
molte volte fallisca, risultando ludica ma as-
solutamente non memorizzabile da parte
del destinatario.
Difficilmente rimane impressa
nella memoria e non emerge dal-
la fitta foresta comunicativa che è
Liegi, non raggiungendo il target.
La più grande risorsa che va in contro al
problema di una comunicazione poco ade-
guata è il passaparola tra i consumatori,
generalmente studenti, che proprio per via
di questo grande centro di aggregazione
quale è la scuola riescono nel diffondere
informazioni e fama del locale. La sua noto-
rietà è capillare per questo.
Come fenomeno non aiuta però a rendere
celebre il pub ad una cerchia più estesa, che vi
si avvicini in piena indipendenza, “scoprendone
l’esistenza” e venendone catturati essenzial-
mente tramite la comunicazione pubblicitaria.
D’altra parte è necessario non snaturalizza-
re la comunicazione in maniera radicale, ga-
rantendo continuità all’identità espressiva del
pub per mantenere viva la presenza dei clienti
che già lo conoscono e che normalmente lo
frequentano proprio perché affezionati.
L’obiettivo da conseguire me-
diante questo lavoro è lo studio e
la progettazione di una Corporate
Image del Pot au Lait, ipotizzando
un ampiamento del locale ad un
mercato più esteso di consumato-
ri, a pari passo con una costante
fidelizzazione dei clienti già con-
solidati.
Preso in esame l’obiettivo, va messa in
discussione la comunicazione usata fino ad
ora dal locale, ovvero l’elemento diretta-
mente responsabile del rapporto che in-
tercorre col cliente. Per riuscire a toccare
nuove fasce di consumatori occorre rende-
re univoca, immediata e riconoscibile l’im-
magine del Pot au Lait: deve emergere una
Corporate Image del pub fedele al suo ca-
rattere eclettico, mutevole ma rigorosa nel
suo insieme. Deve seguire delle indicazioni
che ne regolino l’utilizzo in qualsiasi eve-
nienza, permettendo di renderla adattabile
a seconda del caso ma in ogni caso facente
parte di un unico Concept Istituzio-
nale. Il tutto va a favore di un’identifica-
zione maggiore del Pot au Lait da parte di
clienti nuovi e soprattutto appartenenti a
nuovi mercati, che hanno necessariamente
bisogno di una comunicazione essenziale
ma adeguatamente esaustiva; il target di
nuovi consumatori va considerato piena-
mente ignaro di ciò che è il Pot au Lait,
BRIEFING
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bisognoso quindi di uno stimolo che lo col-
pisca al primo impatto, causando in primis
spiazzamento, stupore e curiosità, spingen-
dolo all’azione più importante: conoscere
di persona il posto, recarvisi e consumare;
si tratta però, in questo caso, anche di do-
ver necessariamente perpetrare il legame
tra locale e cliente, assicurandosi la fideliz-
zazione e assodando il rapporto, renden-
dolo duraturo nel tempo. Questo a partire
dai consumatori che abitualmente già lo
conoscono, che devono quindi continuare
a percepirlo sempre come lo stesso locale,
ma in questo caso rinnovato nella sua co-
municazione: denotato e studiato secondo
un carattere meglio definito anche a livello
pubblicitario, secondo criteri in grado di
garantirne la funzionalità in un abito più
esteso, come quello di un nuovo mercato.
Questi sono i canali scelti per indirizza-
re la forza comunicativa, emersi nel corso
dello studio tra i più essenziali e funzionali
all’obiettivo da raggiungere, precedente-
mente esplicato:
LOGO: per elaborare la migliore sintesi
di un Brand occorre “estrarre” l’identità
dello stesso, direttamente dal suo contesto
e dai suoi atteggiamenti; bisogna trovarne
gli elementi identificativi più immediati e
radicati; l’obiettivo è ridefinirne l’essenza
tramite un segno in grado di creare una
rapida associazione, che agisca in maniera
incisiva sulla percezione del destinatario.
Elemento inesistente in maniera univoca
nel Pot au Lait, ma che viene riproposto in
molte occasioni, sempre in maniera diffe-
rente, come nel caso dell’insegna.
Un suggestivo
esempio dei
decori interni
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BIGLIETTO DA VISITA: uno stru-
mento di rapida diffusione pubblicitaria,
che deve riassumere i concept del cliente
in un formalismo funzionale; è necessario
che sia pratico nell’uso, possedendo un
buon bilanciamento tra funzione comuni-
cativa e di utilizzo; perché rimanga impres-
so dell’inconscio del destinatario deve pos-
sedere un elemento di spiazzamento, tanto
da indurre a curiosità. Questo mezzo non è
attualmente utilizzato all’interno del locale,
sia a livello generico sia di tipo personale,
per i dipendenti.
LOCANDINA: è importante stabilire
una gabbia grafica unica per tutte le affis-
sioni, che permetta di inserire contenuti
ogni volta differenti e di usare linguaggi vi-
sivi sempre nuovi, mirando ad un continuo
interesse; dev’essere un mezzo di comuni-
cazione flessibile ma riconoscibile nel suo
utilizzo nel tempo. Mezzo ampiamente usa-
to dal pub, in particolare per gli eventi, ma
senza coordinazione grafica ed espressiva
fra le varie stampe, molte volte di difficile
rimando al locale.
MERCHANDISING: è un mezzo
funzionale all’instaurarsi di un legame tra
locale e consumatore, basato sull’offerta/
vendita di un prodotto in grado di veicola-
re la memoria dell’esperienza fatta, fornen-
do un’oggetto “culto” del locale stesso, che
segua il cliente nella sua quotidianità e che
lo induca a considerarlo parte di essa, sal-
dando il legame consumatore-locale, anche
nel corso del tempo. Non esiste nulla del
genere attualmente.
I baristi
all’opera dietro
il bancone
centrale
BRIEFING