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Introduzione
Obiettivi, metodologia e struttura della tesi
Lo studio che ha accompagnato il presente lavoro di tesi ha avuto
come obiettivo l‟individuazione delle politiche per l‟ambiente messe
in atto dal governo Cinese sul proprio territorio, notevolmente
sostenute dalla comunità internazionale, rilevazione finalizzata a una
verifica della genuinità del nuovo corso filo-ambientalista del paese, e
più in generale di tale percorso all‟interno del contesto mondiale.
La decisione di dedicarsi all‟analisi specifica della realtà cinese non è
stata casuale, bensì si è presentata quasi come una scelta obbligata, dal
momento che proprio la Cina rappresenta al giorno d‟oggi,
statisticamente ed empiricamente, il paese in cui si registrano le
maggiori trasformazioni demografiche, economiche e sociali al
mondo. Tale repentino sviluppo ha come principale conseguenza il
fatto che la Cina stessa abbia ormai un‟enorme influenza nella
governance globale, rappresentando al tempo stesso un modello per
tutti i paesi in via di sviluppo, e una potenza indubbiamente non
trascurabile da quelli già sviluppati.
Come strumenti di indagine si è fatto ricorso ad un‟ampia dotazione
bibliografica e documentale ed a interviste approfondite, procedendo
4
poi a un‟attenta rielaborazione dei dati raccolti, in un‟ottica sia
quantitativa che qualitativa.
La tesi si propone di cogliere caratteristiche e tendenze dell‟impegno
cinese nella tutela ambientale, non limitandosi tuttavia a quest‟ultima,
ma ampliando l‟analisi con considerazioni d‟insieme sul concetto di
sviluppo del paese in tutti i suoi aspetti. Si è inoltre cercato di
contestualizzarle all‟interno dell‟attuale panorama delle politiche
internazionali per lo sviluppo delle Nazioni Unite, sottoposte ad un
importante riorientamento.
La prima parte di questo lavoro costituisce una ricostruzione teorica
del dibattito su ambiente e sviluppo; il termine “sviluppo” ha subito
infatti complesse trasformazioni nella sua concezione storico-politica
includendo progressivamente l‟importanza della questione ambientale;
si è posta quindi particolare attenzione ai concetti di sviluppo
sostenibile e più in generale di sviluppo umano. Nel descrivere tale
evoluzione del termine “sviluppo” dalle sue origini alla realtà attuale,
è stato rilevato quanto positive siano state determinate trasformazioni
e al contempo quanto ancora resti da portare a termine.
Il secondo capitolo dello studio costituisce una ricognizione delle
politiche per lo sviluppo, in particolare della cooperazione
internazionale allo sviluppo e dei suoi più recenti orientamenti, ma
5
soprattutto di una forma piuttosto moderna di cooperazione, quella di
tipo ambientale. Dopo averne individuato le caratteristiche e gli
strumenti principali, l‟analisi si è concentrata sul sistema di
governance ambientale internazionale in seno alle Nazioni Unite,
evidenziandone le debolezze e il bisogno fino ad ora insoddisfatto di
un‟opportuna riforma. Sebbene attualmente la tutela ambientale risulti
essere solo un aspetto delle politiche per lo sviluppo, recenti
trasformazioni sembrano modificare le priorità fino ad ora individuate,
dando dunque sempre più importanza a tematiche quali sviluppo
sostenibile e green economy: la seconda parte del presente lavoro si
chiude con alcune riflessioni sulla recente conferenza di Rio+20,
cercando di interpretarne le implicazioni future.
Si giunge quindi, con il terzo capitolo al corpus dell‟indagine, ovvero
alla riflessione sul futuro della Cina e alle sfide che dovrà affrontare,
unita all‟analisi approfondita dei concetti di crescita, sviluppo ma
soprattutto di tutela ambientale, relativi a questo Paese e alle sue forti
contraddizioni. Se la Cina dovesse concretizzare effettivamente gli
obiettivi promessi, necessari alla realizzazione di quella “società
armoniosa” verso cui punta nelle dichiarazioni ufficiali, allora
potrebbe davvero raggiungere uno sviluppo realmente moderno, in
linea con le disposizioni della comunità internazionale. Si è cercato
6
quindi di assodare le condizioni necessarie a un percorso di questo
tipo, appurando le reali intenzioni del governo, ma soprattutto
esaminando le politiche di cooperazione internazionale di tipo
ambientale (multilaterali e bilaterali) che, come si avrà modo di
verificare, maggiormente potrebbero incidere su tale arduo cammino.
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Ambiente e Sviluppo
1 Il termine sviluppo: principali teorie e significati
Il concetto di sviluppo è sicuramente uno dei più ambigui e sfumati di
tutto il campo delle scienze sociali, con una storia e un‟etimologia
complessa. La genesi della concezione occidentale di sviluppo si può
far risalire alle tendenze intellettuali europee del XVII secolo. In
origine il termine “sviluppo” è stato utilizzato prevalentemente dalla
biologia per descrivere il processo attraverso il quale vengono
rilasciate le potenzialità di un oggetto o di un organismo, fino al
raggiungimento della sua forma naturale completa. In seguito esso è
stato adottato dalla sfera delle scienze sociali. Particolare rilevanza ha
assunto la sempre maggiore identificazione del termine “sviluppo”
con il concetto di “crescita”, e di quest‟ultimo con l‟idea di progresso.
Si realizza in tal senso uno slittamento di significato non trascurabile,
impiegando in modo interscambiabile i vocaboli “sviluppo”,
“progresso” ed “evoluzione”. «Lo sviluppo viene concepito come
qualcosa di organico, immanente, direzionale, cumulativo,
irreversibile e volto a uno scopo. Inoltre, implica una trasformazione
8
strutturale e un aumento della complessità»
1
. Si concretizza così
quella che per lungo tempo rappresenterà l‟ideologia dominante dal
secondo dopoguerra in poi, quando il termine “sviluppo”, associato a
un popolo o a una regione, sarà completamente assimilato ai concetti
di “crescita” o “avanzamento” verso migliori condizioni sociali,
economiche o industriali. Si tratta della teoria socio-economica della
modernizzazione, che trae ispirazione dall‟evoluzionismo sociale e
culturale e dalla illimitatezza delle risorse naturali, e che evidenzia il
ruolo positivo svolto dal mondo sviluppato nel modernizzare e nel
facilitare lo sviluppo nelle nazioni sottosviluppate
2
.
L‟altra pietra miliare delle teorie sullo sviluppo è indubbiamente il
paradigma della dipendenza, nato dalla convergenza tra le critiche
neomarxiste e le riflessioni latino-americane sul tema. Non è
certamente questa la sede per affrontare un argomento di grande
complessità, quale quello rappresentato dagli approcci della
dipendenza. Sembra opportuno però accennare a come, nel corso degli
1
Hettne, 1996, Le teorie dello sviluppo e il Terzo Mondo, Roma, Asal.
2
Si consideri ad esempio il modello degli “stadi di sviluppo” elaborato da Walt W.Rostow (1962)
che individua cinque stadi naturali nel processo di crescita economica dalla società tradizionale
allo stadio della società dei consumi di massa.
9
anni Settanta, entrambi i paradigmi siano entrati irreversibilmente in
crisi.
Gli studi sullo sviluppo si sono trasformati in un oggetto sempre più
inter e multi-disciplinare, comprendente una varietà di campi
scientifico-sociali. La stessa definizione di "sviluppo" è stata più volte
modificata nel corso del tempo, in base al suo contenuto e al canone
culturale in cui veniva utilizzata. Può comunque essere definito come
un concetto relativo e non assoluto, poiché dipendente dal contesto
storico e dalla società in cui viene esaminato. La condizione odierna di
povertà infatti non può essere comparata con quella propria del
dopoguerra o degli inizi del secolo scorso. Analogamente, in età
contemporanea, alcuni paesi in via di sviluppo(PVS) vengono
considerati poveri, se paragonati all'agiatezza economica
predominante nei paesi già sviluppati. Sarebbe dunque più corretto
parlare di "disuguaglianza".
L‟agire umano è stato fortemente influenzato dalla cieca fiducia
nell‟industrializzazione come panacea per i mali del mondo, e da
logiche di territorializzazione, volte alla costruzione di spazi artificiali
congrui al progetto sociale, ma a discapito dello spazio originario.
Come suggerisce Faycal, «l‟impossibilità di una espansione illimitata
del modello economico occidentale costringe a riflettere sulle
10
condizioni di un modello alternativo, fondato sul riconoscimento del
carattere limitato dello spazio e delle risorse del pianeta, e su una
distribuzione più equilibrata delle attività e del consumo in tutto il
mondo»
3
.
2 La questione ambientale nel dibattito sullo sviluppo
Il variegato dibattito sul rapporto ambiente-sviluppo è tuttora in pieno
svolgimento. Caratterizzato da posizioni radicalmente diverse, tale
rapporto ne sottende un altro più profondo: la relazione uomo-natura.
L‟uomo ha sempre concepito l‟ambiente naturale come fonte di
materie prime per organizzare la sopravvivenza individuale e sociale.
Ha agito sullo spazio fisico, trasformandolo e attuando una forma di
antropizzazione e di utilizzazione delle risorse
4
.
3
Faycal, «Théorie Economique et environnement» in Revue Tiers Monde n.130, 1992, pp. 417-
428.
4
Il comportamento dell‟uomo che agisce con delle contromisure nei confronti dei vincoli
ambientali incontrati è alla base del determinismo ambientale. In opposizione a tale corrente di
pensiero si è sviluppato il movimento possibilista, alla cui base vi è l‟idea che l‟ambiente si limiti
a offrire delle “possibilità” alternative alle scelte sociali tuttavia queste ultime si operano e
producono trasformazioni sull‟ambiente che sarà per lo più antropizzato.
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Il capitale ambientale, cioè l‟insieme delle risorse naturali
5
e
ambientali, è limitato e solo in parte rinnovabile; il suo consumo
comporta l‟accumulo di un debito ambientale che col tempo diventa
strutturale e che, se non controllato, comporta costi sociali alti e
crescenti, rilevanti oneri economici e un forte pregiudizio sulle
possibilità di sviluppo delle future generazioni. Il predominio
dell‟interpretazione deterministica delle scienze ha continuato per
lungo tempo ad avere il sopravvento, e il prodotto si è rivelato essere
un tipo di sistema economico che sembra andare contro l‟ambiente,
pur dovendosi occupare della gestione dello stesso in una sua
accezione più ampia.
La questione ambientale si impone all‟attenzione della comunità
internazionale e all‟interno del dibattito sullo sviluppo all‟inizio degli
anni Settanta quando, attraverso la pubblicazione presso il MIT
(Massachusset Institute of Technology) di Limits to Growth
6
, si mise
5
«non vi sono, stricto sensu, risorse naturali, ma solo materie naturali mentre le risorse sono
prodotti di relazioni che l‟uomo stabilisce con esse e possono evolversi quanto al loro numero e al
livello delle loro utilità». Cfr. Tinacci Mossello, 2008, Politica dell’Ambiente, Bologna, Il Mulino,
p. 22.
6
Si tratta del rapporto presentato da Meadows al Club di Roma che propone la questione del limite
al cuore della teoria macroeconomica, proponendo l‟azzeramento della crescita. Pubblicato presso
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in risalto la scomoda prospettiva futura del lato nascosto del
progresso, quello dei limiti naturali. La pubblicazione ebbe un effetto
dirompente anche in conseguenza del clamore e delle reazioni critiche
che suscitò, e per il fatto che il rapporto usava un linguaggio
economico. «L‟idea fondamentale dell‟inaccettabilità di un progetto di
crescita illimitata, progetto di cui è tuttora portatrice l‟economia
standard, è oggi un‟idea largamente condivisa, almeno in linea di
principio, e il merito di questa maturazione culturale è da ascriversi in
larga misura al rapporto di Meadows e al suo approccio sistemico»
7
.
In quello stesso anno si tenne a Stoccolma la prima Conferenza delle
Nazioni Unite indirizzata su temi ambientali; tra i risultati più concreti
della conferenza, oltre al piano d‟azione mondiale e a una
dichiarazione di principi, va segnalata la costituzione dell‟UNEP
(United Nation Eviromental Programme)
8
, che è diventato di certo,
il MIT (Massachusset Institute of Technology) nel 1972 e basato su un modello sistemico che
metteva in relazione diacronica cinque variabili a livello mondiale: popolazione, produzione
industriale, risorse naturali, produzione alimentare, inquinamento.
7
Tinacci Mossello, 2008, op. cit., p. 45.
8
Viene inoltre adottata una Dichiarazione recante 26 principi su diritti e responsabilità dell'uomo
in relazione all'ambiente, tra cui: la libertà, l'uguaglianza e il diritto ad adeguate condizioni di vita;
le risorse naturali devono essere protette, preservate, opportunamente razionalizzate per il
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nel corso degli anni, un riferimento a livello mondiale per le politiche
ambientali.
La prospettiva dell‟ecosviluppo, che approfondiremo in seguito, si
afferma proprio all‟inizio degli anni Settanta, e costituisce
l‟antecedente logico dello sviluppo sostenibile. Nella formulazione di
Ignacy Sachs, che può essere considerato il maggiore sostenitore ed il
più celebre esponente dell‟ecosviluppo, quest‟ultimo «dimostra una
particolare sensibilità socio-antropologica, e si configura come una
prospettiva globale volta a unificare i due emisferi del pianeta nella
realizzazione di uno sviluppo in armonia con la natura»
9
.
A metà degli anni Ottanta viene designata dall‟Assemblea Generale
delle Nazioni Unite una commissione indipendente su Ambiente e
Sviluppo che, a conclusione dei lavori, pubblica nel 1987 un rapporto,
meglio conosciuto come rapporto Brundtland. Il rapporto propone
all‟attenzione della comunità internazionale l‟obiettivo del
raggiungimento dello sviluppo sostenibile di cui tratteremo in seguito.
beneficio delle generazioni future; la conservazione della natura deve avere un ruolo importante
all'interno dei processi legislativi ed economici degli Stati.
9
Gisfredi, 2002, Ambiente e Sviluppo, Milano, Angeli, p. 32.