pianeta: la civiltà globalizzata del terzo millennio possiede la ricchezza, la
conoscenza ed i mezzi per coronare il sogno di un'umanità affrancata dalla miseria e
dalla mancanza dei bisogni di base. Questa è l’idea che ha spinto i Capi di Stato e di
governo di tutti gli Stati membri dell'ONU a porre la propria firma in calce alla
"Dichiarazione del Millennio" (United Nations Millennium Declaration)
1
.
In quella occasione i leader mondiali affermarono la loro responsabilità non soltanto
nei confronti dei rispettivi popoli, ma verso l'intera specie umana, definendo una
serie di ambiziosi propositi da conseguire entro il 2015 (articoli 19 e 20 della
Dichiarazione). Da queste affermazioni, attraverso successivi incontri diplomatici
con la partecipazione delle principali agenzie delle Nazioni Unite, presero corpo gli
otto Obiettivi di Sviluppo del Millennio (OSM): otto traguardi misurabili e
inequivocabili, vincolanti per l'intera comunità internazionale, che affidavano
all'ONU un ruolo centrale nella gestione del processo della globalizzazione. Tra
questi, ricordiamo in particolare:
¾ Primo obiettivo: “Eliminare la povertà estrema”
La riduzione della povertà comincia dai bambini. Aiutare i bambini a raggiungere
il loro pieno potenziale è il migliore investimento nel progresso dell'umanità. Gli
interventi effettuati nei primi, cruciali anni di vita di un bambino determinano in
gran parte lo sviluppo fisico, intellettivo ed affettivo dell'adulto di domani.
Similmente, investire nell'infanzia di oggi significa accelerare il raggiungimento dei
traguardi futuri in tema di lotta alla povertà.
"Vertice del Millennio", New York, 6 - 8 settembre 2000.
Valeria Lo Coco - Cooperazione allo Sviluppo e Diritti dell’Infanzia 2
1
¾ Secondo obiettivo: “Istruzione primaria per tutti”
Fornire ai bambini gli strumenti conoscitivi necessari, significa renderli capaci di
affrontare con consapevolezza la realtà che li circonda. Interessare i bambini e i
ragazzi al dialogo, coinvolgendoli in un proficuo scambio di idee, permette loro di
apprendere i meccanismi attraverso cui interagire, in modo costruttivo, con il tessuto
sociale. La partecipazione stimola i ragazzi ad un’assunzione progressiva di
responsabilità, contribuendo alla loro formazione quali futuri cittadini: tolleranti,
attivi e democratici. Questi, tuttavia, sono solo due degli otto Obiettivi del Millennio,
qui di seguito riportati.
OBIETTIVO AZIONE CONCRETA
OSM 1 Eliminare fame e povertà estrema Dimezzare il numero di persone che vivono con meno di 1$ al giorno
OSM 2 Isruzione primaria per tutti Fare in modo che tutti i bambini e le bambine completino il ciclo scolastico
OSM 3 Pari opportunità fra i sessi Eliminare le disparità di genere nella scuola primaria e secondaria
OSM 4 Ridurre la mortalità infantile Ridurre di 2/3 il tasso di mortalità infantile rispetto al livello del 1990
OSM 5 Migliorare la salute materna Ridurre di 3/4 il tasso di mortalità materna rispetto al livello del 1990
OSM 6 Combattere HIV/AIDS e Malaria Arrestare e iniziare a ridurre la diffusione di HIV/AIDS, Malaria e altri gravi malattie infettive
OSM 7 Assicurare la sostenibilità ambientale Dimezzare il numero di persone che non hanno accesso all'acqua potabile e ai servizi igienici
OSM 8 Sviluppare un'alleanza globale per lo sviluppo Favorire la cooperazione allo sviluppo Nord-Sud, la riduzione del debito, l'accesso ai farmaci
Quanto emerge, dunque, è che la tutela e la promozione dei diritti dei minori nel
mondo sono la strada obbligata per la crescita (sociale, economica e politica) dei
Paesi in Via di Sviluppo e ad Economia di transizione. Se è vero, infatti, che “la
maggior ricchezza di una nazione è il suo popolo e il futuro delle nazioni sono le
sue giovani generazioni”, cambiare il ruolo e l’importanza (sociale e politica) delle
generazioni più giovani è il presupposto per la costruzione di una società civile
basata sull’uguaglianza e lo sviluppo economico di ogni Paese.
Valeria Lo Coco - Cooperazione allo Sviluppo e Diritti dell’Infanzia 3
All’UNGASS (Sessione Speciale dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite
dedicata all’infanzia), sono emersi dieci imperativi perché si possa davvero parlare
di “un mondo a misura di bambino”
2
:
1. Non emarginare alcun bambino
2. Mettere i bambini al primo posto
3. Aver cura di ogni bambino
4. Combattere HIV/AIDS
5. Fermare la militarizzazione dei bambini
6. Ascoltare i bambini
7. Educare ogni bambino
8. Proteggere i bambini dalla guerra
9. Proteggere la Terra per i bambini
10. Combattere la povertà: investire nei bambini
Oggi possiamo dire che le strategie dei progetti di sviluppo della Cooperazione
Italiana, in campo di tutela dei diritti dei minori, seguono una metodologia che
punta al soddisfacimento dei bisogni primari, senza mai dimenticare il nucleo
familiare come pilastro portante di una crescita individuale che possa condurre verso
uno sviluppo globale della società. La tutela e lo sviluppo della famiglia, rappresenta
un contesto “in cui le nuove generazioni possano avere l’opportunità di crescere ed
Traduzione italiana del documento risolutivo “A World Fit for Children” (adottato in aggiunta alle risoluzioni
annuali), New York, “Palazzo di Vetro”, 8-10 Maggio 2002.
Valeria Lo Coco - Cooperazione allo Sviluppo e Diritti dell’Infanzia 4
2
esprimere le proprie vocazioni professionali e intellettuali, rafforzare la propria
autostima, trovare valori significativi per sentirsi partecipi e protagonisti del
proprio avvenire e del futuro del proprio Paese”
3
. In tal senso, la metodologia dei
progetti avviati dalla Cooperazione allo Sviluppo nel campo della tutela dei diritti
dei minori dà importanza alle reti comunitarie, anelli di congiunzione tra i nuclei
familiari e il tessuto societario attraverso un approccio integrato, tendente a
concepire il minore come risorsa prioritaria delle trasformazioni sociali. Il minore si
trasforma da “spettatore” dei processi di sviluppo di una rete comunitaria a
“protagonista”. Questo processo, dovrà basarsi sulla solidarietà sociale, la
realizzazione personale, la capacità critica, l’autostima e la coscienza dei propri
diritti e dei propri doveri: sono queste le basi tracciate nel novembre del 1998 dalle
“Linee guida della Cooperazione italiana sulla Tematica Minorile” approvate dal
Comitato Direzionale della DGCS (Direzione Generale per la Cooperazione allo
Sviluppo). Da un punto di vista geografico - territoriale, le macro aree in cui si
concentrano i progetti della Cooperazione allo Sviluppo sono:
• Africa
• Centro e Sud-America
• Asia
• Europa dell’Est
• Bacino del Mediterraneo
Ibidem.
Valeria Lo Coco - Cooperazione allo Sviluppo e Diritti dell’Infanzia 5
3
Nel concreto, i progetti avviati nei Paesi in via di Sviluppo e in quelli ad Economia
di transizione riguardano principalmente:
• La lotta al traffico di minori
• Lo sfruttamento del lavoro minorile e le nuove forme di schiavitù
• La prevenzione e la lotta allo sfruttamento sessuale
• La prevenzione alle pratiche sessuali nocive come le mutilazioni genitali
delle bambine e delle altre forme di abuso come quelle dei matrimoni e delle
gravidanze precoci e le malattie sessualmente trasmissibili (es.HIV/AIDS)
• Il recupero e l’integrazione sociale dei bambini/adolescenti di strada e delle
giovani vittime dei conflitti armati
In questo lavoro, la Cooperazione Internazionale allo Sviluppo, ritiene
fondamentale il ruolo ed il contributo delle ONG (Organizzazioni Non Governative)
per via della loro capillare presenza nei Paesi in via di Sviluppo, oltre che per la loro
partecipazione attiva alla vita sociale nei Paesi del Nord, promotori di tale aiuto.
Il radicamento di queste associazioni nei tessuti delle società civile di tali Paesi
costituisce una via preferenziale per incidere tanto sullo sviluppo dei sistemi di tutela,
quanto sul cambiamento dei comportamenti sociali e culturali delle comunità
coinvolte; inoltre, si ritiene che: “Intervenire sui diritti in molti Paesi è funzionale
anche alla possibilità di incidere sulla legislazione, anche penale, specie laddove
non esista un tribunale dei minorenni”
4
.
L’impegno dell’Italia per i diritti di bambini, adolescenti e giovani, MAE – Istituto degli Innocenti, Ed. CD & V,
Firenze, Settembre 2004.
Valeria Lo Coco - Cooperazione allo Sviluppo e Diritti dell’Infanzia 6
4
Il lavoro che, qui di seguito sarà esposto, prende proprio spunto dal ruolo che la
Cooperazione Internazionale svolge per la Tutela dei Diritti dell’Infanzia nei PVS.
Valeria Lo Coco - Cooperazione allo Sviluppo e Diritti dell’Infanzia 7
CAP I
I.1 LA CONVENZIONE ONU SUI DIRITTI DELL’INFANZIA
Prima che venisse elaborata l’attuale Convenzione Internazionale ONU sui Diritti
dell’Infanzia del 1989, si può dire che gli unici Testi di riferimento sul tema dei
diritti dei minori, a livello mondiale, erano rappresentati da:
• La Dichiarazione dei Diritti del Bambino (1924)
• La Nuova Dichiarazione dei Diritti del Bambino (1959)
La prima, approvata dalla V Assembla Generale della Lega delle Nazioni, si basava
su cinque principi fondamentali: il bambino ha diritto ad un sano sviluppo fisico e
mentale, il bambino ha diritto ad essere nutrito, il bambino ha diritto ad essere
curato, il bambino ha diritto ad essere riportato ad una vita normale, se
demoralizzato, il bambino ha diritto ad essere accudito ed aiutato se orfano.
La seconda, già più ampia ed articolata della precedente, si basava su dieci principi
cardine, tra cui: il diritto ad un sano sviluppo psico-fisico, il diritto a non subire
discriminazioni, il diritto ad avere un nome, il diritto alla nazionalità, il diritto a
ricevere assistenza e protezione dallo Stato di appartenenza; ma la vera novità era
costituita da diritto all’educazione.
Valeria Lo Coco - Cooperazione allo Sviluppo e Diritti dell’Infanzia 8
È solo, dunque, a partire dagli anni ’80 che si inizia ad affermare l’ idea che anche i
bambini siano titolari degli stessi diritti degli adulti. Questo delicato tema, che ha
acceso il dibattito tra Stati e Organizzazioni Non Governative, ha portato, infine,
all’approvazione di un documento finale, ampiamente ratificato a livello
internazionale. Con la sua sottoscrizione, ogni Stato si è impegnato a predisporre
tutti gli strumenti normativi e giudiziari necessari a rendere concreti ed applicabili i
diritti in esso contenuti.
La Convenzione, giudicata all’avanguardia sotto ogni profilo, tutela i diritti dei
minori non più secondo una prospettiva meramente assistenziale, ma come veri e
propri soggetti di diritto. Essa, inoltre, introduce un’altro principio innovativo, e cioè
l’attenzione alle opinioni del fanciullo per tutte le questioni di suo interesse. Per
quanto riguarda la struttura, è suddivisa in tre parti, precedute da un preambolo:
• Parte I: diritti dei minori (artt. 1 – 41)
• Parte II: istituzione di un Comitato Internazionale (artt. 42 – 45)
• Parte III: adempimenti burocratici per gli Stati (artt. 46 – 54)
Secondo la Convenzione ONU sui Diritti dell'Infanzia (1989), sono da considerare
“bambini” (il termine inglese “children”, in realtà, andrebbe tradotto in "bambini e
adolescenti") gli individui di età inferiore ai 18 anni (art. 1).
In teoria, tutti i bambini sono titolari degli stessi diritti ma, nella pratica, per molti di
essi, la loro negazione è la vera norma di vita.
Il rispetto dei diritti di ogni bambino, solennemente sancito dalla Convenzione
internazionale sui diritti dell'Infanzia (1989), è la base irrinunciabile di ogni società
Valeria Lo Coco - Cooperazione allo Sviluppo e Diritti dell’Infanzia 9
civile che voglia ritenersi tale. Secondo tale Convenzione: in tutte le decisioni
relative ai fanciulli, siano esse di competenza delle istituzioni pubbliche o private di
assistenza sociale, dei tribunali, delle autorità amministrative o degli organi
legislativi, l’interesse superiore del fanciullo deve essere una considerazione
preminente (art. 3). I bambini, inoltre, hanno diritto al nome, tramite la
registrazione all'anagrafe subito dopo la nascita, nonché alla nazionalità (art. 7),
hanno il diritto di avere un'istruzione (art. 28 e 29), quello di giocare (art. 31) e
quello di essere tutelati da tutte le forme di sfruttamento e di abuso (art. 34). Ma
certamente primo fra gli altri è il diritto alla vita (art. 6), nonché il diritto alla
salute e alla possibilità di beneficiare del servizio sanitario (art. 24).
La Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia, approvata dall'Assemblea
Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre del 1989 a New York, entrata in vigore
il 2 settembre 1990 e ratificata da 191 Stati (con la sola eccezione di Somalia e Stati
Uniti), ha profondamente innovato il panorama internazionale dei diritti umani,
affiancandosi agli altri storici trattati concepiti a tutela dell'individuo, come la
Convenzione per l'eliminazione delle discriminazioni contro la donna (1979) o i Patti
sui diritti umani del 1966. Attualmente aderiscono alla convenzione 192 Stati, un
numero addirittura superiore a quello degli Stati membri dell'ONU.
L'Italia ha ratificato la Convenzione il 27 maggio 1991 con la legge n. 176. Alla
Convenzione sui Diritti dell'Infanzia si accompagnano, inoltre, due Protocolli
facoltativi che l'Italia ha ratificato il 9/5/2002 con Legge n. 46:
1. Protocollo opzionale sul coinvolgimento dei minori nei conflitti armati.
Valeria Lo Coco - Cooperazione allo Sviluppo e Diritti dell’Infanzia 10
2. Protocollo opzionale sulla vendita dei bambini, sulla prostituzione e la
pornografia infantile.
La Convenzione sui diritti dell'infanzia è il trattato sui diritti umani maggiormente
ratificato nella storia dell’umanità ed è il più importante strumento giuridico a
disposizione di tutti coloro (individui, famiglie, associazioni, governi, etc.) che si
battono per un mondo in cui ogni bambino abbia le medesime opportunità di
diventare protagonista del proprio futuro.
I principi fondanti della Convenzione (diritto alla sopravvivenza, ascolto, non
discriminazione, superiore interesse del bambino) e quelli più generali della tutela
dei diritti umani (universalità, indivisibilità e interdipendenza dei diritti
dell'individuo) ispirano l'intero approccio dell’UE.
Oggi è lecito affermare che i programmi di cooperazione allo sviluppo hanno
come ultima finalità la piena affermazione dei diritti dei bambini e delle donne,
e non soltanto la realizzazione di generici progetti di sviluppo.
La Convenzione sui diritti dell'infanzia, oltre a rappresentare un quadro di
riferimento nel quale collocare tutti gli sforzi compiuti da cinquant'anni a questa
parte a difesa dei diritti dei bambini, rappresenta, dunque, lo strumento normativo
internazionale più importante e completo in materia di promozione e tutela dei diritti
dell'infanzia e costituisce uno strumento giuridico vincolante per tutti gli Stati che la
ratificano.
In quanto dotata di valenza obbligatoria e vincolante, la Convenzione del 1989,
obbliga gli Stati che l'hanno ratificata a uniformare le norme di diritto interno a
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quelle della Convenzione e ad attuare tutti i provvedimenti necessari ad assistere i
genitori e le istituzioni nell'adempimento dei loro obblighi nei confronti dei minori.
Di fondamentale importanza è il meccanismo di monitoraggio previsto dall'art.
44: tutti gli Stati sono infatti sottoposti all'obbligo di presentare al Comitato dei
Diritti dell'Infanzia un rapporto periodico (a 2 anni dalla ratifica e, in seguito, ogni 5
anni) sull'attuazione, nel loro rispettivo territorio, dei diritti previsti dalla
Convenzione.
La Convenzione sollecita i Governi ad impegnarsi per rendere i diritti in essa
enunciati prioritari e per assicurarli nella misura massima consentita dalle risorse
disponibili. La Convenzione sui diritti dell'infanzia, inoltre, impegna gli Stati
membri ad adoperarsi non solo per proteggere l'infanzia e rispondere ai suoi bisogni
fondamentali, ma anche per promuovere i diritti dei bambini e degli adolescenti in
quanto soggetti di diritti al pari degli adulti (novità assoluta). Questo impegno deve
tradursi in precise politiche e piani d'azione, affinché i diritti dell'infanzia siano non
solo formalmente riconosciuti ma anche effettivamente esercitati dai bambini e dagli
adolescenti.
I.2 L’UNICEF E IL DIFENSORE CIVICO PER L’INFANZIA
L’UNICEF, creata l’11 Dicembre 1946 per dare assistenza ai bambini europei
all’indomani della II Guerra Mondiale, è l’unica organizzazione esplicitamente citata
nel testo della Convenzione (art. 45), dove al Fondo delle Nazioni Unite per
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