In genere, si utilizza Cocim per indicare la cooperazione in
campo nazionale, mentre Cimic per la cooperazione in
campo internazionale.
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CAPITOLO I
LA COOPERAZIONE CIVILE MILITARE IN AMBITO
NAZIONALE (COCIM)
1.0 . Considerazioni preliminari
Più o meno tutti gli stati dispongono delle risorse per poter
fronteggiare situazioni critiche di una certa gravità. Il
decentramento delle risorse permette l’intervento nelle
zone soggette alle crisi provenendo dall’esterno, anche se
per poter far questo occorre una pianificazione sui
movimenti, considerato che il trasferimento delle risorse
avviene in situazioni di urgenza.
Da ciò emerge l’esigenza di predisporre preventivamente
procedure, metodi di lavoro, schemi mentali e definizioni di
competenze.
Lo Stato è uno solo, mentre i centri amministrativi di
gestione sono molti, ma le risorse sono dello Stato e cioè
di tutti i cittadini e non dei singoli enti o organizzazioni.
Ecco perché occorre una struttura preordinata che
provveda a coordinare tutti le organizzazioni interessate ad
affrontare le situazioni critiche, sia civili che militari.
In merito a quest’ultimo aspetto si registra un maggior
coinvolgimento dei militari nella cosidetta “vita civile”.
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1.1. La difesa nazionale e la difesa civile
In ambito nazionale la cooperazione civile militare affronta
il concetto di difesa nazionale che comprende:
“predisposizioni politiche, militari, economiche, finanziarie,
che lo Stato attua per garantire la propria sicurezza”.
La difesa nazionale coinvolge tutto lo Stato e, in tale
ambito, tutte le amministrazioni statali devono fronteggiare
la minaccia mediante i rispettivi compiti istituzionali. Per
minaccia si intende ogni “evento contro lo Stato” di
qualsiasi tipologia ed intensità. Per difesa si intendo le
azioni tese ad affrontare ed eliminare la minaccia.
In relazione a ciò che si deve affrontare potremmo essere
chiamati ad organizzare (singolarmente o
contemporaneamente):
- una difesa militare;
- una difesa civile.
Per difesa militare si intendono quelle azioni che le FF.AA.
mettono in campo contro altre forze militari a difesa dei
confini nazionali.
Essa è devoluta alle Forze Armate.
Per Difesa Civile si intende il complesso delle misure da
predisporre e delle attività da compiere per fronteggiare
emergenze determinate da:
- un evento naturale, un incidente involontario e casuale
oppure da un fatto calamitoso provocato dall'uomo;
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- una crisi nazionale e/o internazionale;
- un conflitto bellico.
La difesa civile è quell’organizzazione mediante la quale lo
Stato affronta le emergenze e le situazioni di crisi,
predisponendo una pianificazione indirizzata ai seguenti
settori:
- continuità dell’azione di governo;
- garanzia delle telecomunicazioni con la preparazione
ed attuazione di un efficace sistema di allarme;
- trasporti (terrestri, marittimi ed aerei);
- risorse alimentari ed agricole;
- industria;
- sanità;
- protezione civile.
Queste attività sono devolute alle amministrazioni civili.
Nel caso in cui le emergenze o situazioni di crisi sono
rappresentate da azioni eversive, turbative di varia natura,
fino a giungere alla guerra, la difesa civile si manifesta
compiutamente attraverso una serie di azioni che tendono
al controllo del fronte interno, alla soluzione diplomatica
delle crisi, alla protezione della produzione di beni, alla
tutela dell’apparato economico, nonché all’alimentazione
dello sforzo bellico.
Per quanto riguarda l’evento catastrofico c’è da dire che
può essere rappresentato o da una sciagura provocato da
dall’uomo ed, in questo caso, la difesa civile si esprime
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attraverso la protezione civile che, va precisato, è una
parte della difesa civile.
1.2. sistema difesa civile
Gli organi decisionali del sistema di difesa civile
comprende le seguenti figure:
- Presidente del consiglio dei ministri;
- Consiglio dei Ministri;
- Comitato politico Strategico (CO.P.S. - composto dal
Presidente del Consiglio dei Ministri e dai Ministri :Affari
Esteri-Interno-Difesa).
L’organo di coordinamento nazionale del sistema di difesa
civile è il Nucleo Politico Militare (N.P.M.), composto dai
rappresentanti della Presidenza del Consiglio dei Ministri e
dei Ministeri Affari Esteri-Interno–Difesa, dai rappresentanti
di SISMI e SISDE. Possono partecipare anche i
rappresentanti degli altri Ministeri e degli Enti pubblici e
privati erogatori di servizi essenziali si avvale di
Commissioni tecniche interministeriali.
Infine la fase gestionale è garantita dalle Forze armate,
Forze dell’ordine, Protezione Civile e altri organismi.
Il Decreto Legislativo 30/7/1999 n° 300 –art. 14,
attribuisce la competenza in materia di difesa civile al
Ministero dell’Interno che la esercita attraverso il
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Dipartimento dei Vigili del Fuoco del Soccorso Pubblico e
della Difesa Civile nel cui ambito opera la Direzione
Centrale per la Difesa Civile.
La Commissione Interministeriale Tecnica della Difesa
Civile (C.I.T.D.C.) assicura il coordinamento delle
Amministrazioni centrali dello Stato che si riunisce presso il
Ministero dell’Interno che la presiede. Il Prefetto assicura il
coordinamento a livello provinciale.
La pianificazione di protezione civile non è una
pianificazione discendente nell’ambito delle pianificazioni
del sistema di difesa civile ma una pianificazione che
coesiste con quella di difesa civile e, quando necessario,
entra in modo autonomo nel sistema di difesa civile. La
sintesi dei due sistemi, quando convergono, è assicurata a
livello politico.
La cooperazione civile-militare fu inizialmente concepita
come strumento mirato alla gestione delle emergenze, a
causa di:
- evoluzione normativa;
- mutate aspettative ed esigenze sociali;
- abbassamento della soglia di percezione civile degli
stati di rischio/emergenza/bisogno;
- influsso della situazione interna ed internazionale sulla
concezione del ruolo dello strumento militare, ha
sempre più gravitato, negli anni passati, nel settore
della pubblica utilità.
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1.3. disponibilità delle risorse e razionalizzazione
Se l’emergenza ha carattere di eccezionalità, ovviamente,
le risorse pubbliche non bastano: questo non per carenza
organizzativa, ma per motivi socio-economici.
Occorre quindi mettere insieme tutte le risorse nazionali,
comprese quelle private, con gli strumenti della
militarizzazione e della requisizione.
Non bisogna mai dimenticare che ogni cittadino è una
componente dello Stato.
Uno stato moderno, previdente e ben organizzato è quello
che ha provveduto a dotarsi delle risorse, umane e
materiali, per affrontare le emergenze al verificarsi di
determinanti eventi.
Per far ciò lo Stato ha ripartito le sue risorse tra le varie
amministrazioni che, a loro volta, hanno provveduto ad
assegnarle a organi demoltiplicatori al fine di far trovare al
momento del bisogno ciò che serve secondo una ipotesi
minima. Aliquote delle risorse vengono accentrate a vari
livelli al fine di costituire delle riserve mediante le quali
calibrare gli interventi.
Anche nazioni più ricche della nostra non dispongono in
ogni città delle risorse necessarie per ogni tipo di evento
negativo.
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Al momento dell’emergenza, fatta la verifica di quanta
manca, si dovrà provvedere all’integrazione delle risorse
mancanti.
Ovviamente la conseguenza più immediata di questo
aspetto e che i soccorsi di massa arrivano dopo un certo
periodo, relazionato alle dimensioni del soccorso da
attuare, alla distanza tra il luogo dell’evento e le sedi
stanziali delle unità impiegate.
Per proprie caratteristiche strutturali, le Forze Armate sono
quelle più complete sotto l’aspetto dei settori d’intervento
che sono sviluppati al loro interno, perché organizzati per
auto sostenersi a tutto campo.
Com’è noto le FF.AA. dispongono di quasi tutte le
specializzazioni e, avendo l’obbligo di dare risposte
immediate, risulta evidente che sono attive h 24, con sale
operative sempre funzionanti e con reparti pronti in tutto il
territorio nazionale, pur non in modo uniforme.
Ciò determina che se amministrazioni civili presentano
situazioni locali difficili possono fare affidamento sulle
FF.AA. secondo modalità stabilite.
Lo stesso discorso ha valore anche per le FF.AA. allorché
non dispongano di determinati mezzi o risorse che esistono
presso altre amministrazioni oppure, nel caso più
significativo, durante una guerra che, come evento
eccezionale, coinvolge tutti i mezzi produttivi nazionali.
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In questo scambio, dei due sensi, consiste la cooperazione
civile-militare che in tempo di pace funzionerà:
- come attività operativa solo in un senso, dalle FF.AA.
alla componente civile;
- come attività di pianificazione, sempre nei due sensi,
perlomeno nella misura in cui si riesce ad avere una
risposta compatibile con la legislazione vigente.
In conclusione, la cooperazione civile-militare si estrinseca
in tempo di pace nella predisposizione di piano e nei
concorsi delle FF.AA. a salvaguardia delle libere istituzioni
ed al soccorso alle popolazioni colpite da calamità naturali.
In tempo di guerra rappresenta lo sforzo nazionale a
sostegno delle FF.AA..
1.4. elementi di riferimento
L’organizzazione
Le intese e gli accordi COCIM devono basarsi su una
organizzazione che preveda, nelle varie situazioni e
durante il loro stesso evolversi, la tempestiva esecuzione
delle attività necessarie secondo le procedure stabilite.
Principale esigenza per la cooperazione civile-militare è
quella di avvalersi, in seno agli organi delle varie
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