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INTRODUZIONE
In questo lavoro, verrà presentata una procedura di sintesi di un controllore di
velocità digitale di tipo DeadBeat applicato ad un motore elettrico.
La procedura è stata applicata, senza perdita di generalità, ad un Motore
Sincrono a Magneti Permanenti; si potrà, infatti, utilizzare su qualsiasi altro tipo di
motore in quanto, grazie alle moderne tecniche di Controllo Vettoriale, i modelli
matematici dei vari tipi di motori risultano pressoché identici.
La sintesi del controllore DeadBeat risulta abbastanza semplice in quanto
necessita dell’applicazione dell’algebra polinomiale ed esibisce le prestazioni e tutti i
vantaggi del controllo studiato e progettato direttamente in digitale.
Permette di ottenere una risposta del sistema in anello chiuso, a segnali
canonici, con un tempo di assestamento finito e con un errore a regime nullo.
Negli anni numerosi sono stati i ricercatori che hanno presentato approcci
basati sul progetto di controllori di questo tipo, ma scarse, se non inesistenti, le
applicazioni su plant reali.
In definitiva questo lavoro si presenta come valida alternativa ai classici
controllori utilizzati negli azionamenti elettrici industriali, con il vantaggio principale
di minori dispendi dal punto di vista computazionale.
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Il motore sincrono a magneti permanenti
(PMSM)
1.1 Storia e aspetti costruttivi
[1]In passato il motore sincrono era considerato un motore a velocità costante
(la velocità di sincronismo), dipendente dalla frequenza di alimentazione e dal
numero di coppie polari. Per tale motivo esso era considerato inadatto alla
realizzazione di azionamenti elettrici a velocità variabile e la sua applicazione era
limitata a quei settori in cui non era richiesto un controllo di velocità e/o posizione.
Le macchine sincrone trovarono largo impiego come generatori piuttosto che come
motori; ancor oggi quasi tutti i generatori elettrici in c.a. sono sincroni e quasi tutta la
potenza elettrica impegnata negli impianti di potenza è generata dai sincroni.
Il notevole sviluppo che si è avuto negli ultimi decenni nel campo
dell'elettronica di potenza ha consentito la realizzazione pratica ed economica di
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sorgenti di alimentazione in c.a. a frequenza e tensione variabili. Di conseguenza è
divenuto possibile l'impiego di motori in c.a., sia sincroni che asincroni, nel campo
degli azionamenti elettrici a velocità variabile.
Negli ultimi anni è andato continuamente crescendo l'interesse nei confronti
del motore sincrono a magneti permanenti, a causa dei numerosi vantaggi che esso
presenta rispetto ad altre macchine, sia in c.c. che in c.a., convenzionalmente usate
negli azionamenti.
Nei motori ad induzione, infatti, il vettore rotante della corrente statorica è
composto da due componenti ortogonali, una di magnetizzazione che genera il flusso
di rotore ed una di coppia che genera la coppia elettromagnetica al traferro. Nei
motori sincroni a magneti permanenti l'uso dei magneti, che sostituiscono
l'avvolgimento di eccitazione delle macchine sincrone convenzionali, rende non
necessaria (nel PMSM a magneti superficiali) la componente magnetizzante del
vettore della corrente statorica nel funzionamento a flusso al traferro costante. Di
conseguenza, a parità di condizioni di carico, il PMSM funziona a un più elevato
fattore di potenza e con un rendimento maggiore rispetto ad un motore ad induzione.
La macchina sincrona convenzionale necessita di una alimentazione in
continua dell'avvolgimento di campo, fornita mediante un sistema di spazzole ed
anelli. Ciò causa perdite nel rame di rotore e richiede una continua manutenzione
delle spazzole e degli anelli. L'impiego di magneti permanenti in sostituzione
dell'avvolgimento di campo, dell'alimentazione in continua e del collettore consente
di eliminare tutti gli svantaggi menzionati in precedenza.
Le macchine sincrone a magneti permanenti si possono suddividere in due
principali categorie:
brushless DC, a magneti superficiali aventi distribuzione trapezoidale
dell'induzione al traferro;
brushless AC aventi distribuzione sinusoidale dell'induzione al traferro.
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Le principali caratteristiche possedute dai PMSM possono infine essere così
riassunte:
elevata densità di flusso al traferro;
elevato rapporto potenza/peso;
ampio rapporto coppia/inerzia, che garantisce elevate accelerazioni;
piccole oscillazioni di coppia anche a velocità molto basse, il che consente di
ottenere notevole accuratezza nel posizionamento;
ampio campo di variazione della velocità;
possibilità di funzionamento a coppie elevate, che permette di ottenere rapide
accelerazioni e decelerazioni;
alto rendimento ed alto fattore di potenza;
struttura compatta.
Lo sviluppo di nuove tecnologie e materiali per la produzione di magneti
permanenti con elevate caratteristiche magnetiche, ha contribuito notevolmente
all'affermazione dei PMSM nel campo degli azionamenti elettrici a velocità variabile.
Attualmente sono disponibili sul mercato, a costi non proibitivi, magneti permanenti
composti da leghe di elementi delle terre rare, quali per esempio samario-cobalto e
neodimio-ferro-boro, aventi elevata forza coercitiva e induzione residua e, quindi, di
difficile smagnetizzazione.
I motori sincroni a magneti permanenti sono realizzati in due configurazioni
base: i motori a magneti superficiali, nei quali i magneti sono montati sulla superficie
del rotore, e i motori a magneti annegati o interni, nei quali i magneti sono allocati
all'interno della struttura del rotore (Fig. 1.1).
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Figura 1.1 Sezioni trasversali dei rotori di motori sincroni a magneti permanenti superficiali
(a), detti SPMSM, e interni (b), detti IPMSM
I motori a magneti superficiali possono essere considerati, da un punto di vista
magnetico, dei motori isotropi con un elevato spessore di traferro, in quanto i magneti
hanno una permeabilità relativa prossima ad 1 (1.02 ÷ 1.2). Le induttanze di
magnetizzazione secondo gli assi diretto (l’asse diretto coincide con l’asse di un polo
nord) ed in quadratura di rotore (l’asse in quadratura o interpolare è a 90 gradi
elettrici, essendo i gradi elettrici uguali ai gradi meccanici per il numero di paia di
poli al traferro n
p
) sono di conseguenza uguali (vedi Fig. 1.2). Inoltre, a causa
dell'elevato traferro, l'induttanza di magnetizzazione è piccola e quindi gli effetti della
reazione di armatura sono trascurabili e la costante di tempo elettrica di statore risulta
anch'essa piccola.
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Figura 1.2 Percorsi del flusso magnetico secondo gli assi diretto ed in quadratura di rotore in una macchina sincrona a magneti
permanenti superficiali
I motori a magneti interni presentano una struttura meccanica più robusta, il
che li rende particolarmente adatti ad applicazioni ad alta velocità, poiché i magneti
sono fisicamente contenuti all'interno del rotore e protetti. Benché tali motori abbiano
un rotore con una struttura geometrica isotropa, non possono essere considerati
isotropi da un punto di vista del circuito magnetico. Infatti, poiché la permeabilità dei
materiali magnetici ceramici o delle terre rare è prossima a quella dello spazio vuoto,
lo spessore del magnete costituisce un ampio traferro lungo il percorso del flusso
magnetico secondo l'asse diretto. Il percorso del flusso magnetico secondo l'asse in
quadratura, invece, non subisce apprezzabili variazioni di permeanza, in quanto
ciascun magnete è ricoperto da una scarpa polare di acciaio dolce ad alta permeabilità
(Fig. 1.3).
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Figura 1.3 Percorsi del flusso magnetico secondo gli assi diretto ed in quadratura di rotore in una macchina sincrona a magneti
permanenti interni o annegati
La salienza magnetica degli assi diretto e in quadratura di rotore altera quindi
sensibilmente il meccanismo di generazione della coppia elettromagnetica nella
macchina; oltre alla coppia generata dall'interazione tra il flusso del magnete,
orientato secondo l'asse d di rotore, e la componente in quadratura della corrente di
statore (coppia magnetica o di allineamento di campo), esiste anche una componente
di coppia di riluttanza, dovuta alla salienza rotorica, che risulta essere proporzionale
alla differenza tra le induttanze di magnetizzazione secondo gli assi diretto ed in
quadratura. È importante sottolineare come in un PMSM a magneti annegati
l'induttanza di magnetizzazione secondo l'asse in quadratura sia maggiore rispetto a
quella secondo l'asse diretto, al contrario di quanto avviene in una macchina sincrona
convenzionale a poli salienti.
1.2 Modello matematico di un PMSM in coordinate di fase
Il motore sincrono a magneti permanenti è costituito fondamentalmente da uno
statore, nelle cui cave sono disposti avvolgimenti trifasi, costituiti da matasse aventi
assi a 120 gradi elettrici tra loro e alimentati da tensioni sinusoidali, e da un rotore nel
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quale i magneti permanenti producono un campo diretto lungo l'asse degli stessi. Il
flusso di rotore si può ritenere costante e pari a Ψ
PM
.
Applicando la seconda legge di Kirchhoff agli avvolgimenti di statore connessi
a stella, si ottengono le seguenti equazioni differenziali:
,1
,1 ,1 ,1
,2
,2 ,2 ,2
,3
,3 ,3 ,3
s
s N s s
s
s N s s
s
s N s s
d
v R i
dt
d
v R i
dt
d
v R i
dt
(0.1)
dove R
s,1
, R
s,2
e R
s,3
sono le resistenze di ciascun avvolgimento di statore. Data la
simmetria costruttiva del motore, le tre resistenze sono generalmente uguali
(
,1 ,2 ,3 s s s s
R R R R ).
Le tre tensioni e le tre correnti di fase hanno le seguenti espressioni
,1
,2
,3
2 cos( )
4
2 cos( )
3
2
2 cos( )
3
s N s
s N s
s N s
vV
vV
vV
,1 1
,2 1
,3 1
2 cos( )
4
2 cos( )
3
2
2 cos( )
3
ss
ss
ss
iI
iI
iI
(1.2)
dove :
0
( ) ( ) (0)
t
s
td
(1.3)
e
s
è la pulsazione delle tensioni di fase.
Le tre tensioni di fase e le tre correnti di fase possono essere rappresentate
mediante vettori rotanti o fasori di tempo in un sistema di riferimento stazionario