CAPITOLO PRIMO
“La sanguisuga dell’informazione”: il fenomeno contro
informativo.
Prima di iniziare la trattazione dell’argomento è doveroso fare una
premessa: una percentuale rilevante delle opere di controinformazione
che ho avuto modo di analizzare presenta inequivocabili inclinazioni
politiche. La mia trattazione dell’argomento cercherà pertanto di
assumere un punto di vista il più neutrale possibile, focalizzandosi sul
carattere di avversione alla censura e al potere della controinformazione
piuttosto che sui caratteri ideologici o politici, nell’intento di ottenere un
panorama completo del fenomeno della controinformazione.
1.1- Gli elementi che definiscono l’informazione giornalistica.
Per poter analizzare un fenomeno tanto complesso e mutevole
come la controinformazione, è necessario prima identificare i caratteri
alla base dell’informazione giornalistica “tradizionale” da cui prende le
distanze. Questo rappresenta di per sé un aspetto problematico, dato che
esistono molte definizioni diverse di cosa dovrebbe essere il giornalismo
o la professione giornalistica. Una definizione di carattere generale
potrebbe affermare che lo scopo della professione giornalistica è
2
diffondere informazioni, in maniera capillare e nel modo più accurato
possibile. Purtroppo, è sufficiente una definizione del genere per
sollevare nuove problematiche: quando un insieme di dati è considerato
informazione? Quali caratteri di un’informazione la trasformano in
notizia?
Sui giornalisti, e più in generale sugli operatori dell’informazione,
ricade infatti la scelta di quali informazioni pubblicare (e quindi
diffondere) e quale risalto dare a queste “notizie”. I limiti di questo
potere comunicativo sono stati studiati in ambito accademico
sviluppando diverse teorie e ad oggi sembra esistere un consenso
unanime fra i diversi codici professionali degli operatori
dell’informazione e il mondo accademico, riguardo ai caratteri della
professione giornalistica.
Fra le teorie di cui sopra, la “teoria dell’informazione”
1
pone
l’obiettività, come regola deontologica
2
fondamentale. L’obiettività
presuppone l’assenza di commenti o interventi che lascino trapelare
l’opinione, gli ideali e le preferenze personali del comunicatore riguardo
all’argomento che sta trattando oltre ad un atteggiamento neutrale
durante la scelta delle informazioni da diffondere. La distinzione fra la
notizia in sé e le opinioni del comunicatore che ne scrive richiama la
1
Teoria che ha per oggetto di studio le leggi matematiche inerenti all’elaborazione e alla
trasmissione delle informazioni.
2
“Deontologia” deriva dai termini greci “deón”(dovere, ciò che si deve fare) e “logos”
(discorso, parola) ed indica l’insieme dei doveri inerenti una data categoria
professionale.
3
distinzione epistemologica “facts/values”
3
tipica del positivismo
4
, ed ha
influenzato i codici deontologici del giornalismo europeo e americano
per più di cento anni. Ciò è esemplificato in una Risoluzione del
Consiglio d’Europa riguardante l’etica del giornalismo datata 1 luglio
1993: «il principio di base di ogni riflessione morale sul giornalismo
deve partire dalla chiara distinzione fra notizie ed opinioni, prevenendo
ogni possibile confusione. Le notizie sono informazioni, fatti e dati, e le
opinioni sono espressione di pensiero, d’idee, di convincimenti o giudizi
di valore da parte dei mezzi di comunicazione sociale, degli editori o dei
giornalisti.»
5
Se ne conclude che l’opinione è un orpello inutile e
addirittura dannoso per la notizia. Questa teoria ha successivamente
incontrato moti revisionisti ed è oggi esclusa dal codice di “Etica della
Società dei Giornalisti Professionisti” statunitense poiché l’obiettività
così intesa come “un anonimato forzato dell’autore” non è che un
surrogato della verità. L’“informazione obiettiva” assume quindi per
alcuni il carattere di ossimoro.
3
Letteralmente “fatti/giudizi di valore”. Questa teoria positivista distingue i fatti, frutto
di un processo razionale (ciò che può essere scoperto da filosofia, scienza e ragione), dai
valori, basati sul consenso e sull’opinione.
4
Il Positivismo è un movimento filosofico e culturale che nasce nella Francia della
prima metà dell’800, incentrato sul predominio e sull’esaltazione del progresso e del
metodo scientifico. Si diffonderà nel mondo a seguito delle teorie evoluzioniste di
Charles Darwin.
5
N. González Gaitano, Obiettiva, imparziale, neutrale e veritiera. L’informazione
giornalistica tra modello e realtà , in « Problemi dell’informazione », 3 (2004), p. 405-
413
4
In proposito Jay Rosen
6
, direttore di “Public Life and the Press”
7
,
asserisce: «Il giornalista non è obiettivo, non può esserlo e non deve
ambire ad esserlo. I media hanno una maniera di raccontare gli eventi
che, in se stessa, non può essere asettica. Inoltre, sull’altare
dell’obiettività, il giornalista elude le sue responsabilità»
8
.
Esiste un’altra regola non scritta che acquisisce i caratteri di un
dogma professionale inviolabile: ogni informazione trascritta in notizia,
per essere ben scritta deve rispondere ai quesiti who, how, where, when,
what
9
. Viene definita “regola delle cinque w”; rispondere alle prime
quattro domande non pone problemi di ordine morale, esse definiscono
unicamente i contorni della vicenda, e non mettono in gioco l’obiettività
del giornalista. La risposta al “cosa” si dimostra più problematica: cosa è
successo? Se si sta trattando di avvenimenti impersonali, come i rialzi o
le cadute in borsa, non è particolarmente difficile. Se s’intende invece
riportare azioni umane, il coinvolgimento e l’espressione del punto di
vista proprio del giornalista appare inevitabile. Pertanto in queste
situazioni esiste sempre una valutazione o un giudizio, sia essa conforme
alla verità o no.
6
Jay Rosen è un giornalista, professore e scrittore americano, la cui ricerca è incentrata
sul ruolo dei mass media all’interno del processo democratico. Rosen è una figura di
rilievo all’interno del movimento definito "public journalism" secondo cui la stampa
dovrebbe assumere il ruolo di protettrice della cittadinanza e della vita pubblica.
7
Si tratta di un progetto ideato da “Knights foundation” e diretto da Jay Rosen che,
tramite seminari per giornalisti e esperimenti di comunicazione si propone di aumentare
il fenomeno del public journalism.
8
M. José Canel, S. Fernández-Cubieda, Cómo sobrevivir a una campaña electoral
demasiado larga, in “Nuestro Tiempo”, 497 (1995), p. 74.
9
In italiano: chi, come, dove, quando e cosa.
5
Quest’analisi delle teorie deontologiche del giornalismo è
particolarmente rilevante nel discorso sulla controinformazione.
Quest’ultima viene difficilmente considerata come una categoria
giornalistica proprio perché il coinvolgimento ideologico del giornalista
ne rappresenta uno dei caratteri fondamentali.
1.2 -I caratteri distintivi della controinformazione.
Il fenomeno controinformativo si distacca da molti dei dibattiti
teorici sopra trattati, ponendosi come antitesi dell’informazione
giornalistica tradizionale. Basata sul rifiuto di qualsiasi condizionamento
esterno o interno, la controinformazione è un fenomeno che parte dal
basso, poiché la maggior parte dei suoi operatori non sono professionisti
dell’informazione ma spesso semplici cittadini; ognuno può pertanto
raccontare ciò che osserva quotidianamente e cercare di ampliare o
rettificare ciò che viene diffuso dagli organi d’informazione ufficiali.
Il tratto immediatamente riconoscibile della controinformazione è
la sua evidente politicizzazione, orientata nella stragrande maggioranza
dei casi verso ambienti liberali, di sinistra o anche anarchici. Questo
tratto rimane la principale accusa all’autorevolezza e all’attendibilità
della controinformazione; come può, quindi, essere equiparata al
giornalismo se rappresenta nella stragrande maggioranza dei casi uno
strumento di opposizione politica?
6
La controinformazione può esistere ed essere efficace a
prescindere dall’elemento politico?
Uno dei più interessanti tentativi di definire il fenomeno è apparso
sul quotidiano italiano “Il Manifesto” del 23 maggio 1971
10
in cui si
legge: «La controinformazione non è caratterizzata dai suoi contenuti
ideologici. Deve essere caratterizzata dal fatto che essa si realizza sulle
spalle, per così dire, dell’informazione normale, prendendola in
contropiede, e succhiandole il sangue […] e lo risputi con una
combinazione chimica diversa. Controinformazione non significa dire al
telegiornale cose diverse, ma andare dove la gente guarda il telegiornale
e intervenire, facendo notare come esso distorce le informazioni e come,
interpretandolo fra le righe, si potrebbe cavarne informazione diversa.
[…] In tal modo da un lato si critica il modo in cui l’informazione e data,
e dall’altro si aggiunge informazione»
11
. La connotazione
prevalentemente politica della controinformazione ne fa quindi un’opera
di avversione al potere comunicativo dei media tradizionali, e quasi mai
un mezzo di propaganda politica. L’elemento distintivo della
controinformazione è quindi il porsi come evento critico, con lo scopo di
far riflettere il pubblico, già sensibilizzato dai media, sul vero significato
della notizia attraverso diversi punti di vista; «non solo informare, ma
10
L’articolo è firmato “Dedalus”, uno pseudonimo dietro al quale si cela Umberto Eco.
11
U.Eco 1971, Cerchiamo di usare anche Toro Seduto, in “Il Manifesto”, 23 maggio .
7
formare il lettore, dotandolo di chiavi di lettura per meglio comprendere
la realtà»
12
.
Per decenni, il giornalismo tradizionale ha distinto fra fonti ufficiali
(affidabili) e fonti non ufficiali (la cui veridicità deve essere confermata).
Il concetto su cui la controinformazione si fonda è il totale rigetto della
veridicità delle fonti ufficiali: lo Stato, le forze dell’ordine, i partiti e in
genere qualsiasi organo con potere e credibilità sufficienti a influenzare
l’informazione è composto da uomini e donne che fanno i propri
interessi. Chi opera controinformazione non dà quindi per vero o per
scontato niente, ripartendo dal principio dell’analisi di ogni evento
comunicativo: la verifica delle fonti. I metodi di selezione
dell’informazione da trattare variano da testata a testata, e dipendono dal
mezzo utilizzato, dal tipo di personalità coinvolte, dalle fonti accessibili e
da numerosi altri fattori.
La controinformazione utilizza ogni genere di media, dalla carta
stampata (non solo giornali, ma anche libri, riviste, volantini, manifesti)
alla musica, dal cinema al teatro, dalle tv libere a Internet.
12
M. Veneziani, Controinformazione. Stampa alternativa e giornalismo d’inchiesta
dagli anni sessanta ad oggi, Castelecchi, Roma, 2006, pp. 21
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