1. Premessa
Scopo della presente tesi è quella di fornire un contributo sul recupero e sulla riqualificazione,
tramite il ricorso a tecniche di ingegneria naturalistica, di una cava di calcarenite di proprietà della
Italcementi Group, ricadente nel territorio di Porto Empedocle (AG).
Nel corso degli ultimi trent’anni la coltivazione di cave, ha fatto registrare, un considerevole
incremento in tutto il territorio italiano (LAURETI, 2001). Sulla base di quanto riportato nella
“Relazione sullo Stato dell’Ambiente” (MINISTERO DELL’AMBIENTE, 1992) il numero di cave
presenti in Italia è superiore a 6.000. Con riferimento alla diffusione del fenomeno su scala
nazionale, sempre alla stessa data, circa un terzo delle aziende estrattive risultava ubicato, con una
pressoché uguale percentuale, in solo tre regioni: Calabria (11,4%), Sicilia (10,8%) e Lombardia
(10,3%) (LAURETI, 2001).
Nell’ambito del territorio siciliano, l’elevato numero di cave, evidenzia quanto le problematiche
connesse alle attività estrattive assumano una certa consistenza e attualità.
Tali attività, se da un lato alimentano un importante settore economico, rappresentano di contro un
rilevante fattore di alterazione ambientale, i cui effetti si ripercuotono direttamente sulla
conformazione geomorfologica dei siti di estrazione, e quindi sul paesaggio, di cui la componente
geologica ne rappresenta un aspetto importante.
Le notevoli alterazioni dell’ambiente e del paesaggio causate nei decenni passati dalla gestione-
coltivazione della cave, sono state ulteriormente aggravate dalla inadeguata normativa di settore.
Nelle aree di cava si rilevano, infatti, altezze sproporzionate dei fronti di cava, anfiteatri e forme ad
imbuto su interi fianchi, rilievi trasformati in superficie utile per prelievo di materiale. La situazione
risulta particolarmente grave nelle cave in cui i tipi litologici da cavare sono rocce calcaree e
dolomitiche, che presentano maggiori difficoltà per la rinaturazione e la riqualificazione ambientale
(PAJERO & al., 1996).
In Italia, ad oggi, gli interventi di recupero delle aree di cava sono stati pochi e limitati
prevalentemente alla parte settentrionale del territorio, mentre sono più diffusi in Austria,
Germania ed in altre parti del continente europeo (PAJERO & al., 1996; SCHLUTER, 1995;
SCHONTHALER, 1995).
Fig. 1 - Panoramica dell'area di studio prima dell'apertura e coltivazione della cava (1960).
Fig. 2 - Area di studio dopo la coltivazione della cava (2004).
Nelle foto di Fig. 1 e 2, eseguite dalla stessa postazione, possiamo notare come la morfologia
dell’area in esame sia profondamente cambiata.
2.3. Lineamenti climatici
2.3.1. Precipitazioni
La cava oggetto di studio ricade come gia detto nel comune di Porto Empedocle, che si estende
lungo la fascia costiera meridionale dell'isola e interessa una superficie complessiva di circa 23.99
Kmq. Il territorio è articolato in una fascia pianeggiante di costa che lascia il passo, procedendo
verso l'interno, alle pendici collinari.
Da elaborazioni effettuate sui dati rilevati dalla stazione termo-pluviometrica presente nell’area di
Agrigento (Ispettorato agrario, Bacino San Leone. 313 m s.l.m.) relativi al ventitreennio 1978-2000,
risulta un valore di precipitazione media annua pari a 489 mm concentrata nel periodo compreso tra
Settembre ed Aprile. Il periodo di aridità estiva, si protrae da maggio fino a settembre, durante il
quale sono pressoché assenti le precipitazioni.
2.3.2. Temperatura e classificazione del clima
La temperatura media annua è di 18°C. Il mese più caldo risulta essere Luglio con temperature
medie massime di 30°C, mentre il mese più freddo è Febbraio con temperature medie minime di
8°C. Il valore massimo assoluto registrato è di 44°C, mentre il minimo assoluto registrato è di –1°C.
Durante il resto dell'anno il clima è decisamente temperato, con temperature medie che nel mese più
freddo non scendono sotto gli 11°C.
Per quanto riguarda le classificazioni climatiche definite dai principali indici sintetici, risultano
numerose differenze tra i diversi autori, in dipendenza dei parametri meteorologici utilizzati.
II Pluviofattore di Lang, che rappresenta il rapporto tra il valore della piovosità media annuale,
espresso in mm (P) e quello della temperatura media annuale espresso in °C (T), classifica secondo
un clima steppico la stazione di Agrigento, essendo P/T compreso tra160 e 100.
Secondo l'Indice di aridità di De Martonne, che stabilisce un rapporto tra il valore delle
precipitazioni medie su base annua (P) espressa in mm, e la temperatura media annua (T) in °C
aumentata di 10, la stazione di Agrigento presenta clima semi-arido, essendo l’indice compreso tra
20 e 10.
II Quoziente pluviometrico di Emberger (Q), che esprime la siccità generale in clima mediterraneo,
è calcolato con la formula Q = 100P/(M
2
-m
2
), in cui P è la precipitazione media annua espressa in
mm, M è la temperatura media massima del mese più caldo espressa in °C ed m è la temperatura
media minima nel mese più freddo espressa in°C, definisce come semiarido il clima di Agrigento.
In relazione al diagramma proposto da Bagnouls e Gaussen ci è possibile definire come “mesi
secchi” quelli durante i quali la precipitazione totale espressa in mm è minore del doppio della
temperatura media espressa in °C, secondo la relazione P < 2T.
Questa relazione permette di costruire il diagramma a doppia ordinata: i punti in cui le due curve
della piovosità e della temperatura si intersecano, rappresentano l’inizio e la fine dei “mesi secchi”.
In dipendenza della lunghezza di questo periodo viene classificato il clima, che nel nostro caso,
risulta Termomediterraneo.
Dall'analisi dei dati della sezione dedicata al bilancio idrico dei suoli, misuriamo che
l'evapotraspirazione potenziale media si aggira intorno ai 900 mm. Le precipitazioni scarse e le
temperature elevate fanno sì che il periodo interessato da deficit idrico comprenda circa otto mesi,
con un inizio anticipato al mese di marzo. Il mese con il livello di deficit più elevato è luglio. La
fase di ricarica dei suoli inizia generalmente in novembre .
MESI TEMPERATURA
Media [°C]
PIOVOSITA’
media [mm]
GIORNI PIOVOSI
Gennaio 10,6 56,7 11
Febbraio 10,9 46,9 9
Marzo 12,5 40,2 9
Aprile 14,9 38,6 7
Maggio 19,0 17,1 4
Giugno 23,2 3,19 1
Luglio 26,0 1,2 -
Agosto 26,0 7,4 1
Settembre 23,3 29,2 4
Ottobre 19,4 75,5 7
Novembre 15,5 68,6 8
Dicembre 12,1 71,1 10
Temperatura media annua: 18 °C
Temperatura media massima mese più caldo: 30 °C
Temperatura media minima mese più freddo: 8 °C
Escursione termica media annua: 15 °C
Piovosità media annua: 489 mm
Diagramma di Bagnouls e Gaussen
0
5
10
15
20
25
30
35
GFMAMGLASOND
T
[
°
C
]
0
10
20
30
40
50
60
70
80
P
[
m
m
]
Temperatura [°C] Precipitazioni [mm]
Figura 3 - Diagramma ombrotermico di Bagnouls e Gaussen
2.3.3. Classificazione bioclimatica
La classificazione bioclimatica è stata effettuata sulla base della metodologia proposta da RIVAS-
MARTINEZ (1995) e RIVAS-MARTINEZ & LOIDI ARREGUI (1999). Per la stima delle temperature è
3. Diversità floristica
3.1. Materiali e metodi
Le indagini di campo sono state eseguite nei 12 mesi dell’anno 2004, attraverso vari rilevamenti
effettuati con cadenza mensile ad eccezione del periodo primaverile durante il quale sono state
eseguite settimanalmente osservazioni sulla flora. Ciò ha permesso una puntuale esplorazione dei
sistemi territoriali sia naturali – peraltro molto limitati – che antropizzati, presenti nel comprensorio
di studio. Inoltre è stato possibile tipizzare e localizzare le fitocenosi che nel loro insieme
compongono il paesaggio vegetale, ed evidenziare gli aspetti che concorrono maggiormente a
fisionomizzare il paesaggio vegetale del territorio indagato.
Le comunità vegetali individuate sono state definite seguendo il metodo fitosociologico di Braun-
Blanquet e l’ausilio della produzione bibliografica disponibile relativa alla Sicilia meridionale.
Per quanto riguarda la flora, le specie sono state determinate seguendo principalmente la “Flora
d’Italia” di PIGNATTI (1982) e per i casi critici attraverso la consultazione di opere a carattere
regionale (“Flora Sicula” di LOJACONO-POJERO, 1888-1904).
3.2. La flora
Nel corso delle indagini di campo sono stati reperiti complessivamente 193 taxa, afferenti a 138
generi di 55 famiglie.
Nell’elenco della flora vascolare, redatto alfabeticamente per famiglie, si riportano per ogni singolo
taxon specifico o intraspecifico, la forma e sottoforma biologica ed il corrispondente elemento
corologico così come proposti da Pignatti (1982).
3.3. Elenco floristico
Taxa Forma e sottoforma
biologica
Gruppo corologico
MAGNOLIOPHYTA
Magnoliopsida
ACANTHACEAE
Acanthus mollis L. H scap Sub Medit.
AMARYLLIDACEAE
Narcissus tazetta L. subsp. tazetta G bulb Steno-Medit.
ANACARDIACEAE
Pistacia lentiscus L. P caesp Steno-Medit.
Pistacia terebinthus L. P caesp Euri-Medit.
Rhus coriaria L. P caesp S-Medit.
ARALIACEAE
Hedera helix L. P lian Sub Cosmop.
BORAGINACEAE
Alkanna tinctoria (L.) Tausch. H scap Steno-Medit.
Borago officinalis L. T scap Euri-Medit.
Echium italicum L. H bienn Euri-Medit.
CACTACEAE
Opuntia ficus-indica (L.) Miller P succ Neotropic.
CAPPARIDACEAE
Capparis spinosa L. (incl. C. rupestris
S. et S.)
N P Steno-Medit.
Capparis ovata Desf . (incl. C. sicula
Duh.)
CARYOPHYLLACEAE
Silene colorata Poiret T scap Steno-Medit.
Spergularia rubra (L.) Presl. Ch suffr Europ.
CHENOPODIACEAE
Atriplex halimus L. P caesp Steno-Medit.
Beta vulgaris L. subsp. maritima (L.) A. H scap Euri-Medit.
1- Aspetti di macchia a Olea europaea var. sylvestris ed Euphorbia dendroides
Rilievo 5 6 2
Quota (m s.l.m.) 180 145 135
Superficie (mq) 100 200 100
Copertura (%) 90 100 80
Inclinazione (%) 0 30 5
Forma
biologica
Esposizione S-Est N-Est Est
NP / P scap Euphorbia dendroides L. 4-5 2-2 4-5
Ch suffr Ruta chalepensis L. 3-3 +
NP Teucrium fruticans L. 3-3 1-2 -
P caesp Calicotome infesta Presl. 2-3 - -
N P/ P scap Chamaerops humilis L. 2-2 1-1 -
Ch frut Thymus capitatus (L.) Hoffmgg. et Link 2-2 - -
Ch frut Prasium majus L. 2.2 2-3 1-2
NP Phlomis fruticosa L. 2-2 2-3 +
G bulb Urginea maritima (L.) Baker 1-2 1-1 1-3
P caesp / P scap Olea europea (L.) var. sylvestris (Brot.) 1-1 3-3 3-4
P caesp/P scap Ceratonia siliqua L. 1-1 - -
Ch suffr Phagnalon saxatile (L.) Cass. 1-1 - 1-1
G rhiz Arisarum vulgare Targ.-Tozz. - 1-1 1-2
P caesp Pistacia lentiscus L. 1-1 - -
P caesp Anagyris foetida L. - 2-2 -
G rhiz Asparagus acutifolius L. + 1-1 +
P caesp Phillyrea latifolia L. - 1-1 -
H scap Acanthus mollis L - + +
P caesp Rhamnus alaternus L. - 2-2 -
H caesp Ampelodesmos mauritanicus (Poiret)
Dur. & Schur
- 2-2 -
G rhiz Asphodelus microcarpus Salzm & Viv. - - 2-3
NP / P caesp Salsola verticillata (Schousboe) - - 2-2
H scap/Ch suffr Lobularia maritima (L.) Desf. - - 1-2
H scap Cachrys sicula L. - - 1-2
H caesp Ampelodesmos mauritanicus (Poiret)
Dur. & Schur.
- - 1-2
H caesp Dactylis hispanica Roth. - - +
T scap Linum strictum L. subsp. strictum - - +
P scap Ailanthus altissima Desf. - - +
7. Specie utili per il recupero delle are di cava
Di seguito viene riportato l’elenco delle specie utili per il recupero dell’area di cava, redatto
alfabeticamente per famiglie, si riportano per ogni singolo taxon, la forma e sottoforma biologica ed
il corrispondente elemento corologico tratti da “Flora d’Italia” (PIGNATTI, 1982).
Taxa Forma e
sottoforma
biologica
Gruppo corologico
MAGNOLIOPHYTA
Magnoliopsida
ANACARDIACEAE
Pistacia lentiscus L. P caesp Steno-Medit.
Pistacia terebinthus L. P caesp / P scap Euri-Medit.
Rhus coriaria L. P caesp S-Medit.
ARALIACEAE
Hedera helix L. P lian Sub Cosmop.
CAPPARIDACEAE
Capparis spinosa L. N P Steno-Medit.
CHENOPODIACEAE
Atriplex halimus L. P caesp Steno-medit.
Salsola verticillata (Schousboe) NP/P caesp S-Medit.
Suaeda fruticosa (L.) Forsskal NP Cosmopol.
Suaeda pruinosa (Lange) var. kochii NP S-Medit.
COMPOSITAE
Artemisia arborescens L. N P/P scap S-Medit.
Inula viscosa L. H scap Euri-Medit.
EUPHORBIACEAE
Euphorbia dendroides L. N P/P scap Steno-Medit.
LABIATAE
Phlomis fruticosa L. NP Steno-Medit.
Prasium majus L.
Rosmarinus officinalis L. NP Steno-Medit.
Nome scientifico: Pistacia terebinthus L. (Fam. Anacardiaceae)
Nome comune: terebinto, spaccasasso, scornabecco, cornucopia.
Descrizione: alberello o arbusto di 1-5 m con odore resinoso. Corteccia bruno-rossastra, nei rami
giovani glabra e con lenticelle lineari longitudinali di 1 mm. Le foglie sono coriacee, scure di sopra,
verde grigiastre di sotto, generalmente con 9 segmenti ellittici o lanceolati e arrotondati all’apice.
L’infiorescenza è una pannocchia piramidale. I fiori sono di colore bruno. Il frutto è una drupa
ovoide di 6×7 mm di colore verdastro, rosso-scure a maturità, portate su peduncoli di 4-7 mm.
Biologia: fanerofita cespitosa / fanerofita scaposa a fioritura tardo-primaverile (Maggio-Giugno).
Habitat: su pendii aridi, rupi calcaree e nei boschi termofili.
Distribuzione: in tutto il territorio nazionale.
Distribuzione in Sicilia: in tutto il territorio da 0 a 900 m s.l.m.
Propagazione: per seme.
Nome scientifico: Anagyris foetida L. (Fam. Leguminosae)
Sinonimi: Anagyris neapolitana Ten.
Nome comune: carrubbazzo
Descrizione: arbusto fetido alto da 1 a 4 m con rami giovani pubescenti. Le foglie hanno un
picciolo di 4-8 cm e 3 segmenti ellittici o ellittico-lanceolati di 1-3 × 3-7 cm acuti e stipole bifide di
5 mm. I fiori sono portati in racemi brevi, glomeruliformi; hanno corolla gialla di 18-25 mm con
vessillo lungo metà della carena con petali indipendenti. Il frutto è un legume di 1-2 × 10-20 cm.
Biologia: fanerofita cespitosa a fioritura inverno-primaverile (da Febbraio ad Aprile).
Habitat: macchie e dirupi calcarei da 0 a 1100 m s.l.m.
Distribuzione: Italia meridionale, Sicilia, Sardegna, Corsica.
Distribuzione in Sicilia: dappertutto da 0 a 1100 m s.l.m., in particolare nella costa meridionale.
Propagazione: per seme.
9. Discussione e conclusioni
Con la presente tesi di laurea è stata analizzata la vegetazione reale di un’area di cava di calcarenite,
ricadente nel territorio di Porto Empedocle, al fine di contribuire alla rinaturazione e/o
riqualificazione ambientale della stessa. Il recupero ambientale parte dal presupposto che il danno
all’assetto percettivo dell’unità paesaggistica è solo la parte immediatamente percepibile di un
danno più grave quale l’interruzione della continuità fisica e biologica e la creazione di un’area
sterile, il cui recupero è l’oggetto dell’intervento. Obiettivo del recupero è, pertanto, quello di
favorire la ripresa dei normali cicli geomorfici e vegetazionali tipici dell’area di coltivazione.
Sulla base delle osservazioni e dei rilevamenti fitosociologici effettuati, sono state identificate le
tipologie di vegetazione che per composizione floristica e struttura posseduta, forniscono i modelli
di riferimento a cui rifarsi nei possibili interventi di recupero e/o riqualificazione ambientale. Si
tratta, in particolare, di aspetti legnosi riferibili alla macchia mediterranea caratterizzata dalla
presenza di olivastro e euforbia arborescente (Oleo-Euphorbietum dendroidis), di aspetti di prateria
con Hyparrhenia hirta, dinamicamente connessa alla macchia, o di prateria ad Ampelodesmos
mauritanicus, interpretabile come comunità di sostituzione di formazioni forestali a querce
caducifoglie termofile (Oleo-Quercetum virgilianae) o sempreverdi (Pistacio lentisci-Quercetum
ilicis), in ordine con i dati bioclimatici, e delle quali non resta attualmente traccia.
Tenendo conto delle caratteristiche ambientali dell’area considerata, sono stati prospettati, per i
settori in cui la coltivazione del materiale è stata completata, possibili interventi di rinverdimento,
utilizzando come modelli di riferimento le espressioni vegetazionali considerate più mature e
rinvenute all’interno della cava. Esse, limitatamente alle pendici dei calanchi e dei banchi di argilla
accatastati, quali prodotto di scarto della lavorazione cementiera, mostrano notevoli analogie nella
composizione e nella struttura con la comunità dei Pegano-Salsoletea descritta in letteratura sui
calanchi del litorale di Porto Empedocle.
Per quanto attiene alle specie di possibile impiego si è tenuto conto anche della loro capacità di
insediamento e sviluppo nelle particolari difficili condizioni dell’area considerata e delle
caratteristiche biotecniche.
Al termine della fase di coltivazione gli interventi dovrebbero tendere all’inserimento armonico
della cava nel paesaggio, attuando le misure necessarie per favorire la ricolonizzazione vegetale e,
di conseguenza, anche il ripopolamento animale.
Tenuto conto dell’estensione della cava, per aumentare l’interesse scientifico e la valenza
naturalistica del sito, parte della cava potrebbe essere destinata ad ospitare un giardino di piante
rupicole e semirupicole, endemiche e/o rare. Tale giardino potrebbe essere articolato in tre sezioni,
da costituire in momenti successivi, dedicate rispettivamente alle collezioni dei taxa presenti nella
provincia di Agrigento, della Regione Siciliana e del bacino del Mediterraneo.
L’ampio piazzale, previo inerbimento per alcuni anni con un idoneo miscuglio di graminacee e
leguminose, potrebbe ospitare un campo di conservazione del germoplasma delle piante legnose di
interesse agrario. In tale struttura, infatti, potrebbero venire innestate le marze delle numerose
cultivar di mandorlo, olivo, pistacchio e di altre specie ancora, presenti nelle campagne della
provincia di Agrigento, molte delle quali attualmente rischiano di scomparire definitivamente dagli
ordinamenti colturali. Ciò costituisce, indubbiamente, una valida ipotesi di recupero e di
riqualificazione di un’area degradata, che avrebbe positive ripercussioni sotto l’aspetto scientifico,
didattico, della fruizione pubblica e dell’educazione ambientale.