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PREMESSA
Questa tesi nasce dall’interesse personale verso i temi della concorrenza e in
particolare nei contratti di esclusiva, uno degli strumenti maggiormente
utilizzati dalle imprese per avvantaggiarsi, legalmente o meno, a spese dei
propri concorrenti.
I contratti di esclusiva sono uno strumento piuttosto comune nella pratica
commerciale, ma se attuate da imprese particolarmente potenti nel proprio
mercato o nella loro filiera produttiva possono avere importanti effetti sulla
concorrenza.
La volontà di investigare questo particolare strumento è motivata dal dibattito
che lo riguarda, poichØ la diatriba sulla loro efficienza come strumenti
anticompetitivi, sulla bilancia tra vantaggi e svantaggi tra correnti e soprattutto
sui contesti che rendono piø o meno facile sviluppare tale strategia mi ha
fortemente incuriosito.
Nel primo capitolo di questa tesi presento un’introduzione delle principali
misure verticali anticompetitive attuabili da imprese dominanti, nel secondo mi
focalizzo in particolare sui contratti di esclusiva, analizzando alcuni modelli
analitici proposti da vari studiosi di tale pratica, con un occhio di riguardo alle
diverse probabilità di provocare esclusione e all’evoluzione storica della teoria
economica a riguardo.
Nel terzo capitolo propongo un contributo teorico originale, analizzando quello
che è l’effetto di una differenziazione qualitativa nel mercato a valle del
soggetto dominante che tenta di evitare l’entrata di un potenziale rivale,
giungendo a conclusioni ben precise anche se, come tutte quelle riportate con
riferimento ai modelli esposti nel secondo capitolo, in qualche modo “figlie”
delle ipotesi alla base del modello. Infine nell’ultimo capitolo completo
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l’analisi abbandonando il punto di vista economico e spostandomi in un
contesto prettamente giuridico, presentando i piø importanti aspetti della
disciplina, sia quella europea che quella d’Oltreoceano
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INTRODUZIONE
L’economia industriale ha avuto una delle sue massime applicazioni all’interno
dell’analisi delle politiche a tutela della concorrenza. Essa infatti ha svolto un
ruolo chiave nel fornire ad esse una base economica su cui i policy makers
chiamati a legiferare in tal senso, oltre che le Autorità che hanno altresì il
compito di decidere su fattispecie competitive, potessero basarsi per svolgere la
propria attività. Si può affermare come il settore dell’Antitrust sia uno di quelli
in cui vi sia un piø forte connubio e maggiore collaborazione tra la teoria
economica e la giurisprudenza, poichØ ogni tentativo di studio di dinamiche
concorrenziali in campo economico ha sempre come obiettivo ultimo quello di
indicare strategie di policy, mentre l’analisi giurisprudenziale di una particolare
fattispecie non può in alcun modo prescindere dallo studio del contesto
economico in cui un supposta pratica anticoncorrenziali si sviluppa o genera i
propri effetti.
In questa tesi mi concentrerò sui contratti di esclusiva, uno strumento oggetto
di un forte dibattito: secondo alcuni sono utilizzati per creare esclusione e
proteggere quindi i soggetti che mettono in pratica tali strategie dalle pressioni
competitive esercitate dai concorrenti, mentre secondo altre linee di pensiero,
questi accordi non possono essere utilizzati con tali scopi e inoltre presentano
la possibilità di conseguire alcuni guadagni di efficienza (efficiency gains), di
porre rimedio ad alcune problematiche tipiche delle filiere produttive (doppia
marginalizzazione) e di ridurre alcuni rischi all’interno del rapporto fornitore-
distributore ( fenomeno dell’hold-up).
Proporrò poi un modello che vuole offrire un contributo originale alla teoria
economica, giacchØ si analizzerà un particolare caso, che non risulta essere
stato trattato in precedenza da alcun autore, in cui appunto si studierà un
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contesto nel quale esiste una doppia tipologia di differenziazione, sia verticale
1
che orizzontale
2
, ed in cui esiste un produttore monopolista per un componente
comune alle due diverse qualità del medesimo bene prodotte da due imprese
concorrenti nel mercato a valle.
Si analizzeranno le possibilità dell’entrata sul mercato monopolistico di un
rivale e le conseguenze che essa genererà. In primis essa permetterà di
risolvere il problema di doppia marginalizzazione, ma ciò produrrà anche una
redistribuzione non ottimale del potere di mercato, in quanto il potere detenuto
dalla filiera nel suo complesso, a seguito della concorrenza upstream,
aumenterà, configurando una situazione in cui si realizzerà un esempio di
tragedia degli anticommons, in quanto tutto ciò provocherà un calo del
Benessere Sociale.
Ciò sarà motivato dall’importante asimmetria tra i due mercati: se infatti nel
primo vi sarà perfetta sostituibilità tra i due prodotti, nel mercato a valle questa
ipotesi verrà abbandonata, indi per cui con l’entrata del rivale il potere di
mercato, che passerà totalmente nelle mani dei due produttori di qualità
diverse, aumenterà in ragione di questo diverso livello di sostituibilità tra i due
mercati.
I contratti di esclusiva nel contesto sopra descritto, permetteranno di lenire il
problema della doppia marginalizzazione, come letteralmente esso è inteso
3
,
ma la differenza di sostituibilità nei due mercato farà si che il susseguente calo
1
Sintetizzata da una diversità nella massima disponibilità a pagare per le due diverse varianti
qualitative del medesimo prodotto.
2
Che sarà introdotta tramite il parametro γ, il quale misurerà una diversa fungibilità delle due
varianti, configurando un non perfetto rapporto di sostituibilità tra di esse. Tale ipotesi sarà
fondamentale nel delineare le conseguenze dell’entrata di un rivale upstream.
3
Siccome l’entrata del rivale permette di annullare, a seguito della maggiore competizione, il
margine applicato nel mercato del componente in comune e quindi eviterà che il prodotto finale
subisca un doppio ricarico sui costi di produzione.
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dei costi di produzione dei produttori intermedi si tradurrà in una diminuzione
meno che proporzionale dei prezzi al consumo, con conseguenti danni per i
consumatori finali e per l’intera collettività.
Si mostrerà dunque che in presenza di tali differenziazioni, la maggiore
concorrenza in un settore, senza che nell’altro si intervenga per limitare il
potere delle imprese presenti, può essere deleteria perchØ ha effetti negativi sui
prezzi e quindi sui surplus dei consumatori.
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CAPITOLO
PRATICHE
1.1 IL MONOPOLIO:
Il monopolio è una situa
fissare un prezzo di molto superiore ai prop
una pesante distorsione al mercato in cui esso opera.
infatti, quella che è comunemente
DWL, ossia Dead Weight Loss
superiore a quello di Concorrenza Perfetta (dato dall’incrocio tra la curva di
domanda e quella di offerta), si scambierà una minore quantità.
porterà a una diminuzione di Surplus Sociale definito graficamente dal
triangolo MCE:
4
4 La quantità di monopolio è fissata ne
marginali,mentre il prezzo viene fissato pari alla disponibilità massima a pagare per quella
quantità. La quantità di monopolio è ovviamente inferiore a quella di Concorrenza Perfetta,
indi per cui,stante la pendenza negativa della curva di domanda a causa della utilità marginale
decrescente, il prezzo di monopolio sarà piø elevato.
CAPITOLO 1
PRATICHE ESCLUDENTI
MONOPOLIO: CENNI TEORICI
Il monopolio è una situazione di mercato in cui vi è un’impresa che è libera di
fissare un prezzo di molto superiore ai propri costi di produzione, imponendo
una pesante distorsione al mercato in cui esso opera. Tale distorsione impone,
, quella che è comunemente definita come perdita secca (abbreviata con
DWL, ossia Dead Weight Loss) di Benessere Sociale, in quanto per
superiore a quello di Concorrenza Perfetta (dato dall’incrocio tra la curva di
domanda e quella di offerta), si scambierà una minore quantità.
una diminuzione di Surplus Sociale definito graficamente dal
La quantità di monopolio è fissata nel punto in cui i costi marginali equivalgono i ricavi
marginali,mentre il prezzo viene fissato pari alla disponibilità massima a pagare per quella
quantità. La quantità di monopolio è ovviamente inferiore a quella di Concorrenza Perfetta,
te la pendenza negativa della curva di domanda a causa della utilità marginale
decrescente, il prezzo di monopolio sarà piø elevato.
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impresa che è libera di
ri costi di produzione, imponendo
Tale distorsione impone,
abbreviata con
di Benessere Sociale, in quanto per un prezzo
superiore a quello di Concorrenza Perfetta (dato dall’incrocio tra la curva di
domanda e quella di offerta), si scambierà una minore quantità. Tutto ciò
una diminuzione di Surplus Sociale definito graficamente dal
l punto in cui i costi marginali equivalgono i ricavi
marginali,mentre il prezzo viene fissato pari alla disponibilità massima a pagare per quella
quantità. La quantità di monopolio è ovviamente inferiore a quella di Concorrenza Perfetta,
te la pendenza negativa della curva di domanda a causa della utilità marginale
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Il Surplus del Consumatore viene quindi inglobato dal produttore, ma non
totalmente, infatti come abbiamo detto vi è una parte di Benessere Sociale che
viene persa; come si può notare quindi, tramite l’aumento di prezzo rispetto
alla Concorrenza Perfetta, il maggior benessere del produttore non è sufficiente
a compensare la perdita subita dal consumatore: in definitiva il monopolio
diminuisce il Benessere Sociale creato rispetto ad una situazione di
concorrenza perfetta.
Dal lato del consumatore questo è naturalmente un grave danno, ma per il
produttore ciò si trasforma in un beneficio; quest’ultimo avrà tutto l’interesse a
mantenere inalterata questa situazione di notevole vantaggio per lui.
Un monopolista, in linea generale, tenterà quindi di preservare il potere di
mercato che detiene, dove per potere di mercato si deve intendere la capacità di
fissare prezzi superiori a un livello concorrenziale, in modo da massimizzare il
proprio Surplus, anche a discapito degli altri soggetti del mercato; ostacolerà
quindi l’entrata di nuovi produttori in esso, anche se spesso la concorrenza
potenziale che dovrà affrontare sarà molto pressante
5
.
Pensiamo a una configurazione di mercato vicina a quella di concorrenza
perfetta
6
, l’equilibrio che si viene a creare è sia statico che dinamico: con
profitti del settore pari a 0 infatti non vi saranno imprese interessate a saturare
5 Una situazione di Concorrenza Perfetta rappresenta anche un contesto di equilibrio dinamico
in quanto, per definizione, i profitti dell’imprese operanti sono pari a 0; questa condizione fa si
che il settore in questione non sia particolarmente interessante per imprese esterne ad esso, che
al contrario saranno molto piø attratte da settori con elevati livelli di profitto, quali sono quelli
in cui vi è un monopolio.
6 Le cui condizioni sono principalmente: dimensioni atomiche delle imprese operanti , price-
taker, in quanto il prezzo è definito dall’equilibrio domanda-offerta, informazione perfetta,
assenza di barriere all’entrata e all’uscita.
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ulteriormente il mercato. Se volessimo formalizzare una relazione tra profitti e
numero d’imprese presenti in esso, non potremmo che definire queste due
variabili come negativamente correlate
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, si può infatti facilmente evidenziare
una relazione tra i profitti di un settore e l’entrata di nuove imprese in esso
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:
null
null
null
= null null nullnull−null
null
null ,null > 0
Dove
null
null
null
è la derivata rispetto al tempo, Nπ sono i profitti del settore, e null
null
sono i
costi di entrata, mentre null è un parametro esogeno, che determina l’incidenza
della differenza tra profitti e costi d’entrata sulla variazione del numero di
imprese nel mercato. Sono proprio i costi di entrata sui quali il monopolista
può concentrarsi al fine di impedire l’entrata di nuovi soggetti: può cioè
aumentare le barriere all’entrata, oltre già quelle presenti “naturalmente” sul
mercato (ad esempio: elevati costi fissi, necessità di elevate dotazioni di
capitale fisico etc…); se poi il valore all’interno della parentesi fosse negativo,
allora la derivata rispetto al tempo del numero d’imprese sul mercato
assumerebbe valore negativo, implicando l’uscita di alcuni soggetti.
Tuttavia esistono casi in cui è proprio il monopolio, la configurazione che
assicura il massimo benessere sociale possibile; pensiamo a settori come quelli
caratterizzati da infrastrutture a rete e da elevate economie di scala
(Ferrovie,Autostrade,Rete Idrica,Gas): in questi settori l’entrata di nuovi
competitor non farebbe altro che provocare una inefficiente moltiplicazione dei
costi fissi e ridurrebbe fortemente le economie di scala. Queste dinamiche
finirebbero per azzerare i profitti delle imprese, o addirittura provocare ingenti
7 Anche se in verità sarebbe possibile dimostrare, introducendo incentivi alla collusione e
interdipendenze tra le varie imprese presenti sul mercato, come la caduta dei profitti
all’aumentare del numero delle imprese sia un fenomeno il quale presenta alcune vischiosità.
8 Jati Sengupta,”DInamics of Entry and Market Evolution”,Cap.1,Pag.2
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perdite, con il conseguente abbandono di alcune delle imprese, fino a quando
non si tornerebbe a una situazione di monopolio. I mercati come questi, in cui
la situazione piø efficiente è quella in cui vi sia una sola impresa operante sul
mercato, sono definiti Monopoli Naturali.
Detto questo, è chiaro che nella maggioranza dei casi un monopolio non
permette
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di massimizzare il Benessere Sociale, ma esistono diverse pratiche
con cui il monopolista può scoraggiare l’entrata di nuovi competitor.
I comportamenti strategici sono proprio quelle azioni mediante le quali un
monopolista tenta di influire sulle scelte a disposizione dei rivali, sia effettivi
(già presenti sul mercato) che potenziali (che minacciano l’entrata), in modo da
trarre il maggior profitto possibile. Le pratiche escludenti sono un sottogruppo
di questi comportamenti, mirate a far si che i rivali presenti sul mercato ne
escano e che potenziali entranti siano scoraggiati a entrarvi.
9 Tali comportamenti sono per lo piø adottati nei mercati oligopolistici, in essi infatti è
maggiore l’interdipendenza tra i comportamenti dei soggetti presenti. Si pensi alle dinamiche
del duopolio di Stackelberg, modello nel quale la variabile competitiva è rappresentata dalle
quantità, dove le scelte delle imprese leader influenzano quella della follower e viceversa.