2
stessa in una prospettiva sistemica assieme alle persone, i processi operativi e
decisionali, i canali di comunicazione, le idee e la visione dell’ambiente.
Dopo una sintetica presentazione dell’azienda (cap. 1) ed una panoramica sui
presupposti e sugli obiettivi generali del progetto (cap. 2), si accenna alla recente
introduzione in Monari Federzoni di un sistema ERP che ha contribuito a evidenziare
la necessità di revisione del modello e degli strumenti di controllo, quindi, in una
prospettiva di intervento organizzativo di tipo incrementale, si propone una breve analisi
della situazione iniziale e dei relativi fabbisogni (cap. 3).
L’articolazione dei “Conti Economici Parziali”, quale risposta agli obiettivi di
progetto, viene delineata in riferimento a contributi sia in materia strettamente
strategico-competitiva, sia di matrice organizzativo-tecnologica. L’identificazione
inoltre della multidimensionalità quale attributo fondamentale del modello di controllo
ci ha portato a riconoscere l’opportunità della costruzione dei Conti Economici Parziali
nell’ambito di un processo, e con gli strumenti, di Data Warehousing (cap. 4).
Le considerazioni sviluppate ci hanno poi consentito di proseguire verso la
definizione di un modello concettuale, la progettazione e l’implementazione di
un’architettura di Data Warehouse finalizzata alla costruzione del Data Mart “Conti
Economici Parziali” (cap. 5). Con il supporto di un’adeguata infrastruttura tecnologica,
si possono così definire realizzati i presupposti per l’attivazione di processi di analisi
multidimensionale e di Business Intelligence secondo il nuovo modello di controllo.
In conclusione si presentano alcune problematiche ritenute esemplificative dei
nodi tecnici e logici incontrati in fase di implementazione, e che crediamo caratterizzino
in generale i tipi di progetto sovrapponibili al presente (cap. 6). Si propone infine
qualche breve indicazione circa possibili percorsi di sviluppo del lavoro oltre ciò che è
qui documentato (cap. 7).
Sebbene il focus del lavoro sia l’illustrazione di un caso aziendale specifico, per
le caratteristiche competitive e la politica commerciale di Monari Federzoni Spa,
riteniamo sia lecito dedurre dalle complessive argomentazioni sviluppate, linee guida
per progetti di revisione del modello di controllo in aziende, non solo alimentari, con
spiccata vocazione alla valorizzazione dei propri marchi commerciali che hanno come
interlocutori principali gli attori della Grande Distribuzione Organizzata.
Dato il taglio della presente relazione, i chiarimenti teorici e metodologici
relativi ai vari argomenti si sono trattati in quanto propedeutici all’istruzione e al
perfezionamento dei passaggi di progetto e gli approfondimenti ad essi inerenti sono
stati effettuati principalmente in nota.
3
1. INTRODUZIONE E PRESENTAZIONE AZIENDA
1.1
1.2
1.3
1.4
1.5
1.6
1.7
1.8
Monari Federzoni nasce a Modena nel 1912 e da allora è specializzata nella produzione
di Aceto Balsamico di Modena.
La produzione di Aceto Balsamico di Modena (ABM) è disciplinata da disposizioni di
legge e regolamenti consortili che stabiliscono le caratteristiche dei processi di elaborazione ed
invecchiamento, dei contenitori di legno all’interno dei quali queste due fasi debbono avvenire e,
naturalmente, le materie prime utilizzate: Aceto di Vino, Mosto d’uva cotto, Mosto d’uva
concentrato, caramello.
I diversi tipi di ABM differiscono tra loro sulla base di tre distinte variabili: qualità
organolettica delle materie prime di partenza, percentuali relative di mosto cotto o concentrato e
aceto di vino, durata dell’invecchiamento e tipo di contenitori utilizzati per esso.
L’ABM è un prodotto molto diverso dall’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena
(ABTM). Quest’ultimo, che copre una piccolissima nicchia di mercato a causa del suo altissimo
valore commerciale, ha importanza per Monari Federzoni soprattutto per motivi di immagine.
Nello stabilimento di Monari Federzoni, a valle delle fasi di elaborazione e
invecchiamento quattro linee produttive sono dedicate all’imbottigliamento, ognuna specializzata a
seconda delle caratteristiche delle confezioni e dei lotti minimi di produzione.
La quasi totalità delle confezioni è a marchio proprio (Monari Federzoni), destinata a circa
50 paesi nei quali la politica commerciale è orientata alla valorizzazione del marchio tramite mirate
attività di marketing.
La distribuzione estera è normalmente affidata a partner importatori mentre quella italiana
è curata direttamente con una rete di agenti e avvalendosi di servizi di trasporto di terzi. La
destinazione finale dei prodotti è prevalentemente la GDO.
Monari Federzoni detiene la seconda quota di mercato in Italia dopo il leader Ponti Spa.
All’estero è di gran lunga il marchio più venduto nella maggior parte dei paesi a partire dagli Stati
Uniti che hanno il mercato più vasto dopo quello italiano.
L’azienda produce e vende oltre 9 milioni di confezioni per un fatturato 2006 di quasi 18
milioni di euro. Ha poco più di 40 dipendenti suddivisi equamente tra stabilimento produttivo e
struttura amministrativa, commerciale e logistica. Commercializza inoltre aceto di vino, aceto di
mele e condimenti balsamici.
4
2. PRESUPPOSTI DEL PROGETTO e OBIETTIVI DELL’INTERVENTO
2.1 - EVOLUZIONE DEL CONTESTO COMPETITIVO E DELLA DINAMICA
ORGANIZZATIVA AZIENDALE
Importanti elementi di cambiamento, che hanno manifestato i propri effetti con
crescente intensità nel corso degli ultimi anni, hanno determinato la necessità per Monari
Federzoni di rivedere la propria collocazione nell’ambito del suo contesto competitivo di
riferimento. Questi fattori sono riconducibili a tre diversi livelli:
o dinamiche evolutive del mercato nel suo complesso.
o cambiamenti nel settore alimentare e in quello dell’Aceto Balsamico di Modena.
o evoluzione dell’organizzazione interna e dei processi in essa sviluppati.
In particolare, oltre ad una crescita strettamente dimensionale, dal punto di vista delle
dinamiche dell’organizzazione si è osservato un progressivo aumento di complessità di molti
processi, sia produttivi in senso stretto che di supporto, in risposta a sempre più specifiche
esigenze della clientela e del mercato.
2.2 – OBIETTIVI GENERALI DELL’INTERVENTO: Ripensamento del Modello di
Controllo e delle Leve Competitive
Le dinamiche concorrenziali e di mercato hanno destrutturato il set di leve competitive
sulle quali agiva tradizionalmente la gestione strategica e operativa dell’azienda.
Un controllo di efficienza sulle principali voci di costo del conto economico e un’analisi
delle vendite orientata al monitoraggio delle combinazioni prodotti/clienti secondo le classiche
misure “vendite in valore”, “vendite a quantità” e “prezzi medi” non consentono più di tenere
adeguatamente sotto controllo le variabili determinanti della creazione della marginalità
aziendale e non sono più rispondenti alle esigenze attuali di controllo delle leve competitive.
Il modello di controllo dovrà essere ripensato quindi per isolare in maniera quanto più
possibile atomica gli elementi di base delle diverse leve competitive, nella consapevolezza che
non esiste un unico fattore di successo e che un’azione manageriale su ogni leva, nell’ambito di
un più generale progetto strategico, sia la strada per contrastare il processo di erosione della
marginalità aziendale.
5
PARTE SECONDA – LO SVILUPPO DEL PROGETTO
3 – L’ANALISI INIZIALE
3.1 –UN APPROCCIO INCREMENTALE ALL’OBIETTIVO PROGETTUALE
Il processo di controllo ha impatto trasversale rispetto alla struttura aziendale. Un
intervento anche solo su alcuni dei suoi meccanismi non può perciò essere considerato di tipo
“dipartimentale” e, avendo immediate implicazioni normative, dovrà essere affrontato
considerandone i riflessi sull’organizzazione.
La revisione del modello di controllo di gestione potrà trarre utili indicazioni dalla
metodologia del Business Process Improvement (BPI), un riferimento adeguato nel caso di
approcci di ristrutturazione non radicali.
Gli interventi mirati ad un miglioramento dell’efficacia e dell’efficienza dei processi
secondo una logica graduale e “incrementale” sono stati facilitati nel caso di Monari Federzoni
da alcune condizioni organizzative favorevoli, a partire dall’introduzione di un nuovo sistema
informatico gestionale.
3.2 – L’INTRODUZIONE DI UNA SOLUZIONE GESTIONALE INTEGRATA
NELL’ANNO 2005
Monari Federzoni ha introdotto un sistema gestionale integrato di tipo ERP nel corso
del 2005, sviluppandone poi l’implementazione dei vari moduli nei due anni successivi.
Durante questo periodo, di fatto non ancora completamente concluso, grazie soprattutto
alla trasparenza “trasversale” dei processi informativi facilitata dal nuovo supporto gestionale, si
è andato ampliando a livello dell’organizzazione un “serbatoio” di fabbisogni informativi e si è
fatta via via più chiara a livello dell’intera struttura la necessità di disporre di metodologie e
strumenti di analisi tali da sfruttare il potenziale dei dati transazionali gestiti.
Il progetto che stiamo relazionando, che vuole dare risposta a nuove necessità di ordine
strategico e competitivo, si fonda altresì su queste esigenze di tipo maggiormente operativo.
3.3 – SITUAZIONE “AS IS”: RACCOLTA DEI FABBISOGNI INFORMATIVI E
COPERTURA DEI DATI GESTITI
Un punto di passaggio importante per proseguire nel progetto, in una prospettiva BPI, è
l’indagine della situazione “AS IS”, in particolare in relazione a percezioni, richieste, fabbisogni
informativi, punti di vista degli operatori e la conseguente analisi della copertura informativa dei
dati gestiti.
6
Le evidenze tratte da questa analisi dello stato attuale dovranno trovare
sistematizzazione nel quadro unitario di un modello di controllo aziendale e, successivamente,
un’adeguata soluzione implementativa che ne possa concretizzare il valore.
7
4 – ALCUNI ELEMENTI DI TEORIA E DI METODO PER LA
CONFIGURAZIONE DEL MODELLO DI CONTROLLO
4.1 – IL MODELLO DI CONTROLLO TRA LE PROSPETTIVE STRATEGICA,
ORGANIZZATIVA E TECNOLOGICA
La progettazione del modello di controllo aziendale, dal punto di vista teorico e
metodologico, deve muovere dalla stretta interconnessione degli studi in materia di strategia e di
organizzazione.
La tecnologia, intesa sia in generale come tecnologia di base a disposizione
dell’organizzazione che come, specificamente, tecnologia dell’informazione è un elemento
strettamente qualificante l’approccio strategico e organizzativo dell’impresa e permette
idealmente di “segnare” un percorso senza soluzione di continuità tra gli studi strategico-
organizzativi “classici” e quelli che più recentemente sono incentrati attorno alla filosofia del
Knowledge Management.
4.2 – I CONTI ECONOMICI PARZIALI IN UN’OTTICA MULTIDIMENSIONALE
La scissione concettuale dell’unitarietà d’impresa, in un’azienda che opera in un
mercato caratterizzato da un elevato grado di competitività e che per di più fa della centralità del
cliente il suo riferimento strategico, non potrà che essere la dimensione cliente/mercato.
D’altro canto, la necessità di monitorare tutte le leve organizzative e competitive ai fini
degli obiettivi di marginalità deve condurci ad impostare un modello di tipo multidimensionale.
La multidimensionalità sarà intesa non solamente come capacità del modello di
controllo di scomporre le origine della marginalità aziendale lungo tutte le dimensioni che ne
caratterizzano la struttura strategica e organizzativa, ma anche come idoneità del modello stesso
a rispondere alle molteplici esigenze decisionali in relazione all’eterogeneità dei soggetti fruitori
di tali informazioni.
Le caratteristiche di granularità della dimensione “riga-fattura di vendita” e la
“dotazione” di informazioni fondamentali relative al ciclo attivo che la caratterizza sono un
punto di partenza adeguato per la costruzione dei Conti Economici Parziali.
8
4.3 – CALCOLO DEI COSTI: ALCUNE RIFLESSIONI AL SERVIZIO DEI CONTI
ECONOMICI PARZIALI
L’impostazione del modello di controllo in una prospettiva multidimensionale ci
conduce alla necessità di esplicitare le tecniche attraverso le quali “misurare” gli elementi
attorno ai quali si costruiranno i Conti Economici Parziali.
La validità di un sistema di contabilità dei costi deve essere misurata non tanto in base
all’aderenza formale ad un modello specifico bensì in funzione dello scopo posto alla base del
calcolo.
La costruzione di un modello basato sui Conti Economici Parziali, orientato ad
indagare le origini della marginalità aziendale, risponde anche a numerose esigenze
interpretative e normative specifiche che riguardano tutta l’attività aziendale. Le metodologie di
costing sulle quali si fonda dovranno essere coerenti con questa multidimensionalità.
4.4 – UNA PROPOSTA DI ARTICOLAZIONE DEI CONTI ECONOMICI PARZIALI
PER IL CONTROLLO DI GESTIONE
La distinzione tra costi comuni e specifici deve essere rispettata in modo rigoroso
quando si vuole valutare il contributo di un’area di business al risultato economico.
Rinunciando a monte alla tecnica di ripartizione pro-quota dei costi comuni,
proponiamo un’articolazione dei Conti Economici Parziali (CEP) a diversi livelli di
aggregazione degli oggetti di riferimento, in corrispondenza dei quali verranno evidenziati
altrettanti Margini di Contribuzione (MDC). Analizzare i Conti Economici Parziali così costruiti
significherà percorrere congiuntamente due distinte e complementari prospettive: una interna
che dà luce sulla modalità di impiego delle risorse consumate ed una “esterna” che evidenzia il
contributo di ogni area alla formazione del reddito globale.
I Conti Economici Parziali sono, in questa prospettiva, Centri di Profitto la cui
configurazione evidenzia il legame tra struttura organizzativa e competitiva e la coerenza
reciproca di queste due dimensioni è espressione dell’integrazione della struttura strategica con
quella organizzativa.
Le diverse configurazioni di CEP/MDC isolano quindi le diverse leve all’origine della
marginalità e possono permettere di effettuare analisi sia orientate al breve che al medio-lungo a
seconda degli elementi che includo nella configurazione stessa.
Il disegno del modello di controllo, inserito in questa prospettiva, potrà ambire al
raggiungimento del suo scopo: guidare l’azienda verso gli obiettivi che le sono propri.
4.5 – IL RUOLO DELLA VARIABILE TECNOLOGICA NELL’ORGANIZZAZIONE
L’articolazione del modello di controllo e dei Conti Economici Parziali in una
prospettiva multidimensionale non può prescindere dal supporto tecnologico.
9
Per quanto, anche a livello dottrinale, non sia unanimemente considerato determinante il
suo ruolo crediamo che sia difficilmente confutabile il valore aggiunto dell’IT se correttamente
inserita in armonia ed equilibrio con gli altri elementi (la struttura organizzativa, le persone, i
processi) dell’organizzazione di impresa concepita come sistema socio-tecnico.
4.6 – IL “DATA WAREHOUSING” COME PROCESSO BASE DEL SISTEMA DI
CONTROLLO
Un aiuto determinante in chiave tecnologica ai fini del funzionamento del sistema di
controllo è costituito dal processo di Data Warehousing.
L’idea di fondo del processo di Data Warehousing è quella di separare elaborazioni di
tipo analitico (OLAP) da quelle legate alle transazioni (OLTP). Mentre in una prospettiva
storica il Data Warehousing è inizialmente stato considerato, in un’accezione evidentemente
riduttiva, con una valenza principalmente tecnologica è ora più propriamente inserito a pieno
titolo nel più ampio ambito del Knowledge Management.
Con l’approccio alle tematiche relative alla progettazione del Data Warehouse per
Monari Federzoni, che approfondiremo nel capitolo successivo, costruiamo un ponte tra la
dimensione organizzativo-gestionale del modello di controllo e la sua declinazione tecnologica
traducendo in pratica il concetto di multidimensionalità necessario per monitorare in modo
coerente e flessibile le leve competitive e, in generale, le determinanti di base della marginalità
aziendale.
10
5 – L’IMPLEMENTAZIONE DEI CONTI ECONOMICI PARZIALI
5.1 – LA COSTRUZIONE DEL DATA WAREHOUSE
Il Data Warehouse (DWH) necessita di un’architettura e di paradigmi di riferimento
specifici e distinti da quelli caratterizzanti i database operazionali. Ciò nonostante l’approccio
alla sua creazione segue i principi e le metodologie “a più fasi” relativi alla progettazione delle
basi di dati in generale.
Procedendo dalle argomentazioni dei capitoli precedenti illustreremo le fasi attraverso le
quali lo abbiamo costruito: progettazione concettuale, progettazione logica, progettazione fisica.
5.2 – LA PROGETTAZIONE CONCETTUALE: LO “SCHEMA DI FATTO” PER IL
MODELLO DI CONTROLLO DI MONARI FEDERZONI SPA
Con la fase di progettazione concettuale abbiamo perseguito l’obiettivo di
rappresentare il contenuto informativo della base dei dati, senza preoccuparci delle modalità con
le quali queste informazioni sarebbero poi state codificate, né degli aspetti implementativi.
Si è fatto riferimento a questo scopo al Dimensional Fact Model (DFM), un modello
concettuale specificamente concepito per fungere da supporto alla progettazione di Data Mart.
La rappresentazione della realtà costruita usando il DFM è essenzialmente di tipo grafico e
viene definita “schema dimensionale” (dimensional scheme). Consiste in un insieme di “schemi
di fatto” (fact schemes), i cui elementi base sono “fatti”, “misure”, “dimensioni” e “gerarchie”.
Questo passaggio formale si è rivelato di importanza centrale rispetto allo sviluppo del
progetto in quanto è qui emerso in modo esplicito il collegamento tra il modello generale di
controllo di gestione e l’approccio implementativo di Data Warehousing.
5.3 – LA PROGETTAZIONE LOGICA E FISICA
Con la progettazione logica si traduce lo schema concettuale nel modello di
rappresentazione dei dati a cui si farà riferimento: MOLAP o ROLAP.
Monari Federzoni si è orientato verso le funzionalità di Business Intelligence di SQL
Server 2005, un’applicazione che si può riferire tendenzialmente al mondo ROLAP sebbene il
motore di SQL Server Analysis Services (SSAS) abbia in sé funzionalità di storage dei dati anche
di tipo MOLAP.
Questa fase si è concentrata sulle problematiche di modellazione logica degli attributi e
delle gerarchie identificati a partire dallo schema di fatto DFM, punto di passaggio
fondamentale ai fini del disegno dello schema a stella.
Con la progettazione fisica si sono concretizzate le scelte compiute nelle fasi
precedenti e lo schema del Data Mart ha assunto la sua forma definitiva.
11
5.4 – L’ALIMENTAZIONE DEL DATA WAREHOUSE
L’architettura è stata configurata a 3 livelli: Area di Staging, Livello dei dati riconciliati
o Operational Data Store (ODS), Data Mart “Conti Economici Parziali”, ai quali si sono fatti
corrispondere, simmetricamente, altrettanti database fisici.
L’alimentazione, a partire dal database Oracle del sistema gestionale, e le attività di
ECTL sono gestite attraverso le funzionalità di SQL Server Integration Services (SSIS).
5.5 – L’ANALISI MULTIDIMENSIONALE (CENNI)
Il processo di costruzione dei Conti Economici Parziali è giunto alla sua fase di
completamento. Si è predisposta l’infrastruttura logica e fisica per procedere alle analisi
multidimensionali secondo il modello di controllo configurato.
Gli strumenti che la faciliteranno sono SQL Server Analysis Services (SSAS) con il quale
potranno essere creati ed esplorati gli ipercubi multidimensionali e SQL Server Reporting
Services (SSRS) con il quale si potranno costruire e rendere disponibili report via browser a
partire dagli ipercubi o dalle strutture relazionali.
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Figura 5.8 – SCHEMA A STELLA del Data Mart CONTI ECONOMICI PARZIALI (CEP)
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6 - APPROFONDIMENTI E COMMENTI SULLA FASE DI
IMPLEMENTAZIONE
Senza pretesa di trattazione esaustiva o sistematica si propone in questo capitolo una
breve casistica relativa ad alcuni aspetti implementativi, con lo scopo di sottolineare la
continuità tra l’attività di progettazione e quella di declinazione pratica.
Oltre a normali operazioni di trasformazione ed integrazione dei dati si relazionano
alcune specifiche problematiche affrontate tra le quali l’imputazione dei componenti di reddito a
Conti Economici Parziali a diversi livelli di aggregazione.
7 – PERCORSI DI SVILUPPO
Lo sviluppo di un’efficace struttura di reporting diventa ora una parte fondamentale
della continuazione del progetto che dovrà perfezionarsi poi con l’erogazione di un’adeguata
formazione agli utenti.
Possibili percorsi di sviluppo conducono altresì a valutare l’ipotesi di introduzione di
logiche di rilevazione dei consumi di risorse secondo l’analisi delle attività e la costruzione di
indici di marginalità per il controllo e la valutazione dell’attività commerciale.
Questi interventi sono esempi di attività che saranno facilitate in modo importante a
livello organizzativo dagli strumenti e dai metodi di Business Intelligence ai quali abbiamo
informato il nostro lavoro.
15
ACRONIMI E ABBREVIAZIONI
ABC Activity Based Costing
ABM Aceto Balsamico di Modena
ABTM Aceto Balsamico Tradizionale di Modena
BI Business Intelligence
BPI Business Process Improvement
BPR Business Process Reengineering
CEP Conti Economici Parziali
CPC Consorzio Produzione Certificata
CRM Customer Relationship Management
DBMS Database Management System
DFM Dimensional Fact Model
DM Data Mart
DOP Denominazione d'Origine Protetta
DSS Decision Support Systems
DWH Data Warehouse
E/R Entity-Relationship
ECTL Extraction, Cleaning, Transformation, Load
ERP Enterprise Resource Planning
GDO Grande Distribuzione e Distribuzione Organizzata
HACCP Hazard Analysis and Critical Control Point
HOLAP Hybrid On Line Transaction Processing
HORECA Hôtelerie, Restaurant, Catering
ICT Information and Communication Technology
IGP Indicazione Geografica Protetta
IT Information Technology
KM Knowledge Management
MBO Management By Objectives
MDC Margine di Contribuzione
MOLAP Multidimensional On Line Transaction Processing
ODS Operational Data Store
OLAP On Line Analytical Processing
OLTP On Line Transaction Processing
ROLAP Relational On Line Transaction Processing
SCD Slowly Changing Dimensions
SQL Structured Query Language
SSAS SQL Server Analysis Services
SSCC Serial Shipping Container Code
SSIS SQL Server Integration Services
SSRS SQL Server Reporting Services
UDC Unità di Carico
UMDC Unità di Margine di Contribuzione