Contesti territoriali, produzioni locali e valorizzazione turistica: il caso dell’Ecomuseo della
Pastorizia
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Negli ultimi anni si sono particolarmente sviluppate due forme di turismo:
il turismo rurale ed il turismo enogastronomico. Queste due forme di turismo sono
state oggetto di studio da parte della geografia, ma anche di altre discipline quali
la sociologia e l’economia.
Il lavoro svolto si suddivide in due parti: una prima parte di carattere
generale in cui vengono analizzati i possibili legami esistenti tra il turismo rurale,
il turismo enogastronomico ed i prodotti tipici, ed una seconda parte in cui viene
analizzato il caso di studio rappresentato dall’Ecomuseo della Pastorizia in Valle
Stura. In particolare l’attenzione sarà focalizzata sui motivi che hanno spinto le
comunità locali della Valle Stura ad avviare un progetto per far conoscere
l’attività della pastorizia nei suoi aspetti etnografici e territoriali.
L’indagine è condotta dal punto di vista geografico, partendo da quelle
che sono le basi della geografia rurale per poi arrivare all’analisi di quei fenomeni
che hanno determinato le caratteristiche di quelle aree che vengono definite rurali
e delle diverse forme di valorizzazione. Verranno inoltre analizzati tutti quei
fenomeni che hanno caratterizzato la società rurale nei paesi ad economia
avanzata, come la deruralizzazione e la controurbanizzazione ed i loro effetti sul
territorio; per poi analizzare le possibili definizioni del turismo rurale e quali sono
gli aspetti fondamentali su cui esso si fonda.
L’obiettivo principale che si pone questo elaborato è quello di indagare i
nessi tra il turismo rurale, il turismo enogastronomico ed i prodotti tipici e quali
possano essere le motivazioni che spingano i flussi turistici verso destinazioni che
sono considerate zone marginali o comunque lontane dai grandi centri e difficili
da raggiungere.
Sia il turismo rurale sia quello enogastronomico promuovono il loro
legame con il territorio ed i prodotti derivanti da essi sono i prodotti
agroalimentari tipici che hanno un forte legame con il territorio poichØ grazie a
determinate caratteristiche come il clima, la conformazione del terreno e alle
particolari tecniche di produzione e di trasformazione di una determinata zona
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geografica essi sviluppano peculiarità che non sarebbe possibile trovare in altri
prodotti. Il turismo enogastronomico sfrutta i prodotti tipici del territorio per
valorizzarli e per attrarre turisti interessati a questo tipo di turismo pubblicizzando
i differenti prodotti attraverso manifestazioni ed eventi enogastronomici.
La seconda parte del lavoro, dopo un excursus sulla nascita degli
Ecomusei, si basa sul caso di studio dell’Ecomuseo della Pastorizia in Valle
Stura, situato in una zona montana la cui attività principale è quella legata alla
pastorizia, alla valorizzazione dei prodotti legati alla pecora Sambucana, tipica del
luogo, e negli ultimi anni alle differenti forme di valorizzazione turistica. Si è
scelto proprio l’Ecomuseo della Pastorizia poichØ negli ultimi anni si sono
sviluppate sia forme di turismo rurale sia forme di turismo enogastronomico
grazie alla presenza della pecora Sambucana che offre prodotti di ottima qualità e
tipici del luogo; solo nella zona dell’Alta Valle Stura infatti, è possibile trovare i
formaggi pecorini e la carne di agnello Sambucano.
Attraverso il lavoro sul terreno, con l’intervista al direttore e sopralluoghi
al museo, si esamineranno le diverse attività e manifestazioni realizzate per
attrarre maggiori flussi turistici, le diverse forme di turismo e di attività che si
sono realizzate e che si realizzeranno per sviluppare un maggior flusso di turisti.
Si darà maggiore attenzione allo sviluppo locale delle produzioni tipiche
piemontesi e, attraverso il caso di studio, si approfondirà la valorizzazione delle
produzioni tipiche prodotte nella zona delle Alpi Marittime ed i flussi turistici
presenti sul territorio.
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CAPITOLO PRIMO
Il turismo rurale, il turismo enogastronomico ed i
prodotti tipici
1. Il turismo rurale
1.1. null Definizione del termine rurale e del concetto di turismo rurale
Prima di dare una definizione del concetto di turismo rurale, è necessario
cercare di capire ciò che si intende con il termine “rurale”. Il concetto di rurale è
stato studiato da diverse prospettive disciplinari, come la geografia e la sociologia,
e appare sfuggente e difficile da definire sul piano scientifico. Il termine rurale fa
riferimento a quelle aree dominate da usi estensivi della terra come l’agricoltura e
la silvicoltura, o dai grandi spazi aperti nei quali il suolo non viene sfruttato. Esse
sono caratterizzate da piccoli insediamenti che rivelano una forte relazione tra gli
edifici ed il paesaggio circostante percepito come rurale dalla maggior parte dei
residenti; se si pensa infatti alla concezione popolare del mondo rurale, essa
rimanda principalmente alle immagini della semplicità e della vita idillica del
villaggio. Le aree rurali non si possono considerare tutte allo stesso modo; esse
infatti variano in base a quelle che possono essere le loro funzioni in base all’uso
del suolo, della zona geografica in cui si trovano e quelle che sono situate in
prossimità dei centri urbani.
Si possono distinguere tre tipi di approccio sullo studio del termine
ruralità:
1) Un atteggiamento di tipo socio-culturale in cui si possono distinguere
diverse differenze di comportamento fra le zone a bassa densità di
popolazione e quelle ad alta densità; possiamo perciò dedurre che il mondo
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rurale è caratterizzato da una forte aderenza ai valori tradizionali, da un forte
senso di comunità e da una diffidenza nei confronti di qualsiasi tipo di
cambiamento, e si differenzia nettamente dal mondo urbano, poichØ
quest’ultimo ha caratteristiche opposte.
2) Un atteggiamento di tipo occupazionale in cui nelle aree rurali predominano
lo sviluppo delle attività riguardanti il settore primario, in particolare le
attività agro-silvo-pastorali.
3) Un atteggiamento di tipo ecologico identificando come area rurale quelle aree
caratterizzate da insediamenti di piccole dimensioni e da ampie zone di aperta
campagna che, proprio per il tipo di insediamenti, è possibile attribuire
problematiche di natura politica, economica e sociale (Pacione, 1993).
Secondo alcuni studiosi, le aree rurali sono caratterizzate da quattro fattori:
il primo fattore è il paesaggio che è riconoscibile alla vista attraverso la
campagna; il secondo fattore è la bassa densità demografica; il terzo è la
predominanza dell’attività generalmente agricola, o comunque ad alta intensità di
manodopera ed infine l’ultimo fattore è quello dei modi di pensare e di vivere
tradizionali.
Le aree rurali si possono classificare in funzione della densità demografica
ma questo non è l’unico elemento distintivo; infatti per distinguere un’area rurale
da quella urbana, si può fare una distinzione delle attività economiche svolte
all’interno dell’area e delle convivenze socio-culturali della popolazione.
Solitamente le aree rurali si distinguono da quelle urbane, poichØ il numero di
abitanti è minore rispetto a coloro che vivono nelle città e le attività principali
sono l’agricoltura, il pascolo montano e la silvicoltura.
La società rurale ha attraversato nei paesi ad economia avanzata ed in
molti paesi in via di sviluppo, fenomeni che ne hanno alterato le caratteristiche
rendendo meno applicabile la distinzione. Tali fenomeni prendono il nome di
deruralizzazione e controurbanizzazione.
La deruralizzazione è quel fenomeno che si sviluppa nell’Europa
occidentale e nell’America del Nord durante l’espansione della società industriale
urbana, e riguarda l’abbandono della campagna in favore della città da parte dei
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residenti. La diminuzione di opportunità occupazionali in campagna e la
mancanza di alternative di impiego, i redditi bassi e l’attività faticosa
dell’agricoltore, sono solo alcune delle cause che han dato il via a questo
fenomeno. Vivere nelle zone rurali portava ovviamente degli svantaggi quali la
povertà degli abitanti, la limitata possibilità di contatti sociali ed intellettuali, la
carenza di negozi, scuole e divertimenti, la carenza dei trasporti pubblici e dei
servizi. Un flusso migratorio maggiore lo producevano le donne poichØ avevano
scarse prospettive di ereditare e di gestire una proprietà agricola. Allo stesso
modo per coloro i quali possedevano un livello di istruzione piø alto, come i
giovani ad esempio, c’erano maggiori probabilità che emigrassero in un’area
urbana in modo tale da poter trovare un tipo di lavoro adatto agli studi che
avevano intrapreso. Inizialmente anche la dimensione della comunità di origine e
la distanza dalla città potevano essere una delle cause che stimolavano il flusso
migratorio; infatti per coloro che abitavano in una zona piø vicina all’area urbana
era piø facile lasciare piø in fretta la campagna, rispetto a coloro che vivevano in
zone rurali piø remote, in quanto maggiormente stimolati dalle diverse
opportunità che offriva la città. Successivamente, tale fenomeno, interessa aree
sempre piø marginali e remote, in cui le opportunità sono minori e le prospettive
economiche future sono essenzialmente legate all’attività agricola.
Gli effetti della deruralizzazione interessano prima di tutti gli emigranti
che si spostano, in questo caso, verso la città con lo scopo di ottenere
un’occupazione, avere accesso ai servizi sociali, scolastici, culturali e di disporre
di migliori condizioni di vita che l’ambiente urbano offre loro. In secondo luogo
interessano le aree rurali, in quanto gli effetti sono tutt’altro che positivi dal
momento che si ha una perdita netta della popolazione rurale, causando ulteriori
fenomeni quali l’aumento dell’età media della popolazione e uno squilibrato
rapporto fra i sessi. In ultimo gli effetti interessano anche le zone di destinazione:
gli intensi flussi di immigrazione hanno causato forti sollecitazioni nelle strutture
edilizie, nei servizi di istruzione e di assistenza nelle aree di arrivo; ciò è accaduto
soprattutto tra gli anni ’50 e ’70, nei periodi di massima immigrazione da parte
della popolazione proveniente dal Sud verso le città settentrionali.
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La controurbanizzazione, al contrario dell’urbanizzazione che è una
caratteristica della società nella fase di industrializzazione, è il segno caratteristico
della società ad economia avanzata. Si tratta di quel fenomeno che tende a
deconcentrare la popolazione delle aree urbane verso le aree rurali. In Italia
questo fenomeno si è sviluppato solo a partire dagli anni ’70 del nostro secolo,
così come in Giappone, Svezia, Norvegia, Danimarca, Belgio e Nuova Zelanda;
mentre un decennio prima si era già sviluppato in Francia, Germania occidentale,
Germania orientale e Paesi Bassi. Le cause che hanno dato il via al fenomeno
della controurbanizzazione sono difficili da individuare poichØ sono complesse e
sfaccettate ed è difficile dare una spiegazione universale. Si può però ipotizzare
una serie di motivi per cui la popolazione urbana si sposta nelle zone rurali:
a. La continua crescita delle città che causano la congestione abitativa;
b. Il decentramento delle attività manifatturiere in cerca di costi dei terreni
e del lavoro piø bassi.
c. L’aumento dell’occupazione nel settore dei servizi nelle zone rurali
d. L’intensificarsi della ricerca di attività di svago, individuata sulle aree
piø ricche di attrattive e poste all’esterno del raggio di pendolarismo
metropolitano
e. Le maggiori possibilità di pendolarismo anche in aree piø lontane grazie
all’incremento dei mezzi di trasporto
f. Il costo minore della vita è piø basso nelle aree rurali
g. Lo sviluppo di un’ideologia anti-urbana le cui principali caratteristiche
sono la paura della criminalità e l’aumento dell’inquinamento
I maggiori flussi sono alimentati dai pensionati, dalle persone che non lavorano, e
che quindi sono libere di scegliere la propria casa fuori dall’area urbana e da
coloro che svolgono professioni slegate dal luogo di lavoro principale, ad esempio
un lavoro part-time oppure da chi lavora solo un paio di giorni a settimana. Le
cause della contro- urbanizzazione si contrappongono agli effetti benefici della
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vita in campagna come ad esempio la tranquillità, il senso di comunità
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, la
disponibilità di spazi aperti e il limitato inquinamento.
Tenendo conto delle difficoltà emergenti da tali tendenze, i metodi
applicati alla distinzione tra popolazione urbana e popolazione rurale cambiano a
seconda della nazione in cui ci troviamo; in altre parole, quello che per l’Italia può
essere definito rurale, non può esserlo per la Spagna e viceversa. Un possibile
metodo distintivo è quello del calcolo della densità degli insediamenti che risulta
essere il piø utilizzato.
Un ulteriore criterio di distinzione tra rurale ed urbano è la densità
insediativa. L’insediamento rurale può essere accentrato, cioè le dimore sono
raggruppate fra di loro. I fattori che determinano questo tipo di abitato sono la
protezione dalle minacce, i legami familiari o di clan e la presenza di acqua (pozzi
o fiumi). Secondo alcuni studiosi gli insediamenti accentrati si formano in base
alle dimensioni, alla forma e alla compattezza (fitti o radi) e possono essere di tre
tipi: piccoli (dalle 3 alle 10 case), medi (tra le 10 e le 25 case) e grandi (oltre le 25
case). Un‘altra forma di insediamento è quello disperso o sparso, cioè le case
sono disperse nella campagna. I fattori che lo determinano possono essere la non
necessità di difendersi, la colonizzazione realizzata da singole famiglie di pionieri,
l’agricoltura come fonte primaria di reddito basata sull’impresa
privata,l’economia rurale dominata dall’allevamento del bestiame e facilità di
accesso alle risorse idriche.
Esistono però ulteriori metodi per fare una distinzione tra il rurale ed
l’urbano; come ad esempio la ripartizione dell’occupazione nei diversi settori
lavorativi.
Negli anni ’70 una delle principali cause dello spopolamento delle zone
rurali era costituita dalle scarse opportunità di lavoro, c’erano perciò alti tassi di
disoccupazione e per coloro che lavoravano i redditi erano molto bassi. La
principale attività che a lungo ha caratterizzato le aree rurali come unica fonte
1
Il concetto di comunità rurale rimanda nell’immaginario collettivo, a luoghi pieni di
calore, umanità e sicurezza. Tutti concetti legati all’idea del “mito pastorale” che si
sviluppò in Gran Bretagna all’epoca dei poeti romantici.
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possibile di reddito e di occupazione, è stata l’agricoltura e la silvicoltura. Con
l’arrivo della meccanizzazione e della modernizzazione il settore agricolo ha
portato ad un declino dell’occupazione e di conseguenza una fuga dalla campagna
verso la città. Per quanto riguarda la silvicoltura deve essere considerato come un
settore a sØ stante poichØ si basa anch’esso sull’impiego del suolo come
l’agricoltura, ma la domanda di lavoro è piø variabile; è alta quando avviene il
rimboschimento o l’abbattimento dei boschi ed è pressochØ minima nel periodo in
cui queste attività non vengono svolte. Allo stesso modo della silvicoltura, anche
per le attività minerarie ed estrattive la domanda di lavoro è variabile poichØ
dipende dalla distribuzione delle risorse naturali il cui sfruttamento è condizionato
dalla qualità delle materie prime. Nel momento in cui tutte queste attività vengono
meno, le possibilità lavorative vanno ricercate nelle industrie manifatturiere e nei
servizi. La maggior parte delle attività manifatturiere potrebbero essere svolte
nelle aree rurali poichØ la produzione è standardizzata, svolgono la loro attività in
edifici dai requisiti generici, viene richiesta una manodopera parzialmente
qualificata e la produzione è piø legata alla quantità che alla qualità del prodotto.
Fino a qualche anno fa localizzare un’attività manifatturiera nelle zone rurali
risultava essere un problema in quanto era difficile raggiungere l’azienda a causa
delle distanze che c’erano tra i mercati, che si trovavano nelle località urbane e le
materie prime situate in quelle rurali, questo poteva avere delle ripercussioni sulla
competitività dell’azienda. Grazie alle migliorie dei trasporti e delle trasmissioni
(in campo informatico), le aziende hanno iniziato a godere dei benefici nel
trovarsi in una zona extraurbana. Uno dei vantaggi infatti è che il prezzo del
terreno è piø basso rispetto a quello della città, c’è uno spazio maggiore per
immagazzinare i prodotti voluminosi, il costo del lavoro è minore e c’è anche una
minore combattività sindacale tipica della manodopera rurale.
Il settore terziario è l’unica area di crescita a livello occupazionale che
però si sviluppa principalmente nell’area urbana. Nell’area rurale si sviluppa
soltanto per i servizi che non richiedono il diretto contatto con la popolazione,
come ad esempio le compagnie assicurative e finanziarie, o in determinati siti
come per esempio vicino agli svincoli autostradali o nelle aree in cui sono
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presenti grandi flussi di traffico, ad esempio i grandi centri commerciali. Nelle
aree rurali piø remote queste attività però non si possono instaurare a causa della
distanza e dei cattivi collegamenti che hanno con la città. A parte questi casi
eccezionali, negli ultimi anni si è cercato di distribuire le attività terziarie sulla
maggior parte del territorio proprio per offrire la possibilità a tutti di avere
accesso ad una molteplice varietà di servizi e offrire nuovi posti di lavoro. Attività
come il turismo, aumenta ampiamente le possibilità lavorative della popolazione
rurale. Il turismo nelle zone rurali è un’attività di servizi che non solo alza i
livelli occupazionali ma anche i redditi. Nelle aree rurali periferiche, il lavoro
legato alle attività ricreative e turistiche è una fonte ulteriore di guadagno, anche
se non la principale, in quanto molte attrezzature che vengono impiegate per le
attività turistiche, sono utilizzate anche per altri tipi di attività.
Dopo aver dato una definizione del concetto di rurale ed aver analizzato le
problematiche ad esso correlate, possiamo cercare di dare una definizione del
concetto di turismo rurale, anche se incontriamo analoghe difficoltà.
Esistono diversi studi su questo fenomeno e sono presenti opinioni
contrastanti. Secondo alcuni geografi, non è possibile dare una vera e propria
definizione di turismo rurale, ma si può utilizzare un’ampia gamma di termini che
descrivono l’attività turistica nelle aree rurali, quali agriturismo, turismo
alternativo, soft tourism
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e molti altri che cambiano di significato a seconda della
nazione in cui ci troviamo. Per altri ricercatori il turismo rurale è dato da tutte
quelle attività turistiche che vengono svolte in campagna, intendendo quest’ultima
come una zona con una bassa densità demografica. Altri ancora sostengono che il
turismo rurale sia caratterizzato da una serie di esperienze quali l’inserimento nel
milieu rurale
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, il contatto diretto con esso fino alla partecipazione ad attività
2
Il soft tourism è quella forma di turismo che è compatibile con le economie locali, le
quali, attraverso il coinvolgimento di personale, materiali e prodotti agricoli del posto,
possono avere una possibilità di prosperità, senza dimenticare il rispetto per l’ambiente, la
ruralità e le tradizioni originari.
3
Per milieu si intende quell’insieme di condizioni ambientali, culturali e sociali tipici di
un determinato territorio. Per parlare di milieu queste caratteristiche devono essere tali da
costituire una serie di potenzialità latenti che possono essere percepite e trasformate in
risorse dai soggetti che operano all’interno del milieu stesso.