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Quindi si mostrano alcuni conti, in particolare quelli dell’accumulazione e quelli
patrimoniali, nei quali vediamo comparire le risorse naturali e le loro variazioni
intercorse nel periodo in esame. Questo primo capitolo è volto a mostrare le
identità fondamentali della contabilità nazionale che sono presupposto degli studi
presentati al capitolo quattro. Inoltre si vuole mostrare quali siano le variabili
ambientali che vengono considerate dalla contabilità nazionale classica e quelle
che non vengono computate in essa.
Il secondo capitolo, “Il capitale naturale e la contabilità nazionale”, presenta
attraverso lo studio le relazioni tra economia ed ambiente, concentrandosi sulle
funzioni economiche svolte da quest’ultimo, che sono alcuni dei presupposti per i
quali si possono considerare le variabili ambientali come un capitale, chiamato
capitale naturale proprio per distinguerlo da quello creato dall’uomo.
Nella seconda parte del capitolo, si focalizza l’attenzione sulla modalità e le
conseguenze della classificazione, nella contabilità nazionale, del capitale
naturale e delle spese sostenute da coloro i quali subiscono le ripercussioni
negative del degrado ambientale senza ricevere alcuna compensazione.
Inoltre viene presentata una rassegna delle proposte di alcuni economisti
orientate alla correzione, in funzione delle variabili ambientali, degli indici di
sintesi delle performance economiche, quali il Pil ed il Prodotto interno netto, al
fine di pervenire ad un indice che rappresenti meglio il grado di benessere di
una collettività. Infine, si sottolineano i problemi e le prospettive di queste
modalità di contabilità integrata con le variabili ambientali.
Il terzo capitolo, dal titolo “Lo sviluppo sostenibile e le iniziative degli organi
nazionali ed internazionali”, è orientato a presentare il concetto di sviluppo
sostenibile in connessione con la gestione delle risorse naturali ed il controllo
ambientale. A tal fine viene richiamato il punto di vista di più economisti e le
iniziative che vi sono state in anni recenti, affinchè la crescita economica sia più
protesa allo sviluppo economico, concetto che abbraccia oltre a variabili
strettamente economiche anche quelle sociali, culturali e di benessere.
In particolare il terzo capitolo si sofferma sulle iniziative intraprese in Europa ed
in Italia per fornire strumenti efficaci al fine di gestire e rendere più armonioso il
rapporto tra crescita economica, sviluppo sostenibile ed ambiente.
Infine, per quanto concerne la risposta ai moniti fatti dalle organizzazioni
internazionali per attuare lo sviluppo sostenibile tramite sistemi di contabilità
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ambientale, viene presentata la proposta di Legge quadro fatta in Italia in
materia di contabilità ambientale dello Stato, delle Regioni e degli Enti locali, che
allo stato attuale è allo studio di una Commissione ristretta di esperti.
Il quarto capitolo, ”Integrazione tra contabilità nazionale ed ambiente”, presenta
quattro tipologie di conti ambientali volti a rendere più completa la contabilità
nazionale classica per quel che concerne le risorse naturali e l’emissione di
inquinanti. In particolare si concentra l’attenzione su uno strumento di contabilità
ambientale inventato circa dieci anni fa dall’Istituto statistico olandese e che è
stato adottato da molti Paesi europei: la NAMEA, cioè una matrice di contabilità
nazionale riclassificata al fine di includere anche la contabilità ambientale.
Nel capitolo viene presentata per gradi via via più completi la matrice NAMEA al
fine di facilitarne la lettura. Inoltre si mostrano le differenze tra il modello teorico
e quello che è stato poi realizzato sia in Olanda che in Italia, per la quale l’Istat
ha reso disponibile le matrici necessarie per la costruzione della NAMEA per gli
anni 1991 – 1994 e la NAMEA per gli anni 1991, 1992.
Il lavoro si conclude con la lettura dei dati NAMEA italiani ed alcune
considerazioni.
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1 LA CONTABILITA’ NAZIONALE DEL SISTEMA DEI CONTI EUROPEO
1 ASPETTI GENERALI
In letteratura economica la contabilità economica nazionale viene definita come la
descrizione quantitativa dell’attività economica di un Paese, o di una circoscrizione
territoriale, attraverso la presentazione di flussi economici e finanziari e delle
consistenze finali di beni reali e finanziari degli operatori.
1
Lo schema che viene adottato su scala internazionale è lo SNA, cioè System of
National Accounts 1993, lo schema derivato da esso per l’UE (Unione Europea) si
chiama SEC, cioè Sistema europeo di conti nazionali e regionali (1995). L’ISTAT
si attiene fedelmente al SEC.
La forma di contabilità da cui si è preso spunto, nei vari sistemi, è il metodo della
partita doppia, attraverso il quale qualsiasi flusso genera una doppia registrazione,
una in capo all’operatore da cui si origina il flusso, l’altra nel conto dell’operatore a
cui il flusso è diretto; tale metodologia consente all’insieme delle registrazioni di
bilanciare e di originare saldi significativi per l’analisi economica.
2 LE IDENTITA’ FONDAMENTALI
2.1 CENNI STORICI
Nell’analisi economica la contabilità nazionale, per quel che riguarda gli aspetti
dell’andamento generale dell’economia, è lo strumento d’indagine più usato. La
letteratura economica riconosce i primi studi in materia di contabilità nazionale a
Sir William Petty
2
, un economista inglese che nel 1690 pubblicò “L’arte di
ragionare a mezzo delle cifre sulle cose relative al governo".
1
Siesto, V., La contabilità nazionale italiana – il sistema dei conti del 2000, il Mulino, Bologna,
1996.p.14.
2
Siesto, V., (1973)Teoria e metodi di contabilità nazionale,ed.Giuffré, Milano e sempre in Siesto,
V.(1996), La contabilità nazionale italiana – il sistema dei conti del 2000, il Mulino, Bologna.
5
La vera svolta nella misura degli aggregati economici avvenne nel 1936, con la
Teoria generale di Keynes, con la quale la complessità della realtà economica
veniva ridotta a proporzioni maneggevoli, in pochi aggregati quali Reddito
nazionale, Domanda globale, Consumi, Investimenti, Risparmio, i quali si
prestavano più facilmente ad essere esplorati statisticamente.
Dopo la seconda guerra mondiale c’è stato un vero e proprio boom nella ricerca e
sviluppo di sistemi di contabilità nazionale sempre più adatti a descrivere la realtà
economica.
2.2 GLI OGGETTI D’OSSERVAZIONE DELLA CONTABILITA’ NAZIONALE
La contabilità nazionale presenta delle grandezze di flusso come il reddito
nazionale e variabili di stock come la ricchezza nazionale. Il primo è una variabile-
flusso che si crea durante un intervallo temporale, e viene definito in funzione di
esso. La seconda è una variabile-fondo, che rappresenta uno stato in un
derterminato istante e solo in riferimento ad esso può essere definita. Una
variabile-flusso è anche definibile come la differenza di due variabili-fondo, cioè la
differenza tra il fondo finale e l’iniziale in riferimento ad un periodo di tempo.
D’altro canto, la variabile fondo è determinabile sommando il valore di questa
all’inizio del periodo, con il flusso generatosi nello stesso periodo.
L’oggetto di osservazione della contabilità nazionale è la struttura ed il
funzionamento del sistema economico nello svolgimento delle quattro funzioni
fondamentali svolte dalle persone fisiche e dalle istituzioni per creare utilità, cioè
soddisfare dei bisogni : produrre, consumare, accumulare e distribuire reddito e
ricchezza.
Gli attori dell’attività economica nazionale sono riconducibili a tre macrogruppi:
Imprese, Famiglie, e Pubblica Amministrazione, se si considera un’economia
aperta alle transazioni internazionali va aggiunto anche il Resto del Mondo.
Nell’economia si effettuano scambi di beni e servizi, che possono essere destinati
ad un ulteriore processo produttivo, e quindi sono definiti intermedi; o al consumo
se sono in grado di soddisfare direttamente un bisogno, quindi definiti finali.
In entrambe le categorie esposte vanno distinti i beni ad uso immediato, che
cedono la loro utilità economica in un solo ciclo di produzione o consumo, e beni
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ad uso durevole, o beni strumentali, o capitali, che cedono la loro utilità economica
in più processi di produzione e consumo.
I servizi sono dei beni che hanno la peculiarità d’esser consumati nello stesso
momento in cui vengono prodotti.
I beni e servizi si originano da un’attività si produzione che impiega delle risorse,
dei fattori di produzione che vengono tradizionalmente classificati in Lavoro e
Capitale.
Il Lavoro consiste nelle prestazioni svolte all’interno dei processi produttivi dai
componenti delle famiglie che rinunciano al loro tempo libero.
Il Capitale consta dell’insieme di beni di produzione esistenti in un dato istante. Al
suo interno possiamo operare una suddivisione in capitale fisso, cioè beni di
produzione ad uso durevole, e scorte, cioè beni di produzione ad uso immediato.
Possiamo suddividere il Capitale anche in funzione della sua origine, si hanno
infatti beni di produzione creati dall’uomo e beni forniti dalla natura, che a
differenza dei primi sono stati ricevuti dall’umanità senza alcuno sforzo, stiamo
parlando cioè delle foreste, della cacciagione, dei giacimenti, ecc.
Sia il lavoro che il capitale sono fattori produttivi e vengono remunerati per il loro
uso.
2.3 IL CIRCUITO ECONOMICO ED IL PRODOTTO INTERNO LORDO (PIL)
Visti gli oggetti scambiati nell’economia, ora mostreremo il circuito economico
entro cui avvengono questi flussi.
Tralasciando inizialmente, per semplicità, il Resto del Mondo e la Pubblica
Amministrazione, vediamo che i flussi di beni e servizi verificatisi in un certo
periodo possono essere raggruppati in quattro categorie:
1) Flussi di servizi di produzione dalle Famiglie alle Imprese
2) Flussi di beni di consumo dalle Imprese alle Famiglie
3) Flussi di beni durevoli interindustriali ed intraindustriali, cioè tra imprese dello
stesso settore di attività o di settori diversi.
4) Flussi di beni di prodotti ad uso immediato, quindi intermedi, da imprese ad
altre imprese.
Per ogni flusso di beni e servizi corrisponde un flusso monetario in direzione
contraria.