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1. Introduzione
Spinto dalla possibilità di recarmi personalmente nella distante e
misteriosa Terra del Dragone e dalla mia curiosità intellettuale nei
confronti dei significati sociali dei consumi, mi sono imbattuto in un
tema di grande attualità a livello internazionale, per il quale esiste
relativamente poca bibliografia in italiano: il comportamento del
consumatore cinese. Negli ultimi anni si sta assistendo a notevoli
cambiamenti nell‟equilibrio economico globale. La Cina, paese che ha
vissuto per millenni in una sorta di autarchia, si presenta oggi come
la maggiore potenza economica emergente. Ciò è comunemente
collegato alla grandissima attività di produzione ed esportazione del
territorio cinese, dovuta essenzialmente al basso costo della
manodopera. La gran parte dei prodotti da noi posseduti sono “made
in China” e una miriade di negozi vari e di ristoranti cinesi popolano le
città italiane, come di tutto il mondo. Quello che è più difficile
interpretare sono le caratteristiche e il ruolo svolto dal consumo e
dalla domanda interna nell‟esplosione dell‟economia cinese. Da poco
più di trent‟anni la Cina ha aperto le sue porte al mondo esterno. Da
qui sono entrati prodotti, marche, stili e modelli dei paesi
industrializzati. Anche se a livello governativo è ancora in un regime
socialista, la società cinese ha subito enormi cambiamenti al suo
interno. Nel contesto urbano, affetto da forti disparità tra povero e
ricco, vecchio e nuovo, tradizionale e moderno, la cultura e lo stile di
vita si stanno “occidentalizzando” e il consumo acquista una posizione
privilegiata nella quotidianità dei cittadini. Ciò che colpisce è la
crescente domanda di beni e marche di lusso, da parte dei “nuovi
ricchi”. Essi danno vita a comportamenti riconducibili al consumo
vistoso e d‟aspirazione allo status. I loro consumi, infatti, servono da
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strumento attraverso il quale simboleggiare i recenti loro successi e
realizzazioni. Il consumo dei beni voluttuari s‟impone qui come
canone della modernità e del riscatto sociale, andando a influenzare i
valori e il comportamento dell‟intero tessuto della società,
promuovendo la nascita di una società capitalista basata sui consumi.
Infatti, i modelli veicolati diventano vere e proprie guide a un
approccio consumistico legato al possesso del bene e alla sua
fruizione in quanto icona e status. L‟obiettivo della mia ricerca è
di analizzare la propensione al consumo vistoso e di status
nella Cina urbana contemporanea attraverso le sue
caratteristiche e motivazioni storiche, sociali e culturali. Il
consumo del lusso è considerato dalla letteratura, soprattutto nel
campo della sociologia e dell‟economia, uno dei propulsori principali
della nascita della “società di consumi”. Come sostenuto in particolare
da Veblen (1899) e da Sombart (1913), i beni voluttuari e il loro
consumo hanno avuto un ruolo importante nello sviluppo e
nell‟incentivazione del capitalismo e del suo “spirito”. Per il primo
autore, colui al quale si fa risalire la teoria e il concetto del consumo
vistoso, sotto il consumo dei beni di lusso e il loro sfoggio si cela
l‟emulazione finanziaria, vero motore dell‟economia. Per il secondo, il
lusso ha consentito quell‟accumulazione di capitale materialmente
necessaria per l‟industria moderna, favorendo la crescita di un
sistema di credito e d‟indebitamento, ma soprattutto, è stato (ed è
tuttora) veicolo di diffusione dell‟orientamento edonistico-estetico nei
confronti degli oggetti, con effetto a cascata su tutta la popolazione e
le classi sociali, in una sorta di ciclo imitativo. Con il suo
democratizzarsi, un lusso perde l‟aurea d‟esclusività ed entra a far
parte della società come prodotto d‟uso comune. Venendo a ricerche
più recenti ho illustrato le principali differenze tra il consumo vistoso e
quello di status e gli aspetti psicologi e culturali ad essi legati, come il
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materialismo e il concetto di sé. Dopo di che, mi sono soffermato sul
modello delle rappresentazioni mentali della marca e dei suoi
significati simbolici che impattano sulla propensione al consumo
vistoso. Infatti, la brand image si pone in un rapporto reciproco con
l‟identità personale e influisce profondamente sul significato
assegnato o derivato dall‟acquisto di un prodotto. A termine della
rassegna della letteratura, ho esposto i modelli teorici che spiegano il
comportamento del consumatore e il suo processo decisionale
d‟acquisto, per arrivare, poi, al tipo di comportamento del
consumatore alla ricerca del prestigio sociale (prestige-seeking
consumer behaviour). Una volta chiariti gli aspetti della letteratura
alla base del consumo vistoso e di status, del lusso, della marca e del
comportamento del consumatore, mi sono addentrato nella disamina
specifica della realtà della Cina odierna. Partendo dalle tappe storico-
economiche che hanno portato la Cina ad essere a tutti gli effetti una
nuova economia liberale basata sui consumi, caratterizzata da enormi
disparità sociali ma con una classe media in rapida emersione, ho
esplorato in particolare la situazione del mercato del lusso nel
territorio cinese, anche attraverso una descrizione e una possibile
segmentazione dei consumatori che costituiscono la domanda di
questo settore. Detto ciò, ricollegandomi alla letteratura
precedentemente illustrata, ho presentato le maggiori differenze
culturali tra il consumatore occidentale e quello orientale alla base dei
diversi comportamenti di consumo. Queste sono principalmente
riconducibili al costrutto di sé interdipendente tipico delle società
asiatiche collettiviste, che si distingue da quello indipendente delle
società occidentali, maggiormente individualiste; e al concetto di
“faccia” (in cinese “mianzi”), che caratterizza la cultura confuciana.
Come si può rilevare meglio dalla lettura completa del capitolo in
questione, gli asiatici prestano grande attenzione ai beni che sono
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pubblicamente visibili, però, ciò può non riflettere gusti, tratti, o
obiettivi interiori delle persone. Può, invece, rivelare il valore che un
sé interdipendente ripone nella conformità sociale in una cultura
gerarchica, orientata alla famiglia e concentrata sul possesso
materiale. Successivamente ho cercato di verificare i temi riscontrati
in letteratura attraverso una ricerca sia qualitativa sia
quantitativa, in modo da far fruttare al meglio il tempo da me
trascorso nella regione dello Jiangsu. Seguendo le linee guida della
tecnica dell‟osservazione partecipante, ho provato a rileggere la mia
esperienza personale diretta mediante alcune immagini, sensazioni,
intuizioni ed esempi significativi riscontrati nel breve lasso di tempo
nel quale ho potuto stare a contatto col fenomeno oggetto di studio. È
grazie al questionario, presentato nell‟ultimo capitolo, che ho potuto
poi constatare alcune caratteristiche dei giovani consumatori cinesi,
forza trainante l‟appetito per le marche di lusso. Essi sono la
generazione che più si differenzia all‟interno della società cinese, sia
per essere una generazione di figli unici, sui quali si concentrano le
attenzioni e le aspettative delle rispettive famiglie, sia per essere nati
dopo le riforme economiche del 1978, quindi per non aver vissuto
sotto le rigide e totalizzanti imposizioni dello stato socialista di Mao.
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2. Rassegna Della Letteratura
2.1 Lusso E Consumo Vistoso
Di seguito verranno presentati due autori del secolo scorso,
importanti, ognuno a modo suo, per comprendere la nascita e lo
sviluppo del concetto di consumo vistoso e del valore del significato
sociale dei beni/prodotti di lusso. Come definito su Wikipedia
(wikipedia/luxury good) in termini economici, un bene di lusso è un
bene la cui domanda aumenta più che proporzionalmente
all'aumentare del reddito, ed è in contrasto con i “beni di necessità” la
cui domanda non è strettamente dipendente dal reddito. I beni di
lusso hanno un‟elevata elasticità della domanda al variare del reddito:
come le persone diventano più ricche, compreranno sempre di più il
bene di lusso. Questo significa anche, però, che se ci dovesse essere
un calo dei proventi, la sua domanda cadrà. L‟elasticità della
domanda al variare del reddito, però, non è costante in relazione al
reddito stesso, essa può cambiare segno a diversi livelli di reddito.
Vale a dire, un bene di lusso può diventare un bene standard o
addirittura un bene inferiore a diversi livelli d‟entrate, per esempio
una persona estremamente benestante smette di acquistare un
numero crescente di auto di lusso per la sua collezione di automobili e
cominciare a collezionare gli aerei (a un tale livello di reddito, le auto
di lusso sarebbero diventate beni inferiori). Secono Dubois e
Duquesne (1993), i beni di lusso sono costosi in termini relativi e
assoluti, inoltre, sono identificati come tali dal mercato e ancora di
più quando li si considera come prodotti banali senza alcun evidente
vantaggio funzionale rispetto alle loro controparti non di lusso.
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Veblen, è considerato l‟autore che per primo ha coniato e sviluppato
la teoria del consumo vistoso, colui che ha dato il là al tentativo di
comprendere alcuni comportamenti del consumatore contrari alla
logica classica dell‟economia. Egli si è posto in avversione al pensiero
marginalista ortodosso e alle sue teorie ritenute eccessivamente
astratte, nonché alla sua tendenza ad isolarsi dalle altre branche degli
studi sociali. Partendo dall‟idea che l‟emulazione finanziaria, il volere
più degli altri, fosse il vero motore dell‟economia, Veblen ha il merito
di avere teorizzato per primo il comportamento di consumo come
funzione della struttura sociale, indipendente dalle necessità naturali.
Dal momento che il criterio del prestigio finanziario, con il suo
corollario dello sciupio vistoso, assume il carattere prescrittivo
dell‟abito mentale, esso va ad integrarsi nell'insieme organico
dell'esperienza umana, finendo per influenzare indirettamente anche
gli aspetti non propriamente economici del comportamento. Così
Veblen dimostra come tale principio intervenga a modificare la
morale, la religiosità, il gusto estetico e come esso determini in
particolare il fenomeno della moda.
Il secondo autore, Sombart, invece, ha analizzato il lusso sia dal
punto di vista “idealistico” sia “materialistico”, indicandolo come uno
dei fattori, se non il principale, alla base della nascita del capitalismo
e del relativo “spirito”. Sombart figura quasi sempre come un vero
classico laddove si discute del lusso e dell‟evoluzione della cultura di
consumo. Nel complesso, Sombart sembra rivendicare uno spazio per
l‟analisi della cultura materiale come fattore autonomo, e non solo
derivato e dipendente, di sviluppo economico. La sua attualità sta
forse proprio nelle osservazioni sui consumi voluttuari e nel tentativo,
peraltro non pienamente riuscito, di includere la cultura materiale e le
dinamiche della domanda nel modello di sviluppo del capitalismo. Egli
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è stato uno tra i primi a cercare di superare l‟angolazione
produzionista della nascita della società di consumo, visione che
faceva risalire quest‟ultima a fine Ottocento ed inizio Novecento come
una reazione alla rivoluzione industriale e alla penetrazione in tutte le
classi sociali di beni di consumo di massa standardizzati,
tematizzando invece i percorsi di formazione dei bisogni.
Dopo di che, grazie all‟analisi di ricerche contemporanee, tenterò di
entrare più a fondo nella questione mostrando dapprima, le differenze
tra i concetti di consumo vistoso e di status, i quali a prima vista ed in
letteratura appaiono spesso come equivalenti, ma hanno motivazioni
sottostanti diverse; in secondo luogo, gli aspetti psicologici e culturali
che favoriscono la tendenza al consumo vistoso, qui molto importanti
per capire le differenze nel comportamento del consumatore cinese.
Infatti, cultura e senso d‟identità sono rilevanti perché l‟identità di
una persona non si forma una volta per tutte in un determinato stadio
del tempo, ma evolve costantemente in risposta ai cambiamenti
culturali e materiali dell‟economia. Gli individui all‟interno di una
stessa cultura, però, possono mostrare differenti gradi di
identificazione con la cultura stessa. Persone che condividono la
stessa cultura possono avere comportamenti di consumo diversi. Così
anche gli aspetti psicologici, come il livello di materialismo, possono
modificare le pratiche di consumo di persone aventi le stesse radici
culturali.
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2.1.1. Veblen e la Teoria della classe agiata
Figlio di piccoli proprietari terrieri norvegesi emigrati in USA,
Thorstein Veblen (1857-1929), economista e critico sociale, studiò a
Baltimora ed a Yale, insegnò poi economia nelle università di Chicago,
Stanford e Missouri. Il suo pensiero è basato su una rielaborazione
delle teorie dell‟evoluzionismo darwiniano e del marxismo che gli
consente di mettere in luce il contrasto fra gli aspetti produttivi e
quelli predatori del capitalismo moderno, cioè tra la produttività
dell‟impresa industriale e i comportamenti predatori del commercio e
della finanza. In La teoria dell’impresa commerciale (1904)
interpretò, perciò, il periodo della depressione, antecedente alla
devastante crisi economica, come conseguenza della tensione tra la
fase predatoria e quella produttiva dell‟economia. Fu cinque anni
prima che, però, Veblen scrisse la sua opera più famosa La teoria
della classe agiata nel 1899, grazie alla quale riuscì a superare il
solo ruolo di economista, venendo spesso considerato il primo
esponente della sociologia critica nordamericana. Indubbiamente in
questa sua opera prevale spesso un atteggiamento critico e quasi
dissacrante dal quale però traspare innegabilmente la presenza di
elementi tipici della concezione statunitense, legati all'efficientismo e
allo spirito pionieristico, nonché la mentalità di un sobrio ed operoso
norvegese che disdegna lo spreco e si scaglia contro coloro che
vivono alle spalle altrui. Quest'opera non si può dire che sia frutto di
un'attenta osservazione dei noveaux riches della borghesia
americana, soprattutto quelli della Fifth Avenue, nella quale è
incentivato il possesso e successivamente l'acquisto e il consumo di
beni di lusso, principalmente con spirito di emulazione, alla quale
segue la distinzione antagonistica e una successiva ostentazione di
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beni il cui valore sarebbe determinato in primis dalla loro capacità di
rendere visibile una data posizione sociale acquisita. La centralità del
contributo di Veblen agli studi sui consumi è rappresentata dall‟essere
andato oltre rispetto all‟ortodossia economica classica, basata sul
falso presupposto di un consumatore come soggetto pienamente
razionale e libero da vincoli, mirante esclusivamente alla
massimizzazione della propria soddisfazione attraverso un‟attenta
valutazione del rapporto costi-benefici. Secondo l‟autore la proprietà
non risponde, quindi, solo a necessità di sussistenza ma va
interpretata come un segno di distinzione e di prestigio sociale che si
aggiunge alle qualità personali. Per questo la ricchezza non è solo
accumulata, ma ostentata. Nella sostanza con il costrutto di
consumo vistoso, Veblen introduce negli studi sui consumi una
variabile di natura sociale quale il concetto di differenziazione come
spinta all‟agire di consumo. Egli, infatti è stato tra i primi a sostenere
l‟importanza per i gruppi sociali di marcare la propria posizione nella
gerarchia sociale attraverso comportamenti ostentativi di consumo,
aprendo così la strada alla successiva attenzione alla dimensione
culturale dei consumi.
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La teoria della classe agiata
L'opera è disposta seguendo un percorso cronologico. Attraverso un
excursus storico a partire dalle comunità arcaiche, dove le cose
possedute sarebbero state considerate non tanto come prova di
razzia o conquista, ma di superiorità del detentore dei beni sugli altri
individui all‟interno della propria comunità, Veblen ha dedotto che il
possesso di ricchezza conferisce onore. Dopo il coraggio e le gesta, il
possesso della ricchezza sarebbe quindi diventato la base ordinaria
dell‟acquisizione di rispettabilità e di una posizione sociale
irreprensibile. Lo studioso ha motivato questa situazione
psicologicamente, in quanto a suo avviso la base usuale del rispetto
di sé consiste nel rispetto concesso dai propri vicini; diventa quindi
necessario per la pace del suo spirito che un individuo possieda tanti
beni quanti ne detengono gli altri con i quali è solito classificare se
stesso e “sarebbe cosa estremamente lusinghiera possedere qualcosa
in più degli altri”. La conseguenza della continua tensione “agonistica”
porterà a vivere in uno stato di cronica scontentezza fino a quando
non sarà lui stesso il vincitore del paragone; ma tutto ciò non fa parte
che di un circolo vizioso, dato che, una volta raggiunto il livello
“normale” della sua classe di riferimento, egli cercherà di stabilire un
intervallo finanziario sempre più ampio fra sé stesso e quello che è da
lui considerato il livello medio.
In questo meccanismo, il raggiungimento di quello che si considera il
giusto livello finanziario, un'illusione provvisoria che tende sempre a
essere accresciuta, il confronto antagonistico non potrà mai essere
favorevole agli attori in gioco, tale che essi non desiderino classificarsi
ancora più in alto rispetto ai concorrenti nella lotta per quella che
Veblen chiama rispettabilità finanziaria. Come appena detto, il