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Introduzione
La psicologia cognitiva, e in particolare la social congnition (lo studio dei processi
cognitivi utilizzati per conoscere e valutare le situazioni sociali), ha negli ultimi
quarant’anni indagato empiricamente e fornito un quadro molto complesso e articolato
delle modalità attraverso le quali gli individui arrivano a formarsi una rappresentazione
del mondo e a prendere decisioni in merito alle proprie azioni.
Gli psicologi contemporanei considerano l’uomo un pensatore flessibile, capace
di utilizzare sia processi razionali, consapevoli e onerosi, sia diverse strategie cognitive
economiche dette euristiche, più veloci e in alcuni casi del tutto inconsapevoli. Inoltre è
comunemente riconosciuto che la dimensione cognitiva è influenzata in vario modo dai
fattori affettivi e motivazionali, che determinano fenomeni di attenzione selettiva, di
distorsione nella codifica e nel recupero delle informazioni dalla memoria, incidendo sul
grado di accuratezza del processo cognitivo e inducendo l’uso di strategie di tipo
confirmatorio.
L’obiettivo di questa tesi è di indagare sui processi cognitivi studiati nella ricerca
psicologica e sulla loro incidenza nell’azione di consumo, cercando di far comprendere
quali siano i principali processi psicologici che governano la costruzione di significato
nella persona umana e come la loro conoscenza sia indispensabile per comprendere la
psicologia dei consumi.
Esiste infatti un’area sistemica di processi psichici attraverso cui le persone
costruiscono il loro “mondo” esterno ed interno e regolano il loro adattamento
ambientale e sociale, un’area che nella società contemporanea si trova inevitabilmente
coinvolta nei processi di consumo.
Il primo capitolo illustra i più recenti sviluppi della psicologia sociale cognitiva
con riferimento al ruolo dei fattori affettivi e motivazionali; il secondo capitolo, affronta
più da vicino il tema della previsione dei comportamenti di consumo e dei processi di
influenza sociale; il terzo capitolo parte da una analisi delle relazioni tra i consumi e la
costruzione dell’identità personale, fornendo anche un breve excursus sull’evoluzione
del rapporto tra identità e marche.
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CAPITOLO 1
Processi cognitivi, affettivi e motivazionali
1.1 Percezione e categorizzazione
Per chi vuole comprendere e prevedere i consumi è di fondamentale importanza
conoscere la rappresentazione soggettiva che i consumatori (o uno specifico sottogruppo
di essi) si sono costruiti di un determinato settore di prodotti.
La percezione, intesa come processo costruttivo di categorizzazione, è il primo
passo attraverso cui le persone attribuiscono significato ai prodotti e alle marche. Tale
processo:
a) è selettivo, nel senso che gli individui prestano attenzione solo a determinati
oggetti e non ad altri (si pone quindi il problema di attirare l’attenzione dei
consumatori e degli investitori);
b) è guidato dagli schemi cognitivi del soggetto, in quanto percepiamo assegnando i
nuovi oggetti alle nostre categorie preesistenti (è quindi importante sapere per
esempio quali categorie utilizzano i consumatori con riferimento a un particolare
settore di prodotti);
c) ha un grado di complessità e di differenziazione dei sistemi di categorie che lo
orientano, che varia in funzione dei settori commerciali, da una persona a
un’altra (es. consumatori più o meno sofisticati) e da una situazione all’altra (es.
in base al coinvolgimento durante l’acquisto).
I prodotti e i servizi derivano parte del loro senso anche alle catene associate a
quella in cui la persona li ha inizialmente inseriti. Tali legami associativi possono essere
sia specifici di un determinato individuo, sia caratteristici di un certo ambiente sociale e
culturale. I significati che vengono attribuiti individualmente e soprattutto socialmente
ai prodotti sono importanti perché, nelle odierne società industriali, i consumi sono
anche dei gesti comunicativi: compriamo cose che esprimono chi siamo o chi volgiamo
far creder di essere o chi vorremmo essere.
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Naturalmente il significato dei prodotti è influenzato anche dalla comunicazione
promozionale realizzata dall’azienda che li propone: l’obiettivo primo di tale
comunicazione è proprio quello di fare in modo che il “pubblico dei consumatori”
attribuisca al prodotto significati positivi che ne agevolino l’acquisto. A tal fine viene
spesso utilizzata la tecnica di associare il prodotto da promuovere ad altri oggetti o
persone delle quali si conosce la connotazione positiva. Per esempio il ricorso a
personaggi famosi come testimonial contribuisce ad arricchire il significato del
prodotto. La percezione e categorizzazione dei prodotti tiene conto delle loro
caratteristiche fisiche e psicosociali.
Si possono considerare i significati e le funzioni dei prodotti mediante una catena
di mezzi e scopi (FIG. 1.1). La catena parte dal simbolo della marca (la confezione, il
logo), attraverso cui il consumatore riconosce il prodotto nel negozio e da cui deriva tutti
i significati che sono stati associati ad esso a seguito delle campagne promozionali
realizzate dall’azienda. Le caratteristiche funzionali e psicosociali del prodotto sono
mezzi tramite i quali il consumatore ricava dei benefici; questi a loro volta sono mezzi
che gli consentono di realizzare valori strumentali, ovvero stili di condotta, mediante cui
possono essere raggiunti i valori terminali (felicità, pace, difesa dell’ambiente…).
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Nella pratica quotidiana, spesso il consumatore può decidere di acquistare un
prodotto per le sue proprietà funzionali (es. ha bisogno di una camicia bianca a maniche
lunghe), ma sceglie la marca in funzione delle relative caratteristiche psicosociali.
1.2 Le aspettative
Riguardo ai processi attraverso i quali le persone arrivano a elaborare una
rappresentazione della realtà esterna, la psicologia sociale non approfondisce i
meccanismi con cui i soggetti costruiscono e aggiornano le aspettative economiche che
guidano le loro azioni, come la scelta di acquistare determinati prodotti.
In area economica si distinguono tre principali teorie delle aspettative: quella
secondo cui le aspettative sono estrapolazioni più o meno sofisticate delle esperienze
precedenti; quella che postula che vengano formate “aspettative adattate” tenendo conto
degli errori di previsione precedentemente commessi; la teoria delle aspettative
razionali. Le prime due legano le aspettative all’esperienza precedente, mentre la terza
attribuisce una fondamentale importanza alla nuova informazione.
La teoria delle aspettative razionali (la più recente e attualmente dominante)
sostiene che gli attori economici usino le esperienze passate e le nuove informazioni in
modo ottimale, operando come gli economisti e quindi non c’è bisogno di misurare le
aspettative soggettive. Secondo Lovell (1986) le aspettative sono un fenomeno molto
complesso che non è adeguatamente spiegato dal concetto di aspettative razionali,
poiché in molti casi la razionalità è chiaramente violata.
In psicologia col termine “aspettativa” ci si riferisce a una credenza soggettiva
circa eventi e oggetti futuri, perciò si tratta di scenari di cui le persone sono in grado di
parlare. Si distinguono in contingenti, se concernono eventi sui quali il soggetto non può
esercitare alcun controllo, e intenzionali, se riguardano eventi che la persona ritiene di
poter condizionare almeno in parte. Quest’ultime sono molto simili a progetti, scopi o
livelli di aspirazione individuali.
Le aspettative sono differenziabili anche in termini di valenza dei risultati
(buoni/cattivi), controllabilità dei risultati da parte dell’attore, e distanza temporale
(breve/lungo termine). Si possono classificare anche in quattro categorie, a seconda che
riguardino gli effetti di una situazione, gli effetti di una azione, gli effetti di una azione in
una specifica situazione o la conseguenza per sé del verificarsi di certi eventi.
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Secondo Katona (1972) le aspettative sono di regola formate sull’esperienza
passata, e solo raramente attraverso nuove informazioni: queste devono essere rilevanti,
possono essere veicolate dai mass media e condivise da molte persone, condizionando
quindi la revisione delle aspettative di una popolazione relativamente ampia, o derivare
da un membro del nucleo familiare.
Riguardo alla modalità con cui la nuova informazione si integra con le aspettative
preesistenti, la psicologia offre due paradigmi: la teoria del livello di adattamento,
originariamente proposta da Helson (1964), in cui si sostiene che la valutazione di ogni
nuovo stimolo-evento dipende non solo dalle sue caratteristiche, ma anche dalle
esperienze pregresse e dagli altri stimoli-eventi presenti nella situazione, e a teoria
dell’integrazione delle informazioni (Anderson, 1991) suggerisce che le persone calcolino
una sorta di “media ponderata” tra i vecchi e i nuovi elementi di informazione.
Uno degli autori che più ha contribuito allo sviluppo della psicologia economica
in ambito europeo, è Wärneryd (2001). Egli ha proposto un modello di formazione delle
aspettative che tiene conto sia delle teorie economiche sia di quelle psicologiche.
Secondo lui le aspettative vengono formate sulla base di:
- credenze sviluppate in virtù dell’esperienza precedente relativa allo stesso
fenomeno o a fenomeni simili;
- apprendimento circa il successo delle aspettative precedenti, ovvero circa il loro
scarto rispetto ai risultati effettivi;
- nuova informazione proveniente dall’ambiente nel quale la persona si trova.
Comunemente nella maggior parte dei casi influiscono tutti e tre i fattori, ma è difficile
capire quale peso abbia ciascuno di essi. Il merito però di questo modello è quello di
contemperare due posizioni estreme: una affermatasi in una epoca che dava assoluta
importanza all’esperienza pregressa, l’altra più recente che si focalizza sul ruolo della
nuova informazione.
Riguardo ai fattori che incidono sulle aspettative dei consumatori, sebbene una
prima fonte di informazione viene individuata nei mass media, solo poche ricerche
hanno affrontato questo tema. Le aspettative intenzionali (cioè che si riferiscono
all’ambiente nel quale la persona vive e che può in una certa misura influenzare)
derivano prevalentemente dall’esperienza passata e dall’osservazione del proprio
contesto di vita, mentre le aspettative sociotropiche (cioè sulla dimensione
macroeconomica, su cui il singolo attore non può incidere) sono originate dai mass
media.