A partire da questo, un ulteriore importante cambiamento è avvenuto con il
passaggio al web 2.0, il quale ha di fatto semplificato notevolmente il modo in
cui gli utenti “vivono” la rete. Oggi, infatti, chi naviga può fruire agevolmente
dei contenuti presenti e soprattutto può farlo senza avere conoscenze tecniche
specifiche.
Tali semplificazioni hanno avvicinato un numero sempre maggiore di persone ad
Internet, ed hanno fornito loro una serie di strumenti in grado di stimolare e
favorire la condivisione e la creazione di contenuti, promuovendo così il
passaggio verso una vera e propria cultura della partecipazione.
Con l'avvento del web 2.0 dunque, Internet si è trasformato da semplice vetrina
in cui mostrarsi e magari vendere i propri prodotti, a strumento di interazione in
grado di offrire una serie di opportunità concrete e di estremo interesse per le
imprese. In effetti il web può essere il mezzo più adatto per farsi notare in un
mare sempre più vasto di informazioni, lasciando allo stesso tempo spazio
all'utente per esprimere le sue idee ed i suoi punti di vista.
Tutto questo può avere successo a patto che la relazione instaurata non sia
artificiosa, ma che sia fondata su un'autentica cultura aziendale volta ad una
conversazione attiva, continua e sincera con i propri consumatori, la quale deve
poi essere declinata attraverso una concreta strategia che preveda un'attenta
pianificazione delle azioni da mettere in atto per ottenere visibilità e
coinvolgimento da parte degli utenti.
In un mercato, come detto, sempre più competitivo e frammentato, i social
media, uniti ai contenuti direttamente generati dagli utenti, i cosiddetti user
generated content, sono gli strumenti che più di qualsiasi altro consentono di
esplorare nuove frontiere di business, diffondere idee e contenuti innovativi,
partecipare alla costruzione di un rapporto più diretto, profondo e coinvolgente
tra l'azienda e tutti coloro i quali fanno parte del suo ambiente relazionale,
riuscendo così ad instaurare un vero e concreto engagement presso i suoi
consumatori.
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Il primo capitolo è espressamente dedicato al concetto di engagement. Dopo un
breve paragrafo iniziale volto ad evidenziare le principali tendenze in atto
nell'attuale scenario di consumo, si procederà infatti ad una dettagliata analisi di
tale costrutto teorico, a partire dagli studi di matrice psicologica, i primi da un
punto di vista cronologico ad approdare in letteratura, per poi arrivare alla già
citata ricerca da parte dell'Advertising Research Foundation che ha di fatto aperto
il campo alla comunicazione d'impresa.
In seguito, mantenendo una suddivisione tra i vari ambiti a cui il concetto è
applicato, allo scopo di evitare un'eccessiva confusione, ma sottolinenado le
differenze ed i punti di contatto tra le varie trattazioni, l'analisi proseguirà
esaminando l'engagement con riferimento alle modalità attraverso le quali si
verifica l'attivazione di un consumatore colpito dal messaggio pubblicitario di
una marca (advertising engagement), per poi ampliare il campo al mezzo con il
quale un determinato messaggio viene veicolato (media engagement).
In seguito verrà analizzato il concetto di engagement ad un livello più completo,
considerando il processo alla base della costruzione del customer engagement,
sia esso concernente i consumatori abituali o quelli che si rapportano per la prima
volta con la marca; e con riferimento non soltanto al singolo mezzo o messaggio,
ma al mondo della marca in generale (brand engagement).
Verranno infine esaminate le principali differenze ed i possibili punti di contatto
sia tra le ricerche sull'engagement di scuola statunitense, sia con riferimento a
quelle giapponesi, le quali privilegiano ed adottano un approccio olistico alla
questione.
Il secondo capitolo sarà dedicato specificatamente ai new media, innanzi tutto
evidenziando l'importanza di un'analisi che rifugga le tradizionali semplificazioni
che hanno dato luogo alla cosiddetta “retorica del nuovo”, la quale tende a
considerare i nuovi mezzi di comunicazione come completamente sganciati dalla
tradizione passata. In realtà, come vedremo, è in atto un processo di mediazione,
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denominato appunto remediation, tra i vecchi media, i quali rappresentano un
repertorio ricco di linguaggi, generi e contenuti, ed i nuovi, i quali hanno imposto
necessariamente dei cambiamenti a partire dalla rivoluzione digitale.
Verranno poi analizzate in dettaglio le caratteristiche propriamente attribuibili
all'oggetto sociale new media, ovvero la sua natura digitale, multimediale,
interattiva ed ipertestuale; per poi esaminare le proprietà del sistema mediale
all'interno del quale essi si stanno diffondendo, il quale si caratterizza in
particolare per una continua e progressiva convergenza, personalizzazione ed
ibridazione dei suoi componenti.
In seguito ci si focalizzerà in modo particolare su Internet, evidenziandone le
opportunità offerte con riferimento all'oggetto principale di questa trattazione,
ossia il concetto di engagement, e dimostrando come esso possa essere uno degli
strumenti migliori per ottenere un'attivazione del consumatore verso un'idea di
marca, attraverso un coinvolgimento basato sul dialogo, sulla conversazione e
sulla partecipazione. In effetti, grazie soprattutto all'interattività ed alla
multimedialità offerta dal web, ed alle conseguenti possibilità di socializzazione
ed intrattenimento, le imprese potranno sempre più stimolare la creazione di una
relazione di lungo periodo con il consumatore, coinvolgendolo sul piano affettivo
e cognitivo e favorendo così l'adesione al mondo della marca.
Infine verrà esaminato il concetto di web 2.0 sia da un punto di vista teorico,
sottolineando le caratteristiche ed i cambiamenti avvenuti in seguito a tale nuovo
approccio alla rete, sia pratico, osservandone le possibilità con riferimento
espressamente all'ambito pubblicitario.
Nel terzo ed ultimo capitolo verranno analizzate le opportunità offerte da
strumenti quali gli user generated content ed i social media, i quali permettono
un elevato livello di partecipazione e coinvolgimento da parte degli utenti,
caratterizzandosi così come gli strumenti più idonei per il raggiungimento del
consumer engagement sul web.
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In particolare l'analisi prenderà avvio dai cambiamenti sociali sottesi al passaggio
verso il cosiddetto prosumer, per poi evidenziare le caratteristiche degli UGC e
dei social network, proponendo inoltre una mappa concettuale in grado di offrire
orientamento alle imprese.
Verranno poi evidenziati i cambiamenti necessari ad un utilizzo efficiente di tali
strumenti, in particolare dimostrando l'esigenza di adottare nuova filosofia
aziendale compatibile con lo spirito partecipativo della rete, e sottolineando le
caratteristiche del mercato dei media, soprattutto italiano.
In seguito si focalizzerà l'attenzione sui modelli, le strategie e le tecniche
necessarie a pianificare con efficacia la comunicazione di marketing sui social
media, per poi approfondire lo studio sulle migliori attività di comunicazione che
possono essere messe in atto, in modo particolare attraverso blog e social
network, per raggiungere con successo gli obiettivi di marketing dell'impresa.
Infine verrà esaminato un caso concreto di uso virtuoso dei social media, ovvero
la campagna elettorale per le elezioni presidenziali di Barack Obama, definito
“marketer of the year for 2008” dalla rivista Advertising Age, evidenziando i
maggiori errori effettuati dai suoi principali avversari, ovvero John McCain e
Hillary Clinton, per poi analizzare in dettaglio la strategia alla base del suo
successo.
Al termine di questa introduzione al piano di lavoro, desidero dedicare alcune
righe di ringraziamento alla professoressa Gambetti ed al professor Brioschi,
rispettivamente relatore e correlatore di questa Tesi di Laurea, per la loro rara
capacità di unire ad un'ampia e solida conoscenza accademica una straodinaria
disponibilità e simpatia. Le ore passate ai loro corsi rimarranno tra i ricordi più
belli della mia felice esperienza presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di
Milano.
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I. L'ENGAGEMENT
1. Nuove tendenze
Prima di procedere ad un'analisi dettagliata del concetto di engagement, appare
opportuno delineare lo scenario all'interno del quale esso si sta sviluppando. Filo
conduttore è la complessità che ha imposto ormai da tempo dei cambiamenti,
spesso radicali, nei comportamenti delle imprese. Dai grandi mercati di massa,
dalla produzione seriale di stampo fordista, e dalla sostanziale passività e
subalternità da parte dei consumatori si è passati a mercati sempre più
frammentati fino al limite della personalizzazione, alle possibilità di un'offerta
sempre più diversificata e ad un insieme di consumatori sempre più informati e
responsabili1.
Da tutto questo ovviamente emergono delle potenziali opportunità per le imprese
accompagnate da altrettante potenziali minacce. È inevitabile prendere atto di
una serie di tendenze sorte da tali cambiamenti, e che sono alla base di un nuovo
modo di rapportarsi con il consumatore che vede nell'engagement una delle
pratiche più all'avanguardia.
Innanzi tutto chiara ed incontestabile appare la centralità e la multidimensionalità
assunta dalla marca come leva di differenziazione competitiva. Essa nasce come
strumento avente lo scopo di differenziare i prodotti di un'impresa da quelli dei
concorrenti (funzione segnica), evolvendo nel tempo fino a diventare uno dei
fattori principali per attribuire un significato all'acquisto (funzione semantica). A
partire dagli anni '90 e con la nascita del movimento No Global le marche
attraversano una profonda crisi che le costringe ad associare al valore insito nella
1 GP. FABRIS, Societing, Egea, 2008
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loro immagine anche dei benefici e delle qualità concrete (funzione pragmatica).
Oggi le marche offrono alle aziende e ai loro prodotti la possibilità di
differenziarsi sviluppando una propria personalità. A questo si associa – ed è
sicuramente uno degli aspetti più importanti- il fatto che attraverso le scelte di
consumo, le persone esprimono e costruiscono la loro identità individuale e
sociale; le marche hanno quindi una funzione fondamentale che trascende la loro
funzione differenziante, ma si carica di valori culturali.
Le persone, dando per scontato un livello tecnico elevato della merce presente sul
mercato, comprano e scelgono la marca, non il prodotto; essa quindi va oltre il
ruolo di status symbol (tipico della fase semantica) ma permette di soddisfare
bisogni psicologici e di costruzione ed espressione della propria identità.
Sono necessari quindi programmi e politiche basati su un coordinamento di
diversi mezzi con lo scopo di trasmettere i caratteri della marca, aumentandone
così notorietà e immagine presso il consumatore e, conseguentemente,
incrementando la brand equity che a sua volta rinforza e alimenta, grazie ad un
circolo virtuoso, l'identità di marca.
Appare dunque chiara l'importanza assunta dalla ricerca di continue strategie e
tecniche di branding innovative, allo scopo di sostenere e alimentare il valore
della marca; e sicuramente il consumer engagement si inserisce pienamente in
tali pratiche.
La seconda tendenza in atto riguarda i cambiamenti in atto dal lato del consumo
che, con lo sviluppo della società postmoderna, viene sempre più considerato con
riferimento alla sua componente edonistica, in particolare osservando
l'importanza assunta dell'esperienza nella fruizione dei contenuti da parte delle
persone. Il consumatore non sembra più essere guidato nelle sue decisioni da
motivazioni esclusivamente di tipo razionale o utilitaristiche, ma ricerca una
soddisfazione di bisogni compositi sia di tipo cognitivo che affettivo. I prodotti
non vengono scelti solo per le loro caratteristiche funzionali, ma soprattutto per il
loro valore simbolico e per la loro capacità di evocare sensazioni piacevoli,
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emozionanti, evasive2.
La gestione della relazione con il cliente viene quindi affidata al cosiddetto
approccio esperienziale, allo scopo di offrire al consumatore un coinvolgimento
emotivo in grado di accrescere il valore della marca e di conseguenza
dell'impresa; ne è un esempio la messa in scena di eventi in grado di stimolare ed
affascinare i clienti in modo personale e memorabile, aumentandone così la
fedeltà al brand. Al contrario del marketing tradizionale, maggiormente rigido e
strutturato, tale nuovo approccio si basa “sull'osservazione empirica del contesto
competitivo, sulla vicinanza al mercato, sulla comprensione e sull'anticipazione
dei desideri del consumatori, sull'offerta di soluzioni flessibili che pongano il
consumatore al centro dei processi di marketing, sullo sviluppo con lo stesso di
conversational relationships fondate sul dialogo e sull'applicazione di tecniche e
strumenti di marketing innovativi e interattivi”3. Le esperienze che le imprese
vogliono far vivere ai loro consumatori fanno leva sulla loro partecipazione attiva
che consente di trarre dalla marca e dal prodotto il massimo valore aggiunto in
termini di personalizzazione ed esperienzialità. Ciò consente inoltre alle stesse
aziende di incrementare le proprie competenze grazie alla realizzazione di una
relazione interattiva con i clienti.
Va poi osservato che il consumatore postmoderno assegna una maggiore
importanza alle emozioni e al piacere, piuttosto che alla razionalità delle sue
scelte; questo comporta decisioni spesso eclettiche e addirittura contraddittorie.
La sua personalità non è più caratterizzata da valori univoci e solidi, ma è aperta
al diverso e alla novità, sviluppando così con maggiore difficoltà la passione o la
fedeltà nei confronti degli “oggetti sociali”, marche comprese. Per questo è
propenso ad un rapporto più attivo nei confronti del consumo, sia con riferimento
alle scelte, sia per quanto riguarda il desiderio di partecipazione e co-creazione di
2 ROSSELLA CHIARA GAMBETTI, “Ambient Communication”: Fondamenti concettuali e principi
gestionali nell'ottica esperienziale, “Communicative Business”, Vita e Pensiero, n.1, 130-171, 2008
3 ROSSELLA CHIARA GAMBETTI, “Ambient Communication”: Fondamenti concettuali e principi
gestionali nell'ottica esperienziale, “Communicative Business”, Vita e Pensiero, n.1, 130-171, 2008
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