4
Infine, per completare il mio lavoro, ho creduto opportuno prendere in considerazione una serie di
elementi linguistici fondamentali per l’originalità del romanzo: la sintassi, la retorica giudiziaria, i
registri linguistici dei personaggi, l’uso particolare dei tempi verbali, sono tutti aspetti che ricevono
nel romanzo un trattamento particolare, e che hanno impegnato Zevi nella ricerca quasi creativa di
soluzioni che rendessero giustizia all’opera artistica di Camus.
Ad eccezione di alcuni passaggi, nei quali ho sottolineato alcune piccole imperfezioni, qualche
sfumature che discordano in parte con l’originale, il traduttore si dimostra attento anche a particolari
che potrebbero sembrare insignificanti, e che invece si rivelano fondamentali per trasmettere al
lettore italiano la società dell’assurdo, il mondo étranger creato dalla penna di Albert Camus.
5
Capitolo 1
La traduzione del titolo
L’analisi della traduzione de L’étranger comporta una riflessione approfondita già a partire dal
titolo. La tradizione riconosce il romanzo di Albert Camus come Lo straniero, traduzione ufficiale,
consolidata ormai nell’uso. Tuttavia bisogna considerare che un confronto dettagliato fra le due
lingue potrebbe mettere in discussione questa scelta traduttiva.
La parola étranger in francese ha un valore semantico più ampio rispetto alla parola straniero, usata
da Alberto Zevi nella sua traduzione. Può essere tradotta in italiano in diversi modi, come straniero
oppure estraneo.
Consultando il Trésor de la Langue Française
1
, notiamo che étranger può essere usato sia come
aggettivo che come sostantivo, come accade anche in italiano, e il lemma riporta diversi significati,
una distanza dovuta al paese di nascita «(Celui, celle) qui n'est pas d'un pays, d'une nation donnée;
qui est d'une autre nationalité, qui est d'une communauté géographique différente» ; e una distanza
quasi di tipo psicologico «(Celui, celle) qui n'est pas familier(ière) d'un lieu qui ne fait pas partie
d'une collectivité donnée […] (Celui, celle) qui n'est pas familier(ière) à quelqu'un, qui n'a pas de
relation avec lui, qui en est mal connu(e), distant(e)». Insieme a un preciso riferimento all’opera
letteraria di Camus, troviamo questa definizione, che si concentra anch’essa soprattutto sull’aspetto
psicologico del significato: « (Celui, celle) qui n'arrive pas à se situer par rapport à lui-même, à la
vie, à ce qui l'entoure; à qui tout paraît sans rapport avec lui-même ».
L’8
a
edizione del Dictionnaire de l’Académie Française (1932-35) propone la diversità di
nazionalità e paese come primo significato del termine, e per estensione la diversità psicologica e la
mancanza di conoscenza o partecipazione. La 9
a
edizione dello stesso dizionario (1992) evidenzia
maggiormente il duplice aspetto del significato del termine, ma si sofferma soprattutto sulla
mancanza di relazione, legame, appartenenza che caratterizza la persona, la cosa, l’oggetto étranger
rispetto a un gruppo, a una collettività, a una nazionalità, a una situazione, a un qualcosa, insomma,
che sia altro, diverso.
Qui n'appartient pas au groupe, à la chose ou à la personne dont il s'agit.
Qui ne fait pas partie d'une collectivité déterminée.
1
Trésor de la Langue Française, http://atilf.atilf.fr/tlfi.htm
6
Qui n'est pas naturel ou propre à quelqu'un ou quelque chose, qui appartient ou semble
appartenir à autrui.
2
Le Nouveau Petit Robert
3
dà come primo significato di étranger quello di straniero, qualcuno o
qualcosa «qui est d’une autre nation», un oggetto «relatif aux rapport avec les autres nations». Il
significato che corrisponde a estraneo invece, è riportato solo in seconda posizione: «Qui
n’appartient pas ou qui est considéré comme n’appartenant pas à un groupe […] pas propre ou
naturel à quelqu’un […] qui ne fait pas partie de, qui n’a aucun rapport avec». Troviamo anche un
collegamento fra il lessema étranger e il significato di étrange.
Consultando inoltre, alcuni dizionari italiani, come il Garzanti
4
, il De Mauro
5
e il Treccani
6
,
troviamo in un certo senso conservata questa distinzione. Analizzando le definizioni date dai
dizionari, si può affermare che la parola «straniero pone l’accento su una distanza giuridico-
geografica (cittadinanza, paese, nazione), mentre estraneo richiama una distanza cognitiva e
affettiva (sconosciuto, senza legami di sangue, di parentela)
7
».
In realtà troviamo anche un uso letterario della parola straniero che comprende in sé il significato
normalmente attribuito a estraneo, ma gli esempi riportati si riferiscono sempre a un italiano antico,
sicuramente lontano dall’uso moderno della lingua. In particolare, tutti e tre i dizionari considerati
riportano un esempio delle Ricordanze di Leopardi: «quando la terra / Mi fia straniera valle, e dal
mio sguardo / Fuggirà l'avvenir», che testimonia la contaminazione semantica fra i due termini.
Un’altra considerazione che possiamo ricavare da questa breve escursione nei dizionari italiani è
l’accezione di strano, insolito, che il termine straniero può acquisire: questo ulteriore significato è
quindi previsto anche nella lingua italiana ma si tratta perlopiù di una variante dell’italiano
tendenzialmente antica o letteraria. L’esempio riportato dal De Mauro e dal Treccani è lo stesso:
«l’aria intorno avea di Sogni piena / Di varie forme e stranier portamenti» (Poliziano).
Possiamo quindi concludere che la linea di demarcazione fra le due parole non è netta, non segna
dei confini ben precisi, e i significati non sono definibili in modo esatto. Inoltre abbiamo visto come
la parola straniero, seppur in contesti linguistici particolari come quello letterario, può assumere
alcune particolari sfumature che ne ampliano il senso.
2
Dictionnaire de l’Académie Française, 9
ème
édition, 1992, http://atilf.atilf.fr
3
Le Nouveau Petit Robert. Dictionnaire alphabétique et analogique de la langue française, Dictionnaires Le Robert,
Paris, 2003
4
Dizionario Garzanti, http://www.garzantilinguistica.it/index.html
5
De Mauro il dizionario della lingua italiana, http://www.demauroparavia.it
6
Vocabolario della lingua italiana, Istituto della enciclopedia italiana Treccani, Milano, 1994
7
A. Jeronimidis, «Étranger, qui peut savoir ce que ce mot veut dire.» Sulla traduzione di un titolo, in AA.VV.,
Interpretare e tradurre. Studi in onore di Luigi De Nardis, Napoli, Bibliopolis, 2000, p. 512
7
Forse è proprio in ragione di queste sottili differenze che separano i due termini fra di loro, e della
notevole carica semantica del termine straniero che si è sempre accettata la scelta traduttiva fatta da
Alberto Zevi.
Queste considerazioni risultano ancora più opportune se andiamo ad analizzare il romanzo per
intero. La parola étranger viene usata in riferimento al protagonista solo una volta in tutto il
romanzo, durante lo svolgimento del processo:
Et ils concluront qu’un étranger pouvait proposer du café, mais qu’un fils devait le refuser
devant le corps de celle qui lui avait donné le jour
8
,
che è stata tradotta
E concluderanno che un estraneo poteva sì offrire il caffè, ma che un figlio aveva il dovere
di rifiutarlo davanti al corpo di colei che lo aveva dato alla luce
9
.
L’autore in questo caso usa il termine in opposizione a fils, e possiamo notare come qui il traduttore
abbia preferito optare per estraneo e non per straniero.
Dovremo allora interrogarci sulle intenzioni linguistiche e letterarie dell’autore: cosa intendeva
indicare precisamente Albert Camus quando ha deciso il titolo per il suo romanzo?
Il titolo di un romanzo deve essere per il lettore un punto di riferimento, un modo per entrare già
nella storia dei personaggi, nelle situazioni descritte dall’autore, nel tema principale del libro. Nella
prima formulazione cosciente del tema de L’Étranger, Camus parla di «un homme qui a cherché la
vie là où on la met ordinairement ( mariage, situation, etc. ) et qui s’aperçoit d’un coup, […]
combien il a été étranger à sa vie
10
». Il protagonista del romanzo, Meursault, è in ogni caso, anche
un pied-noir, quindi è uno straniero che vive la sua modesta vita d’impiegato e che arriva a uccidere
un arabo.
In molti hanno visto in Meursault una somiglianza con l’esistenza e i sentimenti dello scrittore;
Pierre-Louis Rey sottolinea come ne L’Étranger possiamo leggere l’autore che dà voce a se stesso,
ai suoi sentimenti, al suo disagio per la sua condizione di straniero
11
. Nei Carnets infatti, soprattutto
nel periodo di preparazione al romanzo, troviamo molte annotazioni che svelano lo sfogo di un
forestiero, un algerino esule a Parigi.
8
A. Camus, L’étranger, Paris, Gallimard, 1971, 1
a
edizione 1942, p. 140; la sottolineatura è nostra. D’ora in poi le
citazioni tratte dal TP verranno seguite dall’indicazione del numero di pagina tra parentesi.
9
A. Camus, Lo straniero, trad. it. di A. Zevi, Milano, Bompiani, 1947, p. 111; la sottolineatura è nostra. D’ora in poi le
citazioni tratte dal TA verranno seguite dall’indicazione del numero di pagina tra parentesi.
10
A. Camus, Carnets I. Mai 1935 – Février 1942, Paris, Gallimard, 1962, p. 61
11
Cfr. P-L. Rey, L’étranger. Albert Camus. Profil d’une œuvre, Paris, Hatier, 1991, p. 34
8
Se consideriamo la biografia dell’autore infatti, appare subito evidente come la duplice condizione
di straniero ed estraneo caratterizzi tutta la sua esistenza. Straniero in un paese che non è il suo, e
probabilmente estraneo, distaccato dalla vita regolare e normale degli altri uomini. Ecco cosa scrive
l’autore nei Carnets :
Que signifie ce réveil soudain […] avec les bruits d’une ville étrangère ? Et tout m’est
étranger, tout […] Je ne suis pas d’ici – pas d’ailleurs non plus. Et le monde n’est plus qu’un
paysage inconnu […] Étranger, qui peut savoir ce que ce mot veut dire. […] Travailler […]
de manière à parfaire à la fois le silence et la création. Tout le reste, tout le reste […] est
indifférent.
12
La presenza dell’estraneità, dell’insolito, dell’indifferenza, del distacco come temi centrali
dell’opera ci portano a un’altra considerazione sull’importanza di una giusta chiave di lettura del
titolo. Camus ha definito questo romanzo «un exercice d’objectivité et de détachement comme
après tout son titre l’indique
13
» : il titolo presenta in un certo senso lo stile, le scelte narrative e
lessicali, la lingua che lo scrittore ha scelto consapevolmente per raccontare la storia di Meursault.
Per la questione linguistica, che è di vitale importanza per il romanzo e per l’analisi della traduzione
di Alberto Zevi, rimando ai capitoli successivi. Qui mi preme sottolineare come il titolo del
romanzo sia caratterizzato da una forte molteplicità e complessità di significati, a cui forse la
traduzione di Zevi non può riuscire a dare giustizia.
La parola étranger ha infatti due equivalenze possibili in italiano, straniero e estraneo, che
trasmettono significati e sfumature semantiche diverse. Quale può essere la soluzione più adatta a
rendere il titolo di Camus?
Forse il titolo L’Estraneo potrebbe essere una soluzione più adatta a descrivere le caratteristiche del
personaggio, il significato che Camus voleva trasmettere. Anna Jeronimidis nel suo studio sulla
traduzione del titolo de L’Étranger propone di cominciare ad «abituarsi alla possibilità di un
romanzo di Albert Camus intitolato L’Estraneo
14
».
Tuttavia scegliere uno dei due lessemi implica inevitabilmente la perdita di parte del significato del
titolo. Possiamo quindi essere sicuri che una delle due soluzioni ci permetta di trasmettere
pienamente quello che l’autore esprime attraverso il titolo L’Étranger?
12
A. Camus, Carnets I. Mai 1935 – Février 1942, cit., pp. 201-202
13
A. Camus, Lettres sur la révolte, in Essais, Gallimard, Paris. 1965. p.758 (citato in A. Jeronimidis, op. cit., p. 520)
14
A. Jeronimidis, op. cit., p. 520