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• la diversificazione della struttura sociale (maggior numero di famiglie,
immigrazione, ecc.)
• lo spostamento delle centralità (crescita delle cinture urbane)
La riconversione industriale, invece, è causata da:
• la fine dei cicli produttivi: alcuni tipi di produzione “semplicemente”
esauriscono le ragioni economiche della loro esistenza
• la riduzione delle aree occupate: molte produzione hanno ridotto la domanda
di spazio
• la dismissione delle produzioni per scelte di politica economica nazionale (es.
siderurgia e chimica)
• la delocalizzazione della produzione: prima fuori dai centri urbani, poi anche
fuori dall’Italia
• la delocalizzazione delle grandi infrastrutture: parchi ferroviari, porti, mercati
all’ingrosso, macelli, depositi dei mezzi di trasporto pubblico, ecc.
In Italia le grandi dismissioni iniziano nella prima metà degli anni ’80 (Torino,
Milano, Firenze, ecc.). A metà degli anni ’90 il fenomeno aveva raggiunto dimensioni
di crisi.
Sugli assetti e sulle politiche urbane influivano pesantemente la crisi della città e
la riconversione industriale a cui si deve aggiungere la crisi della disciplina urbanistica.
L’inadeguatezza della strumentazione urbanistica si poteva cogliere nei seguenti
elementi: i Piani urbanistici erano indirizzati a contenere e controllare le
trasformazioni territoriali determinate dalle spinte economiche e demografiche; tali
spinte prevalevano sempre sulle regole del Piano, che non poteva promuovere una
trasformazione virtuosa della città nel momento in cui tali spinte, per la crisi della
città e la riconversione industriale, erano venute meno.
Come spesso accade l’acuirsi della crisi ha aiutato ad individuare o consolidare
nuove modalità di lavoro, come la pianificazione, il nuovo ruolo positivo e non
difensivo delle pubbliche amministrazioni, la sperimentazione di nuovi strumenti e
nuove procedure e l’apertura del concetto di “recupero” al patrimonio industriale.
Gli anni ’90 sono stati anni di forte innovazione per le città tale innovazione è
dovuta anche all’adozione di nuovi strumenti legislativi, nuove procedure e nuovi
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strumenti d’intervento promossi dallo Stato italiano e dall’Unione Europea a cui si
sono aggiunte nel tempo le leggi urbanistiche regionali.
I decreti Bassanini (che investono tutti i campi dell’azione pubblica) affermano il
decentramento (dallo Stato alle Regioni, alle Province, ai Comuni) e il principio di
sussidiarietà , ovvero l’ente superiore non fa ciò che può fare bene l’ente di livello
inferiore.
Il Testo Unico Degli enti locali 267/00 rafforza i Decreti Bassanini e istituisce
nuovi livelli di governo intermedi (le Aree Metropolitane, le circoscrizioni, ecc.) e
nuove figure di garanzia dei rapporti tra il cittadino e le istituzioni (per es. il difensore
civico).
Gli anni ’90 si caratterizzano anche per l’introduzione di nuove prassi e
metodologie di intervento a disposizione della Amministrazioni:
• nel rapporto Pubblico-Privato con i programmi proposti dal Ministero per i
lavori pubblici: PRU, PRUSST, etc;
• nell’integrazione delle politiche che hanno ricadute territoriali con i programmi
proposti dall’Unione Europea: Urban, Fondi strutturali, etc.
Nella città contemporanea le Aree Dismesse rappresentano una grande
occasione per riconsiderare la città nel suo complesso e di recuperare i ritardi nella
dotazione di servizi e infrastrutture senza sprecare territorio, rilanciare l’immagine
della città sia verso i propri cittadini che nella competizione nazionale e
internazionale, e sviluppare nuovi settori economici.
La combinazione complessa delle caratteristiche precedentemente considerata
porta ad una valutazione anche molto diversa sulle possibilità di recupero di aree
dismesse apparentemente simili tra loro.
Ultimamente il maggiore interesse al tema e la nascita anche in Italia di
organizzazioni e soggetti impegnati nella riqualificazione delle aree e delle città sta
pericolosamente spostando l’attenzione dai temi dello sviluppo urbano a quelli della
valorizzazione delle singole aree.
Lo scopo del nostro progetto è valutare attentamente questa opportunità e
sfruttarla al meglio per un disegno di lungo periodo per la nostra area industriale
dismessa.
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Per sfruttare al meglio l’occasione offerta dalla presenza dell’Area dismessa
dobbiamo considerare il ruolo di questi spazi nella riqualificazione urbana tenendo
conto di vari aspetti:
• la sua centralità in una area vasta che è in crescita e che assume una posizione
strategica rispetto alle direttrici del territorio.
• è l’Area dismessa ad essere a servizio del Piano (progetto urbano) e non
viceversa
• una concertazione pubblico-privato (collaborazione).
Pensando al recupero dell’Area Dismessa vanno valutati alcuni altri elementi:
• Le aree abbandonate non sono tutte ugualmente dismesse.
• La proprietà può essere pubblica o privata.
• La dimensione dell’area
• Gli strumenti e i programmi esistenti.
La valutazione degli interventi è cruciale e deve essere organizzata in tre momenti:
ex-ante, monitorando l’intervento, ex post.
Al centro della valutazione deve essere posto il rapporto tra interesse pubblico e
interesse privato: da un lato il legittimo interesse privato, dall’altro la ferma
tenuta sull’interesse pubblico.
Tra i fattori da considerare:
• la fattibilità tecnico-procedurale
• la fattibilità economica
• le ricadute sociali (posti di lavoro, nuove residenze, nuovi servizi, ecc.)
• le ricadute urbane (riqualificazione e miglioramenti infrastrutturali, ambientali,
estetici, funzionali, ecc.)
• la qualità dell’intervento (architettonica, energetica, ecc.)
• l’opportunità strategica di realizzare l’intervento
In questi 10 anni le principali problematiche strutturali e procedurali poste alla
reintroduzione delle Aree Dismesse nel tessuto urbano si sono in gran parte risolte.
Oggi si affacciano nuovi temi che pongono problemi anche molto diversi da
quelli affrontati fino ad oggi:
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• nuove dismissioni: le strutture (grande distribuzione, multisala, ecc.) che oggi
stanno occupando le Aree dismesse
• la città da rottamare: tutte quelle parti di città, prevalentemente residenziale, che
costruita negli anni ’50-’70 hanno oggi già compiuto il loro ciclo economico.
Un punto fondamentale della dell’analisi è il rapporto tra interesse pubblico e
interesse privato: da un lato il legittimo interesse privato, dall’altro la ferma tenuta
sull’interesse pubblico.
Tra i fattori da considerare:
• la fattibilità tecnico-procedurale
• la fattibilità economica
• le ricadute sociali (posti di lavoro, nuove residenze, nuovi servizi, ecc.)
• le ricadute urbane (riqualificazione e miglioramenti infrastrutturali, ambientali,
estetici, funzionali, ecc.)
• la qualità dell’intervento (architettonica, energetica, ecc.)
• l’opportunità strategica di realizzare l’intervento
Inoltre un altro punto fondamentale per la valutazione è il rapporto che tali
interventi avranno con l’ambiente circostante relativamente ai processi di
riqualificazione ambientale e territoriale.
La valutazione ambientale è un processo complesso che coinvolge differenti
attori caratterizzati da ruoli diversi: decisionali o tecnici, di assistenza e supporto al
processo e di integrazione delle informazioni. Si tratta di analizzare la
multidimensionalità e la complessità della valutazione ambientale e comprendere il
contributo che i differenti attori assicurano al processo.
Nel lunghissimo dibattito che ha accompagnato la maturazione della direttiva
della Comunità Europea 42 del 2001, l’interpretazione sul significato della VAS ha
oscillato a lungo tra due diverse posizioni. Una prima interpretazione, di più diretta
derivazione della Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), era intesa a sottoporre
piani e programmi ad un procedimento di valutazione del tutto analogo alla VIA,
anche per colmare alcuni problemi della VIA come la conflittualità, la fase
progettuale troppo avanzata di applicazione della procedura e l’insufficiente
possibilità di considerazione degli impatti cumulati. La seconda interpretazione
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considerava l’intero processo di VAS come elemento costitutivo dell’elaborazione di
piani e programmi orientati alla sostenibilità, antecedente alla loro adozione e
approvazione.
E’ possibile effettuare questo tipo di valutazione in tre diversi momenti rispetto
alla definizione degli strumenti di pianificazione:
La valutazione ex ante comporta: la descrizione quantificata della situazione
ambientale attuale; l’indicazione degli obiettivi a breve e medio termine, tenuto conto
dei piani di gestione dell’ambiente definiti e decisi a livello nazionale, regionale o
locale, delle risorse finanziarie messe a disposizione e dei principali risultati del
periodo di programmazione precedente; la valutazione dell’impatto prevedibile della
strategia e degli interventi sulla situazione ambientale. La valutazione ex ante verifica
la qualità delle modalità di esecuzione e di sorveglianza. Essa prende in
considerazione gli insegnamenti tratti dalle valutazioni relative ai periodi di
programmazione precedente.
• La valutazione intermedia prende in considerazione i primi risultati degli
interventi, la coerenza con la valutazione ex ante, la pertinenza degli obiettivi e il
grado di conseguimento degli stessi. Valuta altresì la correttezza della gestione
finanziaria nonché la qualità della sorveglianza e della realizzazione
• La valutazione ex post è destinata a illustrare l’impiego delle risorse, l’efficacia e
l’efficienza degli interventi e del loro impatto e la coerenza con la valutazione ex
ante; essa deve altresì consentire di ricavare degli insegnamenti in materia di
coesione economica e sociale. Verte sui successi e gli insuccessi registrati nel
corso dell’attuazione, nonché sulle realizzazioni e sui risultati, compresa la loro
prevedibile durata.
La prima e la seconda modalità sono da preferirsi, in quanto attraverso esse la
pianificazione fa propria la valutazione, completandosi e migliorandosi.
L’obiettivo che si pone questa tesi è quello di fornire nel contesto di una
Valutazione Ambientale Strategica un orientamento per la scelta tra due opzioni di
piano relative all’area industriale dismessa dell’ex Fas.
Si è cercato di introdurre la VAS all’interno di un processo di pianificazione, nel
quale si è ritenuto opportuno far riferimento all’analisi multicriterio, fondamentale ai
fini della valutazione, come sottolineato nel rapporto della Commissione Europea,
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identificandosi come un processo valutativo orientato alla scelta tra varie opzioni di
piano.
Seguendo il manuale redatto dalla Environmental Resources Management la
VAS è stata impostata nelle prime tre delle sue sei fasi.
Ogni fase è articolata in cinque punti.
Il primo, Obiettivo, illustra gli obiettivi della fase e i risultati da conseguire. Il
secondo, Azioni, descrive le azioni che devono essere effettuate per completare
questa fase della valutazione, il terzo, Descrizione, definisce le modalità con cui
vengono svolte le azioni per il conseguimento degli obiettivi.
Per ogni fase si riportano gli Elaborati, ossia i documenti da produrre per la
valutazione ambientale e i Risultati conseguiti.
L’obiettivo che si prefigge la prima fase è quello di analizzare lo stato
dell’ambiente e delle risorse naturali dell’area oggetto di studio e le interazioni
positive e negative che i principali settori di sviluppo esercitano sull’ambiente stesso e
nel territorio comunale.
Per poter conseguire tale obiettivo è necessario avere una conoscenza
interdisciplinare del contesto in cui ci si appresta ad operare. Sono stati presi in
considerazione di seguenti punti di vista:
• Inquadramento Geografico
• Inquadramento Storico
• Testimonianze archeologiche, monumenti e luoghi di interesse storico
• Sistema dei parchi e delle aree protette e vincolate
• Analisi socioeconomica e dell’insediamento
• Economia e settori di sviluppo
• Risorse, infrastrutture e servizi tecnologici
I risultati di questa fase vengono definiti attraverso un’analisi SWOT (Strengths,
Weaknesses, Opportunities, Threats) che mette in evidenza i punti di forza, i punti di
debolezza, le opportunità e i rischi dell’area in esame.
Per raggiungere lo scopo della seconda fase, che è quello di “individuare
obiettivi, finalità e priorità in materia di ambiente e sviluppo sostenibile”, In questa
fase si considerano le Linee guida dettate dal Programma operativo della Regione
Sardegna per quanto attiene la programmazione socio-economica, dal Piano
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Paesaggistico Regionale della Sardegna e Piano di bonifica dei siti inquinati in
relazione alla programmazione ambientale, e quelle dettate dal Piano urbanistico
provinciale di Cagliari, inoltre, vengono presi in considerazione gli obiettivi dei Piani
Urbanistico Comunale di Cagliari, Elmas, e il Piano Regolatore del CASIC.
Il risultato della seconda fase è quello dell’individuazione di un set di obiettivi
giudicati prioritari in materia di ambiente e sviluppo sostenibile derivati appunto
dall’analisi della legislazione dell’area di studio.
L’obiettivo che si vuole perseguire nella terza fase è volto invece ad individuare
le possibili strategie e alternative di sviluppo in grado di soddisfare gli obiettivi relativi
all’ambiente e allo sviluppo sostenibile. Questa fase viene suddivisa in tre stadi.
Nel primo stadio, Definizione degli obiettivi della bozza di piano, attraverso una
serie di confronti, vengono definiti gli obiettivi coerenti con quelli relativi
all’ambiente e allo sviluppo sostenibile.
I confronti che vengono eseguiti sono tra:
• gli obiettivi specifici definiti nella seconda fase e i dieci criteri di sostenibilità;
• gli obiettivi specifici definiti nella seconda fase;
• gli obiettivi specifici e i risultati ottenuti con l’analisi SWOT;
• l’analisi SWOT e la Programmazione socio-economica (POR Sardegna);
• gli obiettivi specifici e la Programmazione socio-economica (POR Sardegna);
I dieci criteri usati nel primo confronto sono quelli definiti in occasione
dell’elaborazione di un programma del Regno Unito nell’ambito dei Fondi Strutturali
e sono da intendersi quali orientamenti generali per i problemi che possono costituire
la base degli obiettivi in materia di ambiente e di sviluppo sostenibile, mentre gli
obiettivi ambientali sono quelli proposti dalle Linee guida della VAS per i Fondi
Strutturali 2000-2006.
Partendo dai risultati del primo stadio, nel secondo, Elaborazione della proposta
di piano, si fa ricorso ad un’analisi degli obiettivi specifici per la definizione di
possibili strategie alternative o linee d’azione. I risultati di questo stadio portano alla
definizione di due proposte di piano per l’area dell’ex Ferriera Acciaierie Sarde.
Tali proposte di piano nel terzo stadio, Confronto tra le alternative di piano,
vengono confrontate tra loro attraverso l’analisi multicriterio, avvalendosi del
metodo AHP (Analytic Hierarchy Process).
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Attraverso l’applicazione della metodologia multicriterio è possibile infatti
definire una classificazione delle alternative e verificare quale opzione di piano risulta
valida per la definizione di un piano efficace per l’area oggetto di studio.
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FASE I
VALUTAZIONE DELLA
SITUAZIONE TERRITORIALE
ED ELABORAZIONE DEI
DATI DI RIFERIMENTO
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OBIETTIVI
Nell'ambito della politica comunitaria regionale (o politica di coesione) dell'Unione
Europea, i fondi strutturali vengono attribuiti alle regioni sulla base di specifici
obiettivi predeterminati.
La procedura dei fondi strutturali prevede la stesura, da parte dello Stato
membro o dell'autorità regionale, di un Piano di Sviluppo Regionale conforme ai
requisiti richiesti dagli obiettivi di sviluppo specifici determinati dall'Unione Europea,
entro il quale si inseriscono il Quadro Comunitario di Sostegno ed uno o più Piani
Operativi (Nazionali o Regionali).
I regolamenti del 1993 relativi ai Fondi Strutturali prevedono che venga
effettuata contestualmente a tutti gli stadi di pianificazione una valutazione della
situazione ambientale delle regioni interessate da finanziamenti: questo stadio
costituisce pertanto la fase iniziale della VAS.
La "situazione ambientale di una regione" è lo stato dell'ambiente come indicato
dalle sue risorse naturali principali; la valutazione di tale situazione deve fornire
informazioni utili a conseguire gli obiettivi generali del trattato di Amsterdam e dei
regolamenti dei Fondi Strutturali, in particolare:
- promuovere uno sviluppo sostenibile;
- promuovere un elevato livello di protezione e di miglioramento della qualità
dell'ambiente;
- garantire la compatibilità tra le operazioni finanziate dai fondi e le attività
finalizzate alla protezione e al miglioramento dell'ambiente.
Conseguire l’obiettivo dello sviluppo sostenibile significa conseguire uno
sviluppo che soddisfi le esigenze del presente senza compromettere la possibilità
delle generazioni future di soddisfare le proprie.
Affinché avvenga, l’impatto tra settore dello sviluppo e ambiente deve essere
positivo o neutro, ed è quindi fondamentale comprendere le interazioni tra sviluppo
e ambiente, e fornire informazioni che consentano di individuare un equilibrio tra
domanda e disponibilità delle risorse.
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AZIONI
In riferimento al piano oggetto di studio, questo stadio si articola nelle seguenti
analisi:
- inquadramento geografico;
- inquadramento storico;
- testimonianze archeologiche, monumenti e luoghi di interesse storico;
- sistema dei parchi e delle aree protette e vincolate;
- analisi socioeconomica e dell'insediamento;
- economia e settori di sviluppo;
- risorse, infrastrutture e servizi tecnologici.
Con riferimento alle tematiche individuate, la rappresentazione della situazione
ambientale si basa sulla raccolta di un set prioritario di indicatori di stato e pressione:
attraverso gli indicatori di pressione si costruisce il complessivo carico inquinante
proveniente dal settore della produzione, che impatta sulla qualità ambientale, mentre
gli indicatori di stato sono in grado di rappresentare lo stato di qualità ambientale.
DESCRIZIONE
L'inquadramento geografico è svolto attraverso un'analisi di massima della
forma del territorio comunale, delle relazioni interne ed esterne, e di tutte le
caratteristiche peculiari del territorio. L'inquadramento storico è una breve sintesi dei
fatti storici più importanti che riguardano il territorio, ottenuti da testi e cartografie
storiche, per comprendere i caratteri del territorio e le sue vocazioni attraverso le
diverse epoche storiche.
Lo studio delle testimonianze archeologiche, monumenti e luoghi di interesse
storico viene condotto per individuare i segni storici del territorio e le aree da tutelare
e valorizzare in quanto testimonianze del passato.
Il sistema dei parchi e delle aree ambientali e vincolate prende in considerazione
le porzioni di territorio soggette a particolare tutela, individuate come parchi, riserve
naturali o siti di interesse comunitario da specifiche leggi. Nel caso in esame
l'attenzione verrà focalizzata sullo stagno di Santa Gilla, area umida di rilievo
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internazionale, e le aree archeologiche.
Viene quindi realizzata un'indagine socio economica tramite alcune analisi di
settore definendo i caratteri generali, la distribuzione dei servizi, i rapporti e i
collegamenti tra le diverse realtà insediative; verrà studiato la dinamica demografica
dell' area vasta di Cagliari, il sistema dell'insediamento e delle abitazioni sparse nel
territorio, e infine un'analisi sui livelli occupazionali della stessa area vasta.
L'analisi dell'economia e dei settori di sviluppo prende in considerazione i vari
settori dell'economia del comune e ne analizza il grado di sviluppo. In particolare i
settori analizzati sono: agricoltura e allevamento, pesca, industria e artigianato,
terziario.
Infine lo studio delle risorse, infrastrutture e servizi tecnologici prende in
considerazione le risorse idriche e la loro disponibilità, la gestione del ciclo idrico
integrato, la gestione dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani, la rete viaria e la rete
di distribuzione elettrica principale.
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ELABORATI1
1. INQUADRAMENTO GEOGRAFICO
Il Comune di Elmas è una realtà relativamente giovane che, nell’ultimo
censimento demografico del 2006, contava circa 8.852 abitanti. La città di Elmas ha
raggiunto la sua autonomia istituzionale solamente nel maggio del 1989, con Legge
Regionale del 22 dicembre 1989, n. 46,quando i cittadini sono stati chiamati alle urne
per esprimere il loro voto attraverso un referendum che ha portato, con risultato
plebiscitario, al distacco dal Comune di Cagliari. È anche vero che Elmas era stato
Comune fino al 1937, quando con Regio Decreto 1705 del 6 Agosto, veniva
accorpato a Cagliari
Il 6/7 maggio del 1990, si sono svolte le elezioni per il 1° Consiglio Comunale.
Il primo sindaco del rinnovato Comune è stato il Dott. Asunis Antonio.
La cittadina che fa parte del cosiddetto campo urbano di Cagliari (Cagliari,
Assemini, Capoterra, Decimomannu, Elmas, Maracalagonis, Monserrato, Quartu
Sant'Elena, Quartucciu, Selargius, Sestu, Settimo San Pietro, Sinnai, Dolianova,
Perdiana, Soleminis) presenta le caratteristiche tipiche della pianura Campidanese. La
presenza del Flumini Mannu, unico corso d'acqua a portata perenne che scorre per
gran parte del Campidano di Cagliari, caratterizza quest' area pressoché pianeggiante,
appena segnata, nel margine occidentale, dai primi rilievi collinosi del Sulcis-
Iglesiente. Il fiume non solo caratterizza fortemente la configurazione fisica del
territorio ma, pur trattandosi di un corso d'acqua di portata e dimensioni non
considerevoli, condiziona favorevolmente la struttura economica dell'area, tanto che
quest'area può considerarsi la più fertile e quindi la più redditizia, sotto il profilo
agricolo, dell'intera pianura Campidanese.
Degna di nota è infine la zona di agglomerazione industriale di Elmas che si
estende su un'area di 268,23 ettari, ed è situata di fronte all'aeroporto di Elmas ed è
quasi totalmente impegnata da piccole aziende industriali e di servizi.
1Relazione Piano Urbanistico Comunale del comune di Elmas
www.comune.elmas.ca.it
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• Cenni geologici
Il territorio comunale è costituito da formazioni alluvionali e fluviolacustri. La
breve pianura a ridosso dello stagno si è formata per accumulo dei detriti portati dai
fiumi del dominio del Flumini Mannu e del Cixerri, nel quaternario. La carta
geologica regionale individua la zona secondo una tipologia detritico alluvionale.
• Idrologia
La regione territoriale di cui fa parte il territorio comunale di Elmas è dominata
dal punto di vista ideologico dai due bacini del Cixerri e del Flumini Mannu, corsi
d'acqua che sfociano nello stagno di Santa Gilla.
Le aste terminali dei due corsi d'acqua corrono parallele e sono state oggetto di
un'opera di sistemazione e protezione dalle piene mediante adeguate arginature che
contengono gli eventi di piena all'interno delle aree delimitate per la salvaguardia
delle zone circostanti.
Le caratteristiche principali dei due bacini sono:
Bacino Cixerri Mannu TOTALE
Superficie scolante(kmq) 530,98 1711,23 2242,21
Deflusso medio annuo(mm) 64 258
Nello studio ideologico, elaborato per l'utilizzazione dello stagno di santa Gilla a
fini produttivi, sono state analizzate diverse ipotesi di piena dei due corsi d'acqua e
sono risultati, in concomitanza di piena più sfavorevoli, sopralzi idrici nello stagno di
oltre 2 metri
• Orografia
La situazione orografica del territorio è tipica delle zone situate nella regione
meridionale dell'isola. I rilievi, a ridosso della costa, lasciano posto, in alcuni casi, a
zone pianeggianti delimitate a nord da alture.