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Fig. 2.5: Produzione idroelettrica in Italia dal 1997 al 2008 secondo classe di potenza (GWh)
Fonti: [6], [7], [12]
2.3 GLI IMPIANTI IDROELETTRICI
2.3.1 CLASSIFICAZIONE DEGLI IMPIANTI IDROELETTRICI
Il notevole sviluppo della tecnologia idroelettrica ha portato ad una grande varietà di possibili
installazioni. In primo luogo, gli impianti idroelettrici possono essere classificati in funzione della
loro potenza: si possono così distinguere i grandi impianti di produzione dell‟energia idroelettrica
dagli impianti appartenenti all‟SHP (idroelettrico minore).
Per la molteplicità di soluzioni tecnicamente disponibili, oltre che per motivi fiscali e di
incentivazione economica, l‟SHP può essere suddiviso in ulteriori categorie, a seconda
dell‟intervallo di potenza e della complessità di macchinari e opere correlate. In ogni caso tali
categorie risultano di complessa definizione e danno luogo a molteplici interpretazioni.
Secondo la classificazione adottata dall‟Organizzazione delle Nazioni Unite per lo Sviluppo
Industriale (UNIDO) e dall‟European Small Hydropower Association (ESHA), ente preposto dalla
Commissione Europea come riferimento tecnico – normativo per il settore dell‟idroelettrico minore,
si distinguono:
Capitolo 2: L ’ e n e r g i a i d r o e l e t t r i c a
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Fig. 2.6: Classificazione degli impianti idroelettrici per classe di potenza
Fonti: [7], [19]
2.3.2 STRUTTURA E TIPOLOGIE DI IMPIANTI IDROELETTRICI
Un impianto idroelettrico è costituito essenzialmente da opere civili ed idrauliche (diga o traversa di
sbarramento, sistema di presa, vasca di carico, opere di convogliamento e restituzione, condotte
forzate, edificio della centrale) e da macchinari elettromeccanici (turbine idrauliche, generatori,
quadri elettrici, sistemi di comando). Per l‟idroelettrico minore si hanno notevoli semplificazioni a
livello impiantistico, e molti di questi elementi possono essere assenti.
Lo schema impiantistico generale di un impianto idroelettrico comprende:
Opere di captazione: consentono di raccogliere le acque necessarie all‟alimentazione
dell‟impianto: tali sono le dighe o le traverse.
Opere di presa: immettono le acque nel condotto derivatore e ne gestiscono la portata,
essendo dotate di organi di chiusura e di regolazione; possono comprendere anche
dispositivi per la pulizia da ghiaia o sabbia.
Opere di derivazione: convogliano le acque lungo una debole pendenza dalla presa al
punto di inizio della tubazione in pressione (condotta forzata); possono essere costituite da
un canale a pelo libero o da una galleria in pressione secondo il tipo di impianto: nel primo
caso al termine dell‟opera di derivazione si troverà una vasca di carico, nel secondo caso un
pozzo piezometrico, ambedue con la funzione di serbatoio per compensare le variazioni di
portata.
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Condotte forzate: convogliano l‟acqua in pressione dal fondo della vasca di carico o del
pozzo piezometrico alle turbine poste nella centrale.
Centrali elettriche: si tratta del complesso di edifici contenenti le turbine e le
apparecchiature necessarie alla trasformazione dell‟energia idraulica in energia elettrica.
Opere di restituzione: convogliano le acque dall‟uscita delle turbine all‟alveo del fiume,
oppure alle opere di presa del salto successivo.
Fig. 2.7: Schema di un impianto idroelettrico
Riferendosi alla modalità di funzionamento, gli impianti idroelettrici si possono classificare in:
Impianti ad acqua fluente: sfruttano direttamente la portata di un corso d‟acqua,
commisurata secondo il valore di “morbida” (ossia intermedia tra la portata di piena e quella
di magra); essi sono costituiti da una diga, atta a sbarrare il corso del fiume creando un
dislivello tra l‟acqua a monte e quella a valle, e dalla centrale vera e propria, ubicata sulla
riva del corso d‟acqua o ricavata direttamente dentro la diga; la centrale si presenta in genere
come un edificio che si sviluppa su due livelli: al piano inferiore vi sono i collettori a spirale
in prossimità delle turbine, mentre al piano superiore si trova la sala degli alternatori.
L‟acqua entra in una condotta a spirale che termina con strozzature; i getti d‟acqua spingono
quindi con forza le pale della turbina, che iniziano a ruotare trasferendo lavoro all‟albero
dell‟alternatore; infine l‟acqua viene risucchiata dal collettore di scarico e defluisce a valle,
dove riprende il suo corso normale.
Fig. 2.8: Schema di un impianto ad acqua fluente
Capitolo 2: L ’ e n e r g i a i d r o e l e t t r i c a
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Impianti a serbatoio: sono situati generalmente in montagna, laddove è presente un
notevole dislivello; l‟impianto è costituito da un serbatoio, ricavato da uno sbarramento
tramite una diga, dalle condotte, che partono dal serbatoio e arrivano alla centrale, e dalla
centrale, anche in questo caso su due livelli, secondo la stessa modalità riportata per gli
impianti ad acqua fluente. La centrale entra in funzione nelle ore diurne, quando maggiore è
la richiesta di energia: dal bacino artificiale l‟acqua defluisce nel canale di derivazione e
giunge all‟imbocco della condotta forzata; dentro la condotta l‟acqua scende a una quota
sempre più bassa acquistando energia di pressione in quanto “schiacciata” dall‟acqua
sovrastante; dentro la centrale la condotta termina con una strozzatura, in corrispondenza
della quale l‟energia di pressione si trasforma in energia cinetica, azionando così le pale
della turbina; l‟albero della turbina è connesso all‟alternatore, che ruotando genera corrente
elettrica; l‟acqua viene infine fatta defluire in un fiume vicino.
Fig. 2.9: Schema di un impianto a serbatoio
Impianti con stazioni di pompaggio: come è noto, nelle ore notturne e nei giorni festivi il
consumo di energia elettrica è minore; spegnere gli impianti non sarebbe una soluzione
conveniente, in quanto ciò richiederebbe tempi lunghi per la loro riattivazione, con
ripercussioni negative anche a livello economico. Pertanto, per conservare tale energia si
impiegano le centrali di pompaggio, dotate di un serbatoio a valle e di una pompa accoppiata
sotto ogni turbina. Durante le ore diurne dal bacino scende l‟acqua che, dopo aver portato in
rotazione la turbina, e quindi l‟alternatore, termina nel bacino a valle; di notte la corrente
prodotta da altre fonti (oggi prevalentemente termoelettrica) giunge nell‟alternatore che,
funzionando come un motore, aziona la pompa, che a sua volta fa risalire l‟acqua nel bacino
artificiale. In questo modo si restituisce una minor quantità di energia, a causa delle perdite
del ciclo, ma di pregio maggiore, in quanto verrà poi fornita nelle ore di massima richiesta.
Capitolo 2: L ’ e n e r g i a i d r o e l e t t r i c a
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Fig. 2.10: Schema di un impianto con stazione di pompaggio
Fonti: [5], [6], [7], [12], [19]
2.4 LE TURBINE IDRAULICHE
L‟elemento principale di ogni centrale idroelettrica è rappresentato dalle turbine idrauliche poste al
suo interno, il cui compito primario consiste nel trasformare l‟energia posseduta dall‟acqua in
ingresso in energia meccanica resa ad un albero; essa verrà infine convertita in energia elettrica
mediante un alternatore. Facendo riferimento alla classificazione delle macchine a fluido, si è
quindi in presenza di una macchina idraulica motrice.
2.4.1 NOMENCLATURA
Fig. 2.11: Tabella riassuntiva dei simboli utilizzati per gli impianti idroelettrici
Capitolo 2: L ’ e n e r g i a i d r o e l e t t r i c a
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2.4.2 RICHIAMI DI MECCANICA DEI FLUIDI
Nell‟ipotesi di fluidi perfetti, in condizioni stazionarie e in assenza di scambi di energia con
l‟esterno, il teorema di Bernoulli afferma che la somma dell‟energia potenziale gravitazionale,
dell‟energia di pressione e dell‟energia cinetica (trinomio di Bernoulli) è costante in ogni punto
della vena fluida. In termini di altezze si può dunque scrivere:
Dove:
è l‟altezza barometrica
è l‟altezza cinetica
La somma dei primi due termini è detta quota piezometrica, mentre la costante prende il nome di
carico totale.
Si indichi ora con 1 la sezione corrispondente al pelo libero di un serbatoio a monte della condotta,
e con 2 la sezione di uscita della condotta stessa; per la conservazione del trinomio di Bernoulli si
avrà:
Ponendo
come altezza di riferimento, considerando entrambe le sezioni soggette alla pressione
atmosferica e trascurando l‟altezza cinetica del serbatoio a monte, la precedente relazione si
semplifica in:
Avendo posto
come altezza di riferimento (
), il dislivello tra le due sezioni, detto salto
geodetico, si può esprimere come:
Indicando poi con Q la portata volumetrica, la precedente relazione può essere riscritta in termini di
potenza:
rappresenta la potenza ideale resa disponibile dal corso d‟acqua alla macchina idraulica.
Fonti: [10], [11]
Capitolo 2: L ’ e n e r g i a i d r o e l e t t r i c a
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2.4.3 COMPONENTI DI UNA TURBINA IDRAULICA
Le turbine idrauliche sono costituite essenzialmente da un organo fisso, detto distributore, e da uno
mobile, la girante, a cui è affidato il compito di scambiare lavoro con il fluido per poi trasferirlo
all‟esterno; a valle della girante, spesso è possibile individuare un condotto divergente detto
diffusore.
Il distributore, ricavato nella parte statorica, è composto da una serie di palette o ugelli che
indirizzano il flusso d‟acqua sulla girante con l‟intento di minimizzare gli urti; variando la sezione
delle luci di passaggio del distributore è possibile regolare la portata e quindi la potenza della
turbina. Essendo un organo fisso, il distributore non scambia lavoro con il fluido che lo attraversa:
pertanto in esso, trascurando le perdite fluidodinamiche, il trinomio di Bernoulli associato alla
corrente si conserva.
Si indichino ora con e con u rispettivamente le sezioni di ingresso e di uscita della girante e si
trascuri l‟eventuale dislivello presente tra il distributore e la sezione di uscita della turbina, dove
viene posto il riferimento delle pressioni e delle quote geodetiche (
); utilizzando
un‟espressione generalizzata del teorema di Bernoulli che consideri anche il lavoro
scambiato
con la turbina (quantità da intendersi positiva) si potrà scrivere:
Se
significa che la conversione dell‟energia di pressione in energia cinetica avviene
completamente nel distributore, e la turbina viene detta ad azione.
Se
significa che la conversione dell‟energia di pressione in altezza cinetica avviene solo in
parte nel distributore, per poi essere conclusa nella girante. Tale turbina è detta a reazione.
In ogni caso, all‟uscita della turbina l‟altezza barometrica deve annullarsi in quanto viene a trovarsi
al livello del riferimento delle pressioni. Pertanto il salto geodetico deve essere completamente
convertito in altezza cinetica all‟interno della turbina, a cui corrisponde il lavoro compiuto sulla
girante.
Fonti: [10], [11]
2.4.4 RENDIMENTO DELLE TURBINE IDRAULICHE E DELL’IMPIANTO IDROELETTRICO
L‟espressione del teorema di Bernoulli può essere generalizzata ottenendo un‟equazione valida
anche nel caso di fluido reale con scambio di energia con l‟ambiente esterno.
A tale scopo si indica con
il carico equivalente al lavoro scambiato tra il fluido e la macchina
idraulica, e con
la perdita di carico legata alle dissipazioni di energia per attriti di natura
fluidodinamica; questi termini verranno sommati al trinomio di Bernoulli relativo alla sezione 2,
ottenendo la seguente relazione:
Capitolo 2: L ’ e n e r g i a i d r o e l e t t r i c a
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Essendo le turbine idrauliche macchine motrici,
sarà una quantità positiva.
Per tener conto delle diverse tipologie di perdite ai fini del calcolo della potenza effettiva
dell‟impianto si introducono diversi rendimenti:
Rendimento della condotta
In un problema reale il salto effettivamente disponibile alla turbina è minore del salto
geodetico a causa della perdita di carico Y relativa alla condotta. Si definisce quindi il
rendimento della condotta
come rapporto tra caduta utile
ed il salto
geodetico , detto anche caduta disponibile
:
compreso indicativamente tra 0,65 e 0,85.
Nel caso di impianti di piccola taglia le condotte possono essere assenti: in questo caso,
evidentemente, non si utilizzerà tale rendimento per il calcolo della potenza.
Rendimento idraulico
Non tutta l‟energia associata alla caduta utile
può essere convertita in lavoro: parte di
essa viene dissipata nella turbina a causa delle perdite fluidodinamiche indotte dalle pale del
distributore e della girante; per tener conto di tali perdite si definisce il rendimento idraulico
compreso indicativamente tra 0,88 e 0,94.
Rendimento volumetrico
Una parte di portata non passa direttamente attraverso la turbina, non prendendo così
parte al trasferimento di energia dall‟acqua al motore idraulico; per tener conto di tale
fenomeno si introduce il rendimento volumetrico
:
di valore molto prossimo a 1.
Rendimento meccanico
Una parte della potenza generata viene dissipata nei componenti di trasmissione meccanica e
nei cuscinetti: per questo motivo è necessario riferirsi al rendimento meccanico
, definito
come rapporto tra la potenza utile e quella generata internamente dalla macchina: