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INTRODUZIONE
La forma più fondamentale d’amore è l’amore fraterno.
Con questo intendo senso di responsabilità,
premure,rispetto, comprensione per il prossimo; esso è
caratterizzato dall’assenza di esclusività. Se io ho
sviluppato la capacità d’amare non posso fare a meno di
voler bene ai miei fratelli. Nell’amore fraterno c’è il
desiderio di fusione con tutti gli uomini, c’è il bisogno di
solidarietà umana. L’amore fraterno si fonda sul principio
dell’unione coi nostri simili.
Ho scelto di iniziare questo mio lavoro con un brano
tratto da “L’arte di amare” di Erich Fromm.
Sono la mia storia personale, la passione per la vita, la
letteratura e gli studi effettuati che hanno spinto la mia
curiosità verso quello che vorrei definire universo fraterno.
Un universo che il mio percorso accademico è riuscito ad
esplorare purtroppo solo in minima parte. Per questi motivi
il mio intento è quello di indagare ancora più in profondità
la relazione fraterna e studiare la fenomenologia e i vissuti
del conflitto tra fratelli e sorelle adolescenti.
La ricerca del materiale ha richiesto molto tempo, fatica
e pazienza a causa dello scarso interesse dato
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all’argomento,soprattutto nel nostro Continente. E’ stato
quindi necessario creare un questionario di ricerca al fine
di indagare le percezioni, i vissuti e le reazioni più diffuse al
conflitto tra ragazzi e ragazze adolescenti.
Mi ha sempre stupita l’ombra di silenzio che avvolge
questo tema, e lo stupore è aumentato man mano che
scoprivo la grande importanza che la relazione fraterna – e
quindi i conflitti che si scatenano al suo interno durante il
periodo dell’adolescenza – ha nella vita psichica e sociale
di ogni individuo.
Senza nulla togliere al ruolo fondamentale dell’amore
materno e paterno, il rapporto tra fratelli e sorelle è un
caposaldo della nostra vita e non è possibile ignorarlo,
soprattutto se per professione si studia la mente umana e
ci si propone di essere fari nel buio del dolore o, al limite,
della malattia mentale.
Qui di seguito descriverò brevemente il contenuto dei
diversi capitoli, per fornire una panoramica sull’intero
lavoro.
Ho pensato di iniziare la mia riflessione soffermandomi
sulla famiglia ed il suo ruolo, sulle sue funzioni e specificità.
Quello che emerge dallo studio e dal confronto di queste
variabili è il concetto di relazione familiare: essa è ciò che
lega anche inconsapevolmente i soggetti tra loro. Il suo
aspetto specifico sta nei processi di legame interpersonale,
intergenerazionale, tra stirpi e con la comunità in generale.
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Ho inoltre voluto approfondire nel capitolo 1 la storia
della famiglia italiana: il modello patriarcale ha dominato
sino alla fine del Settecento; grazie all’enfasi posta
sull’autonomia e sui diritti dell’individuo e all’affermarsi di
un’etica di autorealizzazione, dalla seconda metà
dell’Ottocento si afferma progressivamente la famiglia
nucleare, che non coincide più con la sua definizione
normativa, ma è tale se e in quanto l’individuo la vive e la
realizza.
Oggi è difficile dare una lettura della realtà in cui
viviamo, a causa dei repentini cambiamenti e adattamenti
culturali e sociali: quello che avviene nelle famiglie è
contemporaneamente frutto di vicende intergenerazionali
specifiche e di scambi tra le generazioni sociali. Una delle
caratteristiche principali della famiglia odierna è che i suoi
membri convivono in uno spazio fisico ben definito che
condiziona fortemente le relazioni al suo interno.
Infine ho trattato i tre diversi sottosistemi familiari: il
sottosistema dei fratelli/sorelle si distingue da quello
coniugale/genitoriale e da quello genitori/figli in quanto
permane anche in assenza dei genitori ed è in grado di
custodire segreti e strutturare un senso particolare di
comunione e identità. Questo sottosistema coincide inoltre
con tutto l’arco di vita dell’individuo: infatti può avere
origine quando il minore dei due fratelli ha meno di tre anni
di età poiché già sotto questa soglia entrambi sono
consapevoli l’uno dell’altro.
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Nel capitolo 2 ho cercato di analizzare i cambiamenti
nelle relazioni familiari durante l’adolescenza. Rispetto al
passato, oggi molti adolescenti continuano a vivere in
famiglia per un lungo periodo di tempo in cui viene via via
ricostruita la loro convivenza, nella quale i rapporti di
potere vengono riequilibrati e i conflitti sono risanati
all’interno della famiglia stessa.
Durante l’adolescenza i figli devono separarsi dalle
figure genitoriali, ma i rapporti tra loro diventano conflittuali
poiché adottano atteggiamenti ambivalenti: vogliono
dimostrare di non essere più bambini ma persone
indipendenti, nonostante il forte bisogno di protezione.
Oggi il rapporto tra genitori e figli è diventato più stretto,
le dinamiche più concitate e gli spazi mentali e fisici di
gestione delle relazioni familiari si sono ristrette. La
famiglia è centrata su bisogni individuali di benessere
emotivo: i genitori trasmettono più amore che regole
astratte e cercano di farsi obbedire e rispettare per amore
e non per paura delle sanzioni. Si è inoltre riaffermata la
figura paterna (fondamentale durante l’adolescenza) in
tutto il suo valore affettivo e sociale.
Se i figli adolescenti devono separarsi dai propri genitori,
questi ultimi si devono identificare nei confronti dei figli, e
possono riuscirvi ponendosi empaticamente nella loro
prospettiva, cercando di capirne meglio le esigenze di
autonomia e dipendenza ed aiutarli a gestirle.
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I cambiamenti che avvengono durante l’adolescenza
portano allo sviluppo di relazioni conflittuali soprattutto
all’interno della famiglia. Se i conflitti possono generare
sofferenza allo stesso modo sono un’opportunità di
conoscenza e di apprendimento per l’individuo e la sua
famiglia, servono a costruire la propria personalità e
aiutano ad affrontare meglio la vita.
Il capitolo 3 è dedicato alla relazione fraterna. In
generale i fratelli/sorelle hanno un sistema proprio di
rapporti e di alleanze; hanno regole, storia e gerarchia
proprie; hanno un loro codice etico e legami di lealtà. Il
rapporto tra fratelli/sorelle richiede innanzitutto impegno ed
è legato ad alcuni fattori come l’ordine di nascita, il sesso, il
numero di fratelli presenti, gli stessi genitori biologici.
A prescindere dalla somiglianza fisica, generalmente i
fratelli/sorelle sono molto diversi l’uno dall’altro: fanno
esperienze differenti all’interno della famiglia, vengono
trattati in modo diverso dai genitori, reagiscono
diversamente alla nascita di un altro fratello o a
cambiamenti nel rapporto dei genitori.
Varie e molteplici sono le c ause di conflitti tra fratelli
individuate dai pochi Autori che si sono occupati di questo
argomento: preferenze fatte dai genitori e loro interferenza
nel rapporto tra i figli, rigidità dei ruoli imposti ai diversi
fratelli, problemi irrisolti di un genitore nei confronti dei
propri fratelli, differente distribuzione di doti naturali,
rapporti di fusione e di forza tra fratelli. Litigi e conflitti
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possono nascere anche dal fatto che i fratelli/sorelle
condividono spazi, esperienze, giochi e, a volte, proprio
nella quotidianità si verificano tensioni e/o violazioni a
regole proprie del loro vivere insieme
Tutto ciò non ha esaurito e colmato la mia curiosità e
desiderio di conoscere. Anche per questo motivo si è
scelto di approfondire l’argomento attraverso l a
somministrazione di un questionario di ricerca agli studenti
di alcune scuole superiori (capitolo 4) allo scopo di
indagare la fenomenologia e i vissuti del conflitto tra fratelli
e sorelle adolescenti.
Questo lavoro nasce, come già scritto, da una passione
personale che ha avuto la fortuna di alimentarsi di tanti
testi, insegnamenti ed esperienze nuove, uscendone
arricchita e spesso sorpresa. Ciò che resta è la speranza di
poter sperimentare strade sempre nuove, di provare nuovi
punti di vista senza mai perdere d’occhio l’obiettivo ultimo:
la conoscenza dell’individuo nella sua interezza e
complessità.
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CAPITOLO 1
LA FAMIGLIA
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1.1 Come definire la famiglia
Lévi-Strauss (1967) definisce la famiglia come “l’unione
durevole, socialmente approvata, di un uomo e di una
donna e dei loro figli”. Secondo questa prospettiva la
famiglia è una forma sociale primaria, nel senso che sta
all’origine della civilizzazione in quanto luogo che
garantisce il processo generativo da un punto di vista
biologico, psicologico, sociale e culturale.
Secondo l’antropologo Murdock (1949) le funzioni
fondamentali cui assolve la famiglia e senza le quali la
società stessa non potrebbe vivere sono principalmente
quella sessuale, riproduttiva, educativa ed economica.
Alcuni autori che fanno capo all’approccio
strutturalfunzionalista hanno sottolineato il fatto c he la
famiglia è un sistema sociale vivente che svolge funzioni
essenziali, in particolare quelle di socializzazione primaria
dei figli e di stabilizzazione della vita degli adulti.
La specificità della famiglia consiste nel fatto che essa è
un’organizzazione di relazioni primarie fondata sulla
differenza di gender (identità socioculturale del sesso
maschile e femminile) e sulla differenza tra generazioni e
che ha come obiettivo la generatività.
In particolare la famiglia moderna della società
occidentale s i configura come un’organizzazione delle
relazioni di parentela che privilegia i rapporti tra i coniugi,
tra questi e i loro figli su base affettiva e che intrattiene
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significative relazioni con le famiglie d’origine su base
elettiva. Solo poche generazioni fa tale famiglia si basava
sull’ineguaglianza dei sessi, sullo stretto legame tra
sessualità-coniugalità-fecondità e sulla soggezione dei figli
al potere paterno poiché i bambini erano considerati come
degli adulti mancanti e imperfetti.
Oggi, inoltre, la responsabilità dei genitori verso i figli
prevede che questi ultimi siano riconosciuti dalla coppia
che li genera. Il riconoscimento è un aspetto chiave delle
relazioni familiari; se il figlio non è riconosciuto come tale,
tutto verso di lui è possibile, dalla cinica indifferenza
all’abuso e all’incesto.
La famiglia odierna ruota emotivamente attorno ai figli e
la differenza gerarchica tra figli e genitori viene messa in
ombra. Non è questo che stravolge le relazioni familiari,
piuttosto crea nuovi problemi sull’asse intergenerazionale
perché rischia di rimuovere e negare il legame dei figli con
le generazioni precedenti. Tra i compiti fondamentali della
famiglia vi è quello di riattualizzare, rendere di nuovo vivo,
il rapporto tra i vivi e i morti. Questo può essere fatto
attraverso i figli e implica che essi siano vissuti dai genitori
come nuove generazioni e non solo percepiti come nuovi
nati.
Le relazioni familiari hanno come fulcro la procreazione,
che assume il carattere di fatto generativo. Nell’essere
umano la riproduzione si configura infatti come generatività
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(Erikson, 1968, 1982), cioè come evento non solo
biologico ma anche simbolico-culturale. Esso è teso alla
continuazione della specie ma soprattutto alla
continuazione della storia familiare e sociale.
La relazione è ciò che lega, anche inconsapevolmente, i
soggetti tra loro; è ciò che si è sedimentato e si sedimenta
continuamente in quanto a valori, miti, riti e modelli di
relazione. L’aspetto specifico della relazione familiare sta
nei p rocessi di legame interpersonale (tra coniugi e tra
fratelli), intergenerazionale (tra le famiglie di origine e la
nuova famiglia, tra genitori e figli), tra stirpi e tra famiglia e
comunità.
La relazione familiare si manifesta in particolare durante
le transizioni: è di fronte ai passaggi cruciali della vita
familiare che emerge la struttura relazionale della famiglia,
con i suoi aspetti di forza e di debolezza.
Ciò che lega e vincola gli individui in quanto membri di
una famiglia è la specifica storia familiare, inserita nella
società a cui appartiene.
La storia familiare è costituita sia dalle influenze delle
generazioni precedenti su quelle successive, sia dalle
influenze che le fasi precedenti del ciclo familiare hanno su
quelle seguenti. In questo modo si possono cogliere i
significati che qualificano la vicenda familiare, che sono
intessuti di valori centrali nella vita familiare.
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1.2 La famiglia italiana nella storia: dal modello
patriarcale alla famiglia nucleare
Nel nostro Paese il modello patriarcale della famiglia ha
dominato sino alla fine del Settecento, comportando una
rigida gerarchia di posizioni e di ruoli definiti sulla base di
caratteristiche quali l’età, il sesso e l’ordine di nascita. Il
potere decisionale era nelle mani del maschio
capofamiglia, al quale la moglie e i figli erano subordinati.
Fra marito e moglie la relazione era fortemente
asimmetrica e vi era una rigida separazione dei ruoli tale
che, quando non lavoravano, essi trascorrevano il loro
tempo solamente con persone dello stesso sesso. I genitori
addestravano i figli fin da piccoli alla sottomissione, li
tenevano a distanza, non davano loro confidenza:
dovevano imparare a sentirsi diversi e inferiori. Per quanto
li amassero evitavano di esprimere in modo troppo
evidente i loro sentimenti, di baciarli e coccolarli. Se i figli
non imparavano i doveri connessi al loro ruolo i genitori
infliggevano loro durissime sanzioni.
Il modello patriarcale entra in crisi negli ultimi decenni
del Settecento e nei primi dell’Ottocento. In questo periodo,
almeno in alcuni ceti sociali, le relazioni fra marito e moglie
e tra genitori e figli, cambiano profondamente ed emerge a
poco a poco un nuovo tipo di famiglia: quella coniugale
intima. Anche se il maschio, padre e marito, continuava ad