CAPITOLO I
LA CARTA DE LOGU D'ARBOREA
1. Note introduttive sui Giudicati Intorno al IX-X secolo sorgevano in Sardegna i Giudicati, regolati
da istituti giuridici romano-bizantini.
Considerati Stati sovrani con “ summa-potestas”, erano governati
dai “Judikes” che raccoglievano in sé tutti i poteri con autorità
assoluta ed esclusiva in materia di amministrazione imperiale 1
.
L'origine della figura del Judike è stata fortemente dibattuta. Alcuni
storici la ricollegano alla figura del vicarius , antico istituto
giustinianeo, detto anche lociservator 2
. Questo non era altro che un
soggetto nominato presumibilmente dallo iudex provinciae di
Cagliari , il quale lo pose a capo delle città costituenti municipio e a
cui demandò funzioni civili e militari per organizzare la difesa e
governare in suo nome 3
.
1 R. CARTA RASPI, La costituzione politico sociale della Sardegna, Cagliari 1937, p. 223 ss; G.
C. DEL VECCHIO , Eleonora d'Arborea e la sua legislazione , Milano 1872, p. 14.
2 A. SOLMI, Studi storici sulle istituzioni della Sardegna nel medioevo, Cagliari 1917, p. 260 ;
G. ZANETTI, Giudicato, in storia del diritto sardo, Torino, p.13.
3 Cfr, F.CASULA, La società in Sardegna nei secoli, Torino 1967, p.113.
3
Il Besta, nei suoi scritti sul tema, ribadisce l'origine e le basi
dell'organizzazione sarda come derivanti dalla Costituzione bizantina
ponendo come elemento fondante la figura del lociservator 4
.
Durante il periodo dei giudicati, la successione monarchica
avveniva per via elettiva-ereditaria. Il giudice veniva confermato con
il concorso del clero e del popolo riuniti in un'assemblea detta Corona
de Logu
5
. Attraverso un giuramento espresso, detto bannus consensus,
con cui veniva concesso l'imperio, il popolo affidava il regno nelle
mani del Judike 6
.
I diritti dinastici degli eredi legittimi venivano garantiti dalla
confirmatio in regnum, che seguiva le linee dettate dalla “Legge
salica”: in caso di vacanza del trono per prematura scomparsa del
“Judike” a succedergli sarebbe stato un discendente maschio in linea
retta. In mancanza, a guidare il Giudicato sarebbe stato il parente
maschio più prossimo in linea collaterale e, solo da ultimo, le donne
che governavano in presenza di prole maschile ancora minorenne e
non in grado di governare un territorio 7
.
4 E. BESTA , La Sardegna medioevale. Le istituzioni politiche, giuridiche e sociali, Palermo 1908-
1909 p. 60 ss.
5 F. C. C ASULA , La Sardegna aragonese, La nazione sarda, Sassari 1990 , p.125.
6 F. C. C ASULA , La Sardegna aragonese, cit, p. 120.
7 G.O LLA . R EPETTO , Studi sulle istituzioni amministrative e giudiziarie della Sardegna nei secoli
4
I Giudicati avevano una struttura politico-amministrativa ben
definita. Non essendo possibile per il Judike reggere da solo il
territorio, il Giudicato venne diviso in curatorie, che comprendevano
un certo numero di villaggi facenti capo alla villa più grande. A capo
di ogni “villa” era preposto un c uratore con il compito di
amministrare la giustizia, il gettito tributario e il dovere di presenziare
a tutti gli atti solenni emanati dal giudice 8
.
Nelle borgate, dove il potere dei curatori non era in grado di
arrivare, vi era un'altra figura di ufficiale pubblico: il majore de
iscolca, il quale doveva rendere conto del suo operato ai curatori 9
.
Al di sopra di tutti i magistrati erano stati istituiti dei tribunali
collegiali detti Corone, a cui prendevano parte i curatori, i majores e
gli anziani dei comuni e in cui venivano decise le controversie che
insorgevano tra i privati 10
.
Tutti i Giudicati avevano proprie leggi emanate dal giudice per
XIV e XV, Cagliari 2005, p. 207.
8 F.C.CASULA , La Sardegna aragonese, cit, p. 128.
9 G. C. DEL V ECCHIO , Eleonora d' Arborea e la sua legislazione, Milano 1872, p. 32.
10 G.O LLA . R EPETTO , Studi sulle istituzioni amministrative e giudiziarie della Sardegna nei secoli
XIV e XV, cit , p. 210 ss. Le Corone erano composte da non meno di tre membri i quali
dovevano rispondere dei requisiti di status di lieros ( uomini liberi non soggetti a limitazioni
personali, l' antitesi dei servi) e boni homines ( uomini rispettabili, che godevano di pubblica
stima, con elevate qualità morali e competenti); A. MATTONE, Gli statuti sassaresi, in atti del
convegno degli studi di Sassari, 12-14 Maggio 1983, Sassari 1988, p.427.
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l'amministrazione e il governo del territorio. Le leggi venivano
raccolte nelle Carte de Logu, ma l'unica pervenuta a noi quasi intatta è
quella arborense 11
.
La prima redazione di tale documento viene ricondotta dagli storici
al Giudice Mariano IV, il quale, per far fronte alle numerose difficoltà
del periodo, volle tentare un riordino di quelle che erano le
consuetudini dell'epoca.
2. Il giudicato di Arborea: cenni storici Nel XIII secolo il Giudicato d'Arborea fu l'unico a resistere al
dominio di Genova e Pisa, a differenza dei Giudicati di Gallura,
Cagliari e Torres che persero, invece, la propria indipendenza 12
.
Ben presto, grazie alla sua collocazione strategica la Chiesa iniziò
ad interessarsi alla Sardegna 13
. Questo lasciò indifferenti i Giudici
dell'isola fino a quando non si videro costretti a chiedere protezione
alla Chiesa per salvaguardare i loro territori dalle invasioni straniere 14
.
11 F. C. C ASULA , La sardegna aragonese, cit, p. 90.
12 A. CAOCCI , Appunti di storia sarda, Cagliari 1975, p. 134.
13 F. C. C ASULA , La Sardegna aragonese, cit, p. 66.
14 F. C. C ASULA , La storia di Sardegna, Sassari 1998, p. 447.
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Tra il 1265 e il 1296 il Giudicato Arborense era retto da Mariano II.
Per lungo tempo egli riuscì a sottrarsi alla stretta della Repubblica
Pisana. Per ottenere la sua fiducia il Giudice fu costretto a chiederne
la cittadinanza impegnandosi a versare alla stessa un cospicuo tributo
annuo. Nonostante ciò, Pisa non si convinse della lealtà del giudice il
quale, rendendosi conto della diffidenza, cercò nuove alleanze, strinse
rapporti amichevoli con il Re di Castiglia e di Aragona. Tutto ciò
aiutò Mariano II nella costruzione di un Giudicato forte, in grado di
uscire dal suo isolamento e di crescere culturalmente 15
.
Dopo la sua morte salì al trono il figlio Giovanni d'Arborea. Egli,
proseguendo l'opera del padre, nel 1299, sposò una pisana e per
tenersi alleata anche Genova decise di rinunciare ad ogni pretesa sul
comune di Sassari 16
.
Mariano III, secondogenito di Giovanni d'Arborea, decise di
imprimere un'incisiva svolta alla politica dei suoi predecessori
cercando di allentare i vincoli con Pisa e rivolgendo la sua attenzione
verso il Regno d'Aragona 17
.
Nel 1321 Ugone II seguì la direzione del padre Mariano III. Egli,
15 F. C. C ASULA , La Sardegna aragonese, , cit, p. 120.
16 A. CAOCCI , Appunti di storia sarda, cit, p. 137.
17 F. C. C ASULA , La Sardegna aragonese, cit , p. 123.
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basandosi sul rapporto instaurato negli anni con il regno d'Aragona,
decise di dare al “Re” la sua fiducia, con la speranza di poter
governare la Sardegna e abbattere definitivamente la Repubblica
pisana. Mariano III sostenne il Re d'Aragona con notevoli contributi in
denaro e partecipò a varie spedizioni, inoltre concorse alla conquista
dei territori soggetti a Pisa da parte dell'esercito aragonese. A questo
punto il Giudice si accorse di aver commesso un errore. Infatti, i
feudatari aragonesi e catalani iniziarono una politica di sfruttamento
nei confronti dei sardi che condusse, con cinque secoli di ritardo, al
Feudalesimo a cui il territorio arborense si oppose in ogni modo 18
.
Ugone optò quindi per una politica neutrale che conservò fino al
momento della sua morte.
Dopo questo periodo, segnato da numerose sconfitte e dal crollo
economico, e non solo, nel Giudicato d'Arborea seguirono dieci anni
di pace con Pietro III che migliorò le condizioni di vita della
popolazione. In particolare egli cercò di incrementare le risorse del
territorio e di indebolire l'invasione aragonese concedendo territori ed
esenzioni fiscali a chiunque decidesse di abbandonare i feudi
18 A.C AOCCI , Appunti di storia sarda, cit, cfr p. 139 «..i sardi si attendevano un Re, e si trovarono
con un tiranno in ogni villaggio ».
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catalani 19
.
Pietro III lasciò al successore Mariano IV un territorio abbastanza
ricco, popolato e ben difeso.
Nei primi anni del suo trono (1346-1376) Mariano IV mantenne
l'alleanza con gli aragonesi. Successivamente, l'imposizione del loro
regime e il loro sfruttamento portarono il Giudice arborense e gli
abitanti alla ribellione 20
.
Mariano IV strinse un'alleanza con i Doria che venne suggellata con
il matrimonio tra sua figlia Eleonora e Brancaleone Doria.
Nel 1354 scoppiò una rivolta generale che coinvolse l'intera isola.
Per vent'anni il giudice d'Arborea combatté contro gli aragonesi
riuscendo infine a sconfiggerli 21
.
L'opera del Giudice Mariano IV non si limitò solo alla liberazione
del territorio dalle invasioni straniere. Egli si distinse dagli altri
giudici per la promulgazione del Codice rurale.
Il codice venne emanato per far fronte all'abbandono e
all'ingestibilità del patrimonio agricolo in seguito ai cambiamenti
19 A. CAOCCI , Appunti di storia sarda, cit, p. 141.
20 A. CAOCCI , Appunti di storia sarda, cit , p.144.
21 A. CAOCCI , La Sardegna, Milano 1986, p.100.
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socio-economici della civiltà sarda 22
.
Un periodo questo travagliato e sconvolto dai vari avvenimenti che
turbavano la vita dell'isola e di cui troviamo testimonianza nelle parole
del prologo del Codice di Mariano in cui viene denunciata la profonda
crisi sociale e agricola:
Nos Marianus pro sa gracia de Deus Iuyghi de Arbaree,
Conti di Gocianu, e Bisconti di Bas, considerande sos
multos lamentos, continuamenti sunt istados, e sunt peri
sas Terras nostras de Arbaree, e de Logudori pro sas
vingias, ortos, e lauori, che si disfaghint, e consumant
per sa poca guardia e cura, ch'illi dant assu bestiamen
cussos de chi est, ch'illu hant in guardia, pro sa quali
causa multas vingias e ortos sunt eremados, e multas
personas si romanint de lavorari, chi lavorari hiant, pro
dubidu, chi hant de non perder cussu ch'illoy a
faghiri...
23
Il giudice creò un' insieme di leggi agricole per provvedere all'utile
comune e al buono stato della sua gente, la sua attenzione era rivolta
principalmente verso la protezione della proprietà e il buon governo
del bestiame 24
.
Nonostante gran parte degli storici attribuiscano alla Giudicessa 25
22 A. CAOCCI , Appunti di storia sarda, cit, p. 143.
23 F. C. P ABA , La crisi agraria del giudicato di Arborea del secolo XIV, in il mondo della Carta de
Logu, Cagliari 1980, p. 177-178.
24 G.C. D EL V ECCHIO , Eleonora d'Arborea e la sua legislazione, cit, p. 40 ss.
25R. CARTA . R ASPI, Mariano IV d'Arborea, Conte del Goceano, Visconte di Bas, Giudice
d'Arborea, Oristano 2001, p. 153.
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la paternità della Carta de Logu, molto di quanto da lei codificato
trova riscontro nell'opera legislativa del padre Mariano, un esempio è
infatti offerto dal capitolo III: “De chi occhirit homini avvisadamenti,
over dasavvisadamenti” 26
.
Anche il figlio - Ugone III - pose in essere un'ampia opera
legislativa di cui però restano ormai pochissimi documenti a cui seguì
quella della sorella Eleonora che portò alla promulgazione della Carta
de Logu d'Arborea 27
.
Scopo primario di questo Giudicato rimase sempre il mantenimento
dell'equilibrio politico, economico e sociale anche se, come si è potuto
notare, non è sempre stato semplice per i Giudici d'Arborea
raggiungere tale fine a causa delle lotte con gli aragonesi e delle
pretese vantate dal Papato 28
.
Nonostante tutto, i sovrani arborensi riuscirono a distinguersi da
tutti gli altri grazie al loro spirito di autonomia e grazie alle
legislazioni di Mariano ed Eleonora che vennero tramandate e
rispettate per secoli, fino al 1827, quando Carlo Felice le sostituì con il
suo Codice delle leggi civili e criminali.
26 R. CARTA . R ASPI, Mariano IV d'Arborea, cit, p. 153.
27 F. C. C ASULA , La Sardegna aragonese, cit p. 66.
28 F. C. C ASULA , La Sardegna aragonese, cit, p. 66.
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