1. PRESENTAZIONE DEL LAVORO E NOTE SULLE FONTI
Dai resoconti dei viaggi di Cristoforo Colombo nelle Americhe,
da lui stesso o da altri narrati, traspare l' immagine delle terre
e delle popolazioni che suo tramite l' Europa stava per conoscere.
Questa immagine, in maniera più o meno palese, ma sempre
significativamente, riflette la concettualizzazione che l'
Occidente aveva di questo Mondus Novus. In altre parole, l' immagine
del mondo amerindio, pervenutaci tramite gli scritti di coloro che
parteciparono alle imprese colombiane, è il frutto di un'
"interpretazione" dell' "alterità".
Interpretazione in quanto la cultura europea dovette, tramite
i suoi esponenti confrontarsi, tradurre, interpretare sulla base
dei suoi codici e schemi culturali, la realtà nuova del continente
americano e degli "americani" che Colombo andava dischiudendo alla
coscienza occidentale.
La fine del XV° secolo segna l' inizio di una nuova era per
l'Occidente europeo, un'era di espansione.
A questo proposito Vittorio Papi afferma:
"E, come sempre in Occidente, una espansione economico-politica, nonchè
religiosa, aveva (...) bisogno di una 'avanguardia', che, contattati popoli e
territori da 'incontrare', fosse (...) capace di elaborare a livello teorico
quanto poi sarebbe servito a giustificare il sopraggiungere in massa delle
famose tre 'M': missionari, militari, mercanti".(1)
Colombo, primo e prototipo, assolverà a questa funzione. Nei
suoi diari, nelle narrazioni di coloro che furono con lui, sono
gettate le fondamenta per l' espansione coloniale europea;
parlando degli indigeni e del loro mondo, Colombo fu, in una certa
qual misura, artefice in prima persona, in pratica come in teoria,
leggiamo in Mazzoleni e Tibaldi,
"(...) del modo europeo di porsi di fronte all' umanità 'altra': (...) una
concettualizzazione di carattere oppositivo che è riconducibile ad un binomio, i
cui termini sono dati da una parte dal concetto di cultura, dall'altra da quello
di natura, intesa come mancanza di tecnica e di arte." (2)
Questo lavoro, tenendo presente l'opposizione lévi-straussiana
natura - cultura, tenta un' analisi del come il mondo amerindio fu
inizialmente visto dai primi "occhi" europei.
I dubbi che si affacciarono alla mente dei primi esploratori al
seguito di Colombo, il loro stupore per fenomeni non aventi nessun
riscontro nell'orizzonte delle loro esperienze, il loro imbarazzo
di fronte a popolazioni dai costumi tanto diversi da quelli
conosciuti e concepibili allora, trapelano dai racconti e
testimoniano lo sforzo "interpretativo" degli "scopritori" del
Nuovo Mondo. (3)
Abbiamo dunque cercato, attraverso la lettura delle fonti, di
mettere in luce quegli imbarazzi, o viceversa quelle certezze, che
la realtà delle popolazioni e del mondo amerindio ponevano alla
coscienza dei rappresentanti europei e dunque loro tramite alla
cultura europea stessa.
Imbarazzi e certezze che, lo ripetiamo, sono profondamente
connotanti la visione occidentale del "sé" e del "altro da sé".
Le fonti riguardanti i viaggi di esplorazione nelle Indie
Occidentali sono numerosissime; dopo Colombo furono decine e
decine gli esploratori, gli avventurieri, i missionari che
seguendone l' esempio ci hanno lasciato resoconti dei loro viaggi.
Data quest' esuberanza di documentazione, bisognava dunque
porre un limite, circoscrivere il campo delle nostre indagini.
E' stata scelta la soluzione di attenersi, seppure con qualche
sconfinamento in periodi limitrofi, ai documenti riguardanti
esclusivamente i quattro viaggi che Cristoforo Colombo intraprese
dal 1492 al 1504.
Abbiamo ritenuto opportuno effettuare questa delimitazione
anche per la posizione di primato che Colombo e i suoi ebbero nel
contatto con popolazioni "altre".
Basteranno pochi anni, e anzi a rigor di logica storica uno
solo, quello che separa il primo dal secondo viaggio colombiano, e
il mondo amerindio non sarà più immediato e irrelato, "nuovo".
I Vespucci, i Verrazzano, i Da Gama, per citare altri tra i
navigatori più famosi. Cortès e Pizarro stessi avranno già di
fronte a loro, pur avendo anch' essi notevoli sorprese, un mondo
già individuato. Un mondo che il pensiero occidentale già stava
sistemando sulla scala dei propri valori culturali secondo i
propri parametri di giudizio.
Colombo è dunque in assoluto l' "Occidente" di fronte alla
realtà sconosciuta di quella che sarà l' America.
~
Etnie
In questo lavoro sono menzionate diverse popolazioni o etnie e
in particolar modo e più frequentemente Arawak e Caribi; in ogni
caso tutte appartengono all'area circumcaribica e solo raramente
le differenze culturali sono discriminanti e significative; si è
dunque seguito una trattazione che, ove non necessario ai fini del
discorso e della precisione etnografica, non tiene conto delle
differenze etniche non determinanti: l'area circumcaribica è stata
per lo più considerata come un tutt' uno dal punto di vista della
cultura indigena. (4)
Segnali
L' analisi parte dall' esame di quei "segnali", in qualche
modo pervenuti dal "mondo" oltre Oceano, che, anteriormente e
durante il primo viaggio di Cristoforo Colombo, si presentarono
agli occhi e alla speculazione degli europei.
Dai commenti di Colombo sui ritrovamenti di questi "relitti
culturali" si possono già desumere gli orientamenti e i giudizi,
anticipanti in buona misura le aspettative e le posizioni
occidentali nei confronti di un' eventuale "diversità".
Territorio
A "scoperta" ormai avvenuta, analizzeremo la visione
occidentale del mondo indio sotto vari aspetti.
Innanzitutto si indagherà su come fu visto il territorio
"americano", quindi sul come furono giudicati i primi indigeni
incontrati: uomini o "muta animalia"? La questione, come vedremo, non
è peregrina.
Corpo
Parleremo in seguito del corpo (biologico e "culturale") degli
indigeni per come fu considerato dagli spagnoli: umano? mostruoso?
bello? brutto? E ancora, come usavano gli indigeni il proprio
corpo? Evidenzieremo le più o meno implicite risposte europee a
questi interrogativi.
Società
Si passeranno poi in rassegna le nostre fonti alla ricerca
dell'immagine della cultura india riportata dai resoconti delle
imprese colombiane, in particolar modo della cultura materiale, di
alcuni aspetti sociali e dell'alimentazione.
Antropofagia
Un paragrafo a parte sarà dedicato all'antropofagia, della cui
presenza in ambito caraibico ancora si dibatte in campo etno-
antropologico, e che scatenò l' indignazione e il livore degli
europei, attoniti di fronte ad una pratica così distante e
aberrante rispetto agli usi occidentali in campo bellico e/o
alimentare, a secondo da quale punto di vista si voglia
considerare il "cannibalismo" caraibico.
L' occidente visto
In seguito si analizzerà brevemente la concettualizzazione e
l' atteggiamento indigeno nei confronti del fatto nuovo e
inatteso: l' irruzione nel proprio mondo degli europei. Gli indios
come considerarono i bianchi? Dalla risposta che gli indigeni
diedero a questa domanda scaturisce la loro prassi conseguente. Vi
furono posizioni diversificate, significative di differenti modi
di porsi nei confronti del' "altro da sé".
Colombo
Chiude questo lavoro un capitolo che mette in primo piano la
figura di Cristoforo Colombo, inteso come "interprete" principale
e privilegiato e "fondatore" del modo europeo-occidentale di
rapportarsi con le culture "altre". (5)
Fonti
Abbiamo detto che una serie di fonti documentarie sul mondo
amerindio, esulanti dai viaggi colombiani, sono state eliminate,
ma non si è detto quali invece sono state utilizzate.
In primo luogo ovviamente sono stati presi in considerazione
tutti gli scritti colombiani: diari e lettere, e in particolare il
Giornale di bordo del suo primo viaggio, desunto dai suoi manoscritti
e completato, ove mancante, dalle parole di Las Casas e curato
nell'edizione italiana da R. Caddeo.
Vengono subito dopo, altrettanto importanti, le Historie della
vita e dei fatti di Cristoforo Colombo del figlio Fernando che lo
accompagnò nel quarto viaggio.
Sono stati altresì consultati testi che attraverso le
testimonianze di partecipanti ai viaggi colombiani, completavano
il quadro del mondo amerindio nell' esperienza dei primi europei
che lo penetrarono.
Prima fra questi è l'opera di don M.F. di Navarrete, la
Narrazione dei quattro viaggi intrapresi da Cristoforo Colombo, che contiene
scritti di Las Casas, Chanca, Porras, Mendez, quest' ultimi tre
testimoni diretti delle imprese di Colombo.
Viene poi l' opera di Harrisse, il Cristophe Colomb, che
contiene la famosa Prima Lettera di Simone Verde, e quindi l'
Histoire de la découverte de l'Amerique depuis les origines jusqu' à la mort de
Cristophe Colomb di Paul Gaffarel che riporta brani di Pietro Martire
di Anghiera e del già citato dottor Chanca.
Sono stati presi altresì in considerazione documenti che
seppure non appartenenti a compagni di viaggio di Colombo,
risultavano comunque fondamentali e pertinenti.
Sono fra questi le opere di Bartolomè de Las Casas, amico
della famiglia Colombo e strenuo difensore delle popolazioni indie
di cui sarà uno dei primi vescovi. E' stata esaminata la sua
Apologethica historia nella versione italiana a cura di A. Pincherle,
e la redazione francese del 1642 della Historia de las Indias.
Altrettanto utile è stata l'opera di Pietro Martire d'
Anghiera, consigliere della regina e anch' esso in diretto
contatto con Colombo; il suo De orbe novo è stato consultato nella
edizione italiana a cura di R. Caddeo. Afferma Todorov che gli
scritti di Pietro Martire d' Anghiera, pur non avendo egli mai
navigato,
"(...) costituiscono (...) la fonte principale cui l' Europa colta di allora
attinge le sui informazioni sui viaggi straordinari intrapresi dagli spagnoli e
dai portoghesi." (
Così come abbiamo attinto utili notizie dalla Historia general
de las Indias (nella versione italiana del 1556) di Francisco
Lopez de Gomara, cronista e storico della corte di Spagna. Seppure
posteriore alle imprese colombiane (è nato nel 1510), fornisce
notizie che non é stato possibile ignorare.
In debita considerazione è stata tenuta l' opera antologica di
Gliozzi, La scoperta dei selvaggi, che fornisce stralci di autori
dell' epoca sull' inquietante problema, allora largamente
dibattuto, di un umanità diversa e dubbia.
Non si possono dimenticare le opere di Morison che riportano
testimonianze dirette di compagni di viaggio di Colombo e di
contemporanei non reperibili altrove.
Rimandiamo alla bibliografia generale per le opere di
metodologia consultate sui vari temi trattati nel corso di questo
lavoro.