5
Questa tesi intende analizzare i benefici per gli utenti localizzati nei PVS derivanti
dalla partecipazione alle comunità in rete in tutte le loro forme, benefici che
riguardano l’apprendimento scolastico e professionale, la tutela dei propri diritti, la
visibilità sugli eventi internazionali ed anche la possibilità di consolidare un senso
di appartenenza alla comunità e alle proprie radici culturali che, specie nelle aree
urbanizzate, è minato dalla occidentalizzazione dei costumi, nella convinzione che
se è il capitale intellettuale la risorsa della new economy, l’accumulazione di questa
risorsa non può prescindere dall’affermazione della propria identità culturale. La
partecipazione ad una comunità virtuale, nel senso qui inteso, non comporta
necessariamente un’interazione diretta fra gli utenti, ma solo la fruizione
dell’informazione disponibile sulla rete. Il solo fatto che tale informazione sia stata
fornita da un utente e acquisita da un altro è sufficiente a stabilire un’interazione e a
definire l’insieme degli utenti che partecipano a questo scambio come membri di
una comunità. Non si tratta dell’utopica comunità universale profetizzata da
Tommaso Campanella, ma di una struttura organizzativa la cui capacità di
aggregazione è sottoposta a dei vincoli (disponibilità del mezzo tecnico,
sostenibilità dei costi di connessione, comprensibilità dei contenuti) e che pertanto
può prestarsi ad una logica discriminante.
L’analisi sarà condotta con riferimento a due realtà specifiche, entrambe
caratterizzate dal fatto di trovarsi in una situazione di ritardo tecnologico e dalla
volontà di non rimanere ai margini della società in rete. L’appartenenza a contesti
molto lontani (non solo geograficamente) fa del Senegal e del Perù due realtà
difficilmente confrontabili, se non per il fatto di trovarsi alla vigilia del loro ingresso
nell’era digitale e pertanto alle prese con problemi simili che riguardano la
regolamentazione dei mercati, lo stato delle infrastrutture, il tasso di scolarizzazione
della popolazione. L’analisi di questi problemi si accompagna a quella delle
specificità locali evidenziando gli effetti prodotti dalla recente introduzione in questi
paesi delle ICT.
Lo sviluppo della tesi seguirà questo percorso: una introduzione alla società
dell’informazione (CAP. I), analizzando da diverse prospettive le trasformazioni
indotte dall’affermarsi della rete come forma organizzativa delle società
industrializzate; una panoramica sui problemi dell’accesso alle tecnologie della
informazione e della comunicazione che si trovano a dover affrontare le due aree
oggetto della ricerca (CAP. II e CAP. III); un esame degli aspetti sociali e culturali
6
che riguardano le comunità virtuali ed il loro rapporto con le comunità territoriali
(CAP. IV); una esemplificazione delle applicazioni di internet, con particolare
attenzione per quelle localizzate nei domini senegalese e peruviano, che possono
contribuire allo sviluppo della propria comunità attraverso la partecipazione a
comunità virtuali (CAP. V); il contributo che le tecnologie dell’informazione e della
comunicazione possono portare all’affermarsi di istituzioni democratiche in un
momento caratterizzato da un progressivo distacco dalla vita politica da parte della
collettività (CAP. VI).
7
CAPITOLO I
LA SOCIETA’ IN RETE
Introduzione
La nascita della società in rete può collocarsi storicamente tra la fine degli anni
ottanta e i primi anni novanta a seguito di un processo di ristrutturazione
dell’economia capitalista che non potrebbe aver avuto luogo senza l’ausilio delle
tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Con questa espressione si fa
riferimento alla convergenza in un nuovo paradigma tecnologico delle cosiddette 3C
(Computer, Content, Communication), cioè dei sistemi informatici, dei sistemi di
divulgazione dell’informazione (stampa, radio, TV) e delle tecnologie della
comunicazione (fibre ottiche, trasmissione satellitare etc.). La convergenza di questi
elementi ha portato all’adozione di uno standard di codificazione dell’informazione
che è rappresentato dalla tecnologia digitale. La portata delle trasformazioni indotte
dall’impiego delle ICT è stata di gran lunga superiore a quella di altre innovazioni
tecnologiche che pure hanno avuto forti ripercussioni sociali, se non altro perché
queste trasformazioni sono avvenute nello spazio di un decennio e hanno richiesto
uno sforzo di adeguamento nella società. Nel presente capitolo si vogliono esporre
sinteticamente questi cambiamenti, considerando diverse prospettive dal momento
che la complessità degli stessi richiede la considerazione di molteplici aspetti.
8
1 La nuova rivoluzione tecnologica
Se guardiamo all’evoluzione delle società come un processo discontinuo con più o
meno lunghi periodi di stabilità interrotti da fasi di rottura nelle quali si prepara il
cambiamento che caratterizzerà il periodo successivo, l’attuale momento storico si
presenta certamente con un carattere di discontinuità rispetto al passato. Questa
discontinuità si manifesta nell’influenza esercitata nella nostra vita dalle tecnologie
dell’informazione e della comunicazione, in ragione dei cambiamenti significativi
che esse stanno producendo nel modo di lavorare, di pensare, nelle relazioni
interpersonali, nelle abitudini quotidiane. Ogni fase di rottura è associata ad un
progresso tecnologico e ad un successivo mutamento nella società, ma in realtà <<
la tecnologia non determina la società, né la società definisce il corso della
trasformazione tecnologica >>
2
giacché l’una e l’altra non possono essere comprese
autonomamente. Tuttavia se la nuova rivoluzione tecnologica si è manifestata in un
preciso momento storico e in un preciso contesto sociale, in essa si riflette un’utopia
perseguita nei secoli dall’uomo: quella della comunità universale e della democrazia
decentrata. Il progetto di una comunità universale si ritrova nella Città del Sole di
Tommaso Campanella come nella critica degli idola fori di Francis Bacon e riposa
sul tentativo di oggettivizzare la realtà utilizzando delle categorie concettuali
ispirate al culto del numero. Il progetto utopico di impiegare le scienze “numeriche”
(matematica e statistica in primis) per comprendere e organizzare la complessità dei
fenomeni naturali e sociali si afferma tra il XVII e XVIII secolo, in particolare con
la Rivoluzione Francese. Il numero diviene lo strumento imparziale per
categorizzare fenomeni e eventi, << la misura dell’eguaglianza dei cittadini e dei
valori universali >>
3
. Leibniz e Newton saranno tra i primi a vedere nella certezza
del numero il mezzo per rendere la complessità dei sistemi naturali e sociali
accessibile all’uomo e consentirgli in questo modo di dominare e comprendere ciò
che prima era fuori del suo controllo. In questo contesto la ricerca di una lingua
universale o di una metodologia che rendano il sapere fruibile da tutti è
inevitabilmente legata alle opportunità offerte dalla scienza matematica (dal calcolo
combinatorio e dalla aritmetica binaria in particolare) e la condivisione della
2
Manuel Castells, La nascita della società in rete (2002)
3
Armand Mattelart, Storia della società dell’informazione (2002)
9
conoscenza senza distinzioni di classe, di razza, di sesso, di lingua è alla base della
partecipazione indifferenziata degli uomini nell’utopica comunità universale. Gli
sviluppi tecnologici e scientifici degli ultimi due secoli hanno più volte rilanciato
questa utopia pur se in contesti differenti e con implicazioni differenti; così
commenta lo storico Lewis Mumford nell’opera Technics and Civilizations: <<
Platone definisce la quantità ideale della popolazione urbana dal numero di cittadini
in grado di ascoltare la voce di un solo oratore, oggi questi limiti designano non una
città ma una civiltà >>
4
.
Se studiamo il percorso che ha portato a questa nuova fase di rottura dobbiamo
considerare diverse prospettive: in primo luogo l’affermarsi delle tecniche di
codificazione dell’informazione per il trasferimento della conoscenza, nell’età
industriale ha avuto in effetti un ruolo centrale la funzione organizzatrice che ha
interessato non solo le risorse umane (divisione del lavoro) e materiali, ma anche
quelle culturali. Nel 1949 il matematico Claude Elwood Shannon elabora una teoria
matematica della comunicazione in cui l’informazione è ridotta a dato statistico e
prescinde dagli aspetti culturali, la tendenza ad associare l’informazione ad una
terminologia statistica (data) e all’esistenza di un mezzo tecnico si accentuerà fino
alla sintesi di Marshall McLuhan (il mezzo è il messaggio) che segna il primato
della tecnologia della comunicazione sul contenuto culturale dell’informazione.
Tuttavia se l’esistenza di un mezzo tecnico crea un tale condizionamento, svuotando
in sostanza l’informazione del suo contenuto, è anche vero che la massa di
informazioni trattata si amplia a dismisura e che l’attribuzione di un significato
culturale più che essere in conflitto con le tecnologie della comunicazione diviene
sempre più funzione delle stesse e richiede pertanto una familiarità dell’utilizzatore
con esse. Il processo di trasferimento della conoscenza, intesa come esperienza
internalizzata dall’individuo, richiede sempre un sistema di codificazione con il
quale essa viene resa in un formato standardizzato (informazione) utilizzando dei
simboli condivisi (data), questo dal momento che non è possibile collegare insieme
due cervelli. La grande massa di informazioni che vengono trasmesse attraverso le
ICT (con un sistema di codifica/decodifica in codice binario) rappresenta l’aspetto
centrale della nuova rivoluzione tecnologica perché l’acquisizione della conoscenza,
tanto da parte degli individui che da parte delle comunità, può avvenire con una
rapidità mai riscontrata finora.
4
Lewis Mumford, Technics and Civilations (1963)
10
Da un punto di vista economico gli anni ottanta porteranno all’affermarsi delle ICT
a seguito di un processo di ristrutturazione capitalista votato alla ricerca del profitto,
degli incrementi di produttività, del libero scambio, ribadendo un rapporto tra forze
capitalistiche e processi innovativi affermatosi anche in passato, come può
riscontrarsi nel tentativo di automatizzazione della ragione, attraverso un sistema di
calcolo binario, attuato da Leibniz; sostiene infatti Mattelart: << per Leibniz e i suoi
contemporanei la ricerca di metodi di calcolo più rapidi intende rispondere alle
esigenze della formazione e dello sviluppo del capitalismo moderno >>
5
. Il processo
di ristrutturazione capitalista degli anni ottanta costituisce la reazione delle
economie occidentali alle pressioni inflazionistiche innescate dalle crisi petrolifere
avvenute nel decennio precedente. La strada seguita consiste sostanzialmente in un
processo di deregolamentazione e privatizzazione che abbatteranno lo stato sociale
attraverso cui era stata garantita la stabilità negli anni cinquanta e sessanta. La
ricerca di maggiore profitto tramite incrementi di produttività e ampliamento delle
quote di mercato si combina con lo sviluppo di strutture organizzative che si
adattano alla maggiore instabilità dei mercati. La flessibilità rappresenta la carta
vincente per contrastare l’incertezza in cui devono operare le imprese ed essa viene
conseguita con una serie di innovazioni nella struttura organizzativa e nel processo
produttivo nelle quali la circolazione delle informazioni è di fondamentale
importanza. Dall’abbandono delle strutture a impronta gerarchica alla progressiva
eliminazione delle scorte, nei sistemi di lean production, il sistema informativo
gestisce la circolazione dei dati utilizzando tecnologie man mano più sofisticate.
Questo processo di ristrutturazione, che si caratterizzerà in base alle tipicità delle
diverse realtà nazionali, sarà supportato da un utilizzo sempre più diffuso delle ICT
e porterà all’affermazione della struttura reticolare, dapprima come criterio
organizzativo dell’impresa, poi come elemento intrinseco della new economy.
Un altro aspetto riguarda le modalità con cui si è sviluppato il processo
d’innovazione; al riguardo va osservato che è stata ed è tuttora fondamentale
l’esistenza di ambienti (milieux) d’innovazione nei quali si sono incontrate
competenze, mentalità e mezzi tecnici ed economici che hanno costituito un fertile
terreno per la nascita delle ICT. Silicon Valley ha rappresentato negli anni ottanta il
motore dell’innovazione nel mondo, la capacità creativa di questo milieu può essere
spiegata con la confluenza in un’area e in un tempo definiti di tre elementi
5
Armand Mattelart (2002)
11
principali. In primo luogo il clima di scambio intellettuale fra accademici,
ricercatori, pionieri delle tecnologie informatiche che ha prodotto una sorta di
competizione-collaborazione mirata all’accrescimento continuo di cognizioni; fra
l’altro questo atteggiamento di apertura nei confronti dei contributi personali di
ciascun ricercatore si è riverberato nella cultura di internet, che è la cultura hacker, e
ha rappresentato un carattere peculiare di questa rivoluzione tecnologica come dirò
avanti. In secondo luogo un sostegno molto forte a questa attività di ricerca è stato
offerto dal settore istituzionale che a partire dagli anni cinquanta ha sovvenzionato
diversi progetti per la difesa nazionale. Nel quadro della guerra fredda si inserisce il
primo progetto di rete di comunicazioni decentrata (ARPANET) che nelle
intenzioni avrebbe dovuto assicurare la continuità dei flussi informativi nel paese in
caso di attacco nucleare.
Un altro elemento chiave è da individuarsi nello spirito imprenditoriale sotteso
all’impegno nella ricerca e nella cooperazione accademica, che ha avuto il merito di
tradurre la scoperta scientifica in applicazioni utilizzabili al di fuori del milieu
d’innovazione, generando un feedback costituito da miglioramenti e adattamenti
continui rispetto all’idea originaria. In effetti se l’esistenza di ambienti in cui è
concentrata la capacità innovativa è una costante nelle rivoluzioni tecnologiche, è
invece un aspetto peculiare di questa rivoluzione il fatto che un contributo
importante sia provenuto da singoli soggetti estranei ai milieux d’innovazione. Un
arricchimento continuo è stato infatti offerto dagli utilizzatori della rete una volta
che essa è divenuta di pubblico accesso, sostiene Castells: << è stata l’interfaccia fra
programmi di macro ricerca e ampi mercati sviluppati dallo stato, da un lato, e
innovazione decentralizzata stimolata da culture di creatività tecnologica, dall’altro,
che ha fatto sì che le nuove tecnologie dell’informazione sbocciassero >>
6
. Questo
ci porta ad individuare un aspetto fondamentale delle ICT e cioè che esse più che
caratterizzarsi per il fatto che contengono e veicolano informazione, si
contraddistinguono perché di informazione si nutrono e quindi tanto più
contribuiscono alla divulgazione di conoscenza, tanto più possono generarne in un
processo di feedback, in sostanza gli utilizzatori delle ICT sono allo stesso tempo
creatori delle stesse. Un altro elemento caratterizzante è rappresentato dalla forte
pervasività di queste tecnologie; oltre alla tendenza ad essere impiegate in pressoché
ogni attività umana, le ICT producono profondi cambiamenti nelle loro
6
Manuel Castells (2002)
12
applicazioni, al punto di rendere indispensabile un aggiornamento continuo e di
scoraggiare chi invece non ha la possibilità di accedere ad esse frequentemente. La
rapidità con cui le ICT si sviluppano è in effetti l’aspetto più evidente di questa
rivoluzione tecnologica, ma la crescita a ritmo esponenziale della capacità di
elaborazione e l’impiego in un numero sempre crescente di applicazioni
rappresentano anche un elemento di criticità perché, come è avvenuto in passato, chi
può conoscere ed utilizzare per primo una tecnologia innovativa acquisisce un
vantaggio che si incrementa in misura tanto maggiore quanto più è rapido lo
sviluppo della stessa, al punto che << la sequenza differenziale nell’accesso al
potere della tecnologia di popoli, paesi ed aree geografiche costituisce una causa
decisiva dell’ineguaglianza della nostra società >>
7
.
7
Manuel Castells (2002)
13
2 La dematerializzazione dell’economia
La tendenza verso la dematerializzazione dell’economia rappresenta un altro aspetto
della rivoluzione tecnologica che ha spinto il capitalismo nella sua fase di maggiore
maturità. Il termine utilizzato per contraddistinguere questa tendenza fa riferimento
alla perdita di fisicità che sta interessando le strutture e i processi all’interno delle
imprese, nonché le transazioni nei diversi mercati. In effetti questa perdita di “peso”
interessa diversi aspetti dell’ambito economico, quali: la circolazione del denaro,
l’accumulazione delle scorte, la dimensione spaziale dei luoghi di lavoro, l’oggetto
dell’attività delle imprese. Il processo di integrazione dei mercati finanziari
realizzatosi per mezzo delle ICT ha considerevolmente accresciuto la mobilità dei
capitali che circolano sottoforma di flussi di informazione nelle reti deputate alle
transazioni finanziarie. I modelli di gestione delle scorte di tipo just in time
utilizzano sistemi informativi con i quali viene monitorato costantemente il livello
di giacenze e il fabbisogno richiesto in base alle esigenze di mercato, consentendo
un drastico ridimensionamento del magazzino. Anche nel luogo di lavoro si è
riscontrata una consistente perdita di “peso”, soprattutto per mezzo della
sostituzione degli archivi cartacei con quelli elettronici, senza considerare le
possibilità offerte dal “telelavoro” e dai dispositivi informatici mobili (PC portatili).
Relativamente alla offerta di beni delle imprese, per dematerializzazione non si deve
intendere solo la prevalenza dei servizi sui beni materiali nel prodotto interno delle
economie più avanzate, ma anche l’associazione ai beni economici di un valore
psicologico oltre che d’uso.
Il processo che ha portato al consolidarsi di questa tendenza è stato indotto dal
passaggio dell’economia capitalistica da sistema orientato alla produzione a sistema
orientato al consumo. Fin quando il sistema industriale ha potuto procurarci i beni
necessari a soddisfare i nostri bisogni materiali non si è manifestato il problema del
collocamento della produzione, il conseguimento delle economie di scala è stato il
principale strumento con cui hanno operato le imprese per assicurarsi
l’assorbimento dei loro prodotti da parte del mercato e quindi la loro sopravvivenza.
Man mano che la produzione industriale soddisfaceva esigenze dell’individuo di
carattere sempre più secondario, il ciclo di vita dei prodotti si riduceva per
consentirne una sostituzione più rapida. È in questa fase che l’economia capitalistica
14
ha spostato il centro di interesse dalla produzione al consumo, ricercando in
continuazione nuovi bisogni da soddisfare attraverso i beni economici e nuovi
mercati da conquistare, al solo scopo di garantire la sua sopravvivenza e definendo
al tempo stesso le società occidentali come le più ricche e potenti. La ricerca
continua di una domanda che assorbisse la produzione ha spinto le imprese ad
associare una valenza culturale al prodotto, individuando nei bisogni dell’individuo
estranei all’orbita economica una leva efficace per stimolare il suo desiderio di
acquistare e facendo in modo che la sfera culturale dei rapporti umani fosse
assorbita in quella economica. In questo processo la comunicazione attraverso i suoi
strumenti e suoi attori ha giocato un ruolo decisivo. La cultura come patrimonio di
esperienze condivise da una comunità, viene trasmessa agli individui per mezzo
delle forme di comunicazione che ne consentono la condivisione, pertanto cultura e
comunicazione sono l’una un aspetto dell’altra. I pubblicitari hanno utilizzato la
comunicazione per associare un significato culturale al prodotto e la loro azione è
stata tanto più efficace quanto più la forma comunicativa adottata si è dimostrata
idonea a raggiungere questo risultato. In particolare l’arte, essendo in grado di
raggiungere ambiti dell’uomo più profondi rispetto ad altri mezzi comunicativi, ha
consentito di traghettare nell’alveo economico anche gli elementi di maggiore
opposizione alla società e al potere, la cultura di massa del capitalismo è riuscita
infatti ad assorbire anche l’individualismo proprio dell’artista ma, commenta Rifkin,
<< il senso di questa sconfitta non si è manifestato con chiarezza fino agli anni
Sessanta quando Andy Warhol presentò come opere d’arte le sue riproduzioni
serigrafiche del barattolo di zuppa Campbell, segnando il passaggio dalla cultura
tradizionale a quella del consumatore >>
8
.
Lo sviluppo e la successiva diffusione delle ICT ha, da un lato, reso più penetrante
l’azione dei pubblicitari e quindi affermato la mercificazione della cultura nelle
moderne economie capitaliste, dall’altro, portato a nuove forme di consumo nelle
quali è soddisfatto un bisogno emotivo del consumatore, si è sviluppata così
un’industria dell’esperienza nella quale l’oggetto di scambio non è più un bene
materiale, pure associato ad un significato culturale, ma un’emozione appunto. Dai
malls (giganteschi centri commerciali realizzati in ambientazioni esotiche o
fiabesche) ai parchi di divertimento, agli spettacoli di animazione o agli eventi
sportivi, l’intrattenimento è divenuto in effetti la voce principale nel prodotto
8
Jeremy Rifkin, L’era dell’accesso (2000)
15
interno dei paesi più ricchi e la tendenza è nell’associare ad ogni business una
componente di entertainment (e- factor). La teatralizzazione dell’attività economica
interessa tanto i beni offerti quanto i luoghi di lavoro, che secondo Rifkin tendono
ad assomigliare a set cinematografici con tanto di registi, sceneggiatori e attori, la
stessa attività lavorativa si presta ad incorporare componenti di e-factor
specialmente quando è richiesta una prestazione creativa. L’industria
dell’esperienza con il suo potenziale di attrattività trova nella rete un veicolo
formidabile per diffondere i suoi messaggi, ma gli effetti possono essere ben diversi
secondo che i soggetti raggiunti dispongano o meno di idonee difese psicologiche.
Si può in sostanza ravvisare il pericolo di una impreparazione di fronte agli effetti
delle strategie comunicative a scopi commerciali per alcune fasce di utenti della
rete, in particolare per quelli appartenenti a contesti sociali molto distanti dal
modello occidentale in cui si è affermata la dematerializzazione dell’economia.