Vsi di costruzione di relazioni sociali significative, tanto da poter definire i
costrutti che ne scaturiscono come vere e proprie comunità. In particolare
l’indagine verterà sull’analisi del concetto di comunità – con le implicazioni
che questa comporta – e sulla sua applicabilità in un ambiente virtuale
privo dei connotati di copresenza fisica che sono stati sempre considerati
essenziali ai fini della costruzione di questo costrutto sociale.
Dal punto di vista metodologico intendiamo ripercorrere i principali fili
del dibattito in corso: data la natura dell’oggetto in esame non potremo
esimerci dallo spingere la nostra analisi oltre l’ambito puramente comuni-
cazionale, per affrontare i tratti essenziali di alcune valenze sia filosofiche
sia sociologiche che si riveleranno necessarie ad una più ampia com-
prensione delle comunità virtuali. A questo fine analizzeremo il contributo
eterogeneo di alcuni dei principali studiosi che hanno dimostrato una si-
gnificativa capacità nella valutazione del concetto di comunità e delle
questioni ad essa sottese.
Il primo capitolo della nostra indagine introdurrà alcuni temi che ca-
ratterizzano l’orizzonte in cui le comunità virtuali vengono a costituirsi,
muovendo una riflessione sulla rivoluzione digitale in atto. Analizzeremo il
mare in cui siamo chiamati a navigare, proponendo una breve rassegna di
alcuni concetti basilari attorno ai quali si addensano i processi evolutivi in
corso. La nostra analisi inizierà affrontando l’evoluzione al livello produtti-
vo, di cui approfondiremo l’emergenza della Information and Communica-
tion Technology e della relativa convergenza multimediale che questo
processo permette e favorisce, con importanti conseguenze al livello della
struttura economica, tanto da poter parlare di new economy. Proseguire-
mo esaminando l’ipertestualità come prodotto peculiare dell’ICT, capace
di rappresentare al tempo stesso un’efficace metafora del pensiero e della
società contemporanea. Infine analizzeremo la questione al livello della
fruizione o della sua impossibilità: affronteremo dapprima il fenomeno
VI
della personalizzazione dei media, con il passaggio dal concetto di mass-
medium a quello di personal medium, per soffermarci poi sulla questione
del digital divide, focalizzando l’attenzione sull’imponente sforzo in atto
per trasformare questo solco in un’opportunità, in una digital opportunity,
appunto.
Nel secondo capitolo analizzeremo la nascita della Rete e la sua
spontanea trasformazione da strumento decentrato di calcolo e di trasfe-
rimento di dati a mezzo di comunicazione e luogo dell’abitare. Vedremo
come l’evoluzione da uno spazio di comunicazione per addetti ai lavori ad
uno bidimensionale e percorribile intuitivamente abbia permesso la sua
diffusione esponenziale. Data l’ampiezza del fenomeno in esame tente-
remo di fare chiarezza proponendo una triplice tassonomia: degli stru-
menti comunicativi a disposizione in Rete, delle relazioni sociali che vi si
possono instaurare, e delle stesse comunità virtuali. In particolare risulterà
evidente come le differenze tra le relazioni online e quelle offline non sia-
no così radicali come invece le prime ricerche – ci riferiamo alla teoria
RSC – sostenevano, tanto da radicarsi nell’opinione comune e riaffiorare
in alcune indagini sociologiche. Infine vedremo come la connessione, le
comunità virtuali e l’intelligenza collettiva rappresentino tre principi fonda-
mentali di un progetto spontaneo sorto dal basso, che vede nella Rete
una grande risorsa per l’intera umanità.
Il terzo capitolo analizzerà alcuni aspetti salienti del dibattito teorico in
corso relativi al significato del concetto di comunità in ambito sociologico e
filosofico, elementi che si riveleranno funzionali alla comprensione
dell’oggetto della nostra indagine. Esamineremo il concetto di comunità
nella sociologia classica e la successiva divaricazione delle interpretazioni
nello scorso secolo, giungendo all’analisi della testimonianza entusiastica
dell’esperienza condotta da Howard Rheingold in una comunità virtuale.
Vedremo come l’esito di questa testimonianza sia stato l’emergenza
VII
dell’attenzione che questo costrutto sociale ha avuto nell’ambito accade-
mico, generando un vivace dibattito tra entusiasti e scettici. In particolare
risulterà evidente come la comunità virtuale si ponga, congiuntamente
all’ipertesto, come metafora della contemporaneità e il problema della co-
struzione del senso sia posto al centro della sua ontologia. Vedremo co-
me risulti difficile conciliare il termine comunità con il termine virtuale al di
fuori di una corretta interpretazione dei due relativi concetti, che delinea
invece la virtualità della comunità come un incremento e non come un de-
pauperamento delle sue potenzialità.
Nel quarto capitolo cercheremo di presentare i principali filoni di ricer-
ca che analizzano il problema dell’identità in Rete. Vedremo come la mo-
dalità con cui il soggetto si pone di fronte al fenomeno della comunicazio-
ne mediata dal computer comporta il suo approccio alla costruzione del
Sé online, processo che si rivelerà profondamente legato al concetto di
simulazione. La scelta e il mantenimento del proprio segno distintivo, il
nick - il nome virtuale - risulterà di primaria importanza per instaurare rap-
porti sociali affidabili e durevoli in un ambiente virtuale in cui la manifesta-
zione del corpo è profondamente manipolabile. Infine analizzeremo il pro-
cessivo introdursi della persona all’interno di una realtà socialmente
strutturata attraverso il concetto di appartenenza e di presenza sociale.
Nel quinto e ultimo capitolo tenteremo di delineare il ruolo primario
che le comunità virtuali possono giocare nel nuovo paradigma economico,
tanto da divenire nuovi soggetti del mercato. Dopo una breve analisi
dell’economia fordista descriveremo i principali tratti peculiari della new
economy da un punto di vista incentrato sull’organizzazione aziendale.
Vedremo come le comunità virtuali possano esercitare una profonda inci-
denza sul sistema produttivo tramite il superamento dell’organizzazione,
elaborata nell’economia della produzione di massa tradizionale, incentrata
esclusivamente sull’offerta. Analizzeremo le principali tipologie di comu-
VIII
nità virtuale: comunità di consumatori, comunità professionali e comunità
verticali. Lo spostamento del baricentro dall’offerta alla domanda porrà la
questione di una nuova comunicazione d’impresa, finalmente paritaria,
basata su di un modello effettivamente dialogico e interattivo. Emergerà
come l’interazione che si instaura nelle comunità virtuali permetta un pro-
gressivo incremento del loro valore intrinseco tramite una corretta gestio-
ne della partecipazione dal basso alla costruzione del senso, concretiz-
zata non solo in un consumo più attento e consapevole, ma anche in un
significativo consolidamento del know-how aziendale e del suo conse-
guente vantaggio competitivo.
*** *** ***
Intendo esprimere la mia riconoscenza a quanti, in forme diverse, hanno cooperato
alla presente indagine.
In primo luogo desidero ringraziare il prof. Gianfranco Bettetini, che mi ha aiutato a
superare più di un problema logistico. Ringrazio inoltre la prof. Nicoletta Vittadini, che mi
ha continuamente indirizzato nello svolgimento dell’indagine, fornendomi preziosi consi-
gli e numerose correzioni di traiettoria. Grazie anche al dott. Simone Tosoni che, con la
sua appassionata competenza acquisita sul campo, mi ha chiarito numerosi dubbi inter-
pretativi, indirizzandomi decisamente al concetto di comunità come fascio di relazioni.
Grazie ancora a Chiara Pota, per il supporto umano, informativo e tecnico.
Profonda riconoscenza esprimo indubbiamente anche per il mio capoufficio presso
l’ufficio logistico del rgt. “Lancieri di Montebello” (8°), il Ten. Col. c. Luciano Polla, per il
cordiale sostegno e l’incoraggiamento paterno che mi ha dato quando più ne avevo bi-
sogno.
Desidero infine ringraziare tutta la mia famiglia, soprattutto per la sua pazienza, e in
particolare Tiziana, che mi introdusse nel cyberspazio ai primi albori del Web.
Un grazie del tutto speciale va ad Elena.
1Capitolo primo
LA RIVOLUZIONE DIGITALE
1.1 La navigazione
La metafora della navigazione da un decennio circa si sta introducen-
do nelle nostre vite. Intuiamo che questo navigare significa affrontare una
nuova frontiera, ambigua e sfuggente, “una sfera il cui centro è in ogni
luogo e la circonferenza in nessuno: il mare del cyberspazio.”1 L’elemento
nuovo è proprio il mare: siamo di fronte al luogo più sconfinato che si sia
mai aperto, un oceano che continua a crescere in maniera vertiginosa e,
per paradosso, non ci sottrae spazio, ce ne offre anzi sempre di nuovo. La
nostra navigazione si trasforma inevitabilmente nell’immersione in uno
spazio virtuale che si pone come ambiente inclusivo, un mare che contie-
ne oltre al vero, al reale, anche il verosimile e spesso il suo contrario.
L’esplorazione di uno spazio virtuale ridefinisce infatti il limite tra quello
che sta dentro e quello che rimane fuori dalla rappresentazione, materia-
lizza ciò che abbiamo sempre considerato come immateriale - il pensiero,
la voce - e smaterializza quello che abbiamo sempre considerato come
tangibile - il nostro corpo o i libri che leggiamo -.
Il navigante ha bisogno di rotte, di fari e soprattutto di porti. Per cono-
scere questo ambiente bisogna infatti correre il rischio di perderci mentre
procediamo pazientemente nelle nostre esplorazioni, o più drasticamente
accettare il pericolo di far parte delle avanguardie che periranno tra i flutti,
sommersi dall’onda montante del flusso mediatico. Come prima evidenza
constatiamo che non esistono mappe. Possiamo decidere di navigare se-
2condo le inclinazioni del momento, facendoci così trasportare dalla cor-
rente, oppure possiamo tentare di raggiungere un porto prefissato. In que-
sto caso dobbiamo fidarci delle indicazioni di rotta tracciate sulle incerte
carte dei motori di ricerca. Come esploratori la modalità dominante della
nostra conoscenza consiste nella verifica de visu di ipotesi empiriche con-
tinuamente riformulate nel mutevole contesto, procediamo infatti con infe-
renze induttive e soprattutto abduttive tipiche del nomade e dell’esule.
Constatiamo però con piacere che il mare in cui navighiamo non è de-
serto, al contrario trabocca di imbarcazioni e offre promesse di riparo e di
ristoro in numerosi porti: la compagnia umana in Rete offre un’esperienza
ancora più significativa delle pur considerevoli potenzialità legate alla frui-
zione dell’enorme quantità di dati che il Web ci mette a disposizione. Sen-
za presenza umana il cyberspazio sarebbe solo una serie di connessioni
tra macchine, non uno spazio virtuale concepito e vissuto da persone per
specifiche e concrete esigenze individuali e sociali.
Questo lavoro intende appunto verificare l’attitudine di Internet a favori-
re ed ospitare le comunità di persone che possono sorgere utilizzando la
Computer Mediated Communication (CMC), comunità che si rivelano co-
me una delle modalità più pregnanti e peculiari della Rete, sia dal punto di
vista comunicativo che da quello sociale.
Innanzitutto, però, occorre analizzare la consistenza del mare in cui ci
troviamo, così che possiamo comprendere meglio il contesto in cui ope-
riamo.
1
Paolo Ferri, La rivoluzione digitale. Comunità, individuo e testo nell’era di Internet, Mimesis,
Milano, 1999, pag. 9.
31.2 Il mare in cui si naviga
Nell’ultimo decennio del XX secolo l’integrazione tra industria della
comunicazione e tecnologie digitali ha innescato un processo che, attra-
verso una serie di rapidissime trasformazioni, ha fatto emergere nuovi
media, nuove potenzialità nei mercati e nelle abitudini di percezione e di
rapporto col mondo. Alberto Marinelli nota che:
Il Novecento può essere pienamente considerato - con Abruzzese –
“un secolo immateriale”, perché la forza inclusiva delle tecnologie a
schermo (cinema e televisione) rispetto alle tecnologie a stampa e la
nuova cartografia disegnata dalla rete delle comunicazioni di massa
hanno sempre più sovrapposto al territorio fisico nuove e più com-
plesse forme di percorribilità.2
È proprio l’avvento delle tecnologie digitali e delle connessioni di rete a
consentire un ulteriore passo in avanti. La maggior parte degli osservatori
afferma che si è prodotta una soglia evolutiva di straordinaria importanza:
la nuova configurazione mediale segna infatti una forte discontinuità ri-
spetto al passato. 3 Le tecnologie digitali non si limitano ad aggiungere
nuove opportunità di conoscenza e intrattenimento a quelle già disponibili,
ma incidono a fondo sulle routine produttive e di consumo dell’industria
culturale contemporanea.
Per affrontare adeguatamente la complessità delle trasformazioni in
atto esamineremo rapidamente alcuni termini capaci di sintetizzare alcuni
dei concetti basilari attorno ai quali si addensano i processi evolutivi in
2 Alberto Marinelli, Verso il futuro. Le tecnologie digitali e Internet, in Mario Morcellini, Il me-
diaevo. Tv e industria culturale nell’Italia del XX secolo, Carocci, Roma, 2000, pag. 507.
3 Cfr. Gianfranco Bettetini, Fausto Colombo (a cura di), Le nuove tecnologie della comuni-
cazione, Bompiani, Milano, 1998; e Mario Morcellini, Michele Sorice (a cura di), Futuri im-
maginari. Le parole chiave dei new media, Logica, Roma, 1998.
4corso. La nostra analisi inizierà approfondendo l’evoluzione al livello della
produzione (ICT, convergenza multimediale e new economy), proseguirà
con quello del prodotto (ipertestualità), e terminerà con il livello della frui-
zione o della sua impossibilità (personalizzazione dei media e digital divi-
de).
1.2.1 Information Communication Technology
Oltre che dall’esperienza personale dei naviganti, la dimostrazione che
il fenomeno che stiamo descrivendo non è puramente un effetto
dell’amplificazione autoreferenziale dei media viene dimostrato dalle nu-
merose analisi economiche e statistiche sul settore dell’Information Com-
munication Technology (ICT).
Negli Stati Uniti, nonostante le pesanti ristrutturazioni e l’andamento
alterno del mercato, l’ICT rimane il primo settore produttivo rispetto al pro-
dotto interno lordo, e questo è reso possibile dalla buona integrazione di
Internet nell’intero settore economico. Si può parlare ormai di una Internet
economy capace di contare su oltre tre milioni di lavoratori nordamericani
e con un tasso di crescita molto maggiore rispetto all’economia nel suo
complesso. Si stima che nel 2000 questo settore abbia generato 830 mi-
liardi di dollari in entrate, un aumento pari al 58% rispetto al 1999 e al
156% rispetto al 1998. 4 È ragionevole supporre che, visto il ritardo tecno-
logico dell’Europa di circa cinque anni rispetto agli USA, questo trend si
affermi presto anche nell’UE, dove i tassi di crescita del comparto ICT so-
no tra le due e le tre volte superiori alla crescita del PIL, raggiungendo in-
crementi percentuali di due cifre su base annua. A conferma di questa
4
Cfr. i dati pubblicati sul sito http://www.internetindicators.com .
5previsione basti citare alcuni dati sul mercato italiano delle telecomunica-
zioni, passato da 55.250 miliardi di lire nel 1998 ai 71.450 del 2000, con
un incremento biennale del 27,5%. Più specificamente nell’ambito dei ser-
vizi a valore aggiunto i 650 miliardi del fatturato 1999 del settore Internet
italiano sono giunti a quota 1.620 nel 2000, con una crescita del 149,2%.5
Per comprendere più a fondo la portata del complesso fenomeno in
esame, riteniamo necessario analizzare brevemente lo sviluppo quantitati-
vo di Internet, riportando alcuni dati relativi alla sua diffusione.
È stimato che dal 1993 al 2000 la popolazione di Internet a livello
mondiale sia passata da meno di 90 mila utenti a 327,5 milioni, superando
quindi il 5% della popolazione mondiale, e si ritiene che questa cifra au-
menterà fino a 602,4 milioni di utenti, pari al 10% della popolazione mon-
diale, entro il 2003. 6 Riguardo alla velocità di penetrazione nella società
delle nuove tecnologie dell’informazione rispetto ai media broadcast tradi-
zionali, è interessante rilevare che alla radio sono stati necessari 38 anni
per raggiungere 50 milioni di persone, alla televisione 13 anni, a Internet
solamente 4 anni. 7
I dati relativi alla situazione italiana, secondo uno studio condotto da
Onetone Research in collaborazione con DOXA, 8 rilevano che nel giugno
2001 vi sono nel nostro Paese 6,5 milioni di persone dotate di un personal
computer. La penetrazione del PC rimane da marzo costantemente sulla
soglia del 30%, con una crescita contenuta nell’ordine del 10% annuo e
una penetrazione del 36% nelle famiglie delle grandi città, contro il 27,5%
di quelle residenti nei comuni con meno di 10 mila abitanti. Questo insie-
5
Cfr. i dati forniti da Assinform, l’associazione delle principali aziende italiane operanti nel
settore ICT, sul sito http://www.assinform.it .
6
Cfr. BMI-TechKnowledge, consultabile sul sito http://www.bmi-t.co.za, citato in Paolo Mo-
rawski, Il divario digitale ridisegna il pianeta, in “I Quaderni speciali di Limes. Rivista italia-
na di geopolitica”, I signori della rete, supplemento al n. 1/2001, pag. 51.
7
Cfr. a proposito il rapporto We the Peoples: the Role of the United Nations in the 21st Cen-
tury, al sito http://www.un.org/millennium/sg/report .
8
Cfr. il rapporto relativo al giugno 2001, nel sito http://www.reseach.onetone.it .
6me di persone compone il bacino di potenziali utenti Internet da casa. At-
tualmente solo il 65% dei PC domestici dispone però di un collegamento
alla Rete, riducendo al 20% il numero delle famiglie italiane collegate, per
un totale di 4,25 milioni. Considerando che ogni computer viene utilizzato
da 1,8 persone, il numero di utenti domestici sale a 7,7 milioni, con un in-
cremento percentuale annuo di 88 punti. Le persone che accedono alla
Rete dal luogo di lavoro sono stimate invece in 4,1 milioni, di cui la metà
utilizza abitualmente anche la connessione da casa. Ponderando quindi
l’utenza business con quella residenziale otteniamo il totale degli utenti
Internet italiani: 9,8 milioni, pari al 20% della popolazione con più di 14 an-
ni. Da questa indagine risulta inoltre che il rapporto tra utenza maschile e
femminile si sta riequilibrando: la percentuale di donne connesse è infatti
in netta crescita, registrando un incremento annuo di 8,5 punti percentuali
(27,9% contro 36,4%), anche se gli uomini rimangono quasi due volte
tanto (63,6%), scompenso che si rispecchia anche nella frequenza di col-
legamento, che è molto maggiore per questi ultimi. Un altro aspetto signifi-
cativo è la progressiva diffusione a tutte le fasce di età, anche se i settore
trainante rimane quello dei giovani con meno di 24 anni, e un allargamento
dalla classe medio-alta e alta a quella media e dal nord-ovest a tutto il ter-
ritorio nazionale. Secondo un’analisi di Eurisko,9 che tiene conto del pos-
sesso di risorse tecniche e anche di fattori di atteggiamento e comporta-
mento, l’area “potenziale” di diffusione di Internet in Italia è di circa 20 mi-
lioni di persone, ovvero quasi metà della popolazione adulta. 10 Molti inter-
vistati, intorno al 55%, dicono infatti di conoscere Internet, ma di non pro-
vare alcuna curiosità. Esiste quindi anche una forte area di disinteresse,
motivato per lo più da un vago senso di tecnofobia e di idiosincrasia nei
confronti della tecnologia.
9
Cfr. le statistiche pubblicate all’indirizzo http://gandalf.it/dati/index.htm .
10
Cfr. i dati forniti da http://www.advertiser.it .
7Il significato di questi dati, tuttavia, deve essere integrato dalla costa-
tazione della profonda trasformazione che sta avvenendo agli altri livelli
della struttura produttiva. 11
1.2.2 La convergenza multimediale
I processi produttivi costituiscono, assieme ai testi e alle dinamiche di-
stributive e fruitive, lo sfondo in cui i vari strumenti tecnici confluiscono.12
Le innovazioni tecnologiche sollecitano infatti processi evolutivi che ri-
guardano anche i media tradizionali di cui spesso i nuovi media assumono
alcuni modelli produttivi ormai consolidati. Come sottolinea Roger Fidler,13
tra le caratteristiche basilari dell’evoluzione dei media possiamo delineare
quello di metamorfosi:
I nuovi media non sorgono spontaneamente e indipendentemente.
Essi emergono gradualmente dalla metamorfosi di mezzi più vecchi.
Quando emergono forme nuove, le più vecchie tendono ad adattarsi
e a continuare a evolversi piuttosto che morire.14
In conformità con questa interpretazione notiamo che una delle pecu-
liarità del sistema mediale odierno è rappresentata dal processo, ampia-
11
Per questi temi cfr. l’ampia analisi condotta da Paolo Ferri nel suo La rivoluzione digitale…
op. cit..
12
Per un’efficace panoramica riguardo al presente argomento, cfr. il terzo capitolo di Gian-
franco Bettetini, Stefania Garassini, Barbara Gasparini, Nicoletta Vittadini, I nuovi strumenti
del comunicare, Bompiani, Milano, 2001, in corso di pubblicazione.
13
Roger Fidler, Mediamorfosi. Comprendere i nuovi media, Guerini e Associati, Milano,
2000.
14
Roger Fidler, Mediamorfosi… op. cit., pag. 37, citato in Gianfranco Bettetini, Stefania Ga-
rassini, Barbara Gasparini, Nicoletta Vittadini, I nuovi strumenti…. op. cit..
8mente studiato, 15 di ibridazione e convergenza. La chiave interpretativa
che ne scaturisce ci permette di evitare il doppio rischio che tende invece
a riconoscere nell’evoluzione dei media un percorso che porta necessa-
riamente allo sviluppo di un nuovo medium universale,16 o all’estinzione
dei vecchi media. Osserviamo piuttosto come le diverse tecnologie stiano
oggi procedendo parallelamente per creare nuove forme di comunicazio-
ne.
Ortoleva17 sottolinea come questa dinamica sia legata anche a specifi-
che fasi storiche in cui i media alternano periodi di differenziazione “in cui
si è accentuata la divisione dei compiti fra diversi strumenti di comunica-
zione (il periodo che va dalla rivoluzione industriale fino agli anni trenta è
sicuramente una di queste fasi) e fasi multimediali in cui prevale la con-
vergenza tra le diverse tecnologie” come quella attuale. 18
La convergenza multimediale consiste infatti nella progressiva integra-
zione in formato digitale dei diversi media e delle differenti forme in cui la
comunicazione può essere prodotta, trasmessa e fruita. Fino a pochi anni
fa, infatti, i linguaggi espressivi della cultura e i suoi processi produttivi e
distributivi erano separati e soprattutto non integrabili. Oggi, in seguito alla
codifica binaria adottata dalla tecnologia digitale, i new media possono
15
Per le diverse accezioni secondo cui è possibile intendere questo processo di convergen-
za cfr. Peppino Ortoleva, Mediastoria… op. cit.; George Gilder, La vita dopo la televisione.
Il Grande Fratello farà la fine dei dinosauri?, Castelvecchi, Roma, 1995; Vincenzo Vita,
L’inganno multimediale, Meltemi, Roma, 1998; Mario Morcellini, Il mediaevo… op. cit.; Ro-
ger Fidler, Mediamorfosi… op. cit.; Patrice Flichy, L'innovazione tecnologica. Le teorie del-
l'innovazione di fronte alla rivoluzione digitale, Feltrinelli, Milano, 1996; Nicholas Negro-
ponte, Bit by bit TVs are becoming PCs. Or is it the other way round?, in “Wired”, 3 vol., no.
8, 1995, disponibile anche all’indirizzo http://www.hotwired.com/wired/
3.08/departments/negroponte.html ; per un’analisi dell’aspetto tecnico e normativo cfr. Ver-
so un approccio alle Società dell’informazione. Libro verde sulla convergenza tra i settori
delle Telecomunicazioni, dell’audiovisivo e delle Tecnologie dell’informazione nelle sue im-
plicazioni normative, Commissione delle Comunità Europee, 1997.
16
George Gilder nel suo La vita dopo la televisione… op. cit. e Nicholas Negroponte in Bit by
bit TVs are becoming PCs… op. cit., ipotizzano invece teleputer e compuvision come nuo-
ve macchine che permettano la convergenza analogico-digitale.
17
Peppino Ortoleva, Mediastoria… op. cit..
9convergere verso un‘unica piattaforma. La digitalizzazione comporta quin-
di il superamento della principale strettoia dei formati analogici, ovvero la
scarsa compatibilità tra i diversi media dal punto di vista delle tecnologie di
trasmissione, di conservazione e di trattamento delle informazioni.
Il processo di convergenza, tematizzato da Nicholas Negroponte e dai
ricercatori del Media Lab alla metà degli anni ’80,19 ha dato sviluppo alla
progettazione di dispositivi terminali personali in grado di trattare indiffe-
rentemente formati di tipo testuale, grafico, sonoro e audiovisivo. Nella se-
conda metà degli anni ’90 la tecnologia digitale ha prodotto una tenden-
ziale convergenza di tre dispositivi che nelle nostre pratiche di consumo
erano sempre stati separati: il telefono, il computer e il televisore. I prodotti
culturali digitali possono essere cioè creati, fruiti e consultati attraverso un
medesimo hardware, il computer e, limitatamente alla fruizione, anche at-
traverso il televisore, se dotato del dispositivo che lo rende interattivo (Set
Top Box), e in prospettiva anche tramite i telefoni cellulari di terza genera-
zione (UMTS).
Prima della rivoluzione digitale, e in molti casi ancora oggi, per i pro-
cessi creativi e produttivi delle varie forme di arte e comunicazione veni-
vano utilizzati strumenti e tecnologie tra loro incompatibili, che si servivano
supporti materiali differenti e di conseguenza identificavano mondi di sen-
so, universi percettivi e modalità di fruizione separate. Il digitale e la con-
vergenza tecnologica hanno posto le basi per colmare questa separazio-
ne, e raggiungere una sostanziale intercambiabilità dei contenuti, “fino a
trasformare alla radice le modalità e lo statuto epistemologico dei tradizio-
nali vettori della cultura, della comunicazione e della formazione.”20
18
Peppino Ortoleva, Mediastoria… op. cit., pag. 27, cit. in Gianfranco Bettetini, Stefania Ga-
rassini, Barbara Gasparini, Nicoletta Vittadini, I nuovi strumenti…. op. cit..
19
Cfr. Nicholas Negroponte, Essere digitali, Sperling & Kupfer, Milano, 1995.
20
Paolo Ferri, La rivoluzione digitale… op. cit., pag. 13.
10
Si tratta di un processo tuttora in fase embrionale, ma se consideriamo
i tentativi più avanzati della convergenza nell’ambito della comunicazione
creativa, per esempio la cosiddetta ars electronica21 o gli ipertesti creati-
vi,22 ci rendiamo conto di come questo processo stia contaminando lin-
guaggi, meticciando e modificando in maniera radicale codici e forme della
comunicazione. La convergenza trasforma e potenzia enormemente le
possibilità creative, operative e divulgative di tutti gli attori culturali. La di-
gitalizzazione ha inoltre semplificato i problemi di archiviazione e reperi-
mento delle informazioni, rendendo disponibile in tempo reale una mole di
dati inimmaginabile prima del suo avvento.23
Oggi il luogo più adatto per individuare, anche fenomenologicamente,
ampi spazi di convergenza appare il contesto metamediale24 della Rete. Il
metamedium, infatti, viene così definito da Fausto Colombo:
Una definizione utile per individuare l’interesse del computer dal
punto di vista della comunicazione e dei suoi meccanismi di funzio-
namento, è quella – che si va diffondendo – di metamedium. La posi-
21
A questo proposito cfr. Patrizia Nerozzi Bellman, Internet e le muse. La rivoluzione digitale
nella cultura umanistica, Mimesis, Milano, 1997, pagg. 369-375.
22
Cfr. ad esempio i materiali indicati da George P. Landow, L’ipertesto. Tecnologie digitali e
critica letteraria, Bruno Mondadori, Milano, 1998 nella bibliografia dedicata ai materiali
elettronici e video, pagg. 396-399 e le analisi di Gianfranco Bettetini, Barbara Gasparini,
Nicoletta Vittadini, Gli spazi dell’ipertesto, Bompiani, Milano, 1999, pagg. 136-143.
23
Per le diverse accezioni secondo cui è possibile intendere questo processo di convergen-
za cfr. Peppino Ortoleva, Mediastoria. Comunicazione e cambiamento sociale nel mondo
contemporaneo, Roma, Pratiche, 1995; Denis McQuail, Sociologia dei media, Il Mulino,
Bologna, 1996; George Gilder, La vita dopo la televisione. Il Grande Fratello farà la fine dei
dinosauri?, Castelvecchi, Roma, 1995; Vincenzo Vita, L’inganno multimediale, Meltemi,
Roma, 1998; Mario Morcellini, Il mediaevo… op. cit.; Roger Fidler, Mediamorfosi… op. cit.;
Patrice Flichy, L'innovazione tecnologica. Le teorie dell'innovazione di fronte alla rivoluzio-
ne digitale, Feltrinelli, Milano, 1996; Nicholas Negroponte, Bit by bit TVs are becoming
PCs. Or is it the other way round?, in “Wired”, 3 vol., no. 8, 1995, disponibile anche
all’indirizzo http://www.hotwired.com/wired/ 3.08/departments/negroponte.html ; per
un’analisi dell’aspetto tecnico e normativo cfr. Verso un approccio alle Società
dell’informazione. Libro verde sulla convergenza tra i settori delle Telecomunicazioni,
dell’audiovisivo e delle Tecnologie dell’informazione nelle sue implicazioni normative,
Commissione delle Comunità Europee, 1997.
11
tività di questa definizione è data dalla sua sostanziale ambiguità: da
un lato essa infatti descrive la capacità del computer di contaminare
altri strumenti tecnologici, dall’altro segnala l’ulteriorità del calcolato-
re, il suo essere in qualche modo oltre gli altri mezzi (di comunicazio-
ne), e quindi anche la sua capacità di metterne in evidenza gli ele-
menti caratteristici da una posizione privilegiata.25
Nel prossimo futuro il settore della comunicazione multimediale sarà
probabilmente la parte più visibile e spettacolare della rivoluzione digitale
in corso: la convergenza, infatti, è il veicolo della coesistenza e
dell’intercambiabilità dei media. L’interazione appropriata dei media rap-
presenta quindi la frontiera multimediale della comunicazione, processo di
cui il Web è oggi l’esempio più compiuto: sulla Rete immagini, suoni e pa-
role sono trattati in maniera univoca. In prospettiva, però, un numero cre-
scente di apparecchi e macchine diverrà interattivo e multimediale: ai
computer si aggiungeranno, tra gli altri, elettrodomestici e autoveicoli,
strumenti che saranno in grado di integrare i differenti vettori comunicativi.
La quantità crescente di informazioni veicolata dai dispositivi in questione
è finalizzata, tramite un sempre più elevato tasso di interattività, al rag-
giungimento di una maggiore versatilità, che permette all’apparecchiatura
di adeguarsi alle concrete esigenze dell’utente finale.26
24
Per il concetto di metamedium cfr. Gianfranco Bettetini, Fausto Colombo (a cura di), Le
nuove tecnologie della comunicazione, Bompiani, Milano, 1993.
25
Gianfranco Bettetini, Fausto Colombo, Le nuove tecnologie… op. cit., pag. 266.
26
Cfr. Enrico Pedemonte, Personal media. Storia e futuro di un’utopia, Bollati Boringhieri,
Torino, 1998.