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3.1. LINGUAGGIO POLITICO E PROPAGANDA
Il termine “propaganda” nasce in contesto religioso quando la Chiesa Cattolica nel
XVI secolo organizza, come contrattacco alla diffusione del protestantesimo, una
Sacra Congregatio de propaganda fide, un dipartimento preposto alla
propagazione della fede cattolica.
La propaganda moderna si sviluppa a partire dall‟incontro tra l‟intenzione del
propagandista e l‟espressione di un bisogno reale da parte del pubblico a cui la
propaganda è rivolta. Secondo Jacques Ellul (1983) l‟affermazione della
propaganda di tipo moderno si ha solo con la prima guerra mondiale e la
rivoluzione d‟ottobre in Russia.
Esistono diverse definizioni e classificazione dei tipi di propaganda, tra queste
alcune sottolineano il suo carattere di processo di formazione di mentalità
collettive. Si può inoltre distinguere tra una propaganda ufficiale e non ufficiale a
seconda dei canali e degli organismi che la promuovono (governativi o non
governativi); una distinzione classica dei tipi di propaganda è quella proposta da
McQuail:
propaganda bianca, la quale fornisce un‟immagine positiva di una
personalità, di un‟idea ecc, senza inganni o inesattezze;
propaganda grigia, la quale opera una selezione che può giungere
all‟inganno;
propaganda nera che risulta ingannevole, distorcente e priva di principi.
Le strategie di disseminazione dell‟informazione diventano strategie di diffusione
della propaganda solo quando accompagnate da:
messaggi propagandistici: identificare questi messaggi è un prerequisito
necessario per studiare i metodi attraverso i quali vengono diffusi, per questo
motivo è fondamentale conoscere le seguenti tecniche di produzione della
propaganda;
ricorso alla paura: attraverso il quale cerca di costruire il supporto
instillando paura nella popolazione. Ad esempio Joseph Goebbels (Ministro della
propaganda nel Terzo Reich) sfruttò la frase “i tedeschi devono morire”
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pronunciata da Theodore Kaufman per sostenere che gli alleati cercavano la
distruzione del popolo tedesco.
Effetto gregge: attraverso il quale si cerca di persuadere il pubblico ad
assumere un determinato comportamento poiché “anche tutti gli altri lo stanno
facendo”. Questa tecnica rafforza il naturale desiderio delle persone di far parte di
un gruppo sociale, soprattutto il gruppo dei vincitori.
Ottenere disapprovazione: questa tecnica viene usata per indurre il
pubblico a disapprovare un‟azione o un‟idea suggerendo che questa sia popolare
nei gruppi odiati o temuti.
Banalità scintillanti: sono parole con un‟intensa carica emotiva, così
strettamente associate a concetti o credenze di alto valore, che portano
convinzione senza supportare informazioni o ragionamenti. Esse richiamano
emozioni come l‟amore per la patria, il desiderio di pace ecc., anche se le parole e
le frasi sono vaghe e suggeriscono cose differenti a persone differenti, la loro
connotazione è sempre favorevole.
Razionalizzazione: gli individui possono utilizzare generalizzazioni
favorevoli per razionalizzare atti o credenze.
Vaghezza intenzionale: le generalizzazione sono sempre vaghe, in modo
che in pubblico possa fornire la propria interpretazione.
Transfer: è una tecnica di proiezione di qualità positive o negative di una
persona o oggetto ad un altro soggetto per rendere quest‟ultimo più o meno
accettabile; evoca una risposta emozionale che stimola il pubblico ad identificarsi.
Ipersemplificazione: generalizzazioni favorevoli sono utilizzate per fornire
risposte semplici a complessi problemi sociali, politici o economici.
Uomo comune: questo approccio tenta di convincere il pubblico che le
posizioni del propagandista riflettano il senso comune della gente; il
propagandista per rompere il muro dell‟indifferenza del popolo usa il suo stesso
linguaggio e comportamento.
Testimonianza: ovvero citazioni portate come esempio per supportare o
rigettare una particolare azione, o un programma, o una persona. Vengono
sfruttati la reputazione e il ruolo dell‟individuo che rilascia la dichiarazione.
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Stereotipizzazione: questa tecnica tenta di far sorgere pregiudizi nel
pubblico etichettando l‟oggetto della campagna propagandistica come qualcosa da
temere, odiare ed evitare.
Individuare il capro espiatorio: si colpevolizza un individuo o un gruppo
che non è realmente responsabile, alleviando quindi i sentimenti di colpa della
parti responsabili e distraendo l‟attenzione del pubblico per risolvere il problema
per il quale la colpa è stata assegnata.
Parole virtuose: sono parole appartenenti al sistema dei valori del
pubblico, le quali tendono a produrre un‟immagine positiva quando riferite a una
determinata persona. Pace, felicità, sicurezza ecc. sono tutte parole virtuose.
Slogan: è una breve frase ad effetto che può includere la
stereotipizzazione.
Figura 1 poster della propaganda razziale nazista, il ragazzo nel manifesto corrisponde
all'ideale ariano.
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3.2. PARTECIPAZIONE SOCIALE
Il comportamento di voto sottende la partecipazione politica, la quale implica il
riferimento all‟azione inserita in un particolare contesto sociale; nella vita
quotidiana abbiamo una grande varietà di esempi che mostrano come le persone
prendano o meno la decisione di impegnarsi nella politica, chi si candida sindaco,
chi fa parte di associazioni politiche e chi invece ne è totalmente fuori addirittura
rifiutandosi di recarsi alle urne. Cerchiamo di spiegare questo comportamento
rifacendoci alla Teoria dell‟identità sociale di Tajfel e Turner (1986), secondo la
quale gli individui nel corso della loro vita comprendono di essere delle unità ben
precise e distinte dagli altri, il sentimento di identità sorge quando i soggetti
percepiscono se stessi stabili nel tempo ma differenti da tutti gli altri; quindi i due
elementi di fondamentale importanza che compongono l‟identità sono continuità e
stabilità da un lato e individualità come distinzione dagli altri dall‟altro lato.
Poiché l‟individuo nel momento in cui nasce è già inserito in una rete di rapporti
con gli altri, buona parte della sua identità è determinata dall‟appartenenza ai
gruppi; ognuno di noi appartiene a più gruppi (primari e secondari), secondo
Tajfel “l’identità sociale è quella parte dell’immagine che un individuo si fa di se
stesso che deriva dalla consapevolezza di appartenere ad un gruppo sociale, unita
al valore e al significato emozionale associati a tale appartenenza”. Uno degli
assunti di base di questa teoria è che ogni individuo è alla ricerca di un‟identità
sociale positiva poiché quest‟ultima assicura che il livello di autostima rimanga
alto, questo obiettivo è raggiungibile attraverso il confronto di superiorità del
proprio gruppo sociale rispetto altri gruppi.
Identità e azione si influenzano reciprocamente infatti generalmente una forte
identità di gruppo spinge l‟individuo a partecipare attivamente alla vita del gruppo
stesso favorendone così il consolidamento, di conseguenza la partecipazione,
l‟agire all‟interno del gruppo rafforza il senso si appartenenza già sviluppato
nell‟individuo.
La nozione di identificazione con il partito deriva dalla teoria psicoanalitica e
presuppone che il soggetto sviluppi, nel corso dell‟età evolutiva, differenti forme
di identificazione, tra cui l‟identificazione con il partito. In questo processo gioca
un ruolo fondamentale l‟ambiente, in particolare l‟influenza della famiglia
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d‟origine, dalla quale l‟individuo riceve la simpatia/antipatia per un determinato
partito; proprio perché questa identificazione si è sviluppata precocemente è
caratterizzata da una notevole stabilità, ossia difficilmente viene modificata nel
corso dell‟età adulta.
Secondo Campbell (1960) questa identificazione “affettiva” con il partito è alla
base di una scarsa conoscenza dei soggetti in ambito politico: infatti gli individui
non si impegnano in una valutazione ponderata dei dati provenienti dal mondo
politico proprio perché le loro scelte politiche si basano su una matrice affettiva,
le informazioni che riceviamo ogni giorno vengono selezionate, modificate o del
tutto ignorate in modo da risultare coerenti con le scelte già effettuate a priori dai
soggetti.
Tuttavia oltre il modello dell‟identificazione con il partito di Campbell esistono
anche altri modelli che spiegano il comportamento di voto:
Voto basato sui candidati: l‟attenzione sulla possibilità che le
caratteristiche dei singoli politici possano influenzare il voto viene
posta negli anni ‟70 negli Stati Uniti, in particolare gli studi di Miller,
Wattenberg e Malanchuck (1986), basati su esami dei dati NES
(National Election Studies) confermano che i tratti attribuiti ai candidati
sono il fattore più ricorrente nei commenti fatti dai soggetti sulle
proprie scelte politiche.
Voto basato sulla prestazione: il voto si basa sul comportamento
passato di un partito o governo, considerato come un‟ottima fonte per
effettuare delle previsioni sul futuro.
Voto basato sui temi politici: in questo ambito si sono sviluppati due
modelli contrapposti: da una parte abbiamo il “modello del
consumatore” di Himmelweit (1985), basato su una ricerca sul
comportamento di voto effettuata in Gran Bretagna, secondo la quale il
voto è determinato dall‟accordo contingente con le posizioni di un
partito piuttosto che dall‟identificazione con il partito stesso; in questo
modello quindi l‟elettore è visto come un consumatore che sceglie in
base alle esigenze del momento. L‟altro è il “ modello ideologico” di
Heath, Jowell e Curtice (1985) secondo il quale è la condivisione di
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credenze generali che guida gli individui a scegliere un determinato
partito.