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Premessa
Il presente elaborato intende proporre un’analisi di tre fenomeni
particolarmente influenti nell’ambito della comunicazione politica
contemporanea. Il comportamento degli elettori e degli stessi leader
politici in sede decisionale è infatti influenzato da elementi di natura
cognitiva propri di tali fenomeni, caratterizzati da un notevole potere
persuasivo e manipolatorio. I bias cognitivi, le euristiche e il
cospirazionismo sono aspetti tipici della comunicazione contemporanea,
ma presentano origini remote. L’avvento dei tradizionali e dei nuovi
mezzi di comunicazione, infatti, non ne ha sancito la nascita, ma ha
significativamente contribuito all’incremento della frequenza di tali
trappole mentali. Questo elaborato ne offre un approfondimento circa le
origini, le dinamiche e gli effetti sia sui decisori politici sia sull’elettorato.
A tal proposito, viene innanzitutto proposta una disamina sulle fasi
evolutive della comunicazione politica, ripercorrendone lo sviluppo in
relazione ai cambiamenti provocati dall’avvento dei mezzi di
comunicazione tradizionali prima e nuovi poi. Ne vengono quindi
illustrati gli effetti sui linguaggi, contenuti e forme assunte dalla politica.
L’elaborato prosegue con un approfondimento sui cambiamenti del
comportamento elettorale, analizzando l’evoluzione del rapporto tra
5
elettori, partiti, partecipazione, ideologie con una chiave di lettura
costantemente rivolta all’influenza dei mass media. Segue il fulcro
dell’elaborato, ossia l’analisi focalizzata sul ruolo della mente e dei suoi
due sistemi nell’elaborazione dei giudizi, delle decisioni, sui
comportamenti quotidiani e, nello specifico, in ambito politico. Il lavoro
si conclude con un focus sul tema del cospirazionismo, evidenziandone
caratteristiche, dinamiche, target e concentrandosi, infine, sull’evento
della pandemia da Covid-19 e il suo ruolo di potenziale minaccia alla
stabilità delle democrazie moderne. Lo scopo dell’elaborato è molteplice:
da un lato, comprendere gli effetti provocati dagli errori cognitivi sulle
credenze, i giudizi politico-morali e i comportamenti elettorali, nel
tentativo di proporre una potenziale soluzione a tali meccanismi.
Dall’altro, verificare il legame tra bias e cospirazionismo e, in tale ambito,
se la pandemia da Covid-19 con le relative teorie complottiste
rappresenta un pericolo reale per la tenuta delle democrazie.
6
Capitolo 1 – Comunicazione politica: introduzione
Ricercando l’etimologia della parola “comunicazione” è possibile
imbattersi in una lunga e dettagliata spiegazione.
1
D'altronde, come
afferma il primo assioma della teoria della comunicazione, è impossibile
non comunicare (Watzlawick, Beavin, & Jackson, 1971). Che sia verbale
o non verbale, orale, scritta o segnata, qualsiasi azione compiuta
dall’essere umano, anche il semplice rimanere fermi in silenzio,
rappresenta una forma di comunicazione.
Di categorie e sottogruppi ne esistono numerosi in letteratura e afferenti
a qualsiasi ambito della vita umana. Nello specifico, la branca su cui
questo scritto intende sviluppare un’analisi più profonda è quella della
comunicazione politica.
1.1 Cos’è la comunicazione politica
Innanzitutto, per offrire una chiara definizione di cosa sia la
comunicazione politica, possiamo fare riferimento a quanto asserito dallo
studioso e docente italiano Giampietro Mazzoleni, secondo cui, per
1
Per approfondimenti si rimanda a Treccani
7
comunicazione politica si intende “lo scambio ed il confronto dei
contenuti di interesse pubblico politico prodotti dal sistema politico
stesso, dal sistema dei mass-media e dal cittadino, non solamente nella
sua veste di elettore” (Mazzoleni G. , 2004). Appare evidente sin da
subito, quindi, che si tratta di un fenomeno dinamico e partecipato,
originato dalle interazioni prodotte da più attori coinvolti, precisamente
tre: politici, media e cittadini. Attraverso di essi entrano in contatto sfere
diverse della vita pubblica: lo Stato con le sue istituzioni, il mondo
dell’informazione e del progresso tecnologico, la cultura, la storia e le
tradizioni proprie di una determinata popolazione, composta da vari e
numerosi individui che sono contemporaneamente sia cittadini sia
elettori. Da questa composizione pluridimensionale ne deriva la
complessità del fenomeno, così ampio da abbracciare numerose
discipline di studio: semiotica, sociologia, psicologia, storia, scienza
politica, filosofia. Possiamo, quindi, parlare di comunicazione politica
come un ambito multidisciplinare. Al contrario di quanto si possa
ritenere, essa non nasce nella modernità e non è esclusivamente legata
all’origine e allo sviluppo dei mezzi di comunicazione di massa
tradizionali e digitali poi. È corretto sostenere che questi hanno
rappresentato una notevole spinta allo sviluppo della comunicazione in
8
generale e anche di quella politica, soprattutto nella quantità dei
contenuti e nella loro diffusione, ma è necessario precisare che si tratta di
un fenomeno che affonda le proprie radici in tempi notevolmente
remoti. Per spiegare la sua origine, infatti, dobbiamo effettuare un
excursus a ritroso nel tempo, arrivando ai tempi dell’Antica Grecia (776
a.C. - 323 a.C.) di Aristotele e Platone.
2
Durante questo arco temporale la
società greca visse un mutamento radicale, che influenzò le civiltà del
bacino mediterraneo, gettando le basi della società democratica: nacque
la polis, la cosiddetta città-stato, all’interno della quale la vita del cittadino
si basava sull’amministrazione della polis stessa.
3
L’agorà, infatti, era sede
del mercato, ma soprattutto delle assemblee popolari, alle quali
partecipavano direttamente tutti i cittadini per dibattere fra loro e
giungere a decisioni circa la vita della comunità. I greci, in particolare gli
ateniesi, consideravano fondamentale questa attività, tanto che “un uomo
che non si interessa allo Stato – disse Pericle – noi non lo consideriamo
2
Si tratta di date convenzionalmente accettate circa l’inizio e la fine del periodo greco antico: nel
776 a.C. si svolse la I Olimpiade; il 323 a.C. fu l’anno della morte di Alessandro Magno.
3
Donne, bambini, anziani e stranieri non possedevano lo status di cittadino; quindi, non
potevano partecipare alla vita amministrativa della polis.
9
innocuo, ma inutile”.
4
È in questo contesto, a volte anche violento, che
ebbe origine il dibattito politico all’interno dello spazio pubblico, un
confronto basato sull’arte retorica della persuasione, con regole di
alternanza tra le varie opinioni, avallate da tesi e confutate da antitesi
avanzate dagli interlocutori. Questo dibattito democratico rappresenta la
prima arcaica forma di comunicazione politica nella storia, che ha
influenzato significativamente anche la politica della Roma repubblicana
(509 a.C. - 27 a.C.). Infatti, durante le campagne elettorali romane, le
tecniche retoriche greche furono utilizzate e mescolate a quelle
persuasive di tipo clientelare. Una delle pratiche più diffuse era la
scrittura del nome di un candidato sui muri delle città dell’impero,
accompagnato da ciò che oggi definiremmo una call to action, un vero e
proprio invito al voto. Proseguendo nei secoli, dell’Umanesimo e
Rinascimento ricordiamo il trattato De Principatibus (1532) di Niccolò
Machiavelli, che ha rappresentato una svolta nella concezione del potere
politico, non più spettante a tutti i cittadini in ugual misura come
accadeva nella polis greca, primo esempio di democrazia diretta.
Machiavelli, infatti, per la prima volta descrive la politica secondo uno
4
Discorso di Pericle agli ateniesi del 431 a.C., tratto da Tucidide, Storie, II, 34-36.
10
schema verticale: in alto troviamo il sovrano, detentore di ogni forma di
potere; al di sotto, il popolo, che sottostà al volere indiscusso del
regnante. Questa visione innovativa è più similare alla concezione di
politica contemporanea, tanto che lo stesso Giovanni Sartori, primo
docente universitario di scienza politica in Italia nel 1957, ha affermato
che “la scoperta della politica si deve a Machiavelli, non ad Aristotele” (di
Cortona, Lanza, Pisciotta, & Germano, 2016, p. 9). Nella sua opera,
infatti, Machiavelli parla in toni estremamente moderni del diritto di voto
come mezzo a disposizione dei cittadini per controllare i governanti e
tutelarsi da essi qualora impongano leggi che ledano la libertà. In
generale, Il Principe può essere considerato un prototipo di manuale di
comunicazione politica che, attraverso le sue analisi e i suoi consigli,
fornisce al cittadino una chiara guida di orientamento al voto, nell’ottica
di tutelare il bene comune. Successivamente, eventi significativi per
l’ampliamento della partecipazione alla sfera amministrativa, nonché al
dibattito pubblico, furono la Rivoluzione Francese (1789 - 1799) e la
Rivoluzione Americana (1765 - 1791). Con i loro ideali di libertà e
uguaglianza e con la nascita della Costituzione aprirono le porte a una
comunicazione politica più vicina a quella odierna, caratterizzata dalla
libertà di stampa, dall’associazionismo, dall’attivismo politico e che
11
animava l’opinione pubblica, riscuotendo più partecipazione e interesse
da parte della popolazione.
5
L’Ottocento, poi, vide la nascita degli Stati
nazionali e l’istituzione di elezioni libere, anche se non a suffragio
universale.
6
Andò consolidandosi, quindi, quel pluralismo politico che
rappresenta oggi una delle caratteristiche fondamentali delle elezioni
democratiche. Infatti, per definirsi tali, esse devono essere: libere,
competitive, rilevanti e ricorrenti.
7
La competitività, in particolar modo,
richiede la presenza di un pluralismo politico, che genera a sua volta una
vera e propria concorrenza tra i candidati alle elezioni, eliminando la
sicurezza di una vittoria certa e spingendo ognuno verso un maggior
investimento nel periodo di campagna elettorale, utilizzando mezzi di
comunicazione, tecniche e strategie diverse. È soltanto con il Novecento,
però, che si può iniziare a parlare propriamente di comunicazione
politica per come la definiamo oggi. Di fatti, questo secolo vide la nascita
dei mezzi di comunicazione di massa, più comunemente definiti mass
5
Per approfondimenti: de Tocqueville A., La democrazia in America, a cura di G. Candeloro, BUR
Biblioteca Univ. Rizzoli, Segrate, 1999
6
Il suffragio universale maschile fu introdotto per la prima volta negli Stati Uniti nel 1776, ma con
restrizioni in base al ceto e all'istruzione. La Nuova Zelanda fu il primo stato al mondo a
introdurre il suffragio universale maschile e femminile nel 1893.
7
Per approfondimenti: di Cortona G., Lanza P., Pisciotta B., Germano L., Capire la politica, II ed.,
Utet, Novara, 2016
12
media
8
: radio, cinema e televisione che, con la loro rapida diffusione,
ampliarono considerevolmente il pubblico destinatario dei messaggi,
mediandoli capillarmente all’interno della società grazie alla loro capacità
di abbattere ogni forma di barriera sia fisica sia culturale. Davanti
all’enorme potenziale comunicativo di questi nuovi mezzi, anche la
politica non restò in disparte. In relazione alla radio, si può fare
riferimento ai famosi fireside chats, i “discorsi del caminetto” tenuti dal
Presidente Roosevelt durante la crisi economica del 1929, con lo scopo
di mantenere un contatto diretto e informale con la popolazione e
infonderle fiducia e speranza in un periodo estremamente difficile. Per
quanto concerne il contesto italiano, invece, basti pensare alla nascita
dell’Istituto Luce (L'Unione Cinematografica Educativa), che divenne il
principale mezzo di propaganda politica durante il ventennio fascista,
nonché fu “la più antica istituzione pubblica destinata alla diffusione
cinematografica a scopo didattico e informativo del mondo” (Montaldo,
2001). E ancora, l’istituzione dell’emittente televisiva Rai (1954), il cui
controllo era inizialmente posto nelle mani del governo italiano,
8
Termine inglese composto da mass (massa) e media, latinismo, plurale di medium (mezzo).
13
costituito in quegli anni dalla Democrazia Cristiana.
9
Ancora oggi, la
questione relativa al legame tra Rai e politica è molto dibattuta ed è salita
nuovamente agli onori della cronaca a seguito dell’episodio che ha visto
protagonista il cantante italiano Fedez, con un discorso di attacco e
critica alla direzione di Rai 3 durante il famoso “concerto del 1° Maggio”
a Roma.
10
Un aspetto da focalizzare nell’evoluzione della comunicazione
politica è il differente contesto di sviluppo dei mass media tra Stati Uniti
ed Europa. Infatti, mentre quest’ultima veniva oppressa dalla piaga dei
regimi non democratici e da una censura imperante, oltreoceano si
viveva il cosiddetto american dream, in un contesto pienamente
democratico e liberale, soprattutto nei confronti dell’informazione. Ciò
ha senz’altro contribuito a una maggiore sperimentazione nel settore
della comunicazione politica, con l’interazione tra pubblicità, marketing e
campagne elettorali, generando dei modelli di comunicazione e indagine
che, in seguito, vennero esportati anche in Europa. Ad esempio, negli
anni ‘30 andò sviluppandosi la teoria della psicologia comportamentista,
9
Nel 1975 con la legge n. 103, prima riforma della RAI, il controllo della società passò dal
Governo al Parlamento, attraverso l’istituzione della Commissione parlamentare per l'indirizzo
generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi.
10
Per ascoltare il discorso completo https://www.youtube.com/watch?v=p5njLdt9SFQ
14
che influenzò fortemente i primi studi di comunicazione politica. La
novità di questa teoria era la sua visione antropocentrica, studiando il
comportamento umano “con gli stessi metodi (esperimento, misurazione
e osservazione) delle scienze esatte” (Fantozzi & Montanari, 2008, p.
222). Da essa si originò poi la bullet theory, o teoria ipodermica, che
sosteneva una connessione diretta tra esposizione a un messaggio e
comportamento, considerando il contenuto come un bullet, un proiettile,
che colpisce direttamente un soggetto, condizionando la sua reazione.
Successivamente, nel 1948 fu elaborato il modello delle 5W di Harold
Lasswell, focalizzato sull’analisi degli effetti e dei contenuti dei messaggi.
Da qui si iniziò a comprendere che non era sufficiente esporre un
individuo a un certo contenuto per influenzarne il comportamento.
Per comprendere meglio il divario temporale di progresso tra USA ed
Europa, si consideri che il primo studio sulla cultura politica italiana,
basato sulla rilevazione via sondaggio, risale al 1963 con la pubblicazione
di The Civic Culture: Political Attitudes and Democracy in Five Nations, opera
degli studiosi americani Gabriel Almond e Sidney Verba.
A conclusione di questa disamina storica, per avere un quadro generale
più chiaro sull’evoluzione della comunicazione politica nel Novecento,
15
possiamo fare riferimento a una suddivisione in fasi proposta da Blumer
e Kavanagh nel 1999, poi integrata dallo stesso Blumer nel 2016:
- Il dopoguerra e gli anni Cinquanta, caratterizzati da messaggi
politici potenti, partiti ben strutturati e con una base elettorale
altrettanto solida;
- Dagli anni Sessanta agli anni Ottanta, con l’avvento della
televisione e l’inizio di un graduale indebolimento dello stretto
rapporto tra partito ed elettorato;
- Dagli anni Novanta al 2000, quando comparvero i nuovi media
digitali, provocando un aumento dei contenuti proposti, sia nel
numero sia nella tipologia e incrementando la loro velocità di
trasmissione verso un pubblico più ampio e diversificato;
- Dal 2000 in poi, con la diffusione dei social network, di cui sarà
proposto un approfondimento nel successivo paragrafo.
1.2 La comunicazione mediata oggi
Tra gli esempi di mass media precedentemente citati rientra la televisione
che, insieme ai nuovi media digitali, merita uno specifico
approfondimento per il ruolo centrale che ha rivestito nel rapporto tra
individuo e realtà.
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1.2.1 La televisione
Per molti anni la televisione è stata il mezzo di comunicazione di massa
per eccellenza, sostituendosi nel giro di pochi anni alla radio già esistente
e sancendo un’egemonia che è stata messa in discussione soltanto con
l’avvento dei nuovi media contemporanei. Per meglio comprendere le
motivazioni di tale exploit è necessario analizzare le caratteristiche
innovative presentate da tale medium. All’interno del suo studio sui mezzi
di comunicazione di massa, scrisse Marshall McLuhan che la televisione
è sensuale come le calze a rete.
11
Nel distinguere tra i cosiddetti media
caldi e freddi, McLuhan ritiene che la televisione sia un medium freddo, al
contrario di cinema e radio. Infatti, essa fornisce una scarsa quantità di
informazioni a bassa definizione, che provocano il coinvolgimento di
tutto il sistema percettivo-sensoriale umano. La televisione, quindi, offre
un prodotto non completo ed implica un alto grado di coinvolgimento
da parte dello spettatore, che per comprendere le informazioni impiega i
propri sensi, andando a colmare i vuoti contenutivi. Al contrario, i media
caldi offrono numerose informazioni in alta definizione, che saturano il
11
McLuhan H. M., Gli strumenti del comunicare, Il Saggiatore, Milano, 2015