4 
 
 
 
Premessa 
Il presente elaborato intende proporre un’analisi di tre fenomeni 
particolarmente influenti nell’ambito della comunicazione politica 
contemporanea. Il comportamento degli elettori e degli stessi leader 
politici in sede decisionale è infatti influenzato da elementi di natura 
cognitiva propri di tali fenomeni, caratterizzati da un notevole potere 
persuasivo e manipolatorio. I bias cognitivi, le euristiche e il 
cospirazionismo sono aspetti tipici della comunicazione contemporanea, 
ma presentano origini remote. L’avvento dei tradizionali e dei nuovi 
mezzi di comunicazione, infatti, non ne ha sancito la nascita, ma ha 
significativamente contribuito all’incremento della frequenza di tali 
trappole mentali. Questo elaborato ne offre un approfondimento circa le 
origini, le dinamiche e gli effetti sia sui decisori politici sia sull’elettorato. 
A tal proposito, viene innanzitutto proposta una disamina sulle fasi 
evolutive della comunicazione politica, ripercorrendone lo sviluppo in 
relazione ai cambiamenti provocati dall’avvento dei mezzi di 
comunicazione tradizionali prima e nuovi poi. Ne vengono quindi 
illustrati gli effetti sui linguaggi, contenuti e forme assunte dalla politica. 
L’elaborato prosegue con un approfondimento sui cambiamenti del 
comportamento elettorale, analizzando l’evoluzione del rapporto tra
5 
 
 
 
elettori, partiti, partecipazione, ideologie con una chiave di lettura 
costantemente rivolta all’influenza dei mass media. Segue il fulcro 
dell’elaborato, ossia l’analisi focalizzata sul ruolo della mente e dei suoi 
due sistemi nell’elaborazione dei giudizi, delle decisioni, sui 
comportamenti quotidiani e, nello specifico, in ambito politico. Il lavoro 
si conclude con un focus sul tema del cospirazionismo, evidenziandone 
caratteristiche, dinamiche, target e concentrandosi, infine, sull’evento 
della pandemia da Covid-19 e il suo ruolo di potenziale minaccia alla 
stabilità delle democrazie moderne. Lo scopo dell’elaborato è molteplice: 
da un lato, comprendere gli effetti provocati dagli errori cognitivi sulle 
credenze, i giudizi politico-morali e i comportamenti elettorali, nel 
tentativo di proporre una potenziale soluzione a tali meccanismi. 
Dall’altro, verificare il legame tra bias e cospirazionismo e, in tale ambito, 
se la pandemia da Covid-19 con le relative teorie complottiste 
rappresenta un pericolo reale per la tenuta delle democrazie.
6 
 
 
 
Capitolo 1 – Comunicazione politica: introduzione 
Ricercando l’etimologia della parola “comunicazione” è possibile 
imbattersi in una lunga e dettagliata spiegazione.
1
 D'altronde, come 
afferma il primo assioma della teoria della comunicazione, è impossibile 
non comunicare (Watzlawick, Beavin, & Jackson, 1971).  Che sia verbale 
o non verbale, orale, scritta o segnata, qualsiasi azione compiuta 
dall’essere umano, anche il semplice rimanere fermi in silenzio, 
rappresenta una forma di comunicazione. 
Di categorie e sottogruppi ne esistono numerosi in letteratura e afferenti 
a qualsiasi ambito della vita umana. Nello specifico, la branca su cui 
questo scritto intende sviluppare un’analisi più profonda è quella della 
comunicazione politica. 
 
1.1 Cos’è la comunicazione politica 
Innanzitutto, per offrire una chiara definizione di cosa sia la 
comunicazione politica, possiamo fare riferimento a quanto asserito dallo 
studioso e docente italiano Giampietro Mazzoleni, secondo cui, per 
 
 
 
1
 Per approfondimenti si rimanda a Treccani
7 
 
 
 
comunicazione politica si intende “lo scambio ed il confronto dei 
contenuti di interesse pubblico politico prodotti dal sistema politico 
stesso, dal sistema dei mass-media e dal cittadino, non solamente nella 
sua veste di elettore” (Mazzoleni G. , 2004). Appare evidente sin da 
subito, quindi, che si tratta di un fenomeno dinamico e partecipato, 
originato dalle interazioni prodotte da più attori coinvolti, precisamente 
tre: politici, media e cittadini. Attraverso di essi entrano in contatto sfere 
diverse della vita pubblica: lo Stato con le sue istituzioni, il mondo 
dell’informazione e del progresso tecnologico, la cultura, la storia e le 
tradizioni proprie di una determinata popolazione, composta da vari e 
numerosi individui che sono contemporaneamente sia cittadini sia 
elettori. Da questa composizione pluridimensionale ne deriva la 
complessità del fenomeno, così ampio da abbracciare numerose 
discipline di studio: semiotica, sociologia, psicologia, storia, scienza 
politica, filosofia. Possiamo, quindi, parlare di comunicazione politica 
come un ambito multidisciplinare. Al contrario di quanto si possa 
ritenere, essa non nasce nella modernità e non è esclusivamente legata 
all’origine e allo sviluppo dei mezzi di comunicazione di massa 
tradizionali e digitali poi. È corretto sostenere che questi hanno 
rappresentato una notevole spinta allo sviluppo della comunicazione in
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generale e anche di quella politica, soprattutto nella quantità dei 
contenuti e nella loro diffusione, ma è necessario precisare che si tratta di 
un fenomeno che affonda le proprie radici in tempi notevolmente 
remoti. Per spiegare la sua origine, infatti, dobbiamo effettuare un 
excursus a ritroso nel tempo, arrivando ai tempi dell’Antica Grecia (776 
a.C. - 323 a.C.) di Aristotele e Platone.
2
 Durante questo arco temporale la 
società greca visse un mutamento radicale, che influenzò le civiltà del 
bacino mediterraneo, gettando le basi della società democratica: nacque 
la polis, la cosiddetta città-stato, all’interno della quale la vita del cittadino 
si basava sull’amministrazione della polis stessa.
3
 L’agorà, infatti, era sede 
del mercato, ma soprattutto delle assemblee popolari, alle quali 
partecipavano direttamente tutti i cittadini per dibattere fra loro e 
giungere a decisioni circa la vita della comunità. I greci, in particolare gli 
ateniesi, consideravano fondamentale questa attività, tanto che “un uomo 
che non si interessa allo Stato – disse Pericle – noi non lo consideriamo 
 
 
 
2
 Si tratta di date convenzionalmente accettate circa l’inizio e la fine del periodo greco antico: nel 
776 a.C. si svolse la I Olimpiade; il 323 a.C. fu l’anno della morte di Alessandro Magno. 
3
 Donne, bambini, anziani e stranieri non possedevano lo status di cittadino; quindi, non 
potevano partecipare alla vita amministrativa della polis.
9 
 
 
 
innocuo, ma inutile”.
4
 È in questo contesto, a volte anche violento, che 
ebbe origine il dibattito politico all’interno dello spazio pubblico, un 
confronto basato sull’arte retorica della persuasione, con regole di 
alternanza tra le varie opinioni, avallate da tesi e confutate da antitesi 
avanzate dagli interlocutori. Questo dibattito democratico rappresenta la 
prima arcaica forma di comunicazione politica nella storia, che ha 
influenzato significativamente anche la politica della Roma repubblicana 
(509 a.C. - 27 a.C.). Infatti, durante le campagne elettorali romane, le 
tecniche retoriche greche furono utilizzate e mescolate a quelle 
persuasive di tipo clientelare. Una delle pratiche più diffuse era la 
scrittura del nome di un candidato sui muri delle città dell’impero, 
accompagnato da ciò che oggi definiremmo una call to action, un vero e 
proprio invito al voto. Proseguendo nei secoli, dell’Umanesimo e 
Rinascimento ricordiamo il trattato De Principatibus (1532) di Niccolò 
Machiavelli, che ha rappresentato una svolta nella concezione del potere 
politico, non più spettante a tutti i cittadini in ugual misura come 
accadeva nella polis greca, primo esempio di democrazia diretta. 
Machiavelli, infatti, per la prima volta descrive la politica secondo uno 
 
 
 
4
 Discorso di Pericle agli ateniesi del 431 a.C., tratto da Tucidide, Storie, II, 34-36.
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schema verticale: in alto troviamo il sovrano, detentore di ogni forma di 
potere; al di sotto, il popolo, che sottostà al volere indiscusso del 
regnante. Questa visione innovativa è più similare alla concezione di 
politica contemporanea, tanto che lo stesso Giovanni Sartori, primo 
docente universitario di scienza politica in Italia nel 1957, ha affermato 
che “la scoperta della politica si deve a Machiavelli, non ad Aristotele” (di 
Cortona, Lanza, Pisciotta, & Germano, 2016, p. 9). Nella sua opera, 
infatti, Machiavelli parla in toni estremamente moderni del diritto di voto 
come mezzo a disposizione dei cittadini per controllare i governanti e 
tutelarsi da essi qualora impongano leggi che ledano la libertà. In 
generale, Il Principe può essere considerato un prototipo di manuale di 
comunicazione politica che, attraverso le sue analisi e i suoi consigli, 
fornisce al cittadino una chiara guida di orientamento al voto, nell’ottica 
di tutelare il bene comune. Successivamente, eventi significativi per 
l’ampliamento della partecipazione alla sfera amministrativa, nonché al 
dibattito pubblico, furono la Rivoluzione Francese (1789 - 1799) e la 
Rivoluzione Americana (1765 - 1791). Con i loro ideali di libertà e 
uguaglianza e con la nascita della Costituzione aprirono le porte a una 
comunicazione politica più vicina a quella odierna, caratterizzata dalla 
libertà di stampa, dall’associazionismo, dall’attivismo politico e che
11 
 
 
 
animava l’opinione pubblica, riscuotendo più partecipazione e interesse 
da parte della popolazione.
5
 L’Ottocento, poi, vide la nascita degli Stati 
nazionali e l’istituzione di elezioni libere, anche se non a suffragio 
universale.
6
 Andò consolidandosi, quindi, quel pluralismo politico che 
rappresenta oggi una delle caratteristiche fondamentali delle elezioni 
democratiche. Infatti, per definirsi tali, esse devono essere: libere, 
competitive, rilevanti e ricorrenti.
7
 La competitività, in particolar modo, 
richiede la presenza di un pluralismo politico, che genera a sua volta una 
vera e propria concorrenza tra i candidati alle elezioni, eliminando la 
sicurezza di una vittoria certa e spingendo ognuno verso un maggior 
investimento nel periodo di campagna elettorale, utilizzando mezzi di 
comunicazione, tecniche e strategie diverse. È soltanto con il Novecento, 
però, che si può iniziare a parlare propriamente di comunicazione 
politica per come la definiamo oggi. Di fatti, questo secolo vide la nascita 
dei mezzi di comunicazione di massa, più comunemente definiti mass 
 
 
 
5
 Per approfondimenti: de Tocqueville A., La democrazia in America, a cura di G. Candeloro, BUR 
Biblioteca Univ. Rizzoli, Segrate, 1999 
6
 Il suffragio universale maschile fu introdotto per la prima volta negli Stati Uniti nel 1776, ma con 
restrizioni in base al ceto e all'istruzione. La Nuova Zelanda fu il primo stato al mondo a 
introdurre il suffragio universale maschile e femminile nel 1893. 
7
 Per approfondimenti: di Cortona G., Lanza P., Pisciotta B., Germano L., Capire la politica, II ed., 
Utet, Novara, 2016
12 
 
 
 
media
8
: radio, cinema e televisione che, con la loro rapida diffusione, 
ampliarono considerevolmente il pubblico destinatario dei messaggi, 
mediandoli capillarmente all’interno della società grazie alla loro capacità 
di abbattere ogni forma di barriera sia fisica sia culturale. Davanti 
all’enorme potenziale comunicativo di questi nuovi mezzi, anche la 
politica non restò in disparte. In relazione alla radio, si può fare 
riferimento ai famosi fireside chats, i “discorsi del caminetto” tenuti dal 
Presidente Roosevelt durante la crisi economica del 1929, con lo scopo 
di mantenere un contatto diretto e informale con la popolazione e 
infonderle fiducia e speranza in un periodo estremamente difficile. Per 
quanto concerne il contesto italiano, invece, basti pensare alla nascita 
dell’Istituto Luce (L'Unione Cinematografica Educativa), che divenne il 
principale mezzo di propaganda politica durante il ventennio fascista, 
nonché fu “la più antica istituzione pubblica destinata alla diffusione 
cinematografica a scopo didattico e informativo del mondo” (Montaldo, 
2001). E ancora, l’istituzione dell’emittente televisiva Rai (1954), il cui 
controllo era inizialmente posto nelle mani del governo italiano, 
 
 
 
8
 Termine inglese composto da mass (massa) e media, latinismo, plurale di medium (mezzo).
13 
 
 
 
costituito in quegli anni dalla Democrazia Cristiana.
9
 Ancora oggi, la 
questione relativa al legame tra Rai e politica è molto dibattuta ed è salita 
nuovamente agli onori della cronaca a seguito dell’episodio che ha visto 
protagonista il cantante italiano Fedez, con un discorso di attacco e 
critica alla direzione di Rai 3 durante il famoso “concerto del 1° Maggio” 
a Roma.
10
 Un aspetto da focalizzare nell’evoluzione della comunicazione 
politica è il differente contesto di sviluppo dei mass media tra Stati Uniti 
ed Europa. Infatti, mentre quest’ultima veniva oppressa dalla piaga dei 
regimi non democratici e da una censura imperante, oltreoceano si 
viveva il cosiddetto american dream, in un contesto pienamente 
democratico e liberale, soprattutto nei confronti dell’informazione. Ciò 
ha senz’altro contribuito a una maggiore sperimentazione nel settore 
della comunicazione politica, con l’interazione tra pubblicità, marketing e 
campagne elettorali, generando dei modelli di comunicazione e indagine 
che, in seguito, vennero esportati anche in Europa. Ad esempio, negli 
anni ‘30 andò sviluppandosi la teoria della psicologia comportamentista, 
 
 
 
9
 Nel 1975 con la legge n. 103, prima riforma della RAI, il controllo della società passò dal 
Governo al Parlamento, attraverso l’istituzione della Commissione parlamentare per l'indirizzo 
generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi. 
10
 Per ascoltare il discorso completo https://www.youtube.com/watch?v=p5njLdt9SFQ
14 
 
 
 
che influenzò fortemente i primi studi di comunicazione politica. La 
novità di questa teoria era la sua visione antropocentrica, studiando il 
comportamento umano “con gli stessi metodi (esperimento, misurazione 
e osservazione) delle scienze esatte” (Fantozzi & Montanari, 2008, p. 
222). Da essa si originò poi la bullet theory, o teoria ipodermica, che 
sosteneva una connessione diretta tra esposizione a un messaggio e 
comportamento, considerando il contenuto come un bullet, un proiettile, 
che colpisce direttamente un soggetto, condizionando la sua reazione. 
Successivamente, nel 1948 fu elaborato il modello delle 5W di Harold 
Lasswell, focalizzato sull’analisi degli effetti e dei contenuti dei messaggi. 
Da qui si iniziò a comprendere che non era sufficiente esporre un 
individuo a un certo contenuto per influenzarne il comportamento. 
Per comprendere meglio il divario temporale di progresso tra USA ed 
Europa, si consideri che il primo studio sulla cultura politica italiana, 
basato sulla rilevazione via sondaggio, risale al 1963 con la pubblicazione 
di The Civic Culture: Political Attitudes and Democracy in Five Nations, opera 
degli studiosi americani Gabriel Almond e Sidney Verba. 
A conclusione di questa disamina storica, per avere un quadro generale 
più chiaro sull’evoluzione della comunicazione politica nel Novecento,
15 
 
 
 
possiamo fare riferimento a una suddivisione in fasi proposta da Blumer 
e Kavanagh nel 1999, poi integrata dallo stesso Blumer nel 2016: 
- Il dopoguerra e gli anni Cinquanta, caratterizzati da messaggi 
politici potenti, partiti ben strutturati e con una base elettorale 
altrettanto solida;  
- Dagli anni Sessanta agli anni Ottanta, con l’avvento della 
televisione e l’inizio di un graduale indebolimento dello stretto 
rapporto tra partito ed elettorato; 
- Dagli anni Novanta al 2000, quando comparvero i nuovi media 
digitali, provocando un aumento dei contenuti proposti, sia nel 
numero sia nella tipologia e incrementando la loro velocità di 
trasmissione verso un pubblico più ampio e diversificato; 
- Dal 2000 in poi, con la diffusione dei social network, di cui sarà 
proposto un approfondimento nel successivo paragrafo. 
 
1.2 La comunicazione mediata oggi 
Tra gli esempi di mass media precedentemente citati rientra la televisione 
che, insieme ai nuovi media digitali, merita uno specifico 
approfondimento per il ruolo centrale che ha rivestito nel rapporto tra 
individuo e realtà.
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1.2.1 La televisione 
Per molti anni la televisione è stata il mezzo di comunicazione di massa 
per eccellenza, sostituendosi nel giro di pochi anni alla radio già esistente 
e sancendo un’egemonia che è stata messa in discussione soltanto con 
l’avvento dei nuovi media contemporanei. Per meglio comprendere le 
motivazioni di tale exploit è necessario analizzare le caratteristiche 
innovative presentate da tale medium. All’interno del suo studio sui mezzi 
di comunicazione di massa, scrisse Marshall McLuhan che la televisione 
è sensuale come le calze a rete.
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 Nel distinguere tra i cosiddetti media 
caldi e freddi, McLuhan ritiene che la televisione sia un medium freddo, al 
contrario di cinema e radio. Infatti, essa fornisce una scarsa quantità di 
informazioni a bassa definizione, che provocano il coinvolgimento di 
tutto il sistema percettivo-sensoriale umano. La televisione, quindi, offre 
un prodotto non completo ed implica un alto grado di coinvolgimento 
da parte dello spettatore, che per comprendere le informazioni impiega i 
propri sensi, andando a colmare i vuoti contenutivi. Al contrario, i media 
caldi offrono numerose informazioni in alta definizione, che saturano il 
 
 
 
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 McLuhan H. M., Gli strumenti del comunicare, Il Saggiatore, Milano, 2015