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INTRODUZIONE
La seguente tesi indaga l’impatto degli stili comunicativi dei supervisori diretti sulla percezione
della leadership in contesti di cambiamento. L’argomento fornisce uno spunto pratico per
affrontare situazioni che sono fonte di grande incertezza per i dipendenti. L’incertezza in cui i
collaboratori vivono ha conseguenze negative non solo per il benessere fisico e psicologico, ma
anche per l’impegno e la dedizione nei confronti dell’azienda. La comunicazione interna può
contribuire ad arginare tale incertezza e le sue conseguenze negative. Il leader svolge un ruolo
chiave nella comunicazione dato che i collaboratori si aspettano di ricevere notizie da lui circa
gli aspetti del cambiamento. Il presente lavoro contribuisce a definire alcune caratteristiche
specifiche della comunicazione del supervisore che si riflettono sulla soddisfazione per il leader
e la diminuzione della percezione di incertezza connessa al cambiamento.
Il primo capitolo affronta il tema del cambiamento organizzativo. Innanzitutto viene esplicitata
l’importanza della comunicazione organizzativa con le relative teorie e i metodi operativi che i
leader possono osservare per essere percepiti come efficaci comunicatori. In seguito viene
approfondito il tema del cambiamento definendo le variabili organizzative che influenzano tale
evento, quali: l’identificazione organizzativa, il commitment, la percezione di incertezza e di
controllo, il focus regolatore e l’empowerment. Il capitolo si conclude con un approfondimento
relativo alle caratteristiche, ai metodi e alle strategie che i responsabili aziendali possono
utilizzare per comunicare il cambiamento.
Il secondo capitolo approfondisce il tema della leadership differenziandola dal management.
Nella prima parte vengono delineate le principali teorie relative alla percezione del leader e i
modelli esistenti di leadership in generale. La seconda parte si concentra sul tema della
leadership femminile soffermandosi sulle difficoltà che le donne leader periodicamente
affrontano in contesti organizzativi. Vengono esplicitati gli stereotipi legati ai ruoli sessuali, le
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teorie che impediscono alle donne di raggiungere livelli apicali nelle imprese, gli stili di
leadership da loro utilizzati e, infine, una serie di programmi di sviluppo pensati appositamente
per il genere femminile.
Il terzo capitolo si concentra sugli stili di comunicazione che i leader utilizzano per interagire
con i propri collaboratori a livello organizzativo. Vengono analizzati i contenuti e le dimensioni
degli stili e gli effetti che gli stili hanno sugli esiti organizzativi, in particolare l’impatto sul
cambiamento e sul miglioramento delle performance aziendali. In seguito, il capitolo si sofferma
sulla relazione tra gli stili di comunicazione, gli stili di leadership, la soddisfazione nei confronti
del leader e la capacità di sviluppare commitment. In conclusione affronta il tema degli stili
comunicativi utilizzati dai leader femminili soffermandosi sulle tre componenti che
caratterizzano la loro composizione del discorso: l’autoaffermazione, l’annullamento degli
stereotipi e contenuti relativi all’etica e ai valori.
Diventa dunque interessante indagare se e come gli stili comunicativi dei supervisori possono
avere un impatto diretto sulla percezione della leadership sull’identificazione organizzativa e
sull’incertezza in contesti di cambiamento. Il quarto capitolo di questa tesi affronta e analizza
questo tema mediante una ricerca empirica.
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CAPITOLO I
La comunicazione e il cambiamento organizzativo
1. La comunicazione organizzativa
A partire dagli anni Novanta la comunicazione diventa uno degli strumenti fondamentali delle
imprese per gestire una competizione divenuta globale e una complessità organizzativa e
gestionale sempre più pervasiva. La comunicazione viene definita come:
“Lo scambio di informazioni tra un mittente e un destinatario e la deduzione (percezione) del
significato tra le parti coinvolte”. (Bowditch & Buono, 1997)
Questa definizione rivela che la comunicazione è un processo a due vie che prevede uno scambio
interpersonale di informazioni e significati storicamente definito come modello “di flusso”. Tale
modello nel tempo è stato però sostituito dal modello percettivo della comunicazione (Kreitner &
Kinicki, 2008). Diversi studiosi hanno iniziato a considerare la comunicazione come una forma
di elaborazione dell’informazione sociale, durante la quale i destinatari interpretano i messaggi
tramite un’informazione elaborata razionalmente; pertanto i riceventi attribuiscono un personale
significato agli input che ricevono rischiando spesso di intercorrere in fraintendimenti. Gli
elementi che compongono il modello percettivo della comunicazione sono (Ibidem):
Mittente: è un individuo, un gruppo o un’ organizzazione che desidera comunicare con un
determinato destinatario, che può essere un altro individuo, gruppo o organizzazione;
Codifica: processo attraverso il quale il mittente traduce un pensiero mentale in un codice
o in un linguaggio che può essere capito da altri;
Messaggio: è il risultato della codifica;
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Mezzo di comunicazione: per trasmettere un messaggio ci si avvale del medium più
consono per soddisfare l’obiettivo prefissato, il tipo di pubblico al quale ci si rivolge,
l’orizzonte temporale per la diffusione del messaggio e le preferenze individuali. Ci sono
diversi mezzi che vengono utilizzati per comunicare, ad esempio le conversazioni faccia
a faccia, la posta elettronica, le riunioni, le videoconferenze, i diagrammi ecc…;
Decodifica: è un processo attuato dai destinatari dei messaggi che traducono gli aspetti
verbali, orali e visivi di un messaggio in una forma che possa essere interpretata; per
carpirne il significato si basano sull’elaborazione dell’informazione sociale;
Creare il significato: il destinatario elabora nella sua mente il significato del messaggio
che ha ricevuto; nella maggior parte dei casi l’interpretazione sarà diversa da quella
intesa dal mittente perché interverranno valori sociali e culturali propri del ricevente
spesso diversi da quelli dell’emittente;
Feedback: dopo la decodifica del messaggio, il destinatario a sua volta codifica una
risposta e la trasmette al mittente di partenza. Il feedback viene usato come verifica per
comprendere quanto il messaggio iniziale sia stato compreso con chiarezza;
Disturbo: rappresenta qualunque cosa vada a interferire con la trasmissione e la
comprensione del messaggio che può avvenire ad ogni step del processo comunicativo.
Per disturbo si intende difficoltà nel parlare, linee telefoniche mal funzionanti, grafie
illeggibili, distanza fisica tra mittente e ricevente ecc…
Il modello percettivo della comunicazione è la base sulla quale si fonda anche la comunicazione
nelle organizzazioni veicolata dai diversi membri della stessa. Nel caso specifico delle imprese la
comunicazione svolge diverse funzioni (Haslam, 2001): in primo luogo chi comunica esercita
una particolare influenza sugli altri, assegnando compiti e fornendo idee e suggerimenti utili per
svolgere al meglio le attività aziendali; in secondo luogo una comunicazione chiara ed esaustiva
riduce l’incertezza perché consente la raccolta di informazioni necessarie per l’attuazione di un
compito o per orientarsi in un contesto ambiguo; in terzo luogo è utile per ottenere un feedback
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cioè per sapere come viene valutata la propria performance e la propria opinione; in quarto luogo
la comunicazione coordina il lavoro del gruppo poiché mantiene in auge l’obiettivo e
contribuisce ad evitare ridondanze e contraddizioni; infine soddisfa il bisogno basilare di
affiliazione stabilendo e mantenendo un rapporto di vicinanza e di interazione con gli altri
membri dell’organizzazione.
Quando si parla di comunicazione organizzativa si intende:
“L’insieme dei processi strategici e operativi, di creazione, di scambio e di condivisione dei
messaggi informativi e valoriali all’interno delle diverse reti di relazioni che costituiscono
l’essenza dell’organizzazione e della sua collocazione nell’ambiente” (Invernizzi, 2000: 195).
Il termine nasce dalla necessità di definire in un unico concetto tutta l’attività comunicazionale
delle imprese. Tale attività deve essere considerata e gestita in modo fortemente integrato e
coordinato al fine di supportare tutte le strategie, le politiche e gli obiettivi dell’organizzazione
nel suo complesso (Bartoli, 1991). La comunicazione organizzativa coinvolge i membri interni, i
collaboratori e tutti i soggetti esterni interessati o coinvolti nella vita dell’impresa, compresi i
suoi clienti effettivi o potenziali. E’ parte integrante dei processi produttivi e decisionali, viene
usata per definire e condividere la mission, la cultura e i valori guida, per dare visibilità
all’interno e all’esterno dell’impresa, delle sue attività, delle sue politiche e dei cambiamenti in
corso (Invernizzi, 2000). La comunicazione nelle organizzazioni comprende e integra tutti i
processi comunicazionali necessari alla vita e allo sviluppo dell’organizzazione, infatti ingloba
non solo il concetto di comunicazione interna ma anche quello di comunicazione esterna usata
per informare e coinvolgere tutti gli stakeholder.
Emanuele Invernizzi (2000) ha categorizzato quattro livelli di attività comunicazionali che
un’azienda può erogare che si differenziano per il contenuto, gli obiettivi che si prefissano e gli
strumenti utilizzati. Il primo livello è quello della comunicazione funzionale che comprende tutte
le informazioni di carattere operativo necessarie a supportare i diversi processi produttivi,
gestionali e relazionali di base. Sono comunicazioni che hanno luogo nelle diverse occasioni di