nuovi strumenti e si siano sperimentati nuovi metodi. E così la
comunicazione istituzionale diventa materia di studio anche per il
mondo accademico.
Gli anni ’90 hanno alimentato il primo reale cambiamento delle
attese verso la pubblica amministrazione: la parte della domanda di
questa relazione (il cittadino) abbandona la posizione di inferiorità
richiedendo non solo parità nello scambio ma un vero e proprio
riscatto e il versante dell’offerta di questa relazione, rappresentato
dai servizi e dalle opportunità messe a disposizione dall’ente
pubblico, si muove con lentezza verso un servizio improntato
sull’interattività, l’accesso e la trasparenza. In seguito a questo
percorso organizzativo e normativo l’URP, ad esempio, non va
considerato come lo strumento capace di risolvere tutte le difficoltà
ma come un apparato utile per prendere coscienza delle
problematiche che si riscontrano nella complessa relazione
cittadino/pubblica amministrazione.
Semplificare: rendere più semplice e più facile eliminando
complessità e complicazioni, acquistando in semplicità e chiarezza.
Questo è l’esatto significato del termine ‘semplificare’; questo,
secondo il processo normativo iniziato nel 1990 e tutt’ora in atto, è
anche l’obiettivo principale che oggi la nostra Pubblica
Amministrazione è chiamata a perseguire per potersi allontanare da
quel modello organizzativo che da sempre l’ha caratterizzata,
basato sul rigido rispetto delle norme e sulla chiusura
autoreferenziale.
Diventa, così, indispensabile sia combattere la resistenza di
consistenti settori burocratici a mettersi in discussione, a modificare
atteggiamenti, abitudini e prassi consolidate, sia abbandonare
l’idea, ancora diffusa, che l’informazione rappresenti un elemento
meramente aggiuntivo, quando non facoltativo, rispetto alla normale
attività burocratica.
Il rapporto, perennemente in crisi, tra cittadino ed Ente Pubblico,
trova nel corpus di leggi emanate negli ultimi dieci anni, una piena
rivalutazione e definizione dei diritti soggettivi; queste leggi, infatti,
hanno imposto alla burocrazia un nuovo modus operandi nel suo
rapporto con il cittadino, basato non solo sulla necessità ma anche
sull’obbligo di comunicare. Rispettare quest’ obbligo significa, per
la Pubblica Amministrazione, munirsi di precisi strumenti
comunicativi che realizzino il progetto di apertura, trasparenza e
semplificazione nei confronti di un cittadino che deve sentirsi
sempre più partecipe e coinvolto nella sfera pubblica.
______________________
IL mio lavoro punta principalmente all’analisi della percezione, da
parte dell’utente, della Pubblica Ammnistrazione e dei servizi che
l’ente pubblico eroga.
Il primo capitolo analizza il fenomeno della comunicazione in
generale e le teorie psicologiche della comunicazione. La
comunicazione può definirsi come la modalità attraverso cui si
instaurano, si strutturano, si sviluppano le relazioni sociali e si
afferma il “se” nel mondo come attori individuali e/o collettivi. La
comunicazione si inserisce all’interno di un contesto culturale di
riferimento in cui un emittente, trasmettendo un contenuto tramite
un canale ed un codice condivisi col ricevente, può ricevere dal
destinatario un feedback comunicativo. Il tutto viene poi analizzato
attraverso l’evolversi della comunication research con le teorie che
si sono affermate nel tempo e che hanno analizzato più in profondità
le modalità attraverso le quali un soggetto viene raggiunto e
persuaso da un messsaggio .
Nel secondo e terzo capitolo si analizza la comunicazione
istituzionale. Lo Stato, nelle sue varie articolazioni, si regge sul
consenso dei cittadini. Questo vale ovviamente sia sul piano centrale
che regionale e locale, per non parlare della dimensione europea,
dove i problemi che si pongono sono di grande ed inedita rilevanza.
La pubblicità dell’amministrazione va intesa non tanto come
informazione sull’erogazione dei servizi pubblici ma anche come
comunicazione sociale, per indurre i cittadini ad atteggiamenti
vantaggiosi per tutta la comunità. Tutto questo è diventato di grande
importanza da quando c’è stata l’emanazione di una serie di leggi e
decreti (Legge 150/2000) che hanno dato rilievo alla comunicazione
della Pubblica Ammnistrazione (capitolo terzo).
Il quarto capitolo prende in considerazione i mass media utilizzati
dalla Pubblica Ammnistrazione come strumento di comunicazione e
persuasione.
Quando si parla di media si usa una parola latina (medium) al
plurale, in quanto si vuole indicare un sistema di media, una
galassia di mezzi di comunicazione tra loro interdipendenti. I media
danno informazione, i media arricchiscono il sapere. I media,
quando sono usati bene socializzano, nel senso che mettono in
comune certi problemi, con il rischio opposto di non socializzare.
Il quinto capitolo analizza il rapporto esistente tra Psicologia
sociale e comunicazione istituzionale, con particolare riguardo
all’aspetto relazionale ed emotivo che caratterizza il rapporto tra
Ente pubblico e utente.
Il sesto capitolo analizza prima di tutto una ricerca svolta
dall’Istituto Cattaneo nel 2002: “Diventare adulti in tempi di
cinismo” edita da Il Mulino, nella quale emerge la percezione che i
giovani hanno della Pubblica ammnistrazione. Nella seconda parte
del capitolo ci sono alcuni casi pratici di comunicazione
istituzionale e di offerta di servizi pubblici ad utenti giovani che
cercano informazioni relative al lavoro, alla formazione e
all’orientamento. Si analizza la comunicazione organizzata dal
Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, la nascita di uno
centro informativo dedicato ai giovani (Informagiovani) e il
programma televisivo Okkupati che utilizza la tecnica
dell’infotainment per coinvolgere il suo giovane target.
Capitolo primo
LA COMUNICAZIONE
1. Cosa significa comunicare
Lo studio della comunicazione ha una lunga storia alle spalle ma
non ha avuto il prestigio popolare o la visibilità di molte discipline
scientifiche tradizionali.
Alcuni sottolineano il concetto di comunicazione come passaggio e
trasmissione di informazione e trasferimento di risorse cognitive,
emotive, valori con particolare riferimento al contenuto del
messaggio.
Altri enfatizzano il concetto di comunicazione come messa in
comune e sottolineano gli aspetti relativi alla costruzione sociale
della realtà che gli attori contribuiscono a creare e le relative
competenze necessarie in tale lavoro di espressione da un lato e di
ricostruzione della realtà dall’altro.
Questo concetto è vicino a quello di comunicazione come scambio,
come condivisione e sottolinea la partecipazione attiva del
destinatario nel dare il proprio consenso e a quello di
comunicazione come relazione sociale in cui gli attori sono
consapevoli del processo di mutua influenza.
Altri rimarcano il concetto di comunicazione come inferenza, come
processo di deduzione messo in atto nell’utilizzare e interpretare
indizi colti nei messaggi. Altri ancora sottolineano il concetto di
comunicazione come ermeneutica per indicare il lavoro
interpretativo autonomo che ogni ricevente inevitabilmente utilizza
nel dare un proprio senso a quanto gli viene comunicato,
rinforzando la distinzione tra l’intenzione del mittente e il
conferimento di significato del destinatario.
La comunicazione può definirsi come la modalità attraverso cui si
instaurano, si strutturano, si sviluppano le relazioni sociali e si
afferma il “se” nel mondo come attori individuali e/o collettivi. La
comunicazione si inserisce all’interno di un contesto culturale di
riferimento in cui un emittente, trasmettendo un contenuto tramite
un canale e un codice condivisi col ricevente, può ricevere dal
destinatario un feedback
1
comunicativo.
La comunicazione è culturalmente modellata in un ambito culturale
definito, in cui gli aspetti di contenuto e quelli di relazione vengono
determinati secondo una codificazione ed una simbologia accettata
e condivisa.
1.1 I presupposti fondamentali della comunicazione
Ogni comportamento è comunicazione. Ogni comunicazione è
comportamento
Il significato della comunicazione è nel responso che se ne
ottiene.
La mappa non è il territorio.
Secondo la Programmazione Neurolinguistica
2
, ogni essere umano
costruisce all’interno della propria mente “una mappa, una
rappresentazione del mondo”, sulla base delle sue personali
esperienze. La realtà circostante, quella condivisa da tutti, che nella
1
Feedback è un segnale di ritorno dal ricevente all’emittente, che consente a
quest’ultimo di verificare che il suo messaggio è arrivato e di prevederne il seguito. Può
implicare assenso, dissenso, rifiuto, non comprensione, emotività, ecc.
2
PNL Programmazione Neurolinguistica è una Neuro scienza americana che studia il
comportamento dell’uomo e in particolare studia la strutturazione e l’organizzazione dei
processi interni e dei comportamenti
metafora è rappresentata da “il territorio”, viene quindi ogni volta
“soggettivizzata” attraverso una mappa personale. Così come una
mappa, per quanto dettagliata, non è il territorio, così ogni
immagine che il nostro cervello costruisce della realtà, non è la
realtà. Questo implica che la nostra mappa del mondo non è uguale
alla mappa degli altri e non è assolutamente uguale alla realtà. Se
quindi vogliamo comunicare efficacemente con qualcuno,
dobbiamo imparare a decodificare la sua mappa, a vedere le cose
con i suoi occhi.
2. Trasmissione di messaggi
Per comunicazione si intende la trasmissione di un’informazione o
di un messaggio da una fonte trasmittente a una fonte ricevente.
Il processo di comunicazione prevede:
− un emittente: una fonte che invia il messaggio;
− un ricevente: un ente che riceve il messaggio;
− un messaggio: parole, immagini, suoni ecc.;
− un codice: il significato del messaggio;
− la decodificazione: l’interpretazione del messaggio, ciò che si
vuole trasmettere.
Figura 1 – Componenti della comunicazione
Fonte: Ricci Bitti, P.E. e Zani, La comunicazione come processo sociale, Il Mulino,
Bologna 1983
Il processo comunicativo può essere espresso in questi termini:
l’emittente elabora il messaggio (pensa), lo codifica usando un
linguaggio e lo emette attraverso uno o più canali (parola, scrittura,
gesti); il ricevente riceve il messaggio (ascolta, legge, vede), lo
decodifica (lo interpreta), ne prende coscienza (ci ragiona) ed
elabora un messaggio di ritorno (feedback), diventando a sua volta
emittente. Per verificare l’efficacia della comunicazione è
necessario che l’emittente attui un attento controllo del “feedback”,
creando così una circolarità della comunicazione, un continuo
rapporto tra emittente e ricevente.
Quest’idea di reciprocità porta a concepire la comunicazione come
un processo del quale non si possono individuare un inizio e una
fine determinati. Si tratta infatti di un processo dinamico e non
statico, che può essere studiato soltanto mentre accade.
3. La competenza comunicativa
Ogni individuo ha un suo modo di vivere i rapporti con gli altri e
ogni comunità stabilisce delle norme che valgono per le diverse
circostanze in cui i singoli possono incontrarsi. Per interagire con
gli altri, ogni essere umano sviluppa nel tempo la sua competenza
comunicativa, cioè “sa come fare” per entrare in relazione con gli
altri. Questo “saper come comunicare” è il risultato dell’intreccio di
molteplici “saper fare”:
− competenza LINGUISTICA: è la conoscenza di una
determinata lingua che ci consente di padroneggiare una gamma di
intenzioni espressive e di situazioni interazionali;
− competenza PARALINGUISTICA: è la padronanza del
“saper fare” richiesto per modulare ciò che si dice (intonazioni,
enfasi, pausa);
− competenza CINESICA: è l’uso dei gesti a fini espressivi o
induttivi;
− competenza PROSSEMICA: è la gestione consapevole dello
spazio fisico comunicativo,
− competenza PERFORMATIVA: è il “saper fare” richiesto
per rendere riconoscibile l’intenzione comunicativa;
− competenza PRAGMATICA: è la capacità di rendere
l’enunciato adeguato alla situazione;
− competenza SOCIOCULTURALE: è la capacità di rendere
l’enunciato in sintonia con lo sfondo delle attese e dei valori propri
di una comunità.
3.1 I tre livelli della comunicazione e la congruenza
Gli studiosi della comunicazione riconoscono generalmente che le
persone non comunicano soltanto attraverso il linguaggio, ma
hanno a disposizione un sistema di segnali che provengono dal
corpo, complementare al sistema verbale e fondamentale per la
buona riuscita dell’interazione comunicativa.
La comunicazione si attua su tre livelli:
1. livello verbale: contenuto logico delle parole, tipo di parole;
2. livello paraverbale: tono, ritmo, volume, timbro,
intonazione, cadenza, inflessione, velocità, tipo di voce;
3. livello non verbale: postura, gestualità, espressione,
abbigliamento, aspetto, linguaggio del corpo, sguardo,
distanza.
Nella comunicazione è importante porre l’accento sul linguaggio
del corpo ed ancor più sullo strumento “voce”. La vera forza di una
comunicazione in pubblico deriva dal dinamismo, dal cambiamento
continuo, dalla capacità di adattare la voce, il corpo ai contenuti
della comunicazione, dalla capacità di trasmettere delle sensazioni.
Il livello verbale rappresenta il 7% della comunicazione
Il livello non verbale rappresenta il 55% della comunicazione
Il livello paraverbale rappresenta il 38% della comunicazione
La congruenza è la sintonia tra i livelli della comunicazione,
indispensabile perché non si creino equivoci o distorsioni
comunicative. Perché si abbia comunicazione efficace, è necessario
che ci sia congruenza tra il livello verbale, quello non verbale e
quello paraverbale.
3.2 I sistemi rappresentazionali
Uno dei pilastri teorici della PNL è costituito dalla esplorazione
dello stretto legame esistente tra le nostre modalità sensoriali e il
modo in cui “filtriamo” il mondo reale. Le modalità sensoriali sono
cinque, corrispondenti ai cinque “sensi o canali” che ci permettono
di entrare in contatto con la realtà circostante, ma, seguendo il
modello PNL, possiamo idealmente unire i tre canali “tatto, olfatto,
gusto” in un'unica modalità giungendo così ad enucleare tre diversi
“sistemi rappresentazionali”:
− Visivo (V) collegato al mondo delle immagini, della vista
− Auditivo (A) ricollegabile all’udito, a tutto ciò che è suono
− Cinestesico (K) riferibile alle sensazioni (gusto olfatto e tatto)
E’ importante imparare a riconoscere quale tipo di sistema stia
utilizzando il nostro interlocutore, e soprattutto quale sia quello
dominante nella sua percezione della realtà.
I modi per farlo sono principalmente due: innanzitutto prestare
attenzione ai segnali non verbali e paraverbali e, in secondo luogo,
analizzare i cosiddetti “segnali d’accesso oculari”.
Quando pensiamo o elaboriamo informazioni tendiamo a favorire
uno, o al massimo due sistemi rappresentazionali, a prescindere
dall’oggetto dei nostri pensieri o delle nostre azioni.
In conclusione, riuscire a capire quale sia il sistema
rappresentazionale del nostro interlocutore significa avere la
possibilità di comunicare sulla sua stessa “lunghezza d’onda”,
“entrare nella sua mappa”, creando una maggiore sintonia.