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INTRODUZIONE
Il mio lavoro sul pensiero di Mario Perniola nasce da
un profondo interesse nei confronti della comunicazione
massmediatica e dei meccanismi che le hanno concesso di
imporsi come uno dei cardini basilari su cui si muove la
società occidentale.
La comunicazione massmediatica, nel corso del
tempo, e in corrispondenza della sua incontrollabile
espansione, è stata oggetto di studio da parte di molti
esperti, tra i quali sono emerse diverse linee di pensiero,
talvolta anche contrastanti.
In Italia, Umberto Eco ci ha regalato Apocalittici e
integrati (Bompiani, Milano 2001), divenuto uno dei saggi
più importanti sugli effetti dei mass media e uno dei punti
di riferimento essenziali per un‟indagine sulla
comunicazione, fino a farsi, addirittura, espressione
comune del linguaggio corrente.
Nelle categorie di “apocalittici” e “integrati”
rientrano, rispettivamente, coloro che sono contro la
comunicazione e coloro che sono favorevoli ad essa: se i
primi ritengono che la comunicazione di massa sia priva di
originalità perché cerca di soddisfare il gusto medio del
pubblico, che i prodotti massmediali siano sottoposti a
leggi di mercato, che al suo interno si incoraggi una
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preferenza per il presente, con conseguente annientamento
del passato, e che i media auspichino una società
paternalistica e falsamente democratica, i secondi
ritengono, invece, che la comunicazione sia espressione di
una democrazia popolare, in grado di diffondere le opere
culturali a basso costo e avvicinare scenari prima negati,
sensibilizzando gli individui nei confronti del mondo.1
Partendo da questi assunti, il pensiero di Mario
Perniola appare molto vicino a quello degli apocalittici, ma
egli stesso, in una intervista con Doriano Fasoli,2 non si
sente di definirsi tale e riferisce, piuttosto, che il suo
intento è quello di sottolineare la gravità del momento in
cui viviamo e la necessità di una scelta.
Il mio lavoro, così, è iniziato da Contro la
comunicazione (2004) e Miracoli e traumi della
comunicazione (2009) e senza entrare nel merito dei limiti
e della definizione di comunicazione, ho seguito il
percorso dell‟autore che affronta l‟argomento come fatto
globale, illustrando le caratteristiche che
contraddistinguono la comunicazione come prassi
all‟interno del mondo della cultura, della politica,
dell‟economia e, quindi, della vita sociale.
Mi è sembrato, inoltre, appropriato illustrare il quadro
di riferimento del sentire dell‟età contemporanea, su cui si
1
Cfr. U. Eco, Apocalittici e integrati, Bompiani, Milano 2001
2
Cfr. Riflessioni.it (http://www.riflessioni.it/conversazioni_fasoli/mario_perniola.htm)
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fonda il pensiero di Perniola e da cui egli stesso trae i
contenuti per gli studi sulla comunicazione.
In Del sentire (1991) e in Il sex appeal
dell’inorganico (1994), infatti, l‟autore, procedendo con
un‟esposizione delle idee di alcuni dei maggiori pensatori,
fa un‟analisi molto acuta sul potere che ha assunto il
sentire nell‟età contemporanea, definendolo “sensologia”.
Il potere della sensologia, la riproduzione del sentire,
senza dimensione soggettiva, e le strategie della
comunicazione massmediatica, così come sembra essere
giusto nell‟era della riproducibilità tecnica, divengono i
nuovi capisaldi della società, annullando ogni forma di
specificità e originalità e riducendo i confini delle
definizioni a linee invisibili, quando non scambiabili con
qualunque altra cosa.
Sulla base di questi presupposti, Mario Perniola cerca
una soluzione che abbia valenza pragmatica, e non soltanto
per fini meramente teorici ed eruditi.
L‟autore, così, pone, come sola alternativa al caos
comunicativo e al potere della sensologia, l‟estetica.
Egli, pertanto, definisce un orizzonte estetico dilatato,
libero dal dogmatismo rinchiuso dentro le aule
universitarie, e che sia in grado di offrire la possibilità di
una nuova economia dei beni simbolici, fondata su un
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capitale culturale, base di ogni società, piuttosto che su
quello economico.
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PROFILO BIO-BIBLIOGRAFICO
Mario Perniola è nato ad Asti, in Piemonte, il 20
Maggio del 1941.
Tra i 12 e i 14 anni lesse La psicoanalisi di Enzo
Bonaventura, pubblicato da Mondadori nel 1938, e la prima
edizione italiana de L’interpretazione dei sogni di Freud,
pubblicata dalle edizioni Astrolabio nel 1952, e in
un‟intervista, con Sergio Benvenuto e Cristiana Cimino,3
confessa che tali opere lo colpirono così profondamente,
che la loro influenza, nella sua formazione, è pari solo a
quella dell‟Iliade.
Dal libro di Bonaventura, sempre nella stessa
intervista, dice di aver tratto quell‟assetto mentale centrato
sulla sessualità e sulla psicopatologia, che ha segnato tutta
la sua vita e, dal secondo, invece, un‟estrema attenzione al
mondo onirico, che lo ha portato rapidamente ad
interessarsi al Surrealismo, che costituisce una delle sue
principali fonti d‟ispirazione.4
La psicanalisi, in tal modo, è entrata nella sua vita
ancora prima della filosofia e dell‟estetica, divenendo un
riferimento costante per il suo lavoro; nel corso
dell‟evoluzione del suo pensiero, ci sono due momenti in
3
Cfr. Psychomedia – Mental Health and Communication
(http://www.psychomedia.it/jep/number24/perniola.htm)
4
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cui si dedica metodicamente alla psicanalisi: uno negli anni
Settanta, con specifico riferimento a Freud, e l‟altro negli
anni Novanta, con riferimento a Lacan.5
Dalla provincia piemontese, senza appoggi sociali,
emarginato dalla classe dirigente e lettore appassionato di
poeti e scrittori come Dino Campana, Carlo Michelstaedter
e Arthur Rimbaud, si è laureato in Filosofia, all‟Università
di Torino, con i filosofi Luigi Pareyson e Nicola
Abbagnano, formandosi insieme agli studiosi Gianni
Vattimo, Umberto Eco e Sergio Givone.6
Negli anni successivi alla laurea ha compiuto dei
soggiorni di studio in diverse capitali europee: Parigi,
Londra, Bruxelles e in Germania, a Karlsruhe.
Dal 1970 al 1976 è stato professore di Estetica, prima
incaricato, e poi stabilizzato, presso l‟Università di
Salerno; dal 1976, anno in cui ha vinto il concorso, ha
insegnato con il titolo di professore ordinario, presso la
stessa università fino al 1983.
In quello stesso anno, viene nominato professore
ordinario di Estetica presso l‟Università degli studi di
Roma Tor Vergata, dove insegna tutt‟oggi.
Tra il 1986 e il 1992 ha rivestito la carica di direttore
del Dipartimento di Ricerche Filosofiche, nella stessa
università.
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Cfr. Mario Perniola‟s website (http://www.marioperniola.it/site/index.asp)
12
Dal 1996 al 1999 è stato presidente del corso di laurea
in Filosofia e, infine dal 2004 al 2007 è stato componente
del Senato accademico dell‟Università Tor Vergata di
Roma.
Inoltre, è stato visiting professor in diverse università
straniere, in Francia, in Danimarca, in Brasile, in Canada,
in Giappone, negli Stati Uniti e in Australia.
Nei suoi ventisei anni, la cattedra di estetica, da lui
presieduta, ha organizzato incontri con personalità di
grande rilievo: i sociologi Jean Baudrillard, Luc Boltanski,
Nathalie Heinich, Michel Maffesoli, gli storici Hayden
White, Jean-Pierre Vernant, Charles Malamoud, Nicole
Loreaux, Françoise Frontisi, gli storici dell'arte Atsushi
Okada, Christine Buci-Glucksmann e Carsten Juhl,
l'estetologo giapponese Ken-Ichi Sasaki, ma anche con
etnomusicologi, antropologi, teologi, archeologi e
politologi di fama internazionale; ha organizzato, inoltre,
un seminario tenuto dal sociologo della religione iraniano
Gholam-Abbas Tavassoli, già rettore dell'Università di
University of Isfahan e direttore del Dipartimento di
Sociologia dell'Università di Teheran e un convegno sulla
permanente attualità del mondo antico, durante il quale è
intervenuta con una relazione anche Claudia Castellucci,
fondatrice del più importante gruppo teatrale
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dell'avanguardia italiana degli ultimi vent‟anni, la
“Societas Raffaello Sanzio”.7
Oltre all‟insegnamento si è sempre dedicato
interamente alla ricerca filosofica, e, fin da quand'era
studente, il suo lavoro è stato dipendente dallo studio della
storia, della geografia, della psicanalisi, della letteratura,
della filologia, del diritto e delle scienze umane.
Ha collaborato a diverse riviste tra cui Nuovi
argomenti, fondata a Roma, nel 1953, da Alberto Carocci e
Alberto Moravia, a cui si affiancarono successivamente
anche Pier Paolo Pasolini ed Enzo Siciliano, e attualmente
vede tra i suoi direttori Dacia Maraini; alla rivista Quindici,
nata nel 1967 ad opera del Gruppo 63, diretta da Alfredo
Giuliani, in cui comparvero saggi di Edoardo Sanguineti
(La letteratura della crudeltà, n. 1), e di Carmelo Bene
(Nuovo teatro un laboratorio collettivo, n. 2); alla rivista
Aut aut, che tratta argomenti contemporanei di architettura,
esistenzialismo, dodecafonia, marxismo, strutturalismo o a
trattare di autori come Lacan, Deleuze, Husserl, Derrida,
Wittgenstein, e in cui compare, nel 1979, l‟articolo
“Scambio simbolico, iperrealismo, simulacro. Su Jean
Baudrillard” di Perniola e, successivamente, anche altri.
Ha collaborato a riviste straniere come quella francese
Traverses, il cui gruppo (Baudrillard, Le Bot, Virilio,
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Guillon e altri) ha dedicato un fascicolo monografico al
tema del simulacro, in cui compaiono diversi articoli di
Perniola (Icones, visions, simulacres, 1978, n. 10), e anche
a riviste spagnole, tedesche.
Negli ultimi anni ha scritto articoli per La Repubblica,
Il Manifesto, Corriere della Sera, l’Unità, L'Espresso e
molte altre riviste e quotidiani internazionali.
Dal 1988 a oggi, Mario Perniola ha fondato e diretto
diverse pubblicazioni periodiche: Agaragar (1971-1973),
legata all'avanguardia artistica, soprattutto ai situazionisti e
a Guy Debord, con cui ha intrattenuto un lungo legame di
amicizia e di confronto teorico, Clinamen (rivista del
Dipartimento di Ricerche Filosofiche, uscita in cinque
numeri dal 1988 al 1992), Estetica News (uscita in 24
numeri dal 1988 al 1995) e Ágalma. Rivista di studi
culturali e di estetica (uscita in 16 numeri dal 2000 ad
oggi), che si propone di aprire l‟orizzonte disciplinare
dell‟estetica a un respiro di più ampia portata a livello
multiculturale.8
Inoltre, dal 1991 a oggi, sull‟autore sono state tenute
conferenze e seminari, sia in Italia che nel resto del mondo.
Le sue opere sono state tradotte in molte lingue, tra
cui quelle orientali; la prima opera risale al 1966, Il
metaromanzo (Silva, Milano 1966), seguita da
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