gli equilibri naturali, però contemporaneamente la società stessa si è esposta
ad aspre critiche ed è stata sommersa da richieste d’intervento, come se essa
non fosse un sistema. Ho notato una paradossalità nelle problematiche
ecologiche: esse devono trattare tutte le questioni sia in riferimento all’unità
che in riferimento alla differenza sistema/ambiente in cui tale contesto è
scomponibile. Si tematizza cioè l’unità della differenza tra sistema e
ambiente, ma non l’unità del sistema complessivo.
Ma per trattare questi argomenti affronteremo innanzitutto la teoria dei
sistemi e analizzeremo i codici che li caratterizzano, nel tentativo di
individuare le possibilità di sviluppo per le tematiche ecologiche.
Successivamente, allo scopo di avere un quadro più completo del fenomeno,
analizzeremo il mondo del consumo ecologico, con una attenta analisi di
fenomeni aggregativi quali forum, comunità, ecc, per poi approfondire
propriamente le complesse dinamiche di consumo consapevole. Infine
studieremo il caso di un'azienda che rappresenta un ottimo esempio di
comunicazione ecologica e che ha pertanto ottenuto un successo
internazionale.
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1. Comunicazione ecologica
1.1. Teoria di una società complessa
1.1.1. La teoria dei sistemi
All'interno del nostro studio risulta prioritaria un'introduzione alla Teoria
dei Sistemi, così come formulata da L. von Bertalanffy e successivamente
evolutasi grazie all'apporto di altre discipline.
Potremmo definire in maniera semplicistica un sistema come un
complesso di elementi in interazione1. Risulta pertanto di fondamentale
importanza, per comprendere il funzionamento di un sistema, la dimensione
relazionale. Ovvero il fatto che gli elementi di un sistema possiedono un
loro significato grazie alle relazioni che intercorrono tra loro e alla posizione
che vengono a occupare all'interno del sistema, relazioni di interdipendenza
e circolarità. Possiamo sintetizzare questo concetto dicendo che il tutto è più
della somma delle parti ma anche che il tutto è meno della somma delle
parti, in quanto esistono qualità dei singoli e qualità emergenti dalle
relazioni sistemiche che non possono emergere contemporaneamente. Un
altro elemento fondamentale è la dimensione temporale, dimensione
caratterizzata dalla contingenza e dalla relativa stabilità delle relazioni quale
condizione necessaria all'esistenza del sistema. Dobbiamo inoltre
considerare la dimensione del confine, ovvero la possibilità di distinguere le
relazioni proprie del sistema rispetto ad altre considerate esterne al sistema.
Emerge così un altro elemento fondamentale: il concetto di ambiente, come
ambito esterno rispetto al quale l'unità sistemica si distingue e differenzia.
1Mazzoli L., L impronta del sociale. La comunicazione fra teorie e tecnologie, Franco
Angeli, Milano, 2001.
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Fondamentale per comprendere appieno il funzionamento sistemico è la
teoria dell'osservazione, come consapevolezza che il sistema non viene
pensato come unità già data oggettivamente, ma come risultato operazionale
di un osservatore che, in base ai propri interessi conoscitivi e ai propri
presupposti teorici, seleziona solo alcune delle molte possibilità esistenti.
Possiamo dire quindi che la teoria dei sistemi considera il concetto di
sistema come strumento per circoscrivere determinati aspetti della realtà
fenomenica, considerando però che l'analisi sistemica deve sempre
comprendere anche la presenza di colui che analizza, che osserva, con i suoi
criteri di rilevanza e i suoi presupposti teorici.
La teoria generale dei sistemi letta secondo una prospettiva culturale
evolutiva introduce due mutamenti successivi, riguardanti la dimensione
organizzativa e la natura del sistema, che portano a comprendere la realtà
sistemica del sociale secondo un approccio coerente con la crescente
complessità.
Innanzitutto vediamo il passaggio dal paradigma del sistema chiuso
(entropico) a quello del sistema aperto (neghentropico), capace di scambiare
materia ed energia con l'ambiente. In secondo luogo assistiamo al passaggio
dal paradigma del sistema aperto all'ambiente a un paradigma del sistema
chiuso/aperto, proprio di un sistema con elevata capacità autoriflessiva ed
autoriproduttiva degli elementi (autopoiesi), che gli consente di operare
secondo un'apertura massima all'ambiente senza necessità di meccanismi di
controllo totalitaristici e globalizzanti.
Dal punto di vista dell'organizzazione, la teoria dei sistemi classica ha
individuato inizialmente due tipologie di riferimento: i sistemi aperti, che
non hanno rapporti continui di circolarità fra azioni e retroazioni con
l'ambiente che li circonda, ma fanno di questo interscambio un fattore
essenziale per la vitalità del sistema, per la sua capacità di riprodursi, per la
sua continuità e per la sua capacità di mutamento; i sistemi chiusi, che, al
contrario, vivono le interazioni con l'ambiente in termini catastrofici. Un
7
sistema viene definito chiuso quando in esso non entra né esce alcuna
sostanza materiale, mentre è aperto quando vi è uno scambio di materia fra
esso e l'ambiente. Se ne deduce che i sistemi viventi sono tutti sistemi aperti.
Così da una parte vediamo che i sistemi aperti evolvono, sviluppano le
proprie strutture verso livelli sempre più complessi, anche attraverso le
perturbazioni ambientali, mentre i sistemi chiusi tendono a permanere in
uno stato di equilibrio statico tale per cui il sistema riesce a mantenersi in
vita bloccando qualsiasi intrusione ambientale, che porterebbe solo alla
dissoluzione del sistema stesso. Il sistema chiuso è interessato
esclusivamente al mantenimento del suo stato (omeostasi), si parla pertanto
di feedback negativo (regolativo), mentre si parla di feedback positivo
(amplificativo) per i sistemi aperti, che danno risposte agli input ambientali
capaci di dar luogo a cambiamenti del sistema stesso. Il concetto di
autoregolazione mediante l'uso di feedback è strettamente connesso a quello
di controllo sistemico e in quest'ottica possiamo distinguere due tipi di
sistemi, quelli autodirettivi e quelli omeostatici. Questa distinzione ci
permette di parlare di morfostasi e morfogenesi. La morfostasi si riferisce a
quei processi nei complessi scambi sistema-ambiente che tendono a
preservare o mantenere la forma, l'organizzazione o lo stato dato al sistema;
mentre la morfogenesi si riferisce a quei processi che tendono a mutare la
forma, l'organizzazione o lo stato dato al sistema. Secondo Walter Buckley
un sistema sociale non può essere altro che morfogenetico.
Vediamo ora un concetto fondamentale per l'analisi dei sistemi, il
concetto di entropia. Con questo termine intendiamo la misura del disordine
interno al sistema. Questo concetto è fondamentale per comprendere la
dimensione organizzativa di un sistema. Secondo questo principio materia
ed energia possono essere scambiate in una sola direzione, da uno stato di
ordine ad uno di disordine. Pertanto ogni sistema chiuso procede
spontaneamente nella direzione di un disordine sempre crescente. Tale
principio presuppone l'irreversibilità di certi fenomeni, in quanto non si può
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ricreare da uno stato finale la medesima condizione iniziale. Il grado di
irreversibilità di un evento è misurato dall'entropia. Considerato quindi che
le condizioni iniziali coincidono con un relativo ordine se ne deduce che
l'unità di misura dell'irreversibilità coincide con l'unità di misura del
disordine. Questa teoria risulta molto importante per lo sviluppo della teoria
matematica delle comunicazioni, che sostituisce all'entropia l'informazione,
ma ci interessa particolarmente anche in relazione al sistema chiuso/aperto.
1.1.2. Il sistema chiuso/aperto
L’approccio biologico di Maturana e Varela rappresenta un apporto
rivoluzionario. Il paradigma dell’autopoiesi porta al passaggio da un sistema
chiuso o aperto ad un sistema chiuso/aperto. Alla base di tale approccio c’è
la consapevolezza che «ogni cosa detta è detta da un osservatore»2 e che
«l'osservatore è un essere umano, cioè un sistema vivente». L’operazione
cognitiva fondamentale che un osservatore esegue è quindi l’operazione di
distinzione, attraverso la quale viene specificata un’unità come entità
distinta da uno sfondo, e viene caratterizzata sia l’unità sia lo sfondo con le
proprietà che questa operazione fa emergere. Viene così specificata la loro
separabilità : la distinzione sistema/ambiente. Luhmann applica il concetto
di autopoiesi ai sistemi sociali e sostiene che il soggetto è un altro tipo di
sistema e quindi è ambiente per il sistema sociale. La distinzione
sistema/ambiente è fondata da questo autore sull’osservazione come
operazione che al contempo distingue e indica3. Il sistema come prodotto di
una distinzione si presenta come un’unità di una molteplicità e prende così
in considerazione non solo gli elementi ma anche le relazioni tra gli
elementi, di cui parlavamo in precedenza. Una volta identificato il sistema
2 Mazzoli L., L impronta del sociale. La comunicazione fra teorie e tecnologie, Franco
Angeli, Milano, 2001.
3 Mazzoli L., L impronta del sociale. La comunicazione fra teorie e tecnologie, Franco
Angeli, Milano, 2001.
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come unità passiamo ad evidenziare due aspetti che ne definiscono
l’identità: l’organizzazione sistemica e la struttura. L’organizzazione è
costituita dall’insieme delle relazioni che definiscono il sistema e
determinano la dinamica delle interazioni e delle trasformazioni che può
subire in quanto unità. La struttura comprende invece i componenti e le
relazioni effettive tra di essi che realizzano concretamente e
contingentemente un sistema come sistema in particolare. E’ a partire
dall’autopoiesi che si delinea un sistema chiuso/aperto, ovvero un sistema
operativamente chiuso, ma contemporaneamente aperto alle perturbazioni
ambientali. Questo apparente paradosso si risolve attraverso l’idea di
accoppiamento strutturale, per mezzo del quale sistema e ambiente hanno la
possibilità di percepire le perturbazioni reciproche in maniera contingente.
Con il termine chiusura si intende soltanto una chiusura operativa,
intendendo con ciò che il sistema opera in base alle proprie strutture. La
differenza di sistema e ambiente è una premessa indispensabile per la
riduzione di complessità, quindi la riduzione può essere compiuta solo nel
sistema, in riferimento al sistema stesso e in riferimento all’ambiente di
questo.
Possiamo quindi dire che i sistemi autopoietici si caratterizzano per:
• autonomia, come condizione che subordina tutti i cambiamenti del
sistema al mantenimento della sua organizzazione;
• dominio cognitivo, come dominio di tutte le interazioni nelle quali
può entrare un sistema autopoietico senza perdere l'identità;
• autoreferenza, derivata dalla natura circolare dell'organizzazione
sistemica e pertanto dalla natura autopoietica, per cui ogni apertura
viene a poggiare sulla chiusura operativa del sistema;
• autoorganizzazione, come organizzazione interna del sistema.
Il problema dell'autoorganizzazione rende esplicita la tensione tra due
logiche che corrispondono a due punti di vista: quello interno al sistema,
attraverso il quale il sistema appare organizzativamente chiuso, e quello
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esterno al sistema, che coincide con lo sguardo dell'osservatore. Da una
parte quindi c'è il riconoscimento dell'autonomia dei sistemi e dall'altra il
problema del cambiamento, che risulta pertinente soltanto al dominio
descrittivo di un osservatore esterno al sistema, è questo infatti a poter
osservare una relazione tra il sistema e l'ambiente. Riconosciuta la chiusura
operativa come costitutiva del dominio cognitivo di un sistema, il
cambiamento si rivela possibile solo rinunciando a un principio causale che
attribuisca unilateralmente all'interno o all'esterno del sistema il ruolo del
cambiamento stesso. Prende corpo così l'idea di un cambiamento come
evoluzione.
Rimane aperta la questione di quale sia l'ambiente umano funzionale ad
un tale sistema sociale.
Ma vedremo a questo punto lo studio dei sistemi funzionali che
compongono la società. La differenziazione funzionale ci interessa
particolarmente nel momento in cui vogliamo mettere in atto una
comunicazione ecologica nel tentativo di ottenere un effetto, ovvero di avere
risonanza. Cosa intendiamo col termine risonanza? Si ricorre alla risonanza
di un sistema quando il sistema è stimolato dal proprio ambiente. Registra
questo stimolo e si richiude al proprio ambiente. Il problema sorge però col
fatto che non tutte le comunicazioni possono ottenere risonanza all'interno
del sistema, in quanto il sistema seleziona dal rumore ambientale solo quelle
che ritiene informative. Vedremo attraverso quale processo avviene questa
selezione, ma prima analizzeremo i sistemi funzionali.
1.1.3 I sistemi funzionali e il codice binario
La domanda che ci porta qui è relativa alle motivazioni per cui i
movimenti verdi non hanno ottenuto storicamente il successo sperato.
Dobbiamo pertanto porre in altri termini un problema di comunicazione che
non ha trovato soluzioni adeguate. Quali sono le possibilità di successo di
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una comunicazione che si distanzi coscientemente da tutti i sistemi
funzionali, ovvero che non condivida il codice di nessuno di essi?
Prima di rispondere a questa domanda vedremo quali argomentazioni ci
portano a una conclusione negativa relativamente al lavoro svolto in
passato.
I più importanti sistemi funzionali strutturano la loro comunicazione
attraverso un codice binario, che, dal punto di vista della specifica funzione
presa in esame, ha validità di carattere esclusivo per quel sistema ed esclude
terze possibilità4. Esaminiamo quindi il problema della guida della
comunicazione attraverso la codificazione binaria.
Ogni comunicazione binaria ha la funzione di liberare il sistema che
opera sotto quel codice specifico da tautologie e paradossi. L’unità, che
nella forma di tautologia o di paradosso sarebbe insopportabile, viene
sostituita da una differenza (es. giusto/ingiusto). Quindi il sistema può
oscillare all’interno di questa differenza senza porre la questione dell’unità
del codice. La differenziazione si realizza come differenziazione di
sottosistemi sotto la guida di un codice interno al sistema sociale. Attraverso
la differenziazione di codificazione e programmazione un sistema acquista
anche la possibilità di operare contemporaneamente come sistema chiuso e
aperto. Perciò è questa differenziazione, insieme alla capacità di
articolazione così ottenuta, la chiave per il problema della risonanza sociale
alle minacce attraverso l’ambiente. La risonanza della società ai problemi
ecologici deve essere analizzata dunque contemporaneamente a due livelli:
• la risonanza è in primo luogo condizionata dal fatto che la società è
differenziata in sistemi funzionali;
• è poi ulteriormente condizionata dal fatto che ciascun sottosistema
utilizza dei propri codici e programmi, che a loro volta si bilanciano
l’uno con l’altro secondo il modello generale che distingue sistema e
ambiente.
4 Luhmann N., Comunicazione ecologica, Franco Angeli, Milano, 1989.
12
1.1.4 La minaccia ecologica
Il sistema viene mantenuto e disturbato dal suo ambiente, non però
costretto all’adattamento e non ammesso alla riproduzione soltanto con
l’adattamento migliore, ovvero con un adattamento che implichi una
maggiore possibilità di sopravvivenza. Di conseguenza il sistema può
proseguire nella propria evoluzione giungendo persino a mettersi in pericolo
da solo, se queste sono le conseguenze di una sua non adattabilità alle
questioni ecologiche. L’autominaccia ecologica esiste proprio nell’ambito
delle possibilità di evoluzione del sistema stesso, ovvero bisogna fare i conti
con la possibilità che un sistema incida sul proprio ambiente tanto da non
poter poi successivamente esistere in quell’ambiente. L’evoluzione, in una
prospettiva a lungo termine, prevede che si arrivi ad equilibri ecologici e
questo significa che saranno eliminati i sistemi che seguono un trend di
autominaccia ecologica5. Nella misura in cui l’intervento a vari livelli della
tecnologia trasforma la natura, facendone scaturire conseguenze negative
per la società, al punto da minacciarne la stessa possibilità di una presenza
futura, si deve sviluppare un numero maggiore di competenze d’intervento,
considerando però che a loro volta saranno soggette ad un processo di
perturbazione ambientale. Risulta pertanto prioritario che gli interventi in
questione abbiano un livello di informatività tale da irritare il sistema
mediale e provocare in esso risonanza. A questo punto dobbiamo
interrogarci su quali siano le condizioni alle quali fatti e cambiamenti
dell’ambiente sociale trovano risonanza nella società. In quale modo la
società come sistema operativamente chiuso di comunicazioni significative
può comunicare sul proprio ambiente e quindi, nel caso specifico, quali
possibilità ha di comunicare sulle minacce ecologiche?
Solo pochissimi argomenti possono essere di volta in volta trattati come
tema attuale della comunicazione.
5
Luhmann N., Comunicazione ecologica, Franco Angeli, Milano, 1989.
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