Le organizzazioni differiscono tra loro e questa differenza ha origine al proprio interno
ed è legata alla costruzione e diffusione di un particolare clima e una specifica cultura
organizzativa e identità. Questo sistema di valori, di norme, di orientamenti all’azione e
di regole di condotta non basta, però, da solo per consentire all’impresa di farsi
conoscere e riconoscere dal pubblico, ma esso deve essere anche e soprattutto
comunicato all’interno e all’esterno.
Alla luce di queste brevi riflessioni introduttive, nel presente lavoro si è cercato di
analizzare il modo con cui la cultura organizzativa dell’impresa e i suoi valori possono
essere impiegati come strumento per rafforzare il livello di integrazione interna e, al
contempo, per stabilire una comunicazione rivolta verso l’esterno, che possa
rappresentare un elemento di unicità e differenziazione rispetto al mercato.
Il presente lavoro è stato, così, suddiviso in tre parti:
1. partendo dalla definizione del concetto di organizzazione, nella prima parte -
relativa ai principali orientamenti teorici e alle metodologie di ricerca - ci si è
soffermati, da un lato, sia sulla cultura organizzativa e sugli altri fenomeni
culturali impiegati come mezzi per dirigere ed influenzare la vita dall’interno
dell’organizzazione, sia sul modo in cui l’identità aziendale viene comunicata e
percepita all’esterno. Dall’altro lato, invece, si è fatto riferimento alla ricerca
nelle organizzazioni, con particolare attenzione alle tecniche e gli strumenti di
analisi e ai tipi di campionamento.
Fig. 1 – Identificazione dell’essenza di un’organizzazione
Versante interno organizzazione
Versante esterno organizzazione
Essenza dell’organizzazione
Fonte: elaborazione personale
2. nella seconda parte - relativa al caso empirico – si è poi ripercorso l’iter seguito
nell’analisi volta ad individuare la cultura e i valori dell’azienda Telecom Italia
Mobile (TIM), sulla base delle teorie e dei modelli proposti nella prima parte del
presente lavoro;
3. infine, nella terza ed ultima parte, ci si è soffermati sulla formazione, struttura
e dinamiche dei gruppi in seno ad un’organizzazione, allo scopo di comprendere
i meccanismi interni al mio gruppo di lavoro, il gruppo L, che, durante il Corso
di Psicologia del Cambiamento, tenuto dal Prof. Vincenzo Russo e dalla Dott.ssa
Laura Quadrelli, ha condotto l’analisi del caso Tim.
I PARTE
Gli orientamenti teorici e
le metodologie
Capitolo 1
Conoscere l’organizzazione
Negli ultimi anni si sono moltiplicati, nell’ambito delle scienze sociali, i contributi di
studio e di ricerca che hanno proposto nuovi quadri di riferimento, nuove ipotesi
teoriche e metodologiche e nuovi strumenti tecnici per analizzare ed interpretare i
fenomeni organizzativi (Kaneklin & Olivetti Manoukian, 1990).
Da un lato si sono sviluppati approcci razionalistici, integrazionisti e centrati sul
mercato fondati su un’ontologia realista e su una epistemologia positivista. Questi
approcci considerano l’organizzazione come un oggetto, un’entità che esiste in se stessa
e che può essere osservata, descritta e spiegata in termini di principi generali e di leggi
che governano il suo funzionamento (Reed, 1996).
Dall’altro lato, la tradizione di studi centrati sull’analisi del potere, sullo sviluppo della
conoscenza, sulla dinamica della giustizia appare fondata su un’ontologia ed una
epistemologia di tipo costruttivista. Questi approcci propongono una concezione
dell’organizzazione come un artefatto socialmente costruito che può essere compreso
solo in base a specifiche convinzioni metodologiche che sono sempre aperte alla
revisione e al cambiamento.
1.1 L’ORGANIZZAZIONE COME METAFORA
“Analizzare un’organizzazione è compito molto difficile, in quanto le organizzazioni
sono fenomeni complessi non riconducibili a un unico paradigma interpretativo”
4
.
Alcuni autori hanno proposto diversi modello di lettura delle organizzazioni, Gareth
Morgan nel suo libro del 1986 “Images. Le metafore dell’organizzazione”, propone, ad
esempio, l’uso di metafore
5
,
che creando connessioni anche irrazionali, permettano di
avere una visione più ampia della complessa realtà che stiamo esaminando.
La metafora costituisce il tramite tra due contenuti, legati tra loro da un nesso di
similitudine o di analogia: uno dei contenuti coglie, specifica e valorizza l’altro per un
suo tratto distintivo, per una parte qualitativa.
Le otto metafore approfondite da Morgan, poi riprese ed integrate da Lorenzo Oggero
che ne ha individuate dieci, consentono di comprendere la profonda evoluzione che nel
XX secolo ha interessato sia gli studi che le prassi organizzative. Le metafore sono
l’esplicitazione dei paradigmi organizzativi, ossia di quegli schemi concettuali
4
Bonazzi, 1997; Avallone, 1999; citati in Fondamenti di psicologia di comunità, Francescato D., Tomai M., Ghirelli
G., pag 144.
5
Morgan G, Images. Le metafore dell’organizzazione, FrancoAngeli, 1986.
condividi, emergenti in un contesto storico a forte valenza cognitiva che consente di
focalizzare la comprensione di fenomeni e di guidare l’azione di più soggetti. Le
metafore rappresentano, infatti, differenti possibilità di analisi organizzativa a partire da
prospettive diverse, letture dell’organizzazione attraverso “intuizioni operative” per
coagulare idee e concetti attorno a immagini molto evidenti per tutti.
Anche se già Adam Smith aveva affrontato la difficile questione della divisione del
lavoro, lo studio sistematico delle organizzazioni è iniziato solo a cavallo del XIX e del
XX secolo, soprattutto per merito di Taylor e di Weber. Il contributo di questi due
Autori sta alla base di due diversi modelli organizzativi che, in chiave metaforica,
potrebbero essere espressi rispettivamente mediante la metafora della “macchina” e
della “entità amministrativa”. La prima mette in evidenza un organigramma in cui
diverse parti e funzioni si incastrano in un disegno logico-relazionale; la seconda
riguarda una struttura organizzativa dalla forma più razionale ed efficiente possibile, il
cui modello è quello burocratico. Nella prima metà del secolo scorso è prevalso, infatti,
il paradigma meccanico-razionalista, in base al quale l’organizzazione è concepita
come una struttura razionale, una “macchina”, il cui governo è assicurato, da un lato, da
leggi/norme che sanciscono il “miglior modo possibile” di funzionamento e
garantiscono la coerenza tra fini, suddivisione dei compiti e coordinamento delle risorse
e, dall’altro, da rapporti gerarchici tra le diverse parti dell’organizzazione e rigida
separazione tra i diversi ambiti di competenza. Si tratta una visione dell’organizzazione
statica e uniforme.
Nella seconda metà del secolo, con lo sviluppo della grande corporation e degli effetti
di spersonalizzazione e standardizzazione del lavoro, sono comparsi fenomeni non
spiegabili all’interno della teoria razionalistica tradizionale ed è stato, così, necessario
approfondire le conoscenze sugli aspetti psicologici e sociali delle società moderne. Si
sono, così, andate sviluppando le metafore dell’organizzazione come “sistema aperto” o
“organismo” (paradigma organicistico-sistemico): si ritiene che ogni organismo
vivente, che, per realizzare i propri obiettivi, si confronta in modo dinamico con
l’ambiente esterno. I criteri individuali e le motivazioni degli attori che agiscono
nell’organizzazione influenzano in maniera determinante il mantenimento e lo sviluppo
dell’organizzazione stessa.
E si è giunti, infine, al paradigma simbolico-culturale. Secondo l’approccio culturale,
le persone agiscono sulla base della loro situazione o meglio di quello che la situazione
significa per loro. Le persone creano significati, utilizzano simboli, raccontano storie e
sono coinvolte nella vita dell’organizzazione; attraverso l’interazione con gli altri,
creano, modificano e sostengono gli eventi, i processi e i servizi.
Fig 1.1 - Compiti interni ed esterni che le persone/gruppi devono affrontare
COMPITI ESTERNI
(ADATTAMENTO)
COMPITI INTERNI (INTEGRAZIONE)
Sviluppare consenso su:
• la mission/le funzioni/i compiti
• gli obiettivi specifici che
devono essere raggiunti
• i significati inerenti gli obiettivi
• i criteri per misurare i risultati
• i rimedi da utilizzare nel caso
gli obiettivi non siano stati
raggiunti
Sviluppare consenso su:
• il linguaggio comune e il sistema
concettuale
• i confini del gruppo e i criteri per
l’inclusione
• i criteri per l’allocazione del potere e
dell’autorità
• i criteri per l’amicizia, l’intimità nei
differenti lavori e nelle famiglie
professionali
• i criteri per i premi e le punizioni
• idee per gestire l’ingestibile: ideologie
Tra le figure retoriche, la metafora si presta ad essere riconosciuta intuitivamente, senza
bisogno di notazioni teoriche preliminari. La sua immediatezza tradisce, tuttavia, la
complessità dell’azione dei “dispositivi mentali che permettono di produrla ed
interpretarla”, in quanto comporta la comprensione dell’interconnessione di molteplici
significati che vanno dal concreto al simbolico
6
. Per questo, sebbene essa produca una
rappresentazione parziale della realtà, ha il vantaggio di agevolare letture complesse
della stessa.
L’organizzazione è in continuo cambiamento: in essa si riscontra un duplice processo
che riguarda sia la sequenza di eventi e di fasi con cui gli elementi si sviluppano e
cambiano nel tempo per adeguarsi alla situazione estera, sia la successione delle
interazioni ed influenze tra gli elementi stessi. Se è vero che l’organizzazione
rappresenta più realtà nello stesso momento, occorre dotarsi di strumenti che aiutino a
leggere queste differenti realtà, dai quali dipende il modo di osservare il fenomeno in
oggetto. E’, in questa prospettiva, che l’utilizzo della metafora assume ancora più
rilevante. Il fatto che le organizzazioni possano intendersi simultaneamente
rappresentative di più significati fa, infatti, della metafora organizzativa una strumento
di interpretazione, capace di evitare riduzionismi e pericolose semplificazioni. Il
principio che ne è alla base è quello della pars pro toto.
Si assume l’ipotesi che “l’uso di metafore nel dialogo organizzativo svolga una
funzione indispensabile aiutando i membri dell’organizzazione a infondere significato
6
Prera L, “Pensare immaginando” in Immagini e metafore della scienza, LaTerza 1993.
alle loro esperienze e a risolvere apparenti paradossi e contraddizioni e che tale
attribuzione di significato e soluzione di paradossi sia un aspetto dell’organizzazione”
7
.
La diffusione della metafora deriva, in sintesi, dal fatto che è in grado di:
- fornire aiuto alla comprensione della mutevolezza e della complessità del
fenomeno organizzativo;
- fornire spiegazioni nell’ambito di una dimensione evocativa;
- valorizzare qualitativamente una parte dell’organizzazione, collegando ciò che è
familiare a ciò che è esterno;
- dare una forma all’organizzazione e ai suoi materiali, senza metterla totalmente
in discussione, ma tutelandone la continuità;
- sollecitare i soggetti organizzativi a svolgere un ruolo attivo, volta
all’interpretazione e comprensione della realtà.
1.2 MODELLI DI STRUTTURA ORGANIZZATIVA
Per conoscere il funzionamento di un’organizzazione, capire il ritmo e tempi di lavoro
dei diversi settori, comprendere gli elementi che la caratterizzano, così come quelli che,
al contrario, la distinguono dalle altre strutture organizzative, è necessario sapere quale,
tra le diverse strutture organizzative possibili, essa si è data. Solo, così, siamo in grado
di individuare la logica che sottende la suddivisione del lavoro e il suo coordinamento e
possiamo avere chiara la posizione di ciascuno all’interno di un sistema più ampio e
complesso.
L’assetto organizzativo da conferire all’impresa deve essere funzione delle
caratteristiche operative del processo di gestione e del tipo di direzione da adottare. Le
prime si riflettono sulla ripartizione e specializzazione dei compiti; le seconde sulla
suddivisione dei poteri.
I tipi di struttura
8
più frequentemente adottati dalle imprese si articolano intorno ad un
modello funzionale oppure divisionale, a cui tendono ad affiancarsi i nuovi modelli
dell’organizzazione per progetto o per matrice.
Il modello funzionale si caratterizza per la suddivisione delle aree di responsabilità per
gruppi di compiti, cioè per la ripartizione delle competenze alto-direzionali in termini di
funzioni primarie di gestione. Posto che per “funzione” deve intendersi un gruppo di
7
In Masters E, Antologia di Spoon River, Mondatori ,1987.
8
Si definisce “organigramma” la rappresentazione grafica che esprime la denominazione delle unità
aziendali e le loro relazioni di dipendenza gerarchica.