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INTRODUZIONE
Nel 1972, con la Dichiarazione di Stoccolma, la comunità internazionale acquisisce per la prima
volta l’importanza della comunicazione e dell’educazione ambientale come strumenti indispensabili
per la tutela e la protezione dell’ambiente. L’articolo 19 di suddetta dichiarazione recita quanto
segue:
“È essenziale impartire l’insegnamento sulle questioni ambientali tanto alle giovani generazioni
quanto alle adulte, tenendo conto dei meno favoriti al fine di sviluppare le basi necessarie per
illuminare l’opinione pubblica, e dare agli individui, alle imprese e alle collettività, il senso delle
loro responsabilità per quanto concerne la protezione ed il miglioramento dell’ambiente in tutta la
sua dimensione umana. È inoltre essenziale che i mezzi di comunicazione di massa evitino di
contribuire al deterioramento dell’ambiente, ma divulghino, al contrario, informazioni di tipo
educativo sulle necessità di mettere gli uomini in grado di compiere progressi in ogni aspetto”
1
.
I documenti essenziali verranno redatti vent’anni più tardi con la Dichiarazione di Rio del 1992 e
l’Agenda 21, quest’ultima la più adottata da molte delle amministrazioni locali in Italia.
A livello europeo il tema viene sviluppato dal Trattato di Maastricht (7 febbraio 1992) con l’articolo
130 a trattare il diritto ambientale come fattore preventivo per la tutela ambientale.
La tutela ambientale viene sancita anche dall’articolo 9 della Costituzione attualmente in
discussione in Parlamento. L’attuazione di questa previsione costituzionale chiama direttamente in
causa la responsabilità pubblica. Spetta infatti ai soggetti che esercitano competenze in ambito
ambientale ed operano per il proseguimento di tale finalità, garantire la tutela ambientale che
significa godimento del bene comune (parchi nazionali, vigilanza antincendio) e tutela della salute
dei cittadini
2
.
Il diritto all’accesso all’informazione in campo ambientale è sancito dalla legge 349/86
3
.
Il 30 ottobre 2001 entra in vigore la Convenzione di Aahrus sull’accesso alle informazioni, la
partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l’accesso alla giustizia in materia ambientale
1
Dichiarazione delle Nazioni Unite sullo stato dell’ambiente (Stoccolma 1972) art.19
2
Associazione Italiana della comunicazione pubblica e istituzionale, “Manifesto della Comunicazione pubblica in
campo ambientale”, s.d. pag.1
3
Legge 8 Luglio 1986 n.349 “Istituzione del Ministero dell’Ambiente e norme in materia di danno ambientale”
6
che garantisce ai cittadini la trasparenza e la partecipazione alle decisioni del governo locale,
nazionale e transfrontaliero sulle decisioni concernenti l’ambiente.
4
La comunicazione ambientale serve per promuovere comportamenti a favore della tutela ambientale
e dello sviluppo sostenibile soprattutto incoraggiando il cambiamento di abitudini spesso
consolidate.
Questo viene messo in pratica tramite l’ascolto dei cittadini per capirne i bisogni e favorirne la
partecipazione alle scelte in materia ambiente.
Poiché questa sia veramente efficace è necessario che contenga un linguaggio comprensibile e
condiviso tra gli operatori dell’informazione; un linguaggio appropriato ma allo stesso tempo chiaro
e comprensibile da un vasto pubblico.
Un altro principio fondamentale per una corretta informazione è l’aggiornamento per gli operatori
che si occupano di comunicazione in campo ambientale per poter meglio venire incontro alle
aspettative del cittadino.
L’aggiornamento si svolge rivolgendosi direttamente alle fonti della comunicazione in questo
campo ovvero enti pubblici, istituzioni scientifiche accreditate e studi scientifici redatti dalle ONG.
Inoltre l’ambiente è un tema fortemente trasversale che interessa argomenti come la salute, la
politica e l’economia. Per questo è necessario che gli operatori che si occupano della divulgazione
non siano solo una nicchia ma che la conoscenza del tema sia appannaggio del patrimonio comune
per garantire ai cittadini una corretta informazione.
Per assolvere a tutti questi obiettivi è necessario che la Pubblica Amministrazione insieme alle
agenzie specializzate come ARPA, corpi di polizia ambientale, parchi e le aree protette,
associazioni ambientaliste e di tutela dei consumatori siano armonizzate con leggi, regolamenti
interni e codici deontologici.
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Nonostante apparentemente l’ambiente sia considerato parte integrante della vita politica e sociale
del paese grazie a dichiarazioni comunitarie e regolamenti ministeriali, l’informazione ambientale
sembra non trovare terreno fertile tra la gente. Soprattutto nell’ultimo periodo storico, l’inizio della
crisi finanziaria che ancora oggi sta tenendo in scacco le economie di tutto il mondo, la tutela
ambientale viene considerato un interesse secondario rispetto ai problemi che affliggono la società
moderna; uno fra tutti l’instabilità economica.
4
Wikipedia “Convenzione di Aarhus”
5
Associazione Italiana Comunicazione Ambiente, “Manifesto della Comunicazione pubblica in campo ambientale”,
cit.
7
L’idea di salvaguardia ambientale però non si riferisce più soltanto al degrado degli ambienti
selvaggi ma anche e soprattutto ad un’alterazione della biodiversità i cui effetti vanno a ricadere
sulla società umana.
Da qui l’analisi dei vari modelli comunicativi che hanno come scopo quello di diffondere
l’informazione in campo ambientale e creare consapevolezza della situazione in cui si trova la
Terra.
Se ho scelto questo argomento è perché si collega un po’ alla mia storia personale.
Il tema della tutela ambientale ha sempre fatto parte della mia formazione culturale, portandomi
anche ad attivarmi per la promozione di uno stile di vita ecologicamente sostenibile. Nell’ultimo
decennio ho preso anche parte a mobilitazioni collettive per la promozione della pace, la giustizia
sociale ed il rispetto ambientale. Occasioni che mi hanno fatto capire la trasversalità del tema per la
costruzione di una società improntata sullo sviluppo sostenibile.
Nonostante la partecipazione sempre maggiore a queste iniziative, è facile tracciare il profilo del
partecipante-tipo che di solito ha un’educazione progressista, laica, un livello di scolarizzazione
medio alto, attivo sia politicamente che in associazioni non governative e con un’ottima conoscenza
del mondo del web.
Da questo si capisce che l’ambiente e tutti gli argomenti ad esso correlati non sono considerati
popolari ma che interessano soltanto la fascia sociale con le caratteristiche di cui sopra.
La mia indagine ha inteso innanzitutto analizzare obiettivamente il funzionamento della
comunicazione ambientale, i canali che questa utilizza per arrivare al maggior numero di persone
possibile ed in particolare cercare di capire perché nel XXI secolo si sente ancora così poco parlare
di ambiente.
Ho ritenuto quindi opportuno frequentare per tutto il periodo del tirocinio l’ufficio di ARPAT,
organo istituzionale preposto alla divulgazione dell’informazione in campo ambientale, per capire
come lavora e i canali che utilizza per raggiungere la popolazione.
Attraverso l’analisi del sistema di ascolto dell’Agenzia e dei risultati ottenuti dall’indagine
dell’Unione Europea, risulta che la maggioranza della popolazione dichiara il proprio interesse per
la questione ambientale soltanto perché diventato socialmente accettabile e non per un vero e
proprio richiamo morale.
Per capire la causa di questa perdita di coscienza ambientale, ho pensato di chiedere ad
un’associazione radicata sul territorio come Legambiente Toscana che, con le sue molteplici
iniziative, cerca di far riscoprire alle persone l’importanza della lotta al degrado ambientale.
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Secondo il Presidente la perdita di coscienza deriva dalla perdita di fiducia negli organi preposti
all’informazione con la conseguente perdita di una fonte informativa ufficiale ed affidabile.
Tesi riscontrabile anche nel testo di Balzaretti
6
che ritiene responsabile della cattiva informazione
proprio lo stesso sistema che dovrebbe invece garantirla.
Conseguentemente, sempre secondo il presidente di Legambiente, se l’organo primario preposto
all’informazione perde la fiducia dei cittadini, ne risente la fiducia in tutto il sistema istituzionale.
La mancanza di fiducia nell’informazione istituzionale si traduce nella mancanza di fiducia
nell’operato delle istituzioni stesse, dall’Unione Europea al governo locale, in materia di protezione
ambientale. La ricerca sull’origine di questa percezione mi ha portato ad analizzare la vera utilità
dell’informazione ambientale all’interno della società del XXI secolo.
La crisi delle coscienze dovuta in parte alla mancanza di fiducia nelle istituzione ed in parte al caos
che regna all’interno del modello comunicativo ambientale, si è rivelata utile per i governi nella
scelta delle politiche economiche ed energetiche.
Il disinteresse generale della popolazione nella promozione di una società più sostenibile a livello
economico, ha dato ai governi la possibilità di non attuare i cambiamenti radicali che le attuali
politiche economiche e sociali richiedono ma hanno permesso di continuare con un modello
economico basato sullo sfruttamento smodato delle risorse naturali e su un modello energetico
basato sulle fonti non rinnovabili.
La necessità di un ritrovato benessere antecedente la crisi economica porta la popolazione a
preoccuparsi meno della tutela ambientale arrivando anche a giustificare, del tutto o in parte, le
scelte dei governi in materia economica.
All’interno del disinteresse generale per la tutela ambientale, si collocano quelli che vengono
definiti “conflitti verdi”
7
, mobilitazioni cittadine che chiedono ai governi un cambiamento radicale
nelle loro politiche di sfruttamento ambientale in nome del progresso economico.
La forza di questi movimenti non violenti è quella di riuscire, in alcuni casi, a far cambiare idea ai
propri governi, essere una sorta di frizione sociale
8
. Molti rappresentanti politici non credono negli
investimenti verdi ma il rischio della perdita del potere di cui sono stati investiti, li ha portati e li sta
portando a rivedere alcune loro scelte in campo energetico ed economico.
La metodologia di ricerca si è basata su: un’analisi dei dati ricavati nel periodo di tirocinio negli
uffici di ARPAT che descrivono l’approccio dei cittadini toscani al lavoro dell’agenzia ed al loro
6
Erik Balzaretti e Benedetta Gargiulo “La comunicazione ambientale: sistemi, scenari e prospettive”, Franco Angeli
editore, 2009
7
Michael T. Klare “Rivolte Verdi”, Internazionale 29 Novembre 2013, pag. 46
8
Per approfondire l’argomento sulla frizione sociale vedi Brad Werner, “Is Earth F***ed?” (2013)
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rapporto con l’ambiente; sulla lettura di un saggio sulla comunicazione ambientale e le sue
prospettive future, di rapporti e pubblicazioni di ricercatori, studiosi e professori promotori della
tesi sulla pericolosità del cambiamento climatico; pubblicazioni di giornalisti attivisti vicini al
movimento ambientalista, articoli di giornale, sulla lettura di saggi di riconversione economica, su
documenti ministeriali in materia ambiente, su atti e pubblicazioni dell’Unione Europea.
Fondamentale è stato l’apporto di internet che ha fornito le indicazioni per la ricerca delle
informazioni, i libri e i documenti on line.
La tesi è divisa in tre parti.
La prima parte si concentra sulla presunta crisi di coscienza e la percezione del tema ambientale
nella popolazione.
Il primo capitolo affronta e analizza il concetto di coscienza ambientale attraverso il contributo del
presidente di Legambiente. Nel secondo capitolo verrà analizzato l’insieme dei dati ricavati dal
rapporto ARPAT di costumer satisfation del 2009 messi in relazione con l’Eurobaromentro del
2008 dell’Unione Europea sul livello di informazione che i cittadini europei possiedono in materia
ambientale.
La seconda parte si concentra in maniera più approfondita sul lavoro svolto da ARPAT e dai vari
metodi di divulgazione di informazioni di carattere ambientale.
La terza parte si occupa del ruolo dell’ambiente nella moderna società dei consumi.
Il capitolo primo si occupa analizzare il rapporto che c’è tra comunicazione ambientale di massa e
politica economica. L’analisi di come i mass media descrivono la condizione ambientale della
società moderna tra allarmismo e costruzione di una futura società utopica dove ambiente e
consumismo si trovano in perfetta sintonia. Ad esso si aggiunge il ruolo della politica nelle scelte
economiche ed energetiche dei paesi e della divulgazione di informazioni di carattere ambientale.
Il secondo capitolo affronta l’avvento dei conflitti verdi come risposta della popolazione alle scelte
politiche ed energetiche dei vari paesi. Movimenti che chiedono la conversione delle politiche
attuali in politiche più ecosostenibili.
La quarta parte affronterà i vari metodi di approccio per la costruzione di una nuova società basata
sullo sviluppo sostenibile.
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Nel primo capitolo viene affrontato il tema dell’integrazione delle politiche dal punto di vista della
sostenibilità. Il primo passo per una conversione ecologica della società viene direttamente dalle
stanze della politica che, con le proprie scelte in materia economica, può influenzare l’andamento
dei mercati verso scelte più ecologiche.
Il secondo capitolo approfondisce il ruolo chiave dell’Educazione Ambientale nella costruzione di
una coscienza ambientale già dai primi anni di apprendimento. Coscienza che porterà alla
costruzione di un nuovo modello economico mondiale basato sul rispetto dell’ambiente e sulla
promozione di valori come la Pace e la Giustizia Sociale.